La rivoluzione francese

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Transcript della presentazione:

La rivoluzione francese 1789-1799: i dieci anni che cambiarono il mondo

1) LE PREMESSE 1774-1788

«Revisionismi» storiografici INTERPRETAZIONE CLASSICA (“VULGATA”) Rivoluzione borghese Sviluppo delle forze produttive Società feudale Monarchia decadente Origine della democrazia moderna Libertà/uguaglianza INTERPRETAZIONE REVISIONISTA Inesistenza di una vera borghesia Rivoluzione liberale, interrotta Nobiltà dinamica Origine del totalitarismo Terrore giacobino Dispotismo napoleonico

Problemi aperti Esisteva una vera borghesia francese nel 1789? I protagonisti della rivoluzione sono dei borghesi? La rivoluzione è un prodotto della cultura illuminista? La rivoluzione nasce come movimento popolare antinobiliare? I principali esponenti della rivoluzione sono dal primo momento dei repubblicani?

La rivoluzione: rifiuto o scoperta della politica? «Paradossalmente, pur moltiplicando le forme e i significati della politica, i francesi più rivoluzionari agivano partendo da una profonda sfiducia verso tutto ciò che si presentava come esplicitamente politico. I capi politici non si definirono mai uomini politici, ma «cittadini al servizio del bene pubblico» (la chose publique), non di un angusto «spirito di parte» (esprit de parti). Così erano soliti identificare la politica e il fare politica con la ristrettezza di vedute, la meschinità, il frazionismo, la faziosità, l’opportunismo, il protagonismo e l’egoismo». (Lynn Hunt, La rivoluzione francese, 1984 [ed. it. 1989])

La borghesia francese: una realtà o un mito storiografico?

Crescita demografica e urbanizzazione 1680-1750: forte espansione demografica Londra: nel 1700 ha 570.000 abitanti; nel 1750 ne ha 675.000 Parigi: nel 1700 ha 510.000 abitanti; nel 1750 ne ha a 576.000 Vienna: nel 1700 ha 114.000 abitanti; nel 1750 ne ha a 175.000 Berlino: nel 1700 ha 55.000 abitanti, nel 1750 ne ha 90.000

Crescita demografica e urbanizzazione 1750-1800 espansione demografica differenziata Alcune grandi capitali rallentano il proprio ritmo di espansione: Parigi rimane stazionaria tra 500 e 600.000 abitanti Vienna raggiunge i 230.000 abitanti Berlino raggiunge i 150.000 abitanti Madrid passa da 110.000 a 160.000 abitanti

Disoccupazione intellettuale Molti giovani provinciali istruiti cercano collocazione nell’élites locali dei capoluoghi di provincia, ma non la trovano (ecclesiastici, precettori, maestri di scuola, professori di liceo, avvocati, giornalisti, amministratori comunali). Molti di loro si spostano allora a Parigi in cerca di miglior fortuna. Mantenendo un legame con i paesi d’origine, ma vivendo stabilmente nella capitale senza una collocazione stabile. In attesa della «fortuna» svolgono attività diverse in ambito culturale dando vita al quel nuovo «proletariato intellettuale» che lo storico americano Robert Darnton ha individuato come uno dei soggetti della rivoluzione.

Parigi città attrattiva Forte urbanizzazione e spostamento di élites intellettuali (senza collocazione) dalla provincia alla capitale Disoccupazione intellettuale Espansione della stampa e dell’editoria I giovani provinciali istruiti svolgono nuovi mestieri (precari): Segretari Precettori Giornalisti Traduttori Correttori di bozze Censori Spie della polizia

Nuovi luoghi di sociabilità Con la metà del XVIII secolo si affermano ovunque in Europa nuove forme di sociabilità intellettuale e politica, soprattutto urbana, che trovano i loro luoghi: Confraternite di laici Logge massoniche Accademie Librerie Salotti Caffè Clubs

Roger Chartier e Le origini culturali della Rivoluzione francese (1991) Per R. Chartier la rivoluzione si spiega anche con alcuni decisivi mutamenti «culturali» che avvengono nel corso del Settecento: Stampa: periodici e pamphlets, libri proibiti, satira e pornografie, stampe satiriche Sfera pubblica: si afferma un’«opinione pubblica» (tribunale dell’opinione) diversa da «popolo» Scristianizzazione e laicizzazione: un mutamento di sensibilità Desacralizzazione della monarchia ed erosione dell’autorità Nuova cultura politica: si allarga l’ «orizzonte del possibile» (riforme europee, rivoluzione americana…)

1750-70: In Francia si afferma la philosophie, ma mancano le riforme Negli anni ’50: emergono le nuove idee In Francia si affermano i philosophes: Diderot, d’Alembert, Voltaire, poi Rousseau Protagonisti del grande progetto dell’Encyclopèdie (1751-1772)

La generazione dei philosophes: Diderot (1713-1784) e d’Alembert (1717-1783)

L’impresa dell’Encyclopédie 1751-1772 Dal progetto iniziale di tradurre e adattare al pubblico francese l’Enciclopedia portatile dell’editore inglese Chambers all’impresa collettiva dell’Encyclopédie: bilancio dei saperi del XVIII secolo.

