diversità e/è ricchezza: le migrazioni

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Transcript della presentazione:

diversità e/è ricchezza: le migrazioni Progetto interdisciplinare Anno scolastico 2016/2017

«Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura «Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano perché poco attraenti e selvatici (…) I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali».  Dalla Relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani, ottobre 1919.

Guardiamo la foto: come possiamo descriverla?

Guardiamo la foto: come possiamo descriverla? Che cosa rappresenta?

La migrazione italiana Queste immagini mostrano migranti italiani. Tra i Paesi industrializzati, l’Italia è quello che storicamente ha dato un maggiore apporto ai flussi internazionali con quasi 30 milioni di espatriati dall’Unità d’Italia ad oggi.Dal 1876 al 1915 furono ben 14 milioni gli italiani che lasciarono l’Italia per cercare fortuna altrove. Un nuovo flusso migratorio avvenne tra il 1920 e il 1929.Se per i primi 10 anni il viaggio era più semplice, perché la destinazione preferita era l'Europa (soprattutto la Francia), a partire dal 1886 gli italiani cominciarono a imbarcarsi per raggiungere l'America: nei quarant'anni dell'emigrazione di massa, 7 milioni e 600mila italiani attraversarono l'Atlantico diretti in Argentina e poi anche in Brasile e Stati Uniti.

Italiani in America In Argentina, all’inizio del secolo scorso, erano più numerosi i residenti di origine italiana rispetto agli stessi argentini. In Brasile, un altro importante sbocco storico per i nostri emigrati, gli abitanti dello Stato di San Paolo sono per il 44% di origine italiana. La presenza è di vecchia data anche in altri Paesi dell’America meridionale, come il Perù. La presenza italiana è molto significativa anche nel Nord America. Negli Stati Uniti le persone di origine italiana sono 15 milioni (incidenza del 5,6% sulla popolazione) e, di essi, 2 milioni e 700 mila risiedono nell’area metropolitana di New York.

La traversata avveniva, se possibile, in condizioni addirittura peggiori di quelle che oggi si riscontrano quotidianamente sulle barche che partono dalla Libia dirette verso Lampedusa: secondo il Museo nazionale dell'emigrazione italiana, per il trasporto dei migranti erano impiegate vecchie navi, chiamate 'vascelli della morte', che non potevano contenere più di 700 persone, ma ne caricavano più di 1.000. Le pessime condizioni delle imbarcazioni utilizzate provocavano spesso sciagure come quella avvenuta al largo della Libia: 576 italiani morti il 17 marzo 1891 nel naufragio dell'"Utopia". 550 emigrati italiani furono vittime, il 4 agosto 1906, del naufragio del "Sirio" in Spagna; ci furono 314 morti (secondo la conta ufficiale, ma per i brasiliani le vittime furono più di 600) nel naufragio della "Principessa Mafalda" il 25 ottobre 1927 al largo del Brasile. Il viaggio

Il viaggio Quando le navi arrivavano, spesso parte dei migranti aveva perso la vita a causa delle pessime condizioni igienico-sanitarie, trasformando la nave in quello che veniva definito "vascello fantasma": il Museo nazionale dell'emigrazione riporta come sul piroscafo "Città di Torino" nel novembre 1905 ci furono 45 morti su 600 imbarcati; sul "Matteo Brazzo" nel 1884 20 morti di colera su 1.333 passeggeri (la nave venne poi respinta a cannonate a Montevideo per il timore di contagio); sul "Carlo Raggio" 18 morti per fame nel 1888 e 206 morti di malattia nel 1894; sul "Cachar" 34 morti per fame e asfissia nel 1888; sul "Frisia" nel 1889 27 morti per asfissia e più di 300 malati; sul "Parà" nel 1889 34 morti di morbillo; sul "Remo" 96 morti per colera e difterite nel 1893; sull’"Andrea Doria" 159 morti su 1.317 emigranti nel 1894; sul "Vincenzo Florio" 20 morti sempre nel 1894. 

