Tucidide Sintesi.

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Transcript della presentazione:

Tucidide Sintesi

La nascita Nato ad Atene, dalla nobile famiglia dei Filaidi (suo padre era Oloro, del demo attico di Alimunte, imparentato con Cimone, figlio di Milziade) Dato sicuro: strategia nel 424/423. Terminus ante quem 455: non si accedeva alla strategia prima dei 30 anni.

La strategia Tucidide svolse un importante ruolo come stratega della flotta di Atene nella guerra contro Sparta sul mare Egeo settentrionale. Accusato di tradimento per aver fallito la spedizione di soccorso alla battaglia di Anfipoli, gli toccò (o scelse volontariamente) l'esilio (II proemio 5,26) in Tracia o nel Peloponneso per 20 anni (questione controversa).

Soluzione di Canfora Luciano Canfora, sulla base anche del fatto che un esilio di vent’anni per una sconfitta bellica sembra eccessivo, ha avanzato l'ipotesi che la notizia dell’esilio ventennale nel Peloponneso che compare in Storie, V, 26, 5 non sia da attribuire a Tucidide, ma piuttosto a Senofonte, che, dopo la morte dello storico, pubblicò, organizzandoli sommariamente, i suoi appunti sul V libro, aggiungendovi però anche notizie su se stesso: il ventennio di esilio nel Peloponneso non si riferirebbe dunque a Tucidide, ma a Senofonte, che effettivamente visse per circa vent’anni a Scillunte, in un possedimento terriero che gli era stato concesso in dono dal re di Sparta Agesilao, dopo la sua espulsione da Atene.

Tucide era ad Atene dal 413? Se si accetta l’informazione contenuta nelle Storie come riferita a Tucidide, lo storico avrebbe trascorso gli anni della maturità ed il periodo più fecondo della sua intensa attività storiografica lontano da Atene; se, invece, si accetta l’ipotesi di Canfora, egli sarebbe stato presente in città proprio durante il periodo politicamente più travagliato, cioè gli anni a partire dal 413 in poi, com’è confermato anche da altre testimonianze, come il fatto che Aristotele (fr. 137 Rose) attesta che Tucidide era presente ad Atene all’epoca del processo contro Antifonte 411 . Antifonte, considerato da Tucidide quale principale artefice del colpo di Stato oligarchico dei Quattrocento, messo in opera ad Atene nel 411 a.C., fu accusato di tradimento, per aver cercato ad ogni costo la pace con Sparta, fu nel 411, nonostante un'abile autodifesa condannato a morte.

Morte Incerti anche il luogo (esilio? Atene?) e la data della morte, ricostruibile come successiva al 404, fine della guerra, dato che in II, 65 esprime un giudizio complessivo sulla guerra ritenuta ormai conclusa.

Opera: titolo e contenuti Titolo seriore di Storie. L'opera distingue e tratta tre fasi del conflitto: lo scontro tra Atene e Sparta dal 431 a.C. al 421 a.C. (anno della pace stipulata dall'uomo politico e generale ateniese Nicia); la sventurata spedizione ateniese in Sicilia iniziata nel 415 a.C. e conclusa nel 413 a.C. con la distruzione della flotta nel porto di Siracusa da parte delle truppe del comandante spartano Gilippo; la prosecuzione del conflitto fino al 411 a.C.

Conclusione dell’opera Nelle intenzioni di Tucidide la narrazione sarebbe dovuta proseguire fino 404 a.C., cioè fino alla fine della guerra del Peloponneso. Nell'indagine condotta da Canfora si presume che la parte finale del resoconto di Tucidide, quello relativo agli anni 410 - 404, sia da identificare nel I e II libro delle Elleniche di Senofonte.

