IL SACRO MONTE DI ORTA dal 1980 RISERVA NATURALE SPECIALE DEL SACRO MONTE di ORTA “VENTI CAPPELLE; NOVECENTO AFFRESCHI E TRECENTOSETTANTASEI STATUE” PER NARRARE A FEDELI E PELLEGRINI LA STORIA DI SAN FRANCESCO
PIANTA DEL PERCORSO
QUANDO? Nel 1588 un Abate di Novara, Amico Canobio, si recò a Orta e, conosciuti gli intenti della Comunità di edificare un convento e un percorso sacro, si fece promotore e primo benefattore delle opere. I lavori continuarono fino alla seconda metà del’700.
PERCHÉ? Nel 1500 si diffonde, particolarmente in Piemonte, dopo l’episcopato di Carlo Borromeo e il Concilio di Trento, l’uso di costruire cicli di Sacre Cappelle per istruire i credenti, rappresentando avvenimenti sacri o le grandi vite dei Santi. La “selva di San Nicolao”, così si chiamava il bosco sul Monte, viene scelta dagli ortesi perché la considerano un luogo sacro: qui sorgeva, infatti, una chiesa dedicata a San Nicolao, un Santo venerato nel Medioevo. Ogni cappella presenterà una scena della vita di San Francesco, come se fosse un teatro immobile ma pieno di emozioni.
CHI? Padre Cleto da Castelletto Ticino(1556- 1619), architetto cappuccino, fu l’artefice del percorso, del convento e delle cappelle. Il Vescovo di Novara, Carlo Bascapè, principe della Riviera d’Orta, lo affiancò, avendo cura che la narrazione dei fatti fosse fedele. Commissionò la cappella III e si fece ritrarre sotto le vesti del Vescovo di Assisi.
ARTISTI ECCELLENTI I “fiamminghini”, noti per aver dipinto nel Duomo di Milano i quadroni con la storia di San Carlo. Il ”Morazzone”, lombardo già impegnato al Sacro Monte di Varese e in quello di Varallo. Dionigi Bussola, esponente del Barocco, con le sue scene affollate. I fratelli Nuvolone, pittori lombardi, presenti nelle cappelle X e XVII.
COME? I Fase (1591 primi decenni del ’600): le cappelle sono semplici e proporzionate. Le statue riprendono le fattezze della gente del paese, figure non sempre eleganti, ma concrete. II Fase(1619-1660): le statue si fanno più aristocratiche, le scene mirano più a stupire che a raccontare. Il ciclo si completa con il modello Neoclassico della cappella Nuova, non terminata.
INIZIO PERCORSO ARCO D’ INGRESSO L’atto di oltrepassare l’arco indica il confine tra il sacro e il profano. Noterai che gli artisti hanno rappresentato gli episodi della vita di San Francesco, vissuto nel Medioevo,come se si svolgessero al loro tempo. Per questo motivo le cappelle sono un’importante fonte d’informazione sulla vita nel’600 e nel’700.
CAPPELLA I Nascita di San Francesco La scena scultorea, che riproduce lo schema classico del Presepe, allude al fatto che S. Francesco, come Cristo, nacque in una stalla. Lo stemma di Orta sopra l’ingresso è dell’Ottocento
Cappella II Vocazione di San Francesco Osserva: l’abito di San Francesco non appartiene al Medioevo, bensì al ’600. È lo stesso che gli artisti vedevano addosso ai ricchi del’600 a Novara o a Milano. Anche il cavallo è rappresentato con una sella elegante del ’600.
Cappella III (Rinuncia ai beni materiali) Notare il volto del Vescovo di Assisi: è quello del vescovo di Novara, Carlo Bascapè, committente della cappella.
Cappella VII Approvazione della Regola da parte di Innocenzo III Gli uomini vestiti di nero sono nobili spagnoli in abito di corte del ’600. Come si spiega ciò? Durante questo secolo questa zona è stata sotto il dominio spagnolo e molti nobili spagnoli risiedevano a Milano Ai tempi di San Francesco, invece, l’Italia era formata da tante città indipendenti e difficilmente gli sarà capitato di incontrare nobili spagnoli.
CAPPELLA IX Vestizione di Santa Chiara Nel corso del ’600 molti poveri e mendicanti erano reduci di guerra. Date le scarse conoscenze mediche, spesso l’unica soluzione per curare le infezioni prodotte da una ferita era l’amputazione. Le persone curate in questo modo non potevano più svolgere alcun lavoro e quasi sempre finivano per vivere di elemosina.
CAPPELLA X La vittoria sulle tentazioni Fino alla fine del ’600 (in alcuni casi anche oltre) tutti erano convinti che si potesse incontrare il diavolo e che avesse un aspetto simile a quello con cui è rappresentato in questa cappella. Si credeva che le streghe si trovassero di notte nei boschi a ballare con il diavolo. Nel periodo in cui queste cappelle venivano edificate erano in corso nell’Ossola dei processi a donne accusate proprio di incontrarsi con il diavolo.
CAPPELLA XIII San Francesco umiliato per le vie di Assisi con una corda al collo È la più grande e meglio riuscita Cappella di stile Barocco. Le statue che si vedono in primo piano sono opera di un artista, Bernardo Falcone, che venne presto licenziato perché le sue statue erano troppo grosse e mal proporzionate. Sono ben riconoscibili le tre statue del Bussola: il personaggio a sinistra col copricapo rosso, un altro seduto, privo di colore e un altro baffuto, con le braccia aperte, una tunica verde e un cappello a larghe falde.
CAPPELLA XIII Il carnevale Uscendo dalla Cappella ci s trova nel piazzale di Frate Sole. Qui i pellegrini lasciavano i loro carri e organizzavano un grande pranzo. Si recavano poi a dormire all’Ospizio, che occupava l’attuale sede degli uffici del parco. Attendendo il giorno della festa facevano “l’incubatio”, un rito che alternava preghiera e sonno.
CAPPELLA XIV S. Francesco e il sultano Melek-el-Kamel Nel 1219 Francesco intraprende un viaggio per predicare il Vangelo e giunge a Dalmata d’Egitto dove viene ricevuto dal Sultano. Gli artisti che hanno rappresentato questo episodio non erano mai stati in Egitto, né mai avevano visto un sultano, pertanto hanno cercato di immaginarne l’aspetto e le vesti. Questa fu l’ultima cappella ad essere eretta sul Sacromonte. All'interno della cappella troviamo la scritta: Federico Ferrari, milanese, dipinse, Carlo Beretta, milanese, scolpì.
CAPPELLLA XV San Francesco riceve le stigmate Fu disegnata da Padre Cleto, di cui si può vedere il busto sopra l'entrata. Il suo stile è rinascimentale, con un porticato rotondo sostenuto da colonne. La scena rappresenta un momento importante della vita di San Francesco che riceve le stigmate da Gesù sotto forma di Serafino, cioè di Angelo a sei ali.
Cappella XVII Morte di San Francesco Notevole la cancellata di ferro battuto. Si possono leggere sulla facciata le parole di San Paolo “Mihi vivere Christus est et mori lucrum” (per me la vita è Cristo e la morte un guadagno). Bellissima vista sul lago dove ,al porto che anticamente vi sorgeva,arrivavano i materiali da costruzione per il Sacro Monte. In fondo la Torre di Buccione, di origine longobarda, a protezione della valle.