L’arte della tipografia nelle tavole dell’Encylopédie

L’arte dell’equitazione nelle tavole dell’Encyclopédie

1770-89: Radicalizzazione e crisi del riformismo Francia: Maupeau (1770-74) ministro della giustizia; Turgot ministro delle finanze (1774-76), il fallimento dei riformatori al governo Svezia: regno di Gustavo III (1771-1792) Russia: collasso del progetto riformatore di Caterina II (1776-96) Austria: Giuseppe II imperatore (1780-90), poi Leopoldo II imperatore (1790-92) già Pietro Leopoldo di Toscana

Il tentativo di riforma giudiziaria di René Nicolas de Maupeou (1770-1774) Nel 1770 Luigi XV licenzia il ministro Étienne-François de Choiseul chiamando al suo posto René-Nicolas Maupeou, cui affida la carica di Gran Cancelliere. In qualità di cancelliere, Maupeou si occupa della riforma della giustizia, affrontando l'ostilità dei Parlamenti. Nel 1771 Maupeou fa emanare dal re un decreto che riduce considerevolmente i poteri dei parlamentari. Centotrenta magistrati che rifiutano di approvare il decreto, vengono mandati in esilio. Il Cancelliere impone inoltre una riforma del sistema giudiziario che limita l'azione dei giudici entro il proprio ambito territoriale. Morto Luigi XV nel 1774, Maupeau viene licenziato dal nuovo sovrano, Luigi XVI.

Robert-Jacques Turgot (1727-1781) Economista di scuola fisiocratica e autore delle principali voci economiche dell’Encyclopédie, Turgot è chiamato al governo come Contrôleur général des finances il 20 luglio 1774, all’inizio del regno Luigi XVI, suscitando molte speranze, presto deluse.

Il fallimento di Turgot (1774-1776) Dal 20 luglio 1774 al 12 maggio 1776 tenta di risanare l'economia dello stato puntando più sullo sviluppo dell'economia che sull'inasprimento fiscale, prevedendo: la riduzione delle spese di corte; la libera circolazione dei grani per rilanciare l'agricoltura; l'adozione di un'imposta fondiaria a carico di tutti i proprietari in sostituzione delle corvée; l'abolizione delle corporazioni.

Da Turgot a Necker (1776) 1776 - Licenziato Turgot dopo meno di due anni, Luigi XVI chiama al governo, come Consigliere delle Finanze e Direttore generale del Tesoro Reale, il banchiere ed economista ginevrino Jacques Necker (1732-1804) già titolare della Compagnia Thellusson, Vernet & Necker, impegnata nei prestiti alle principali monarchie europee, e autore del Saggio sulla legislazione e il commercio dei grani (1775) per la libertà del commercio dei cereali, raccomandata anche da Morellet e Turgot.

I tre governi Necker e le riforme impossibili (1776-1791) 1778 - Necker sopprime i sei uffici di amministratore delle finanze, gli amministratori del commercio, i 48 ricevitori generali delle finanze e 27 tesorieri generali e controllori generali della Guerra e della Marina. Al posto di questi ufficiali inamovibili e remunerati sono installati degli impiegati stipendiati e revocabili su commissione. 1781 – Necker presenta il Compte rendu au Roi 1783 - licenziamento di Necker 1788 – Necker è richiamato al governo e propone la convocazione degli Stati Generali per realizzare una riforma fiscale 1789 – l'11 luglio Luigi XVI licenzia Necker a causa della sua "estrema condiscendenza" nei confronti degli Stati generali. Tre giorni dopo Parigi insorge. - Nel mese di agosto Necker viene richiamato e nominato primo ministro. Tenta invano di opporsi alla confisca dei beni del clero e al crescente deficit. Criticato nell’Assemblea Nazionale si dimette definitivamente nel settembre 1790.

Il bilancio della monarchia francese a fine Settecento (in migliaia di livres) Anni Entrate Uscite Deficit 1785 267 354 86 1786 263 91 1787 238 363 125

La crisi finanziaria francese sotto il regno di Luigi XVI 1774: Luigi XVI chiama alle Finanze A. R. J. Turgot: tentativo fallito di riforma radicale 1776: il banchiere ginevrino J. Necker è nominato ministro delle Finanze: pubblicazione del Compte rendu au Roi (1781) 1783: Ch.-A. de Calonne alle Finanze (guerra americana) – fallita riforma della tassazione 1787: Loménie de Brienne alle Finanze (crisi agricola) 1788: Necker richiamato alle Finanze : convocazione degli Stati Generali per realizzare una grande riforma fiscale

Luigi XVI e Maria Antonietta

Le musiche del re Inno del regno di Francia fino al 1791: https://www.youtube.com/watch?v=CvtLISbjnQY Ma era in uso anche l’inno di Enrico IV (inno della famiglia Borbone): https://www.youtube.com/watch?v=WuvEkOF_cJ4 Per le cerimonie più solenni come le incoronazioni si suonava però l’inno «Dio salvi il re»: https://www.youtube.com/watch?v=4raFJ9EtMo4 composto nel 1686 da J. B. Lully per Luigi XIV , poi ripreso da Händel per Giorgio I, adottato come inno imperiale dal Kaiser Guglielmo II fra il 1871 e il 1918. Attualmente è l’inno della corona britannica.

Le cinque stagioni della rivoluzione francese 1789-91 – la Costituente (monarchia costituzionale su modello inglese) = prima rivoluzione (la rappresentanza) 1791-92 – la Legislativa (prevalenza dei girondini) 1792-94 – la Convenzione repubblicana (prevalenza dei giacobini) = seconda rivoluzione (la repubblica) 1794-99 – il Direttorio (repubblica collegiale) = terza rivoluzione (colpo di stato) 1799-1804 il Consolato (Bonaparte) = la dittatura