Gli otto libri – I libro Si apre con una sezione denominata "Archeologia" che sintetizza la storia della Grecia a partire dai primi abitanti fino all'età di Tucidide. Segue una premessa metodologica utile per comprendere l'opera, in quanto l'autore chiarisce il fine che si è proposto e il metodo di indagine utilizzato.  Si passa poi agli antefatti che portarono all'ostilità tra Atene e Sparta: Pentecontaetia = 480-431 tra la fine delle guerre persiane e l’inizio della guerra del Peloponneso. Cap. 23: introduzione al racconto della guerra con un paragone tra le guerre persiane e quella del Peloponneso.

Libri II – III – IV II Libro: descrive i primi tre anni di guerra (431-429 a.C.). Vi si narra di Pericle e, di notevole importanza è la sua orazione funebre (epitafio di Pericle), per commemorare i caduti del primo anno di guerra. Segue la descrizione della pestilenza. III Libro: periodo dal 428 al 426 a.C., durante il quale gli spartani invasero per la terza volta l'Attica e rasero al suolo Platea, dopo aver massacrato la popolazione locale. Si narra poi del caso di Corcira da cui scaturisce una riflessione sul sovvertimento di tutti i valori umani a causa della guerra.  IV Libro: triennio 425-423 a.C., l'Attica viene invasa nuovamente dagli spartani, la guerra in Sicilia viene momentaneamente conclusa con alcuni successi di Atene.

Libri V – VIII V Libro: fino al 416 a.C. La tregua tra Sparta e Atene (Pace di Nicia, 421) durò meno di sette anni, a causa di violazioni da parte di entrambe. Qui si colloca il cosiddetto Secondo Proemio (V, 26); nell’ultima parte di questo libro si trova il dialogo dei Melii e degli Ateniesi.   VI-VII dedicati alla narrazione dell'impresa in Sicilia con una breve introduzione sulla storia dell'isola. VIII Libro: avvenimenti compresi tra il 413-411 a.C. La narrazione si sofferma inoltre sul colpo di Stato dei Quattrocento che rovesciò la democrazia Ateniese e impose l'oligarchia.

Questione Tucididea  La questione tucididea, iniziata da Ullrich (1846) consiste nel dibattito critico teso a ricostruire le fasi di composizione e le relative modificazioni della struttura dell’opera.  Ullrich: Prima stesura - dopo il 421 – primo decennio di guerra (libri I-IV); Seconda stesura – dopo la caduta di Atene – (libri V-VIII) -aggiunta delle fasi successive del conflitto e rimaneggiamento della prima parte; capisaldi della teoria di Ullrich: il secondo proemio testimonierebbe la ripresa dopo una lunga interruzione, come se l’autore si accingesse ad una nuova opera , ma l’attribuzione di Canfora del II proemio a Senofonte elimina una delle basi della suddivisione di Ullrich.; Ullrich sostiene inoltre che questi libri apparirebbero anche incompleti e non rifiniti, per la mancanza di discorsi diretti e per alcune considerazioni stilistiche ma oggi questo si osserva che tali caratteristiche compaiono anche in varie sezioni della prima parte dell’opera.  Posizione unitaria Vari critici, tra cui Finley, sostengono invece che l’opera è unitaria, composta a partire dalla fine del conflitto.  La questione del I libro Altri critici, tra cui soprattutto Ziegler, considerano il I libro, per il suo carattere composito, soprattutto per la pentecontaetia e alcune digressioni, risalentead un più antico progetto di storia ellenica, poi abbandonato da Tucidide quando si rese conto dell’importanza della guerra del Peloponneso; i materiali del I libro sarebbero stati così riutilizzati come introduzione alla nuova opera.

Metodo e discorsi Critica e la dichiarazione di distanza rispetto ai poeti epici e ai logografi che avevano come fine principale il diletto e non la ricerca delle cause (eziologia) e della verità.  La scelta della materia: la guerra. Carattere politico-militare e monografico dell’opera tucididea. La guerra del Peloponneso come vicenda esemplare in cui si manifestano i meccanismi universali dell’agire umano sia sul piano politico ed economico che sul piano psicologico e sociale. I discorsi: in apparente contraddizione con l’oggettività della narrazione, sono liberamente ricostruiti, se non di sana pianta inventati, come sostiene Thomas Cole, alla stregua di un manuale di retorica.

