E’ la legge della speranza.. Ermes Ronchi

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Transcript della presentazione:

E’ la legge della speranza.. Ermes Ronchi Maria, la la donna che non si rassegna di fronte alla difficoltà di Cana, ci fa capire che c’è una legge fondamentale per la quale gli eventi possono muoversi dal piccolo al grande, dal debole al forte, dall’acqua al vino, in ogni situazione. E’ la legge della speranza.. Ermes Ronchi Testo: Giovanni 2, 1-11. Inizio del Tempo Ordinario. Seconda Domenica –C- // 20 gennaio 2013 Commenti e presentazione: M.Asun Gutiérrez Cabriada. Musica: Concerto per violino (Mendelssohn).

Giovanni 2, 1-12 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Il Dio di Gesù non si rivela a noi in un tempio né muovendosi con maestà imponente. Si manifesta a noi in un ambiente felice e di festa, nella festa umana per eccellenza, accompagnato da amici. Qualcosa che i cristiani dovrebbero tenere ben presente; a volte, invece, guardiamo con sospetto ciò che dà piacere e offre gioia. La missione di Gesù comincia nella festa dell’amore, perchè l’amore é l’unica forza capace di riempire di miracoli la terra.

venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». Maria partecipa alla festa di quelli che gioiscono, ballano, gustano del vino, ridono, cantano, e intanto osserva quanto sta avvenendo. La sua attenzione, attiva e impegnata, le permette di vedere ciò che non va. Vive con attenzione affettuosa a ciò che manca, attenta se c’é bisogno di aiuto, vive in atteggiamento di interesse e di amicizia verso gli altri, disposta risolvere situazioni imbarazzanti e momenti problematici. Non dice: “Non c’é più vino” in forma impersonale, ma: “Sono rimasti senza vino”. Prima vengono le persone, poi le cose. Chiede per gli altri.

Mancò il vino, e la Madre di Gesù gli disse: -«Non hanno più vino.» Ci sono coppie, ci sono persone a cui “manca vino”, segno di una gioia che esse non possono gustare, per l’ingiustizia e per mancanza di solidarietà. Non hanno soldi per arrivare alla fine del mese. Non hanno un lavoro dignitoso e stabile, non hanno casa, o ne sono stati sfrattati. Come Maria, possiamo prenderci l’impegno di darci da fare perché a nessuno manchi il vino dell’amore, della felicità, dell’amicizia, della fede, della gioia, della bellezza: le condizioni necessarie per poter vivere con dignità.

E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Maria ha qualcosa da dire e da fare quando suo Figlio inizia la sua missione: il primo dei suoi “segni”. Sono le ultime parole di Maria nel Vangelo. Non poteva dire niente di più chiaro e di più necessario. Fate come Lui dice. Fate, cioè, agite, ascoltate la sua Parola, apritevi ad essa, conservatela nel vostro cuore, impegnatevi in quello che afferma, date frutto, praticate il Vangelo, che è la VIA per introdurre nel mondo l’amore. Queste parole sono il testamento di Maria. Non servono apparizioni per fornire nuovi messaggi, a volte terrificanti. Il suo ultimo e definitivo messaggio è: Fate quello che vi dice. Solo Lui.

Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; le riempirono fino all’orlo. Le giare sono simbolo della Alleanza Antica che non vivifica e non dà gioia, sono vuote. Pesano, sono di pietra, é difficile cambiarle, spostarle. Gesù cambia l’acqua (le purificazioni richieste dalla “legge”), in un vino eccezionalmente buono e abbondante, simbolo di festa, dei tempi messianici nuovi, dell’amore, della presenza del Regno e della condivisione. Nelle NOZZE in cui “manca il vino”, viene offerto il “vino buono”, la più bella rivelazione del volto di Dio.

Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola» Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Senza la disponibilità di Maria, Gesù non sarebbe nato. Senza la risposta dei servi, l’acqua non sarebbe diventata vino. I miracoli sono anche frutto dell’attività e della buona volontà dell’uomo. Gesù conta sempre su di noi. I servi si misero agli ordini di Gesù e l’acqua si é cambiata in vino. Se ci poniamo a sua disposizione, lo potremo verificare ad ogni istante della nostra vita e proclamare le meraviglie che Dio fa in noi e attraverso di noi. So vedere l’azione di Dio nella mia vita? Mi metto a sua disposizione? Sono sensibile ai bisogni degli altri? Nella mia vita c’é il vino della fede, la gioia, l’amicizia, la passione, la bontà, la amabilità, la festa interiore, la tenerezza, l’amore?

Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Le indicazioni del quarto vangelo sono come indici che indirizzano a Gesù e aiutano a rafforzare la fede in Lui. I miracoli fatti da Gesù furono scritti “perché crediate”. Tutti siamo chiamati a “fare miracoli” e, soprattutto, a essere segno che provochi, indirizzi, stimoli la fede degli altri. Quali “segnali” propongo? Quali segni posso dare?

L’ACQUA PER GUSTARE LA GIOIA Che cosa posso offrire al Signore? Come i servi di Cana, solo acqua, niente più che acqua. Di sicuro, Egli la vuole tutta e vuole proprio quella. E quando le sei giare di pietra della mia umanità saranno offerte a Lui piene di povertà, colme della mia umanità, di quello di cui ho ben poco da gloriarmi, sarà Lui che cambierà questa semplice acqua nel migliore dei vini: Egli, il Maestro esperto in banchetti, che dà gioia ai poveri, un Dio che sta dalla parte del vino, della festa, un Dio felice che dà il piacere di esistere e di credere. Io credo in Dio, perché é il Dio di Cana, Dio felice che vuole la felicità per i suoi figli. (Ermes Ronchi) L’ACQUA PER GUSTARE LA GIOIA