IL QUATTROCENTO L’ITALIA
L’ITALIA 2. La Sicilia La Sicilia aragonese a partire dall’ultimo quarto del Trecento era stata gradualmente abbandonata a se stessa dal regno spagnolo. 1377. Alla morte di Federico IV d’Aragona che non lasciò eredi legittimi si aprì una crisi dinastica in Sicilia a causa della presenza di un’unica erede legittima, Maria, la cui successione personale fu duramente contestata dalla nobiltà siciliana. La regina aveva tra l’altro soltanto 14 anni. 1391. Maria, trasferitasi da tempo presso la corte aragonese in Spagna, sposò Martino il Giovane, conte di Luna e nipote del re d’Aragona Giovanni I. Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 2. La Sicilia In seguito al matrimonio Maria fu in grado di assumere formalmente la corona siciliana, ma l’avversione della nobiltà nei suoi confronti rimase inalterata e causò una lunga guerra civile che si risolse solamente nel 1398. 1400-1401. All’inizio del nuovo secolo morirono in rapida successione l’unico figlio di Maria, Pietro, e la stessa regina. Il trono siciliano fu ereditato da Martino I. 1409. Alla morte di Martino I la Sicilia fu unita stabilmente all’Aragona sul cui trono era salito il suocero di Maria, Martino il Vecchio. Queste vicende diedero alla nobiltà siciliana una grande autonomia tanto da spartirsi l’isola in zone ben definite ciascuna dipendente da una determinata famiglia baronale. Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 2. La Sicilia 1410. Alla morte di Martino il Vecchio, l’assenza di eredi causò una guerra civile in Aragona dalla quale uscì vincitore, nel 1412, Ferdinando I della casata castigliana dei Trastàmara. Ferdinando recuperò la supremazia della corona aragonese sulla Sicilia trasformandola in un vicereame. Rafforzò anche la presenza spagnola in Sardegna e iniziò a guardare con interesse alle vicende del regno angioino di Napoli senza fare mistero della sua intenzione di unificare le due parti dell’antico regno normanno-svevo. Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli Il Mezzogiorno continentale, seppure governato dagli Angioini senza eccessive difficoltà di successione, stava vivendo tra Trecento e Quattrocento, una crisi dovuta alle ambizioni internazionali della dinastia angioina che si era radicata in Ungheria per vie matrimoniali e a Durazzo i cui territori erano stati sottratti addirittura da Carlo I d’Angiò al Despotato d’Epiro. La debolezza politica degli Angiò di Napoli nell’ultimo Trecento (Giovanna I, morta nel 1382, fu l’ultima discendente della dinastia napoletana degli Angiò) consentì da un lato l’ingresso degli altri rami degli Angiò nelle vicende del regno e dall’altro l’ingresso di capitali stranieri (toscani) e di nobiltà forestiera (Orsini e Colonna). Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli Giovanna, tra le altre cose, all’inizio del Grande Scisma, aveva aderito all’obbedienza avignonese di Clemente VII ponendosi quindi in una posizione di conflittualità con il papa Urbano VI legittimo signore del Regno di Napoli. In queste circostanze, poco raggio di azione avevano le città che non possedevano una rete strutturata di alleanze reciproche e non avevano la forza per contrastare la nobiltà del regno. A Giovanna I successe Carlo II d’Angiò re d’Ungheria e, alla sua morte, nel 1386, gli successe sul trono napoletano il figlio Ladislao. L’Italia. Il Quattrocento 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli Al trono d’Ungheria salì invece la regina Maria d’Angiò, unica figlia del predecessore di Carlo II e moglie di Sigismondo di Lussemburgo. In questo modo, inserendo l’Ungheria nell’ambito del regno di Germania e dell’Impero, il regno passò poi sotto la dominazione degli Asburgo anche se in modo discontinuo fino al 1526. A Napoli, invece, il regno di Ladislao d’Angiò mantenne la fedeltà ai papi scismatici e il re arrivò più volte a minacciare Roma e gli alleati del papa legittimo. L’Italia. Il Quattrocento 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli 1414. Ladislao morì senza lasciare eredi a parte la sorella Giovanna che salì al trono con il nome