Doppia natura dell’opera I discorsi sono rivelatori della natura retorico-letteraria (e non solo scientifico-storiografica) dell’opera tucididea. La natura scientifica dell’opera tucididea si basa sui punti di contatto con la scienza medica (Ippocrate e la sua scuola V secolo) e si manifesta con particolare evidenza nella descrizione della peste. Il si applica all’analisi delle vicende storiche: metodo della scienza medica: dall’osservazione dei fatti (sintomi) alla ricerca delle cause (eziologia) Tucidide aveva distinto due livelli di cause, ovvero l‘ aitìa, intesa come causa recente e occasionale di un evento, e la pròphasis, la causa reale e celata, che risale spesso assai indietro nel tempo. che porta alla ricostruzione delle situazioni (diagnosi) e alla previsione degli esiti futuri (prognosi) basata sull’analogia con situazioni passare, nella convinzione che l’agire umano si fondi su reazioni stabili e prevedibili.

Ciclo storico e la storia come “possesso per sempre” (historia magistra vitae) Concetto di ciclo storico una concezione circolare del tempo e della storia di chiara impronta naturalistica, basata sulla ciclicità naturale (es. ripetersi delle stagioni): essendo la natura umana immutabile, ogni evento è destinato a ripetersi nelle sue linee essenziali; perciò l’opera storiografica è «un insegnamento valido per sempre», in particolare per chi ha il compito di governare gli uomini. Rossi: “Come Omero era l’enciclopedia tribale dell’intera comunità, così Tucidide è l’enciclopedia politica della classe dirigente delle poleis greche.” Il modello storiografico delle Ellleniche Tucidide crea il modello delle Elleniche (Senofonte e autori successivi): genere di storiografia panellenica incentrata sugli avvenimenti politico-militari che coinvolgono le maggiori potenze.

La posizione politica Ammirazione per Pericle e per la democrazia ateniese, come si rivela nell’epitafio di Pericle, la cui parte centrale è costituita da una celebrazione dell’Atene ideale di Pericle: Democrazia, responsabilità collettiva, Libertà, pari opportunità, arte del vivere.  Ribaltamento dopo la morte di Pericle della sua linea di condotta della guerra: supremazia navale, ondotta prudente della guerra, rifiuto dell’espansionismo fine a se stesso, da cui derivano gli errori politici dei suoi successori, animati da ambizioni personali (Alcibiade).  Dialogo degli Ateniesi e dei Melii: contrapposizione di impostazione retorico-sofistica tra il giusto (invocato dai Melii) e l’utile (su cui si fondano gli Ateniesi).

Lingua e stile Opera non destinata alla recitazione orale, ma alla lettura; diversa da Erodoto per la complessità dei costrutti con frequenti ellissi. Austera armonia (Dionigi di Alicarnasso), austera nonostante il frequente uso di figure retoriche, mai però in funzione di puro ornamento.  Dialetto attico, nella sua forma più antica, con qualche ionismo per influenza di Erodoto. Lessico: frequenti sostantivi astratti (anche neologismi in –sis), infiniti, participi e aggettivi neutri sostantivati; Parole difficili, rare, arcaiche; Termini tecnici militari e marinareschi. Scarsità di termini poetici.  Sintassi: inconcinnitas (cioè asimmetria, concisione espressiva (Dionigi), variatio, con frequenza di frasi nominali, frasi parentetiche; iperbati, anacoluti, ellissi; Lo stile cambia a seconda dell’argomento trattato (principio del prepon = convenienza); generalmente oggettivo e distaccato, ma capace di forte coinvolgimento (pathos) in alcune sezioni, come quella dedicata alla spedizione in Sicilia.

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