I Guerra Mondiale 1914-1918 Salice Salentino Quando ? Dove ?
CAPITOLO I L’ARCO E IL BAULE “L’effetto è particolarissimo, soprattutto per dei bambini: l’arco segna il confine tra dentro e fuori, tra l’interno di una dimensione familiare e l’esterno di una vita che aspetta di essere conosciuta.”
“Due anni dopo varca quell’arco solo il suo baule.” “Quando Giuseppe oltrepassa l’arco per recarsi alla stazione ferroviaria, per l’ultima volta nella sua vita da civile, è accompagnato dal padre Tommaso, che gli tiene il bagaglio.” “Addolorata e gli altri fratelli lo guardano allontanarsi per quel vicolo […]. Impietriti rimangono sulla porta di casa.” “Giuseppe a metà del vicolo si volta, è emozionato e sorride: questa volta non va al Liceo di Lecce; parte per l’Accademia militare.” “Due anni dopo varca quell’arco solo il suo baule.”
“È una cassa, un CONTENITORE, massiccio e resistente ma di sbrigativa fattura.” “Il baule è una specie di ingannevole PROMESSA a ritornare incolumi.” “Sono concessioni, però, che non riparano dal l’artiglieria nemica.” “Ma per un giovane in trincea questo rappresenta comunque un conforto, un filo di SPERANZA oltre quel cammino di morte.”
“Giuseppe è protetto; è in piedi accanto ad un superiore, “La prima foto che giunge nelle mani di Tommaso e di Addolorata è rassicurante.” “Giuseppe è protetto; è in piedi accanto ad un superiore, alla stessa altezza.”
CAPITOLO V EDUCAZIONE ALLA GUERRA “La neutralità è dei castrati. Noi, che non siamo e non vogliamo essere tali, ci sentiamo per la battaglia.” Filippo Corridoni “Ma a far entrare nel midollo cattolico-borghese del Paese l’idea che la guerra convenga è soprattutto un inedito ed efficacissimo apparato di propaganda: la Scuola.”
Le donne “Nell’immaginario letterario […] le donne sono ritratte come le VITTIME congenite della guerra.” “Una rivista napoletana per “Signore e Signorine”, La Regina, … Le pagine interne trascorrono tra pubblicità di calzature, tinture per capelli, concorsi enigmistici, consigli “per la dolce femminilità”, fino al cuore della rivista: una rubrica fotografica, in lucido, dal titolo quanto mai addolcito “Accanto alla Guerra”.” “La nuova operazione ideologica richiede, invece, alla donna un COMPITO ATTIVO: Come insegnante … Come infermiera … Come madre o moglie …” È l’estetica della guerra che si cela fra le pagine di cosmesi femminile.”
CAPITOLO VII CHIAMATA ALLE ARMI “Occupai uno dei tanti carri bestiame accodati alla mostruosa locomotiva che doveva portarci a destinazione.”
Diario “[…] è scritto su tre righe, al centro della pagina:”Brevi appunti/ della/ Mia vita militare”.”
LA SCRITTURA COME TERAPIA “In ogni tempo e luogo potrà occuparsi utilmente colla lettura di un buon libro, e trovare in essa ricreazione, consiglio e incoraggiamento. Il militare deve sovente scrivere ai propri genitori. Questo, oltrecchè essere stretto dovere, è anche uno dei migliori mezzi che consoli e sollevi l’animo.” -Libretto personale
CAPITOLO IX UNA VITA TRA LE RIGHE “Intanto, a Salice i gazzettini ufficiali continuano a diffondere la convinzione che il conflitto si sarebbe concluso in poco tempo. Così, si alimentano le speranze. E alcune di esse sono espresse con struggente tenerezza: «Con la speranza che a le ciliegge vi trovate a casa perché i carciofi li stiamo mangiando soli.»”
LA “BELLA NOTIZIA”: IL FRONTE “29(aprile) Siamo partiti da Sassuolo alle 6¼ e arrivati a Modena alle 10,15 con una stanchezza straordinaria. Mi ero appena riposato ore 12,30 quando i colleghi mi svegliano per darmi la bella notizia che invece di andare in licenza a casa, dobbiamo raggiungere entro domani i centri di depositi di rifornimento al fronte.”
28 MAGGIO 1917 “Giuseppe Raffaele Politi muore durante la difesa della quota 241, il 28 maggio. […] È quasi mezzanotte, secondo l’informativa che giunge alla famiglia. Di certo Giuseppe non vede l’alba del 29. […] Una bomba esplode nel terrapieno dove Giuseppe è asserragliato insieme ad altri ufficiali, vicino ad una mitragliatrice. Muore in un angolo fangoso di trincea, disperatamente rannicchiato, una mano al fucile e l’altra sulla faccia, come molti suoi compagni, senza conoscere il volto del suo uccisore; forse addirittura senza aver mai fissato i suoi occhi direttamente in quelli di un nemico.”
Fine Letizia Politi IV B