La seconda creazione Traduzione di André Wénin, letterale ma molto suggestiva. 4 Queste sono le generazioni dei cieli e della terra quando furono creati nel giorno in cui Adonai Elohim fece terra e cieli. 5 Ora, ogni arbusto dei campi non era ancora nella terra e ogni erba nei campi non era ancora spuntata perché Adonai Elohim non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era un umano per lavorare l’humus, 6 ma un flutto saliva dalla terra e irrigava tutta la faccia dell’humus.
La seconda creazione il racconto del capitolo 1 si estende in realtà fino a 2,3 e dal 2,4 comincia il lungo racconto che termina praticamente dopo l'episodio di Caino e Abele il nome divino è Adonai (JHWH) Elohim [4] fece terra e cieli è un tipico merismo biblico: indicando due estremi si indica tutto quanto è in mezzo; in questo caso, fece terra e cieli significa fece tutto, fece l'universo; ne vedremo altri [5] sembra che non ci sia erba (anche se era stata appena creata), perché non piove e non c'è umano per lavorare l'humus un giardino in Eden, a oriente (8): ispirato dai giardini pensili di Babilonia?
L'Umano tratto dall'humus 7 E Adonai Elohim plasmò l’essere umano polvere dall’humus e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’umano divenne un essere vivente. 8 E Adonai Elohim piantò un giardino in Eden ad oriente e vi mise l’umano che aveva plasmato. 9 e Adonai Elohim fece spuntare fuori dall’humus ogni albero desiderabile per la vista e bene per il mangiare e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero del conoscere bene e male. 10 E un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino e da lì si divideva e diventava quattro teste; 11 il nome dell’una è Pison: è lui che circonda tutta la terra di Havìla, dove l'oro 12 e l'oro di questa terra è bene; lì c'è l’ondelio e la pietra d'ònice. 13 Il nome del secondo fiume è Ghicon: è lui che circonda tutta la terra di Cush. 14 Il nome del terzo fiume è Hiddekel (il Tigri): è lui che va ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate. 15 E Adonai Elohim prese l’umano e lo depose nel giardino di Eden per lavorarla e custodirla.
L'Umano tratto dall'humus [7] l'umano (ha'adam o qualcosa del genere) viene plasmato; inoltre è polvere fuori dall'adamah; dunque condivide qualcosa con la polvere (gli altri viventi non sono plasmati dalla polvere) e con la terra l'umano diventa vivente quando Adonai Elohim gli soffiato dentro un alito di vita, il suo stesso alito; i termini usati suggeriscono anche che l'umano diventa parlante, cioè dotato di linguaggio (fatto unico fra i viventi) il richiamo al parlare riporta all'inizio: il vento divino si compone, si controlla, e diventa parola creatrice; forse anche l'uomo deve controllare qualcosa, la sua animalità [8 e 15] l'umano deve custodire e coltivare la humus, che in 15 diventa femminile [10-14] intermezzo singolare sui quattro fiumi: due sono Tigri ed Eufrate, gli altri due sono tuttora abbastanza enigmatici (Pisòn il saltellante e Ghicòn lo sgorgante)
L'albero del conoscere bene e male [9] versetto densissimo; Adonai Elohim fa spuntare solo ora i vegetali, ma soprattutto due alberi: l'albero della vita in mezzo al giardino l'albero del conoscere bene e male per quest'ultimo albero due ipotesi: altro merismo: conoscere ogni sfumatura di comportamento, da quello buono a quello malvagio; ma conoscere in che senso? si può conoscere bene (accettare la differenza, ammettere il mistero dell'altro, con fiducia) e conoscere male (assimilare l'altro a sé, pretendere di saperne tutto, impadronirsene etc..) conoscere male è la bramosia contrapposta all'amore e alla sana relazione (ancora di là da venire...)
Un timido suggerimento... 16 E Adonai Elohim ordinò all’umano dicendo: da tutti gli alberi del giardino mangiare mangerai, 17 ma dall’albero del conoscere bene e male non ne mangerai perché nel giorno in cui ne mangerai morire morirai. 18 E Adonai Elohim si disse: “non è bene che l’umano sia alla sua solitudine; farò per lui un soccorso come di fronte a lui” 19 e Adonai Elohim plasmò fuori dall’humus ogni vivente del campo e ogni volatile dei cieli e li fece venire verso l’umano per vedere quello che griderà loro e tutto quello che griderà lui l’umano a un essere vivente è il suo nome. 20 E l’umano gridò dei nomi per tutto il bestiame, per i volatili del cielo e per ogni vivente del campo e per l’umano non trovò soccorso come di fronte a lui.
