Spunti sulla vita di san Filippo Neri

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Spunti sulla vita di san Filippo Neri Il giro delle 7 chiese Spunti sulla vita di san Filippo Neri

Il Giro delle Sette Chiese è un pellegrinaggio a piedi praticato già precedentemente ma ridefinito e rivitalizzato da San Filippo Neri. Nella sua forma originaria esso consiste in un percorso ad anello di 20 km circa che tocca le principali chiese di Roma all'epoca in cui visse il santo: Basilica di San Giovanni in Laterano Basilica di San Pietro in Vaticano Basilica di San Paolo fuori le mura Basilica di Santa Maria Maggiore Basilica di San Lorenzo fuori le mura Basilica di Santa Croce in Gerusalemme Basilica di San Sebastiano fuori le mura Originariamente si impiegava una giornata intera per completare il giro, dai primi Vespri, ai primi del giorno successivo.

È con l'istituzione dei Giubilei a partire dal 1300 e in particolare dalla seconda metà del XIV secolo che gli elenchi delle indulgenze indicano le sette basiliche dove queste potevano essere lucrate, consolidando un uso che verrà ripreso appunto da San Filippo Neri nel rinnovare tale culto e per conferirgli altri e nuovi significati religiosi in linea con le tendenze della Controriforma in atto, recitando durante il pellegrinaggio i sette salmi penitenziali (6, 31, 37, 50, 101, 129, 142), per invocare il perdono dei sette peccati capitali e chiedere le sette virtù ad essi contrarie e meditando le sette principali tappe di Gesù durante la Passione, le sette effusioni del sangue di Cristo, le sette parole di Cristo in croce, i sette doni dello Spirito Santo, i sette sacramenti, le sette opere di misericordia.

Il giro delle sette chiese diventa per noi l’occasione di fare un viaggio nella vita di san Filippo Neri, soffermandoci in particolare su sette aspetti della sua personalità. Non in tutte le tappe esiste una relazione diretta tra la basilica di riferimento e la vita di san Filippo. Ma ogni tappa ci permetterà di scoprire qualcosa di nuovo sulla vita di un santo che ha caratterizzato la città di Roma nella sua epoca; un’epoca ricca di avvenimenti e contraddizioni.

Filippo Neri e la gerarchia ecclesiastica Basilica di san Pietro Filippo Neri e la gerarchia ecclesiastica

L’epoca in cui vive Filippo è ricca di avvenimenti relativi alla storia della Chiesa. Nel 1517 Martin Lutero affigge le famose 95 tesi sul portale della cattedrale di Wittemberg, e dà così inizio alla Riforma protestante. Questo movimento, all’inizio sottovalutato dalla chiesa di Roma, porterà in pochi anni ad un gravissimo scisma all’interno del cristianesimo europeo. Accanto alle discussioni in materia di fede, entrano prepotentemente anche questioni di natura politica e dinastica, che aggravano la già complessa situazione. Nel 1545 il papato, spinto dall’imperatore Carlo V, convoca il Concilio di Trento, che tra sessioni e pause si trascinerà per 18 anni e dal quale ha inizio la Riforma cattolica (o Controriforma).

Il clima in cui Filippo Neri si trova quindi a svolgere la sua opera non è dei migliori per la città di Roma e la gerarchia della Chiesa. All’interno di essa Filippo troverà persone disposte a sostenerlo e in grado di comprendere l’importanza della sua attività per la riforma della Chiesa… …e persone invece sospettose nei suoi confronti e determinate ad ostacolarlo.

Card. Guglielmo Sirleto Nato in Calabria nel 1514, dopo gli studi classici a Napoli si trasferì a Roma nel 1537 in cerca di fortuna. Qui incontra Filippo Neri, il quale vende i propri libri e gli offre il ricavato. Molto amico del futuro papa Marcello II, questi lo nomina custode della Biblioteca Apostolica Vaticana. Nel 1565 Pio IV lo crea cardinale. A lui si devono le riforme del messale, del breviario, del calendario dei santi e del catechismo, secondo i dettami del Concilio di Trento. Rimarrà per tutta la vita amico di Filippo Neri, che lo assisterà sul letto di morte nel 1585.

Card. Virgilio Rosario Nato a Spoleto nel 1499, creato cardinale da Paolo IV nel 1557, Vicario Generale di Roma negli anni 1558-1559. Fu un fiero oppositore di Filippo Neri e dell’Oratorio, tanto da proibirgli di confessare (sacramento tanto caro a san Filippo). Fino alla morte, avvenuta nel 1559, continuò a diffamare l’opera di san Filippo.

Card. Carlo Borromeo Nato in Piemonte nel 1538, nipote di Pio IV che lo crea cardinale nel 1560. Ricordato come uno dei massimi riformatori della chiesa del XVI secolo. Conosce Filippo durante il pontificato dello zio Pio IV. Tra i due si instaura un profondo rapporto di amicizia; il cardinale si recava spesso da Filippo per chiedere consiglio. Cercò in tutti i modi, ma senza fortuna, di condurre Filippo a Milano per fondarvi una comunità come quella costruita a Roma.

Card. Federico Borromeo Nato a Milano nel 1564, cugino del precedente, viene creato cardinale nel 1587 da papa Sisto V. Nominato arcivescovo di Milano da papa Clemente VIII su suggerimento di Filippo Neri nel 1595. Nel 1595 si recò a Roma per somministrare personalmente a Filippo, gravemente ammalato, l’eucarestia. Filippo, benchè moribondo, dimostrava ancora, a detta del Borromeo, una forza d’animo eccezionale.

