Prima di partire per un lungo viaggio…. Annamaria Palmieri MLC 2016-2017 27 marzo 2017
Il topos del viaggio…. Viaggio/avventura imposta dagli dei (ricerca del “vello d’oro” degli Argonauti) o dalla fede (il santo Graal e i cavalieri) Distacco e desiderio del ritorno (NOSTALGIA = gr. Nostos = viaggio + algia = dolore) Divertimento, fuga, divagazione (Guido i’vorrei…) Coscienza della propria identità etnica (ritorno alle radici, alle origini) Esperienza dell’altro: viaggio “esotico” (Marco Polo) Viaggio mentale: dalla “visione” al viaggio psichedelico Il viaggio come mito letterario, uomo itinerante alla ricerca di sé (ULISSE come paradigma) 7. Viaggio nell’oltretomba
Il viaggio di Dante come esperienza “totale” Il viaggio di Dante come esperienza “totale”. Confluenza di tutti i modelli… “Totalità” spaziale e temporale Determinazione temporale precisa, segmentata dall’alternarsi di riposo e cammino. Dante segnala le soste e le riprese, il tempo lineare….e enfatizza la corporeità dell’autore/personaggio… “Poi ch’ei posato un poco il corpo lasso/ripresi via per la piaggia diserta/”(Inferno I, 28-29) “Ma vedi già come dichina il giorno/e andar su di notte non si puote/però è buon pensar di bel soggiorno” (Sordello a Dante in Prug. VII, 43-45) “Era già l’ora che volge al desio…” “Temp’era già che l’aere s’annerava…” (VIII) “Temp’era del principio del mattino/…” Questo si ricollega alla tradizione dei viaggi allegorico-didattici come itinerari attraverso vizi e virtù (XI-XII secolo: Iter ad Paradisum, Navigatio sancti Brendani, etc)
Dalla “visione” al realismo Nel Paradiso scompare la corporeità, sia come riferimento al tempo/momento della giornata sia come riferimento al corpo (scompaiono termini come “membra”, “corpo”, “carne”) DUNQUE la differenza con i viaggi allegorici precedente è tra realtà “descritta” da testimone (come nei viaggi allegorici) o “vissuta” da agens Sdoppiamento agens/auctor…due linee del tempo
Totalità escatologica: tra mondo e oltremondo Dante è lontano dal la concezione medievale che considerava la vita umana solo come passaggio/momento di quella ultraterrena ma anche da quella umanistica che pone al centro l’avventura umana/terrestre. Dante collega la macrostoria alla microstoria, il tempo degli uomini (ad esempio l’impero romano nel VI canto del Paradiso) con quello della salvazione eterna (la storia dell’impero continua quella biblica e apre a quella cristiana). Così il tempo dell’individuo viene inserito in quello dell’umanità “Io, che al divino da l’umano/a l’etterno dal tempo era venuto/e di [da] Fiorenza in popol giusto e sano” (Paradiso, XXXI, 37-39)
I cento volti di Ulisse Ulisse omerico: costituisce il prototipo del viaggiatore,di colui che attraversa un’infinità di pericoli e di tentazioni, volendo fondamentalmente fare ritorno in patria archetipo dell’uomo che va oltre l’orizzonte individuale proteso a sfidare l’ignoto (Dante) dimensione di esule, amore e tensione verso la patria, urgere di una vita intensa ed eroica. Eroe classico vs romantico (U. Foscolo) Percorso a ritroso lungo l’antico itinerario alla ricerca di luoghi e figure del passato per interrogarsi sul senso della propria esperienza. Il silenzio delle Sirene e il senso della morte e della fine. Prototipo della crisi dell’uomo moderno (Pascoli: Il sonno di Odisseo; Il ritorno) L’eroe si presenta come variante del superuomo che si erge sulla massa dei deboli seguaci del “Galileo” (= Gesù)in D’Annunzio Demitizzazione dell’eroe rappresentato come marito infedele e girovago in cerca di fortuna (Guido Gozzano, 1907) Alter ego del poeta e del suo amore per la verità (U.Saba 1946)
Viaggio di Ulisse /Dante Lo maggior corno della fiamma antica cominciò a crollarsi mormorando pur come quella cui vento affatica; indi la cima qua e là menando, come fosse la lingua che parlasse, gittò voce di fuori, e disse: «Quando mi diparti' da Circe, che sottrasse me più d'un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enea la nomasse, né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né 'l debito amore lo qual dovea Penelopè far lieta, vincer potero dentro a me l'ardore ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l'alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l'isola de' Sardi, e l'altre che quel mare intorno bagna. Io e ' compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov'Ercule segnò li suoi riguardi, acciò che l'uom più oltre non si metta: dalla man destra mi lasciai Sibilia, dall'altra già m'avea lasciato Setta. Disumanità di Ulisse /VS/ Ma io perchè venirvi?/ o chi’l concede? / Io non Enea io non Paulo sono: / me degno a ciò né io né altri ‘l crede/ Perché se del venir io m’abbandono/temo che la venuta non sia folle (Inferno II 31-35) I’ son Beatrice che ti lascio andare/ Vegno del loco ove tornar disio / Amor mi mosse che mi fa parlare (Inferno II, 70-72) Volontà di “divenir del mondo esperto, dei vizi e delle virtù (valore)”. La curiositas Fonte: De vita beata di S.Agostino (= naufragio intellettuale del filosofo che si distacca troppo dai limiti
Parole chiave «O frati», dissi «che per cento milia perigli siete giunti a l'occidente, a questa tanto picciola vigilia de' nostri sensi ch'è del rimanente, non vogliate negar l'esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza». Li miei compagni fec'io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; e volta nostra poppa nel mattino, dei remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino. Tutte le stelle giù dell'altro polo vedea la notte e 'l nostro tanto basso, che non surgea fuor del marin suolo. Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto da la luna, poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo, quando n'apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta tanto quanto veduta non avea alcuna. Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto; ché de la nova terra un turbo nacque e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe' girar con tutte l'acque; la quarta levar la poppa in suso la prora ire in giù, com'altrui piacque, infin che 'l mar fu sopra noi rinchiuso» CONFRONTO CON DANTE “Esperienza” del mondo Obiettivi : virtute e conoscenza (dell’umano) CFR. Dante entra in Purgatorio con Virgilio «Venimmo poi in sul lito diserto, che mai non vide navicar sue acque omo, che di tornar sia poscia esperto. Quivi mi cinse sì com'altrui piacque: oh maraviglia! ché qual elli scelse l'umile pianta, cotal si rinacque subitamente là onde l'avelse». Purgatorio, I, 130-136 Dante fa esperienza della verità in Paradiso (ritorno): Transumanar significar per verba/ non si porìa: però l’essemplo basti/ a cui esperienza grazia serba (Paradiso I, 70-72) folgore, fuggendo il proprio sito, / non corse come tu ch'ad esso riedi» (I, 92-93)