Il passante non ha tempo di Alessandro Pronzato
«Fissando lo sguardo su Gesù che passava…»
Stavolta non si arresta. Non ti viene incontro Stavolta non si arresta. Non ti viene incontro. Non si trattiene a conversare amabilmente, discutere, convincere. Passa.
Ti sei accampato ai margini Ti sei accampato ai margini. E lui tira via dritto per la propria strada. Vorresti esaminare la situazione. Non c’è tempo. Ponderare la cosa. Troppo tardi. Riflettere. Ti viene offerta soltanto la possibilità di rispondere subito. Dirgli che ripassi fra poco. Impossibile. Mettere insieme la poca roba, lo stretto indispensabile. Non lo raggiungeresti più.
Passa. Lo puoi seguire, non fermare.
Si accorgerà di te, soltanto quando i tuoi passi si accorderanno al ritmo dei suoi.
Si volterà a guardarti, allorché sarai sufficientemente lontano dal tuo paesaggio familiare. Ti rivolgerà la parola, una domanda, nel momento in cui non potrai più venir raggiunto da altre voci.
Ti inviterà a vedere, allorché ti sarai lasciato alle spalle, definitivamente, tutto il resto. Ti offrirà qualcosa, non appena si accorgerà che non hai più nulla addosso.
Ti legherà irrimediabilmente a sé, nell’istante stesso in cui sarai veramente libero. Ti concederà di dimorare presso di Lui, soltanto se la strada sarà diventata la tua casa.
È il viandante che ha fretta È il viandante che ha fretta. Riesci ad inquadrare la sua figura in movimento proprio mentre passa.
Un’attesa interminabile Un’attesa interminabile. Hai sgranato un rosario senza fine di notti trascorse nel buio più fitto, aghi gelidi che ti si conficcavano negli occhi arrossati, una fatica immane per non lasciar cadere le palpebre appesantite dal sonno.
Poi tutto si gioca nella sequenza di pochi attimi. Lui passa.
Un lampo. Dopo, o sei con Lui, o ti ritrovi nel vuoto Un lampo. Dopo, o sei con Lui, o ti ritrovi nel vuoto. Il fuoco è spento. L’attesa terminata.
E tu hai perso la grande occasione. L’unica.