Papa Giulio III Giovanni Maria Ciocchi del Monte, originario di Arezzo, fu eletto papa nel 1550. Come previsto dal Concilio di Trento, da lui riaperto, i preti avevano l’obbligo di indossare la cotta per ascoltare le confessioni. Filippo Neri chiese e ottenne dal papa una particolare dispensa, in quanto non avrebbe sopportato un ulteriore rivestimento sul petto (cfr. San Sebastiano).

Papa Pio IV Giovanni Angelo Medici divenne papa nel 1559 con il nome di Pio IV. Originario di Milano, fu il papa che portò a conclusione il Concilio di Trento (1563). Nel 1564 affidò a Filippo Neri la chiesa di San Giovanni Battista de’ Fiorentini. Filippo invece decise di affidarla ai giovani dell’Oratorio diventati preti, come Cesare Baronio e Alessandro Fedeli.

Papa Gregorio XIII Ugo Boncompagni divenne papa nel 1572 con il nome di Gregorio XIII. Originario di Bologna, è il papa che ha riformato il calendario (detto appunto gregoriano), che ancora oggi utilizziamo. Nel 1575 eresse la Congregazione dell’Oratorio, e concesse come sede la chiesa di S. Maria in Vallicella.

Papa Clemente VIII Ippolito Aldobrandini, originario di Fano, fu eletto papa nel 1592. Seguendo i consigli di Filippo Neri, decise di riconciliarsi con Enrico IV di Francia (1594-95); per ringraziare Filippo Neri gli offrì il cappello cardinalizio, che questi però rifiutò dicendo, rivolto al cielo: “Paradiso, paradiso”.

Filippo Neri, Buffone di Dio San Paolo fuori le mura Filippo Neri, Buffone di Dio

Filippo Neri è stato senza dubbio uno dei santi più bizzarri nella storia della Chiesa, al punto da essere soprannominato il Santo della Gioia o il Buffone di Dio. Colto, creativo, amava accompagnare i propri discorsi con un pizzico di buonumore. Si offriva a tutti con generosità e soprattutto con un buon sorriso, tanto da essere definito dai contemporanei come Pippo il Buono. L’intreccio di santità ed umorismo si risolveva in un eccezionale buon senso dal punto di vista pedagogico.

Durante gli anni di studio presso il convento di S Durante gli anni di studio presso il convento di S. Marco a Firenze, Filippo si appassionò ad un testo che avrebbe influenzato il suo apostolato: Le facezie del piovano Arlotto Arlotto Mainardi fu un prete realmente esistito nella prima metà del XIV secolo, le trovate del quale furono raccolte dopo la sua morte da un ignoto amico.

Numerosi sono gli episodi della vita di Filippo dai quali emerge questa sua disposizione all’allegria: Camminando per Campo de’ Fiori e nei vicoli di Trastevere incontrava giovani che lo deridevano. Egli coglieva l’occasione per unirsi alla comitiva e conquistarla con la sua simpatia. Cominciava con una barzelletta o un gioco e poi si improvvisava predicatore dicendo: “Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finchè volete, ma non fate peccato!”.

In tempi nei quali l’educazione era fondata su metodi autoritari e spesso maneschi, Filippo Neri si rivolgeva ai suoi allievi (che oggi definiremmo dei teppisti) con pazienza e benevolenza. Ancora oggi si ricordano le sue esortazioni in romanesco: “State bboni (se potete…)!” “Te possi morì ammazzato… ppè la fede!”

Confessava con la stessa discrezione e bonarietà sia ricchi che poveri, sia cardinali che artigiani, dando a volte penitenze alquanto bizzarre, sicuro che, dopo avere fatto una simile figuraccia, il penitente non avrebbe più provato a compiere quel peccato. Ad una donna, che aveva il vizio di sparlare degli altri, comandò di spennare per strada una gallina morta e poi di raccoglierne tutte le penne che il vento nel frattempo aveva fatto volare via. Alla richiesta del perché da parte della donna, Filippo rispose che questo era come il suo sparlare, le sue parole si spargevano ovunque e non si potevano raccogliere più.

Un giorno si accorse di avere davanti un penitente assai poco pentito Un giorno si accorse di avere davanti un penitente assai poco pentito. Gli lasciò elencare la sua lista di peccati, poi gli disse che doveva assentarsi un istante, pregandolo di restare lì inginocchiato. Dato che Filippo non si decideva a tornare, il poveretto si agitava. All’inizio si distrasse, poi si guardò intorno, poi finì per osservare a lungo l’unica cosa che gli stava davanti: il crocifisso. Quando Filippo tornò, lo trovò piangente al pensiero di quanto erano costati i suoi peccati al Figlio di Dio.

A volte riceveva personaggi illustri vestito in modo stravagante o con gli abiti rovesciati. A volte si vestiva sontuosamente e si pavoneggiava in modo ridicolo. A volte faceva di tutto per passare da sciocco: andarsene in giro con mezza barba tagliata, con in testa un gran cuscino azzurro, con ai piedi enormi scarpe bianche o sulla tonaca una maglia rossa fiammante. Sono episodi che ci sorprenderanno di meno se pensiamo alla pesante sontuosità dell’epoca. Filippo si umiliava e prendeva in giro i vizi del suo tempo.

Ogni stramberia era buona purchè non si parlasse della sua santità, ma anche per stroncare i difetti dei suoi discepoli. La volta che uno di loro si mostrò tutto fiero d’aver tenuto una omelia particolarmente ben riuscita, Filippo si complimentò con lui più di ogni altro, ma poi gli impose di ripeterla in altre sei occasioni diverse, fino a che tutti si convinsero che quel predicatore sapeva una sola predica.