Il problema della nobiltà e della discendenza

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Transcript della presentazione:

Il problema della nobiltà e della discendenza Spunti su Par VIII Il problema della nobiltà e della discendenza

La domanda di Dante Fatto m’hai lieto, e così mi fa chiaro,  poi che, parlando, a dubitar m’hai mosso  com’esser può, di dolce seme, amaro.    Che influsso hanno gli astri sulle azioni umane? Che legame c’è tra il fatto di nascere in una determinata famiglia, sotto un determinato segno, e il proprio destino?

Il primato della persona Conv IV, 20 Sì che non dica quelli delli Uberti di Fiorenza, né quelli delli Visconti da Melano: "Perch'io sono di cotale schiatta, io sono nobile"; ché 'l divino seme non cade in ischiatta, cioè in istirpe, ma cade nelle singulari persone; e, sì come di sotto si proverà, la stirpe non fa le singulari persone nobili, ma le singulari persone fanno nobile la stirpe. In Dante la persona viene prima di qualsiasi antecedente astrale, biologico, sociale, storico Senza questo primato della persona viene meno la libertà, valore cardine su cui si fonda tutta la Commedia

Libertà e compito umano Par VIII, 139-148 Sempre natura, se fortuna trova discorde a sé, com’ogne altra semente fuor di sua region, fa mala prova. 141 E se ‘l mondo là giù ponesse mente al fondamento che natura pone, seguendo lui, avria buona la gente. 144 Ma voi torcete a la religione tal che fia nato a cignersi la spada, e fate re di tal ch’è da sermone; onde la traccia vostra è fuor di strada». 148

Libertà: il valore centrale della Commedia dantesca Purg XVI, 67-81 – discorso di Pietro Lombardo Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate. 69 Se così fosse, in voi fora distrutto libero arbitrio, e non fora giustizia per ben letizia, e per male aver lutto. 72 Lo cielo i vostri movimenti inizia; non dico tutti, ma, posto ch’i’ ‘l dica, lume v’è dato a bene e a malizia, 75 e libero voler; che, se fatica ne le prime battaglie col ciel dura, poi vince tutto, se ben si notrica. 78 A maggior forza e a miglior natura liberi soggiacete; e quella cria la mente in voi, che ‘l ciel non ha in sua cura. 81 Gli uomini accusano il “destino”, la fatalità, di ciò che avviene in terra; ciò però distrugge il libero arbitrio Ragione e libertà Lume v’è dato a bene e a malizia / e libero voler

La natura umana desidera il bene, cioè la felicità Immagine dell’arco e della freccia Par I, 121-126 La provedenza, che cotanto assetta, del suo lume fa ’l ciel sempre quïeto nel qual si volge quel c’ ha maggior fretta; 123 e ora lì, come a sito decreto, cen porta la virtù di quella corda che ciò che scocca drizza in segno lieto. 126 Il bersaglio è il compimento dei desideri dell’uomo (piena felicità e realizzazione)

La natura umana desidera il bene, cioè la felicità Immagine della cera Par VIII, 127-129 La circular natura, ch’è suggello a la cera mortal, fa ben sua arte, ma non distingue l’un da l’altro ostello. 129 I corpi celesti, sempre ruotanti in cerchio, imprimono i caratteri individuali agli uomini, come il sigillo sulla cera. Questi effetti operano senza distinzione fra dimora e dimora (ostello), cioè tra famiglie nobili e popolari. Tutti gli uomini sono uguali agli occhi di Dio.

Il problema della nobiltà nel Medioevo G. Guinizzelli, Al cor gentil Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno: vile reman, né ’l sol perde calore; dis’omo alter: «Gentil per sclatta torno»; lui semblo al fango, al sol gentil valore: ché non dé dar om fé che gentilezza sia fòr di coraggio in degnità d’ere’ sed a vertute non ha gentil core, com’aigua porta raggio e ’l ciel riten le stelle e lo splendore. Guinizzelli, padre degli stilnovisti, introduce l’equivalenza nobiltà/gentilezza: solo l’uomo gentile è nobile. La “dignità d’eredi” (nobiltà di sangue) non c’entra nulla

La nobiltà “antica”: la confutazione di Dante Conv IV, 14 Dove è da sapere che oppinione di questi erranti è che uomo prima villano mai gentile uomo dicer non si possa; né uomo che figlio sia di villano similemente dicere mai non si possa gentile. E ciò rompe la loro sentenza medesima, quando dicono che tempo si richiede a nobilitade, ponendo questo vocabulo ‘antico’; però ch’è impossibile per processo di tempo venire a la generazione di nobilitade per questa loro ragione che detta è, la quale toglie via che villano uomo mai possa esser gentile per opera che faccia, o per alcuno accidente, e toglie via la mutazione di villano padre in gentile figlio. Che se lo figlio del villano è pur villano, e lo figlio fia pur figlio di villano e così fia anche villano, e anche suo figlio, e così sempre, e mai non s’avrà a trovare là dove nobilitade per processo di tempo si cominci.

La nobiltà di sangue nel Paradiso Incontro con Cacciaguida Par XVI, 1-6 O poca nostra nobiltà di sangue, se gloriar di te la gente fai qua giù dove l’affetto nostro langue, 3 mirabil cosa non mi sarà mai: ché là dove appetito non si torce, dico nel cielo, io me ne gloriai. 6