Le scritture minoiche
Le scritture minoiche Lineare A Geroglifico cretese Lineare B Il disco di Festo Percorso immagini
Percorso immagini Una visione d’insieme
Lineare A
Lineare A (XIX - XIV sec. a.C.) La lineare A è una scrittura non decifrata, attestata a Creta, nelle isole del Mare Egeo e, sporadicamente, sul continente Greco e sulla costa occidentale dell’Asia Minore fra il XIX e il XIV sec. a.C. Durante il periodo dei “primi palazzi” cretesi (XIX-XVIII sec.) è attestata quasi esclusivamente a Festo. Durante il periodo dei “secondi palazzi” (XVII-XV sec.) è presente in tutta l’isola e in varie regioni del mondo egeo. Dopo la conquista micenea di Creta (ca. 1450 a.C.) cessa di essere utilizzata. L'ultima testimonianza risale a ca. il 1350 a.C. Tavoletta HT 13 (Creta, Haghia Triada, metà XV sec. a.C.)
Tavoletta HT 13 (Creta, Haghia Triada, metà XV sec. a.C.) Le iscrizioni in lineare A vanno in generale da sinistra a destra (sempre nei documenti d’archivio), ma casi di iscrizioni che procedono da destra a sinistra o bustrofedici non sono affatto isolati.
Origini della scrittura La lineare A non ha antecedenti al di fuori di Creta. È probabile, dunque, che sia una creazione locale, in parte ispirata ai principi generali di funzionamento dei sistemi grafici vicino-orientali. Tavoletta lineare A (Zakros, ca. 1450 a.C)
Tavoletta lineare A (Zakros, ca. 1450 a.C)
Tipologia delle iscrizioni – documenti d’archivio In totale, si possiedono poco più di 1500 iscrizioni in lineare A. Circa il 90% sono incise su documenti d’archivio in argilla (tavolette, barre a sezione triangolare, rondelle e cretule sigillate di vario tipo). I documenti d’archivio registrano transazioni di natura economica (entrate e uscite di derrate dai magazzini). Due Tavolette in Lineare A (ca. 1,450 BC) Museo Archeeologico Siteia Rondella KH Wc 2122 (Creta, Chania, XV sec. a.C.)
Due Tavolette in Lineare A (ca. 1,450 BC) Museo Archeeologico Siteia Come la lineare A non è stata decifrata, i testi non sono stati traslitterati ma trasnumerati, il che significa che ad ogni segno corrisponde un numero d’ordine convenzionale (vedi “Lista dei simboli”).
Rondella KH Wc 2122 (Creta, Chania, XV sec. a.C.) Le rondelle sono dischetti di argilla che presentano sul bordo una o più impronte di sigillo (6 nel caso della rondella nella foto). L'ipotesi più probabile è che le rondelle fossero delle "ricevute" rilasciate da coloro che prelevavano i beni dai magazzini dei palazzi. I responsabili dei prelievi erano identificati mediante le impronte dei loro sigilli. Nel caso della rondella raffigurata nella foto, in lineare A, un individuo aveva prelevato 6 tripodi.
Tipologia delle iscrizioni – Vasi Altre iscrizioni si trovano su vasi di pietra o d’argilla, su oggetti in pietra, metallo, terracotta ed avorio o su supporti architettonici. Le iscrizioni sui vasi di pietra (le cosiddette “tavole di libazione”) provengono per lo più da santuari ed erano quindi di ambito religioso. Le iscrizioni su vasi d’argilla destinati all’immagazzinamento delle derrate, infine, avevano probabilmente una funzione di tipo economico, così come risulta dal fatto che in esse sono occasionalmente attestati anche logogrammi e cifre. Bordo di pithos PE Zb 3 (Creta, Petras, XV sec. a.C.)
Bordo di pithos PE Zb 3 – lineare A (Creta, Petras, XV sec. a.C.)
