La rivoluzione industriale 1731 John Kay inventa la “navetta volante” per la tessitura 1769 James Watt brevetta la macchina a vapore 1779 Samuel Crompton inventa il filatoio meccanic o 1784 Henry Cort inventa una nuova tecnica per produrre ghisa 1785 Edmund Cartwright inventa il telaio meccanico 1800 L’Europa conta 195 milioni di abitanti 1833 I primi sindaca ti operai 1840 La rete ferroviaria europea si estende per 2700 km, mentre nel 1870 supererà i Km 1848 Pubblicazi one del Manifesto del partito comunista
Inizia nell’Inghilterra della seconda metà del Settecento la Prima rivoluzione industriale, la più importante innovazione economica degli ultimi secoli. Le attività produttive, prima disperse in botteghe artigianali, officine, case private, si concentrano nelle fabbriche. Qui macchine complesse e numerosi lavoratori garantiscono una crescita della produzione. In Inghilterra nasce l’industria moderna
Nella seconda metà del Settecento in Inghilterra vi erano le condizioni necessarie per mettere in moto l’industrializzazione. In Inghilterra nasce l’industria moderna Le colonie fornivano le materie prime come il cotone. Le miniere inglesi erano ricche di ferro necessario per produrre le nuove macchine agricole e industriali. Il Paese era ricco di corsi d’acqua e canali artificiali, oltre che di giacimenti di carbone: l’acqua e il carbone fornivano l’energia necessaria per azionare le macchine. I commerci e il mercato interno e coloniale erano fiorenti. La riforma politica ed economica del Seicento aveva favorito la libera circolazione delle merci, negata nel resto d’Europa da vincoli feudali e da innumerevoli dazi. Durante il Settecento venne impiantata un’efficiente rete di trasporti, fatta di strade e canali navigabili. La diffusione, fin dal Cinquecento, delle recinzioni dei campi favorì la specializzazione dell’agricoltura e dell’allevamento e l’accumulo di un surplus di capitali da reinvestire, che determinarono tra l’altro la possibilità di puntare sulla ricerca, in modo che l’Inghilterra fin dal Settecento assunse un primato indiscusso nelle scoperte tecnico-scientifiche.
La maggiore richiesta di prodotti, soprattutto tessili, portò all’invenzione di nuovi macchinari – quali filatoi e telai meccanici – per velocizzare la produzione. La loro diffusione potenziò anche i settori estrattivo e siderurgico. Per le loro grandi dimensioni, i macchinari dovevano essere collocati in appositi ambienti: nacquero perciò le fabbriche, che di solito sorgevano vicino ai fiumi per potere sfruttare la forza motrice dell’acqua. Meccanizzazione e nascita delle fabbriche
La macchina a vapore di Watt venne dapprima impiegata per azionare le pompe che servivano per prosciugare i pozzi delle miniere di carbone. Nel 1769, lo scozzese James Watt mise a punto una macchina a vapore che cambiò il modo di produrre. Quindi venne impiegata nell’industria tessile, dove forniva una forza motrice molto più potente e più costante di quella umana o idraulica. A partire dal 1770 in Inghilterra si ebbero due fasi di industrializzazione – 1830 espansione della produzione tessile. 2.Dal 1830 avvento della siderurgia e delle ferrovie. Meccanizzazione e nascita delle fabbriche
La rivoluzione industriale fu un evento epocale: per la prima volta non l’agricoltura ma l’industria divenne l’attività economica principale. Le innovazioni tecnologiche e la diffusione delle fabbriche ebbero conseguenze sia positive che negative. Le conseguenze della rivoluzione industriale
La popolazione si concentra nelle città che diventano il fulcro della vita economica del Paese. Questo comporta però numerosi problemi, soprattutto igienici, legati alle carenze di pulizia, acquedotti, fognature, ospedali e sociali, con l’impiego sempre più massiccio di donne e minori, grazie al loro basso costo come manodopera. A farne le spese furono i più poveri, tra cui gli operai, che vivevano in quartieri sovrappopolati e in caseggiati malsani. Le conseguenze della rivoluzione industriale Altra conseguenza estremamente negativa dell’industrializzazione fu la progressiva alienazione degli operai che non partecipavano più alla realizzazione unica del manufatto, ma erano parte del processo produttivo.
La diffusione delle macchine nelle fabbriche semplificò il lavoro; ma al tempo stesso fece sì che si richiedessero minori abilità professionali e artigianali. Gli operai dovevano eseguire pochi compiti ripetitivi e non era più richiesta manodopera specializzata. In alcuni casi la reazione operaia all’introduzione delle macchine e all’assenza di specializzazione sfociò in atti vandalici e di distruzione delle macchine, come nel caso del luddismo, da Ned Ludd, che vide la protesta di operai specializzati danneggiati dall’avvento delle stesse. Le conseguenze della rivoluzione industriale Per questo si diffuse il lavoro delle donne e dei bambini, richiesti soprattutto dall’industria tessile. Spesso i bambini lavoravano in condizioni durissime, senza alcuna protezione.