di Giovanna II. Il regno di Giovanna fu caratterizzato prevalentemente dalla sua ambiguità politica nei confronti del ramo degli Angiò di Provenza e dal suo rifiuto a riconoscere la signoria di papa Martino V sul Regno di Napoli rifiutandogli aiuti economici. Si creò quindi un’alleanza tra Martino V e il ramo angioino di Provenza che tuttavia non causò la caduta di Giovanna II. L’Italia. Il Quattrocento 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli Proprio per limitare l’influenza di papa Colonna e di Luigi d’Angiò, Giovanna II strinse un’alleanza con il re Alfonso V d’Aragona, successore di Ferdinando I, promettendogli il trono napoletano se fosse morta senza figli. Ancora prima della morte di Giovanna II (1435) si scatenò la guerra per la successione tra Alfonso d’Aragona e Luigi d’Angiò che rivendicava il diritto di successione sul trono napoletano sancito addirittura dalla volontà testamentaria di Giovanna I alla fine del Trecento. L’Italia. Il Quattrocento 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli 1435-1442. Dopo la morte senza eredi di Giovanna II esplose il conflitto tra gli Angiò di Provenza e Alfonso V d’Aragona. Le forze in campo erano impari sebbene la nobiltà del Regno non appoggiasse l’ipotesi di un cambio dinastico e papa Eugenio IV non desiderasse la riunificazione delle due parti del Regno di Napoli nelle mani di un sovrano che già dominava il versante tirrenico della penisola iberica, la Sardegna e aveva interessi significativi anche in Oriente. Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli La soluzione ancora una volta fu offerta da Filippo Maria Visconti che offrì il suo appoggio politico e militare ad Alfonso assicurandogli di fatto la vittoria. 1442. Napoli, cinta d’assedio, cadde il 2 giugno. Alfonso entrò trionfalmente in città nel 1443 dopo la fuga degli ultimi angioini e la dichiarazione della riunificazione del vicereame della Sicilia al Regno di Napoli. 1443. Eugenio IV fu costretto a riconoscere ad Alfonso la titolarità del Regno. Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli Alfonso si trasferì stabilmente a Napoli senza fare più ritorno in Aragona, amministrata dalla moglie Maria e dal fratello Giovanni. Napoli trasse giovamento dalla residenza del re e anche culturalmente conobbe una nuova fase di fioritura. Alfonso si inserì nelle vicende politiche italiane seppure la diffidenza nei suoi confronti abbia caratterizzato tutto il primo decennio di governo. 1455. Fu uno dei sottoscrittori della Lega Italica. 1458. Morì a Napoli di malaria. L’Italia. Il Quattrocento. 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli Alfonso non aveva eredi legittimi e quindi le sue volontà implicarono nuovamente la divisione del Regno dalla Sicilia. Quest’ultima venne nuovamente unita alla corona aragonese lasciata in eredità da Alfonso al fratello Giovanni, mentre il Regno di Napoli fu lasciato al figlio naturale Ferdinando. In quanto unico erede maschio, Ferdinando era stato legittimato da Eugenio IV durante i primi anni di regno di Alfonso V, ma la sua successione fu comunque travagliata soprattutto dal tentativo – fallito – angioino di recuperare il regno (1460-1464). Determinante fu l’aiuto prestato a Ferdinando dagli Sforza. Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli Ferdinando improntò il suo regno alla fedeltà nei confronti dei papi e ad una presenza sempre più visibile all’interno della politica italiana testimoniata dai legami matrimoniali che stipulò per alcuni esponenti della sua famiglia con gli Este di Ferrara e gli Sforza di Milano. Fu protagonista della guerra successiva alla congiura dei Pazzi al fianco di Sisto IV, fu costretto a fronteggiare lo sbarco dei Turchi a Otranto nel 1480 e subì una congiura baronale nel biennio 1485-1486. Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 3. Il Regno di Napoli 1494. Ferdinando morì dopo quasi 40 anni di regno proprio alla soglia della discesa di Carlo VIII in Italia. Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018
L’ITALIA 1. Il Ducato di Milano Il Quattrocento. L’Italia 21/04/2018