Tipo di scrittura : logogrammi e sillabogrammi La lineare A, come le altre scritture cretesi dell’età del bronzo (“geroglifico” cretese e lineare B) è una scrittura logo-sillabica, cioè formata da logogrammi e da sillabogrammi. I primi sono dei segni che corrispondono a delle parole mentre i secondi sono dei segni che corrispondono a delle sillabe. Certi sillabogrammi ricorrono solo nei documenti d’archivio. Per convenzione, questi ultimi sono chiamati “segni di transazione”) perché si pensa che indichino la natura o le circostanze delle transazioni registrate. Allo stato attuale delle conoscenze, il sillabario della lineare A comprende 97 segni (di cui alcuni utilizzati anche come logogrammi). I logogrammi finora riconosciuti e numerarti sono una cinquantina circa e rappresentano degli uomini, degli animali, degli oggetti e delle derrate alimentari. A questi segni si devono aggiungere 4 simboli per le cifre (1, 10, 100 e 1000) e 17 per le frazioni (il cui valore è incerto).
Lineare A e Lineare B La lineare B, attestata a Creta e sul Continente greco fra il XIV e il XIII sec. a.C., ha più del 70% di sillabogrammi in comune con la lineare A. Non vi è alcun dubbio, dunque, che la lineare B sia nata dalla lineare A. La lineare A e la lineare B hanno più di 60 sillabogrammi omomorfi, perciò questi sono talvolta traslitterati con i valori fonetici della lineare B. Tali traslitterazioni, tuttavia, hanno un valore puramente convenzionale. Fanno eccezione i sillabogrammi che appartengono a gruppi di segni in comune tra lineare A e lineare B. In tal caso, è molto probabile che i sillabogrammi oltre che omomorfi fossero anche omofoni. Con questo metodo si possono “leggere” circa una decina di sillabogrammi della lineare A.
sillabogrammi omomorfi SILLABOGRAMMI OMOMORFI LINEARE A E LINEARE B
Geroglifico cretese
Geroglifico cretese (XVIII - XVII sec. a.C.) Il “geroglifico” cretese è una scrittura non decifrata, attestata a Creta e, sporadicamente, nelle isole del Mare Egeo (Citera e Samotracia) fra il XVIII e il XVII sec. a.C., il periodo dei cosiddetti “primi palazzi” cretesi. È possibile, tuttavia, che le sue prime attestazioni risalgano al periodo “prepalaziale”. Il “geroglifico” cretese e la lineare A sono dunque due scritture in parte contemporanee. Il fatto che solo il 20% circa dei sillabogrammi delle due scritture siano omomorfi tende a escludere un processo di filiazione. Non è chiaro perché per un certo periodo di tempo a Creta siano state utilizzate due scritture distinte per scopi simili. Medaglione di Cnosso, XVIII sec. a.C. (Museo Herakleion) Tavoletta da Festòs, XVIII sec. a.C.
Tavoletta da Festòs, Creta (facsimile), XVIII sec. a.C. Medaglione dallo 'Hieroglyphic Deposit' di Cnosso, XVIII sec. a.C. (Museo di Herakleion, Creta) Medaglione dallo 'Hieroglyphic Deposit' di Cnosso, XVIII sec. a.C. (Museo di Herakleion, Creta) Tavoletta da Festòs, Creta (facsimile), XVIII sec. a.C.