I motivi della migrazione Data la difficoltà e il pericolo del viaggio, nonché il suo altissimo costo monetario, per quali motivi tanti Italiani hanno scelto di emigrare dal Paese? Incremento demografico (quindi anche diminuzione della disponibilità di lavoro e delle risorse) Speranza di trovare migliori condizioni di vita per sé e la propria famiglia (dagli Stati Uniti arrivavano notizie incoraggianti, ad esempio si diceva che i salari fossero molto più alti di quelli italiani) Estrema povertà, disoccupazione e ricerca di lavoro Infatti, alla fine dell’Ottocento, l’Europa fu colpita dalla Grande Depressione, che provocò una crisi dell’agricoltura e quindi la disoccupazione per tantissimi contadini italiani. “GRANDE DEPRESSIONE”: Alla fine dell’800 giunsero sui mercati europei tantissimi cereali provenienti dagli Stati Uniti e dall’Australia. Questi cereali erano molto meno costosi di quelli europei: ciò determinò una profonda crisi agricola per i Paesi europei, che non potevano sostenere la concorrenza degli Stati esteri. Le aziende agricole, per far fronte alla crisi, licenziarono molti contadini e dipendenti.

Da dove provenivano i migranti? Le regioni più interessate, colorate di rosso, furono: Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria In secondo luogo anche le regioni colorate di arancione: Sicilia, Campania, Veneto

E una volta arrivati? Ellis Island Le navi attraccavano nel porto di Ellis Island. Qui avvenivano rigidi controlli: i migranti dovevano mostrare i documenti e venivano sottoposti a una visita medica. Circa il 2% dei migranti, a causa di malattie, veniva respinto e doveva tornare nel proprio Paese (per chi veniva ritenuto non idoneo c'era l'immediato reimbarco sulla stessa nave che li aveva portati negli Stati Uniti, la quale, in base alla legge americana, aveva l'obbligo di riportarli al porto di provenienza). Chi superava l’esame medico veniva poi accompagnato nella Sala dei Registri, dove era atteso da ispettori che registravano nome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, riferimenti a conoscenti già presenti nel paese, professione e precedenti penali. I migranti ricevevano alla fine il permesso di sbarcare e venivano accompagnati al molo del traghetto per Manhattan.

E una volta arrivati? 2) Cercare un lavoro Trovare un lavoro non era semplice. Non mancano i casi di migranti che abbiano fatto fortuna nel Nuovo Mondo, ma la maggior parte trovava sistemazione accettando lavori umili, mal pagati, pesanti e pericolosi. Ad esempio come minatori, manovali, operai, lavoratori in cantieri stradali o ferroviari. L’importante era essere in grado di ottenere guadagni immediati da inviare alle proprie famiglie rimaste in Italia. Uno degli aspetti più tragici dell'emigrazione è stato lo sfruttamento dei minori. Infatti, tra l'Ottocento e il Novecento, decine di migliaia di bambini venivano venduti a poco prezzo a trafficanti che li rivendevano alle miniere americane o in altri Stati del mondo. Solo negli Stati Uniti, tra l'Ottocento e il Novecento, la stima di minori italiani d'ambo i sessi definiti vagabondi è di 80.000.

L’arrivo: qual era l’accoglienza nei confronti dei migranti italiani? I soprannomi riservati agli Italiani: Carcamano: diffuso in Brasile, perché si riteneva imbrogliassero sul peso della merce Chianti: con chiaro riferimento alla propensione all’ubriachezza Dago: di incerta etimologia  “they go” = finalmente se ne vanno; “until day goes” = lavoratori finché il giorno se ne va, a giornata; “dagger” = accoltellatore Guinea o bat: pipistrelli, per la loro assimilazione alla popolazione di colore Maccaroni: mangia pasta Wop: di incerta etimologia  “without passport” o “without papers” = senza documenti L’arrivo: qual era l’accoglienza nei confronti dei migranti italiani? Molti stereotipi Qualsiasi opinione su persone o gruppi sociali rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un'esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi. Di solito lo stereotipo è anche difficilmente modificabile.