Un timido suggerimento... [16, 17] un comando ampiamente positivo (di tutti mangerai...) con un unico limite, ma tutti guardano a quello invece che all'ampia libertà di scelta offerta subito prima morire morirai: non minaccia (come dirà il serpente), ma premura, per evitare all'umano il mortale pericolo della bramosia questa premura è così discreta da evitare perfino di palesarsi, per non ledere la libertà umana: Adonaj Elohim parla, ma resta fuori del suo parlare; sa che l'umano potrebbe mangiare il frutto ma, rinunciando alla sua onniscenza, non sa se lo farà e non vuole impedirlo [18] non è bene che l'uomo sia solo: la mancanza di relazione è mortifera quanto la relazione malata del conoscere male soccorso come di fronte: il termine per soccorso è usato in caso di pericolo mortale; di fronte ha una sfumatura di contrasto, antagonismo; come indica approssimazione, come se Adonai Elohim non sappia ancora bene cosa stia cercando
L'Umano senza corrispondente [19] anche i viventi del campo e dei cieli sono plasmati dalla terra, ma senza usare la polvere, che indica la caducità, la fragilitò: l'umano è l'unico vivente consapevole della sua mortalità (gri)dare un nome, nella cultura ebraica, implica superiorità, dominio [20] l'umano dà nome anche al bestiame, non indicato in 19: ha già sottomesso e addomesticato alcuni animali, decisamente parte male, pretende di sapere e possedere l'altro non trovò soccorso: Adonai Elohim ammette il fallimento, ma la colpa è dell'umano che stabilisce subito relazioni di possesso, quindi non costruttive
Separazione dei due lati 21 E Adonai Elohim fece cadere un torpore sull’umano e si addormentò e gli prese uno dei suoi lati e chiuse la carne al suo posto. 22 E Adonai Elohim costruì il lato che aveva preso dall’umano in donna e la fece venire verso l’umano 23 e l’umano (si) disse: “Questa qui, questa volta, è osso delle mie ossa e carne della mia carne; a questa qui sarà gridato donna (ishsha) perché da uomo (ish) è stata presa, questa qui”. 24 Perciò uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si attaccherà alla sua donna e diventeranno una carne unica. 25 E loro due erano nudi, l’umano e la sua donna, e non si facevano vergogna.
Separazione dei due lati [21] l'umano non assiste a quanto sta per accadere, e questa mancanza di conoscenza è fondamentale per il seguito costola errore di traduzione di tselà = lato, come negli stipiti della porta: l'umano viene diviso a metà [22] neanche la donna sa da dove è spuntata; inoltre è Adonai Elohim che la porta all'umano [23] l'umano, pur lieto, fa lo stesso errore fatto con gli animali: dà alla donna un nome derivato dal proprio, si dice certo di sapere da dove viene, nega la sua diversità e autonomia, non si rivolge a lei (si disse), e la relazione parte malata l'umano ignora anche che gli è stata donata (non si rivolge ad Adonai Elohim, che rimane ai margini)
Negare la mancanza, subire l'assimilazione l'adam dunque rifiuta di ammettere una doppia mancanza: di conoscenza di quanto accaduto, che pretende di sapere di un lato che non è più suo, e di cui ha bisogno ma non lo ammette la donna ci mette del suo: non reagisce, accetta l'annullamento della propria diversità, non pronuncia una parola in tutto il brano, pur diviso, l'uomo è ancora 'adam indistinto
Relazioni sane sono possibili [24] perciò di che? L'autore avverte il lettore. “Non fare questo errore, siete diversi, non devi possedere l'altro, devi uscire dal mondo in cui sei cresciuto e accettare che non devi possedere quello che ti manca” vivere la mancanza, il limite, come una risorsa carne unica: il sesso c'entra poco, si pensa a qualcosa che è più della somma delle parti, una carne nuova in più; secondo molti, il figlio [25] loro due erano nudi...: non dice l'uno e l'altra, ma loro due, dando una sfumatura di unità, di fusione, sono fusi, ma non in relazione
Il difficile mestiere di diventare umani ...l'umano e la sua donna: ancora una volta l'uomo è presentato indiviso ('adam), come lui si sente, in possesso della sua donna, ancora parte di lui ... e non provavano vergogna: non stanno l'uno di fronte all'altro, altrimenti si vedrebbero diversi; sono fusi, ma non in relazione Adonai Elohim è stato congedato, dimenticato. I due non ne hanno bisogno: l'uno possiede l'altra (no relazione) e non vedono altro fuori di loro (no limiti) Adonai Elohim rimane a guardare, discreto, e sempre rispettoso della libertà che ha dato all'umano; sussurando al cuore dei patriarchi troverà modo di aiutare qualcuno di loro a diventare veramente umano
Riferimenti Da Adamo ad Abramo, o l'errare dell'uomo, André Wénin, Bologna EDB, 2008 Sito di Paolo Curtaz "Ti racconto la parola": Genesi 1, 2 e 3 (audio e schema), riprende il lavoro di Wénin Sito Sesto Giorno, pagine bibliche, fra cui schede su Genesi 1-11, pure queste ispirate in parte al lavoro di Wénin