La Parola.

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IL REGNO È IN MEZZO A NOI IL REGNO È IN MEZZO A NOI DOMENICHE
XXX Domenica del Tempo Ordinario
Transcript della presentazione:

La Parola

e alla sua si unisce la nostra voce. Canta il salmista “Il tuo volto, Signore, io cerco” e alla sua si unisce la nostra voce.

Lo cerchiamo nell’azzurro del cielo,

nel candore della neve,

nel profumo dei fiori,

negli occhi dei bambini,

nel mistero dell’universo che ci affascina e ci turba.

Scorgiamo bagliori improvvisi che illuminano mente e cuore,

di quello che operiamo noi ma il peso del male, di quello che operiamo noi

e di quello di cui non siamo responsabili

ci schiaccia e ci trascina nel buio.

Disse Filippo al Maestro: "Mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Chi vede me vede il Padre". Disse Filippo al Maestro: "Mostraci il Padre e ci basta".

Non abbiamo dinanzi a noi il volto di Gesù, ma, come Filippo, possiamo contare sulla sua parola, dall'apostolo ascoltata, da noi letta.

La fede è un dono. Anche la Parola è un dono che conferma la fede.

Sono state scritte montagne di libri

Sui problemi relativi alla autenticità degli autori, alla storicità e alla datazione dei Vangeli sono state scritte montagne di ponderosi volumi. Ogni parola è stata passata al vaglio, osservata al microscopio, smontata, catalogata, confrontata con mille altre. Le conclusioni non sono univoche, in qualche caso addirittura agli antipodi.

I quattro Evangelisti I Vangeli sono stati scritti da uomini sulla base di propri ricordi o di ricordi altrui, sulle tracce di tradizioni orali, servendosi, si dice, di fonti che si immagina esistessero, ma che non conosciamo.

Che tra i Vangeli, anche tra i sinottici, si notino non poche diversità, che certi avvenimenti siano collocati in spazi e tempi differenti, depone per la loro autenticità e per l’onestà degli autori.

I Vangeli non sono cronache

Che i Vangeli non siano cronache ben lo comprendiamo, ma non sembra di poter concludere che siano solo trattatelli teologici. Che abbiano per fine quello di far conoscere Gesù, il figlio di Dio, nato, morto e risorto per la nostra salvezza, è fuor di dubbio.

Tuttavia non appare accettabile sostenere che abbiano poco o niente di storico non solo le narrazioni relative all’infanzia di Gesù, ma anche i miracoli e perfino le parabole dallo stesso narrate. .

Si dimentica la precisione, meglio direi la pignoleria, con la quale Luca inizia il suo Vangelo.

Si dimenticano i particolari di quella corsa al sepolcro, del più giovane che arriva per primo, ma che rispettosamente attende che sia il più anziano ad entrare..

Si dimentica il calore affettuoso di quell’invito: “Resta con noi, Signore, che si fa sera.” rivolto ad uno sconosciuto all’imbrunire di una triste giornata.

Si dimentica anche l’incontro di Andrea con Gesù, quella precisazione che non ha alcuna necessità di essere espressa: “erano circa le quattro del pomeriggio”.

Tacito, insospettabile, ci racconta di Nerone che dette ai cristiani la colpa del gravissimo incendio verificatesi nel 64 d.C.

Non erano dunque quattro sperduti gatti, questi cristiani presenti in Roma solo trent’anni dopo la morte di Gesù, se Nerone li incolpò di aver distrutto mezza città.

Erano evidentemente una comunità conosciuta e consistente, organizzata, verosimilmente in possesso di scritti a cui attenersi, da approfondire e commentare.

Non pochi di loro preferirono morire piuttosto che rinnegare Cristo.

Più recentemente migliaia e migliaia di cristiani sono stati uccisi perché cristiani.

E oggi?

E oggi, mentre tanti nostri fratelli vengono uccisi, qualcuno ci dirà che le apparizioni di Gesù dopo la sua morte hanno solo valore teologico?

Scrive San Paolo nella prima lettera ai Corinzi (Cap.15, v.17)

“ … se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati."

Anna Maria www.veritatissplendor.org