LA PIOGGIA NEL PINETO – G. D’ANNUNZIO VS PIOVE – E. MONTALE

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Transcript della presentazione:

LA PIOGGIA NEL PINETO – G. D’ANNUNZIO VS PIOVE – E. MONTALE

La poetica di D’Annunzio La pioggia nel pineto

La poetica di D’Annunzio G. D’Annunzio fa parte di un movimento che si sviluppa a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento di nome Estetismo. Esso consiste in una fuga dalla realtà che si disprezza. L’esteta, invece di essere drammatico, cerca di evadere per crearsi un mondo di raffinatezze che lo appaghi e crede di essere uno dei pochi che riescono a captare la natura. D’Annunzio descrive il suo rapporto privilegiato con la natura, di uomo superiore agli altri; rappresenta i suoi sentimenti di Panismo (la natura è vista come una persona). Il dio greco della foresta Pan, un dio forte e vitale; Pan = tutto I diversi mondi (minerale, vegetale, animale) sono un tutt’uno. L’uomo si sente natura e la natura acquisisce connotati umani. Fusione tra uomo e natura. back

La pioggia nel pineto La poesia è tratta da “Alcyone”, il terzo libro delle Laudi, dopo “Maia” ed “Elettra”. Alcyone, è una raccolta di 88 poesie, composte in Versilia. La Pioggia nel Pineto celebra la metamorfosi, nella quale l’essere umano diventa un tutt’uno con la natura. Il poeta immagina di trovarsi con la sua donna in una pineta e sono colti di sorpresa dalla pioggia. Subito, da esteta, il poeta coglie le “parole nuove” che la vegetazione gli comunica e non capta più parole umane. In mezzo a questi suoni e sotto la pioggia i due, purificati dall’acqua che li bagna, si immergono progressivamente nella natura. Il poeta ha cercato di riprodurre il linguaggio segreto della natura che, in questa poesia, è la voce della pioggia, la musica che produce cadendo sulla vegetazione. Da notare le frequenti figure di suono (alliterazioni, assonanze …) che conferiscono alla poesia una grande musicalità. back next

Esorta la compagna all’ascolto della natura (si pensa fosse Eleonora Duse) Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude o Ermione. epifora Segna l’inizio della seconda parte; l’autore spinge la compagna al panismo Allitterazione (s \ t \ r) 32 V E R S I Il suono della pioggia varia a seconda delle foglie su cui cade e fa variare il suono delle parole Divini perché sacri a Venere Fiori profumati Inizio metamorfosi: introduzione del tema panico illusione La compagna back next

Vuole sincerarsi dell’avvenuto panismo di “Ermione” Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitío che dura e varia nell’aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il ginepro altro ancóra, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d’arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. onomatopea Segna come nella prima strofa l’inizio della seconda parte La pioggia: altro segno della metamorfosi. Figure del suono Metamorfosi del volto di Ermione che viene paragonato ad una foglia I capelli della compagna vengono paragonati alle ginestre Fusione tra il mondo vegetale e animale: il canto delle cicale si unisce a quella dell’orchestra di alberi suonati dalle dita della pioggia. back next

Ordina ad Ermione di ascoltare la metamorfosi Ascolta, ascolta. L’accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall’umida ombra remota. Più sordo e più fioco s’allenta, si spegne. Solo una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s’ode su tutta la fronda crosciare l’argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell’aria è muta; ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Il suono delle cicale va scomparendo per poi lasciare il posto a quello delle rane ripetizioni Il pianto che cresce è simbolo della pioggia che aumenta Il verso delle rane esce dai pantani bui del bosco ripetizione Pioggia che brilla La pioggia pulisce Il rumore della pioggia che varia a seconda della grandezza delle foglie Ossimoro La cicala Ripetizione back next

Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pèsca intatta, tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l’erbe, i denti negli alvèoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c’intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione. epifora metafore Metamorfosi completata: trionfo del motivo panico con la totale assimilazione dei due umani alla vegetazione circostante. I due innamorati si trasformano addirittura in piante back home

La poetica di Montale Piove

La poetica di Montale Per Montale, poeta che visse nel ‘900, ciò che tocchiamo è qualcosa di fittizio, perché la realtà che noi viviamo è imperfetta, non chiara, provvisoria. Il poeta, non essendo credente, si chiede il perché di questo male di vivere. La natura è una prigione che tiene rinchiuso l’uomo, soltanto uscendo si riescono a cogliere le cause dei mali di vivere e si acquisisce consapevolezza. back

