C. Crouch Il potere dei giganti Laterza, Bari-Roma, 2012

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Transcript della presentazione:

C. Crouch Il potere dei giganti Laterza, Bari-Roma, 2012

Il crollo finanziario del 2008/09 è parso mettere in crisi il sistema di idee economiche generalmente compendiato nel termine «neoliberismo» Il termine comprende numerosi filoni accomunati da un’idea di fondo: A) la libertà dei mercati è il mezzo migliore per soddisfare i bisogni degli individui; B) i mercati sono sempre preferibili agli Stati e alla politica

La crisi finanziaria ha messo radicalmente in dubbio queste idee: - com’è possibile che gli odierni mercati finanziari – forse la forma più sofisticata di mercato della storia umana – siano incappati in una crisi tanto vasta dopo che la teoria economica neoliberista ha sempre sostenuto che i mercati liberalizzati/deregolati sono in grado di correggersi da sé? - perché le banche si sono rivolte ai governi chiedendo di essere salvate, se gli stessi governi asseriscono di essere molto meno efficienti delle imprese e di dover ridurre al minimo i loro interventi sul mercato? - è vero o no che le grandi banche sono «too big to fail» e che quando hanno problemi i governi (e quindi i cittadini contribuenti) devono correre in loro aiuto?

Tuttavia, il neoliberismo, che la crisi aveva dato per spacciato, non è affatto tramontato. In questo testo, l’A. si chiede perché ciò non sia avvenuto. La risposta parte dal fatto che il neoliberismo realmente esistente (non quello dei manuali di economia) non è affatto favorevole, come invece dice di essere, alla libertà dei mercati. Al contrario, esso promuove il predominio delle imprese giganti (transnational corporations – Tnc) nell’ambito della vita pubblica.

La contrapposizione classica tra Stato e mercato di fatto occulta l’esistenza di questa terza forza, più potente delle altre due. Non si capisce, quindi, perché il dibattito politico continui a ruotare intorno allo Stato e al mercato, eludendo le questioni sollevate dalla presenza delle imprese giganti. Inoltre, la politica non è affatto imperniata sullo scontro tra questi tre soggetti, ma piuttosto su una serie di confortevoli accomodamenti tra di loro.

Il potere politico delle Tnc appare in tutta evidenza attraverso: - attività delle lobbies; - capacità di scegliere su scala mondiale dove conviene loro investire e produrre (regime shopping). Tali fenomeni sono ulteriormente rafforzati da altri fattori: - tendenza crescente di molti governi a subappaltare molte delle loro attività a imprese private; - sviluppo della cosiddetta «responsabilità sociale dell’impresa» - la crisi finanziaria del 2008/09 non ha minimamente messo in discussione il ruolo delle grandi imprese transnazionali; anzi ne ha accresciuto il potere.

Oggi le grandi imprese non sono più soltanto centri di pressione potenti, ma spesso partecipano direttamente al processo politico. Di questi sviluppi non è solo vittima la democrazia, ma lo stesso mercato che le Tnc dicono di voler tutelare.

Il cammino del neoliberismo Neoliberismo viene da liberalismo. Termine complesso, dai significati mutevoli nel corso della storia. Oggi il termine liberalismo tende ad avere una connotazione di sinistra man mano che ci si sposta verso occidente. Europa: principi di mercato (politicamente associati quasi sempre alla destra) + libertà civili (associate per lo più alla sinistra). USA: liberal= libertà civili + intervento statale nell’economia.

Nel 17°/18° secolo: - libertà di pensiero + libertà di mercato (nascita della borghesia) - richiesta di separazione: dello Stato dall’economia, della Chiesa dalla politica, del pubblico dal privato. Alla fine dell’Ottocento: - col trionfo del mercato e del potere delle imprese, le classi lavoratrici cominciano a rivolgersi allo Stato per controbilanciare il potere degli imprenditori.

Due correnti della tradizione liberale: 1. di ispirazione sociale, concentrata sui diritti, anche quelli sociali: - affidamento sullo Stato, vecchio nemico dei liberali - scomoda compagnia dei socialisti 2. orientata all’economia: - libertà di proprietà e di mercato - sintonia con i loro antichi avversari conservatori

Nella prima metà del XX secolo fino agli anni Settanta: - comunismo (URSS), fascismo (Germania e Italia) e welfare state (paesi scandinavi, Francia, Stati Uniti avevano in comune una presenza dello Stato diversa da quella prevista dal liberalismo classico. L’originaria contrapposizione tra la visione liberale di una economia regolata dal mercato con un intervento minimo da parte dello Stato era ormai tramontata.

Mentre sul piano socio-politico avveniva questo «avvicinamento» tra liberalismo e Stato, sul piano delle idee economiche liberiste le cose andavano diversamente. A) il pensiero neoliberista veniva divulgato nelle Università e attraverso le ricerche finanziate dalle istituzioni dei ricchi; B) le esperienze, spesso non positive, del «socialismo reale» alimentavano il sospetto nei confronti dello Stato; C) negli USA, durante il maccartismo, il termine liberal subì un capovolgimento semantico, finendo per designare i sostenitori del welfare state e dell’intervento economico dello Stato.

In Europa: pensatori liberali tedeschi e austriaci: il compito primario dei governi consiste nella salvaguardia dell’economia di mercato e della concorrenza-- legislazione antitrust. Ordoliberalismo----> «economia sociale di mercato» (es. Repubblica Federale Tedesca) In USA: neo-liberismo. Tratto comune: il mercato è uno strumento migliore dello Stato per soddisfare i bisogni degli individui.

Il compromesso social-democratico - più Stato e più mercato - efficienza(mercato) e uguaglianza (Stato) - fordismo- risposta economica: + produttività + salari + consumi - welfare state- risposta politica - keynesismo: «sostegno della domanda aggregata» - relazioni industriali «neo-corporative»

Problema del compromesso socialdemocratico: - inflazione (aumento dei prezzi): anni Settanta- shock petrolifero (1973) - consenso politico versus efficienza economica. Proposte: monetarismo (M. Friedman) e neo-liberismo Colpo di Stato in Cile: Chicago Boys (1973) OCSE e Banca Mondiale: sposarono i principi del neo-liberismo (fine ani Settanta) Thatcher (1979) – Reagan (1980)-de-regulation Dalla «scelta del consumatore» (consumer choice) al «benessere del consumatore» (consumer welfare).

1. Ostilità verso i sindacati 2. Privatizzazione delle imprese pubbliche 3. Privatizzazione dei servizi pubblici: A) affidamento a imprese private B) partnership pubblico-privato C) New public management I cittadini: da utenti a clienti

Aspetti positivi del neoliberismo: A) antidoto allo strapotere dei governi e maggiore libertà di scelta dei cittadini; B) anti-centralismo: distanza dai bisogni dei cittadini; C) flessibilità del paradigma neoliberista: capacità di combinarsi con altre ideologie e approcci politici