Gli stereotipi sui giornali «Molti sono gli esempi che potrebbero essere citati e che mostrano come [gli immigrati cattolici] operino una sistematica occupazione dei posti di lavoro soppiantando in questi impieghi desiderabili i protestanti e gli americani» (O. Nash, “L’immigrazione italiana e irlandese”, American Protective Association, Usa 1896)” «Lo sporco che li circonda, l’odore di muffa delle loro abitazioni umide, è per loro piacevole e fa la loro felicità, come fossero in un appartamento lussuoso.» (Reportage del New York Times, Usa, 1906) «Noi protestiamo contro l’ingresso nel nostro paese di persone i cui costumi e stili di vita abbassano gli standard di vita americani e il cui carattere, che appartiene a un ordine di intelligenza inferiore, rende impossibile conservare gli ideali più alti della moralità e civiltà americana.» (North American Revue, Usa, vol. 215, 1922)

Lo stereotipo nelle immagini Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i ragazzi italiani che si offrivano di lucidare le scarpe dei soldati alleati in cambio di qualche moneta venivano chiamati «sciuscià», dall’inglese "shoe-shine ". Nell’immagine si vede un italiano che lustra le scarpe di un americano, ma….Come viene disegnato lo «sciuscià» italiano?

Lo stereotipo nelle immagini Sulla stiva della nave è scritto: «Directly from the slums of Europe daily», cioè “Tutti i giorni direttamente dai bassifondi d’Europa”. In acqua si vedono topi con visi umani. Sui cappelli dei topi compaiono le seguenti scritte: “Anarchia”, “mafia”, “assassini”. Ad attenderli sulla riva c’è lo zio Sam, rappresentazione degli Stati Uniti (in mano infatti tiene la bandiera statunitense). Chi rappresentano i topi? Quali pericoli portano negli Stati Uniti?

Cittadini italiani residenti all'estero (dati del 2012)  Argentina 691 481  Germania 651 852  Svizzera 558 545  Francia 373 145  Brasile 316 699  Belgio 254 741  Stati Uniti 223 429  Regno Unito 209 720  Canada 137 045  Australia 133 123  Spagna 124 013  Venezuela 116 329  Uruguay 90 603  Cile 52 006  Paesi Bassi 35 715 E oggi?

E oggi?

Link Video intervista a Italiani che sono emigrati in Svizzera negli anni ‘70 http://video.corriere.it/quando-clandestini-eravamo-noi-chiusi-casa-senza-poter-giocare-cantare-o- piangere/573fe3ce-15c4-11e5-8c76-9bc6489a309c Sito di Ellis Island (registrandosi, è possibile cercare i migranti arrivati a Ellis Island inserendo nome e cognome): http://www.libertyellisfoundation.org

Domande sulle slide da trascrivere sul quaderno e a cui rispondere per casa 1. Quali sono stati i Paesi verso cui si sono diretti maggiormente i migranti italiani? 2. Quanti Italiani lasciarono l’Italia tra il 1876 e il 1915? 3. Come puoi descrivere il viaggio per nave dei migranti? Quali erano le condizioni? 4. Quali furono le cause dell’emigrazione italiana? 5. Da quali regioni italiane partirono più migranti tra il 1901 e il 1915? 6. Spiega che cos’è Ellis Island e descrivi ciò che vi avveniva all’arrivo dei migranti. 7. Quali pregiudizi venivano espressi circa gli Italiani, attraverso i soprannomi, i giornali e le immagini? Considerando queste testimonianze, che idea ti sei fatto su come venivano visti i nostri connazionali del tempo. Secondo te, erano giusti questi pregiudizi? 8. In base alle domande giuda che trovi nella slide 16, spiega il significato dell’immagine. 9. Qual è oggi la situazione? Ci sono ancora migranti italiani? Dove si dirigono soprattutto? 10. Sono molte le comunità di Italiani del mondo. In quali Paeso vivono principalmente?