L’epica nell’età ellenistica Callimaco e Apollonio Rodio

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L’epica nell’età ellenistica Callimaco e Apollonio Rodio L’ epica postomerica L’epica nell’età ellenistica Callimaco e Apollonio Rodio

Nascita dell’epica storica Crisi dell’imitazione del modello omerico nei secc. VI-V sec. a.C. nascita della filosofia e della storiografia  distinzione tra λόγος = verità storica (controllo delle fonti e ricerca delle cause), e μύθος = racconto leggendario e favoloso. Nascita dell'epica storica: mitologia e intervento divino hanno ancora spazio, ma la vicenda principale è tratta dalla storia umana. Il primo caso fu: Περσηίς o Περσικά di Cherilo di Samo poema di cui ci è pervenuto circa un centinaio di esametri; poema che cantava un episodio glorioso di storia recente: la lotta vittoriosa delle città greche contro i Persiani guidati da Serse. Continuatore invece dell'epica mitico-ciclica fu: Antimaco di Colofone, contemporaneo di Cherilo, con la Tebaide.

L’epica nell’età ellenistica L'epica storica si diffonde e si suddivide in due filoni: epos storico-encomiastico, nell'ambito soprattutto delle monarchie ellenistiche come Cherilo di Iaso, cantore ufficiale alla corte di Alessandro, del quale celebrò le gesta; epos storico-geografico, cronache locali delle varie regioni storie di fondazione (κτίσεις) delle singole città, come il poema Μεσσιανιακά (I fatti della Messenia) di Riano di Creta, (III a.C.)

Callimaco (310-240 a.C.) Uno dei più grandi eruditi della sua epoca. Ebbe da Tolomeo II, re dell’Egitto, l’incarico di catalogare i testi della Biblioteca di Alessandria, fondata dallo stesso re. Da ciò nacquero i Pinakes (Tavole): bibliografia a carattere enciclopedico di tutti gli scrittori in lingua greca, suddivisa a seconda del genere; nomi degli autori catalogati in ordine alfabetico e accompagnati da una sintetica biografia, con i titoli delle opere e l'incipit di ciascun testo. Da poeta di corte compose anche carmi encomiastici per la coppia reale, tra cui La chioma di Berenice, elegia che narra dell'assunzione in cielo, sotto forma di costellazione, del ricciolo sacrificato dalla regina in voto per il ritorno del marito da una campagna militare in Siria. Secondo la tradizione avrebbe scritto 800 libri, tra cui opere di erudizione di storia, geografia, etnografia, παραδοξογραφία = "testi sulle cose meravigliose". Sono pervenuti per intero solo 6 Inni e 63 Epigrammi. Egli stesso curò l’edizione delle sue opere, di cui conosciamo il probabile ordine attraverso un papiro che ne riporta le διήγεσεις (epitomi): Àitia, in distici elegiaci, Giambi, carmi lirici e l’Ecale. Contrario al poema ciclico (o meglio, agli squallidi imitatori di Omero a lui contemporanei), utilizza miti nuovi e temi semplici in componimenti non lunghi, ma artisticamente elaborati.

La polemica di Callimaco e l'epillio I continuatori dell'epos mitologico di tipo omerico/ciclico costituiscono il bersaglio polemico di Callimaco, maestro del nuovo gusto alessandrino, che sostituisce all'ampio poema epico l'epillio breve e raffinato. «Epillio» (da epos con il suffisso diminutivo –yllion ) = «piccolo epos», «poemetto» mitologico-narrativo in esametri di limitata estensione, ricco di dottrina, di ricercate allusioni letterarie e di particolari eruditi, molto elaborato dal punto di vista formale. Callimaco, poeta dotto, non si rivolge più a una collettività ma a un pubblico di intenditori, fa ricorso al mito, ma in senso letterario ed erudito: ricerca le versioni più rare dei miti tradizionali, gli episodi inediti o meno sfruttati, come nel caso dell’Ecale. Il mito è anche indagato al fine di una ricostruzione eziologica delle remote origini e cause di nomi, usi, riti e culti, meglio se rari e curiosi; Áitia, cioè «cause», è appunto il titolo di una celebre opera di Callimaco.