Piove Attraverso questa poesia, proveniente da Satura II (1970), componimento dell’età avanzata di Montale, il poeta demolisce e parodizza la Pioggia nel pineto dannunziana. Non si tratta però di un semplice divertimento perché Montale vuole anche mettere a confronto due tipi di poesie: quello altamente retorico, basato sulle sensazioni e magniloquente di D’Annunzio e quello del presente, disilluso e pessimista. Per Montale la pioggia è soltanto un monotono stillicidio che caratterizza una vita noiosa, un mondo che appare vivere solo in superficie, senza profondità né culturale, né emotiva. In Piove si nota la speranza irrealizzabile di scoprire l’anello mancante della “catena” che è la natura. Ormai la vita è un affogare perché la sua compagna, l’unica in grado di evadere dalla prigione, è morta. back next

anafora (ripetizioni ossessive che trasmettono un senso di banalità e di noia) Piove. E’ uno stillicidio senza tonfi di motorette o strilli di bambini. Piove da un cielo che non ha nuvole. Piove sul nulla che si fa in queste ore di sciopero generale. Piove sulla tua tomba a San Felice a Ema e la terra non trema perché non c’è terremoto né guerra. a Montale la pioggia non comunica sensazioni esaltanti come a D’Annunzio ma viene immaginata come portatrice di pene che travagliano la vita di un uomo. La pioggia di Montale è immaginaria, perché essa rappresenta i problemi della vita ed è segno di decadenza. Lo sciopero ne è un simbolo. La morte è un altro dispiacere della vita che porta dolore e rimpianti. back next

Piove non sulla favola bella di lontane stagioni, ma sulla cartella esattoriale, piove sugli ossi di seppia e sulla greppia nazionale. Piove sulla Gazzetta Ufficiale qui dal balcone aperto, piove sul Parlamento, piove su via Solferino, piove senza che il vento smuova le carte. Piove in assenza di Ermione se Dio vuole, piove perché l’assenza è universale e se la terra non trema è perché Arcetri a lei non l’ha ordinato. Questa strofa parodizza i sogni che la pioggia evoca a D’annunzio: a Montale fa ricordare infatti le tasse che forniscono cibo da mettere nella greppia (mangiatoia) nazionale. Piove sulla noiosità della vita: Montale lavora in via Solferino. Ringrazia della assenza di Ermione e polemizza sulla troppa autorità che la scienza aveva a quel tempo. back next

Piove sui nuovi epistemi del primate a due piedi, sull’uomo indiato, sul cielo ominizzato, sul ceffo dei teologi in tuta o paludati, piove sul progresso della contestazione, piove sui work in regress, piove sui cipressi malati del cimitero, sgocciola sulla pubblica opinione. Piove ma dove appari non è acqua né atmosfera, piove perché se non sei è solo la mancanza e può affogare. Montale ironizza sul fatto che la conoscenza dell’uomo sia cresciuta a tal punto da elevarlo a livello divino e da abbassare il cielo a livello umano, abbandonando la trascendenza Ottocentesca. Polemizza poi sul termine work in progress che trasforma in work in regress e sull’abbandono della devozione ai morti. Spiega che la sua pioggia non è fatta da acqua ma dai problemi della vita la quale, senza la presenza di una donna è un affogare back next

D E M O L I Z N P R E S N T D E L Cartella esattoriale Work in regress Primate a due piedi D E L Il parlamento Uomo indiato Gazzetta ufficiale I nuovi epistemi Il cielo ominizzato back home

Confronto Pioggia nel Pineto Piove -La pioggia comunica sensazioni paniche che solo un esteta come D’Annunzio può cogliere. -La pioggia è un insieme di suoni che provengono dall’infrangersi delle gocce d’acqua sulla vegetazione. -D’Annunzio crede di essere l’unico in grado di comprendere il linguaggio della natura -Si attua una metamorfosi Piove -Montale non si sente superiore agli altri, quindi coglie sensazioni che qualsiasi uomo sarebbe in grado di cogliere. -La pioggia non è altro che un noioso stillicidio. -Montale si accosta con umiltà alla comprensione di questo linguaggio. -Non avviene nessun processo di metamorfosi. home