Dalla lineare A alla Lineare B
Dalla Lineare A alla Lineare B (XIV - XIII sec. a.C.) La lineare B, pur essendo attestata a Creta, oltre che sul continente greco, non può definirsi una scrittura minoica, essa infatti è espressione della civiltà micenea e fu utilizzata per notare una forma arcaica di greco. Essa ha tuttavia più del 70% dei sillabogrammi in comune con la lineare A. Non vi è dubbio, dunque, che sia nata da quest’ultima scrittura. Alcuni segni della lineare A furono soppressi, altri creati ex novo, quasi certamente a causa della parziale inadeguatezza della lineare A alla fonetica del greco. I segni della lineare B sono spesso più elaborati di quelli omomorfi della lineare A. La lineare B, inoltre, è una scrittura attestata unicamente in ambito palaziale per scopi di tipo contabile. In totale si possiedono circa 6000 iscrizioni in lineare B, il 98% delle quali incise su documenti d’archivio in argilla: tavolette, a forma di pagina o di foglia, etichette e cretule di vario tipo.
Tavoletta d’argilla da Pilo – Lineare B Tavoletta d’argilla da Pilo in cui sono menzionati dei tripodi con relativa trascrizione.
Tavoletta d’argilla da Pilo – Lineare B Tavoletta d’argilla da Pilo con informazioni sulla distribuzione di pelli di bovini, di maiali e di cervi a calzolai e artigiani creatori di selle. Contiene oltre 90 segni tra caratteri sillabici, ideogrammi e numeri.
Tavoletta d’argilla da Cnosso Tavoletta d’argilla in lineare B, datata 1450-1375 a.C., trovata a Crosso da Arthur Evans con registrazioni di derrate d’olio presumibilmente offerte a varie divinità.
Tavoletta dal Palazzo di Pilo, Messenia, fine XIII sec. a.C. Tavoletta in lineare B al Palazzo di Pilo, Messenia, fine XIII sec. a.C. (Museo Archeologico Nazionale di Atene). Il documento registra probabilmente il dispiegamento di contingenti militari a difesa delle coste del regno di Pilo in Messenia.
Sillabario miceneo
Disco di Festo
Il disco di Festo - II millennio a.C. (?) Il disco di Festo, un mistero di tremila anni fa: l’iscrizione, non ancora decifrata, pare realizzata con l’aiuto di caratteri mobili di stampa. (Alessandra Kolosimo) Il disco di Festo rappresenta un unicum assoluto nella storia dell’archeologia mondiale. La sua forma appunto unica, la sua presunta antichità, la qualità dei disegni che vi sono impressi, il fascino della cultura cretese e il mistero che lo pervade hanno spinto moltissimi studiosi e amanti del passato alla sua decifrazione, finora non ancora compiuta.
La scoperta La scoperta del disco di Festo, avvenuta nel 1908 durante lo scavo del Palazzo medesimo, è dovuta alle ricerche della Scuola Archeologica Italiana a Creta. La zona est del palazzo di Festo è edificata su una soprelevazione rocciosa ed è separata nettamente dal palazzo. Vi furono trovate alcune lastre di argilla semicotta, a breve distanza l’una dall’altra, in guisa di pareti divisorie di 5 piccolissimi vani di forma rettangolare in cui non vi era nulla e la cui finalità rimaneva inspiegabile. In vani simili di piccole dimensioni, in altre zone di Creta, erano in genere conservati importanti oggetti di culto e beni preziosi. La sera del 3 luglio 1908, in uno di questi vani, in mezzo a terra scura, mista a cenere e frammenti ceramici, fu riportato alla luce il disco di Festo.
La cronologia Il disco poggiava su suolo ed era in posizione obliqua, e mostrava la faccia A. Lo strato di terra nella quale si trovava il disco conteneva, sia a livello del disco che sotto, resti ceramici (tra cui ceramica di Kamares). Tuttavia il Pernier notò la presenza di un’ansa di hydria di terracotta di periodo ellenistico. Tale contesto fa pensare che la zona fu perturbata nel corso della storia e che quindi sia impossibile collocare il disco in un contesto storico preciso. Comunque, il luogo di ritrovamento (la fossetta 8), la tavoletta in lineare A e la maggioranza dei reperti ceramici, indurrebbero a datarlo alla fine del Medio Minoico III secondo la cronologia di Evans.