La classe operaia reagisce allo sfruttamento con iniziative di protesta e organizzandosi. Nell’Ottocento nascono le cooperative e le società di mutuo soccorso, con l’obiettivo di sostenere i lavoratori in difficoltà. Negli anni trenta dell’Ottocento, in Inghilterra nascono i primi sindacati, che si propongono di ottenere migliori condizioni di vita per gli operai e il riconoscimento dei diritti dei lavoratori. La nascita del movimento operaio
1833: primo congresso dei sindacati inglesi, le Trade Unions. Le prime conquiste dei sindacati: Le prime rivolte operaie inglesi vennero stroncate dall’esercito. La nascita del movimento operaio il diritto di associazione e di sciopero (illegali per la legge inglese sin dal 1799); la riduzione della giornata lavorativa a dodici e poi a dieci ore; la limitazione dello sfruttamento di donne e fanciulli.
Dopo l’Inghilterra, le prime regioni europee che si industrializzarono nel corso dell’Ottocento furono il Belgio, la Francia e la Prussia. Queste regioni avevano condizioni simili a quelle che avevano favorito la Prima rivoluzione industriale inglese: disponibilità di materie prime (carbone e ferro); vie di comunicazione efficienti; una forte borghesia. L’industria si diffonde in Europa
Olanda e Belgio: miniere di ferro e carbone; forte borghesia commerciale. Francia: prime industrie accanto alle manifatture artigiane; economia in prevalenza agricola. Prussia: industria avanzata. Russia: poche industrie; economia in prevalenza agricola. Austria, Spagna, Italia arretrate. Dopo il , si sviluppano Catalogna, Lombardo-Veneto e Toscana. L’industria si diffonde in Europa
La ferrovia ha un ruolo decisivo nello sviluppo industriale europeo. Tra il 1840 e il 1870 la rete ferroviaria passa da 2700 a più di km. Grazie alle ferrovie si sviluppano l’industria estrattiva, siderurgica e meccanica. Il treno riduce tempi e costi di trasporto delle persone e delle merci, in particolare di quelle pesanti, come il carbone e il ferro. L’industria si diffonde in Europa
Lo sviluppo industriale determina profondi cambiamenti sociali: le città europee si sviluppano enormemente; la borghesia industriale, proprietaria dei mezzi di produzione, si afferma come classe dominante; il proletariato industriale è sfruttato e privo di diritti. La società europea nella prima metà dell’Ottocento
All’inizio del XIX secolo si verifica una forte crescita demografica dovuta alla maggiore disponibilità di risorse e al miglioramento delle condizioni sanitarie. Aumento della popolazione e industrializzazione determinano lo sviluppo delle città, che attirano grandi masse dalle campagne in cerca di lavoro. Vicino alle fabbriche sorgono i quartieri operai, dove le condizioni igieniche e sociali sono miserevoli. La società europea nella prima metà dell’Ottocento
Protagonista del processo di industrializzazione è la borghesia imprenditoriale, che investe i propri capitali per ottenere un profitto. Grazie ai profitti l’imprenditore può accrescere la sua impresa. Il sistema economico basato sull’investimento di capitali in un’impresa è chiamato capitalismo. I valori della borghesia: sviluppo del talento personale, spirito di iniziativa e volontà di successo. La società europea nella prima metà dell’Ottocento La borghesia capitalistica
Al proletariato appartengono i braccianti agricoli e gli operai dell’industria. Il proletario dipende da un padrone che gli paga un salario. Pur con molte differenze di condizioni di lavoro e di trattamento, la classe operaia vive una comune condizione di miseria e di sfruttamento: i salari sono bassissimi; La società europea nella prima metà dell’Ottocento Il proletariato si lavora sei giorni alla settimana fino a quindici ore al giorno; gli ambienti di lavoro sono malsani e pericolosi; la disciplina di fabbrica è pesante da sopportare.
I movimenti dei lavoratori danno vita a organizzazioni politiche che si ispirano al socialismo. La più elaborata teoria socialista del XIX secolo è quella marxista. Secondo il socialismo, i diritti civili e politici devono essere estesi anche ai lavoratori. I socialisti propugnano anche l’uguaglianza sociale ed economica. Le idee del socialismo
Nel Manifesto del partito comunista (1848) i tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels teorizzano: Per questo il socialismo elaborato da Marx ed Engels, verrà chiamato in seguito comunismo. Le idee del socialismo la conquista del potere da parte della classe operaia; una società senza classi; l’abolizione della proprietà privata e la gestione in comune dei mezzi di produzione.
Un’altra dottrina politica rivoluzionaria viene elaborata dal russo Michail Bakunin: l’anarchismo. L’anarchismo rivendica l’assoluta libertà dell’individuo, l’abolizione della proprietà privata e l’eliminazione di qualsiasi forma di autorità perché origine di oppressione e ingiustizia sociale. Per Bakunin sarà libera solo quella società che avrà eliminato lo Stato. Le idee del socialismo