Gli Áitia

Ècale Epillio di c.a un migliaio di versi, di cui restano c.a 300, in citazioni e papiri. Trama Il giovane Teseo si reca a Maratona per uccidere il mostruoso toro cretese ivi portato da Eracle. Sorpreso da un temporale, trova ospitalità per la notte presso la vecchia Ecale che gli offre un pasto frugale. L'indomani, compiuta l'impresa, torna da Ecale per ringraziarla, ma, appresa la sua morte, fonda un tempio per Zeus in suo onore.

Le Argonautiche di Apollonio Rodio (295-215 a.C.) Allievo e poi avversario di Callimaco, a lui successe come bibliotecario di Alessandria, concepisce invece l'ambizioso disegno di ricreare il grande, tradizionale poema epico nella sua opera maggiore, le Argonautiche. L'opera è suddivisa in quattro libri, per un totale di 5836 esametri. L'antefatto remoto, che Apollonio non espone, è il mito dei fratelli Elle e Frisso, figli di Atamante, che, per sfuggire ai maltrattamenti della matrigna, fuggono sul dorso di un montone dal vello d'oro che li conduce in volo attraverso il mare; durante la traversata Elle cade e muore in quello stretto che porta il suo nome (Ellesponto). Giunto in Colchide, Frisso decise di immolare l'animale e di affidarne la pelle ad un drago. A questo punto inizia la storia di Apollonio: Giasone, pretendente al trono di Iolco e destinato ad ucciderne l'usurpatore, lo zio Pelia, viene mandato dallo stesso (con il reale obiettivo di sbarazzarsene) in Colchide per recuperare il vello d'oro; accettato l'incarico Giasone, dopo aver raccolto una folta schiera di eroi, salpa dalla Grecia a bordo della nave Argo (da ciò "Argonautiche").

Il III libro e Medea In Colchide, dopo una lunga serie di vicissitudini, Giasone verrà aiutato nello scopo da Medea, figlia del re Eeta, la quale in cambio dell'aiuto si farà sposare dall'eroe greco. l III libro è occupato quasi interamente dalla vicenda amorosa che vede come protagonista una donna, Medea. La passione amorosa che Eros le ha instillato nel cuore, la porta ad aiutare Giasone in maniera del tutto disinteressata, spinta dal suo incondizionato amore. Il personaggio di Medea ha un vero e proprio cammino di crescita personale, che la porta a passare da fanciulla ancora ignara della vita a donna, per poi diventare la vendicativa Medea di cui narra Euripide nell’omonima tragedia.

Tradizione e innovazione in Apollonio Rodio La volontà di seguire il modello omerico si rivela nella struttura generale dell'opera, in situazioni ed espedienti narrativi e nella scelta dell'argomento: l'impresa degli Argonauti, antichissimo tema mitico ed eroico che poteva degnamente competere con la saga troiana. Il poema accoglie tuttavia influssi posteriori, più moderni, e risente per molti aspetti delle tendenze contemporanee e del gusto alessandrino: frequenti interventi del narratore, in contrapposizione all'oggettività epica, si avverte un'esigenza di brevità: si concentra un'immensa quantità di materiale narrativo in soli quattro libri. Il tema omerico del viaggio è occasione per digressioni, descrizioni, inserzioni erudite ed eziologiche, episodi sorprendenti e meravigliosi; ampio spazio è poi dato all'analisi psicologica, soprattutto della passione amorosa, secondo l'esempio di Euripide. Malgrado i tradizionali interventi divini, i personaggi sono individui dotati di passioni e motivazioni autonome, esclusivamente umane.

L’eredità di Apollonio Rodio Apollonio Rodio ha l'ambizione di rivisitare e comprendere in una nuova sintesi tutti i nuclei della letteratura passata e presente: da Omero e dai poeti ciclici ai tragici, da Aristotele ai prosatori geografici, fino alla letteratura dell'ellenismo. Utilizza l'armamentario epico di ascendenza omerica arricchendolo di nuovi e più moderni apporti; compie insomma un'operazione di sistemazione e di trasmissione di importanza straordinaria. Questa eredità infatti passerà intera a Virgilio e poi alla letteratura europea.