Descrizione del disco di Festo Il disco di Festo è un disco di argilla cotta, non perfettamente rotondo e il cui diametro varia dai 158 ai 165 mm. Lo spessore è anch’esso irregolare e va dai 15 ai 21 mm. Il disco ha due facce, entrambe decorate, non del tutto piane, ma che presentano un ingrossamenti e rigonfiamenti. Ciò significa che il disco non deriva da una matrice ed è stato plasmato a mano. L’artigiano che lo creò lo ottenne comprimendo una palla di argilla ancora fresca su una superficie piana. Abbiamo quindi di fronte un pezzo unico e non una copia di qualche altro manufatto.
Disco di Festo - Faccia A Immagini disco
Immagini disco faccia b
Materiale e lavorazione del disco Il disco è modellato con un’ottima argilla, depuratissima, di grana estremamente fine come quella delle tazze minoiche. La cottura è intenzionale e conferisce alla creta levigatezza e un bel colore giallognolo. Le facce del disco sono coperte di linee graffite e di caratteri pittografici. Le linee furono tracciate a mano libera con uno stilo duro e sottile, simile a quelli utilizzati dagli scribi per la redazione delle tavolette in geroglifico cretese, lineare A e lineare B. I caratteri sono impressi nella fascia delimitata dalle linee che si avvolge a spirale e fu incisa dall’esterno del disco verso l’interno. I caratteri sono stati impressi con una serie di 45 punzoni: è il primo caso nella storia di un’iscrizione realizzata con l’aiuto di caratteri mobili.
Riproduzione foto
Ipotesi sui punzoni I punzoni, fissati all’estremità di una stecca d’osso o di legno, dovevano essere di materiale duro e probabilmente furono riutilizzati per altre iscrizioni che non sono ancora a noi pervenute. Secondo gli studiosi, come Evans, Ventris e altri, i punzoni dovevano essere di materiale duro, come legno, avorio, pietra, metallo. Lo studioso Louis Godart è invece giunto alla conclusione che non poteva trattarsi che di oro. Infatti, le figure impresse hanno contorni netti e nitidissimi, per cui il materiale dei punzoni doveva essere particolarmente resistente. L’ avorio, il legno, il bronzo e l’argilla devono essere esclusi per la loro natura: lo sprofondare ripetutamente nell’argilla avrebbe subito smussato i punzoni rendendoli inservibili. L’oro, inoltre, spiegherebbe anche la scomparsa dei punzoni, rubati nel corso di un saccheggio o fusi in un secondo tempo dagli artigiani stessi che produssero il disco.
Riproduzione disegno A Faccia A Riproduzione disegno A
Riproduzione disegno B Faccia B Riproduzione disegno B
La presunta iscrizione e la sua ipotetica lettura Sul disco sono impressi 241 caratteri corrispondenti a 45 segni diversi. La ripetizione di determinate sequenze e il parallelismo con le altre scritture cretesi e con il geroglifico egiziano hanno indotto gli studiosi a pensare che i segni corrispondano ad un’iscrizione e non ad una mera decorazione. Riguardo il senso di lettura del disco si è molto discusso; prevale l’ipotesi che il disco debba esser letto dall’interno verso l’esterno e da sinistra verso destra, seguendo il senso nel quale sono rivolte le figure umane: l’uomo che cammina, la donna, la testa umana, ecc. Il fatto che si tratti di soli 45 segni induce a ipotizzare che la scrittura fosse di tipo sillabico. Statisticamente, infatti, 45 segni sono troppi per un alfabeto e troppo pochi per un sistema ideografico. La scrittura del disco di Festo sembrerebbe dunque essere un sillabario, come il “geroglifico” cretese, la lineare A e la lineare B.
Elenco simboli del disco di Festo
Ricostruzione faccia A Ricostruzione del testo con simboli numerati – Faccia A
Ricostruzione faccia B Ricostruzione del testo con simboli numerati – Faccia B