Su povertà giovanili ed

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Su povertà giovanili ed FUTURO ANTERIORE RAPPORTO 2017 Su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia Walter Nanni Lodi, 21 marzo 2018

INDICE DEL RAPPORTO Dati istituzionali (Istat, EU) 1. Il fenomeno Dati Cda Caritas della povertà Le vulnerabilità giovanili (Istat, EU) Caritas e giovani: le prassi di intervento 2. Le risposte Servizio civile Progetto Policoro I progetti 8xmille 3. Le attese Le politiche di lotta alla povertà in Italia e in Europa 4. Italy Report Il contributo di Caritas italiana al Cares Report di Caritas Europa

I POVERI ASSOLUTI in Italia 2007-2016 (v.a. in migliaia)- Istat, 2017 +165%

LA POVERTÀ IN ITALIA: vecchi e nuovi volti Prima della crisi economica Oggi Questione meridionale Questione Meridionale + Settentrionale Un problema per lo più degli anziani Un problema di minori e giovani Riguarda le famiglie numerose (con 3 o più figli) Riguarda anche i nuclei più ridotti (con 1 o 2 figli) Tocca chi NON ha un lavoro Tocca anche chi HA un lavoro

“Parecchie strade tutte simili fra loro e molte altre, ancora più simili l’una all’altra, abitate da gente ugualmente simile, che va e viene alla stessa ora, facendo lo stesso rumore sul selciato, per fare il medesimo lavoro, e per la quale i giorni scorrono simili, e domani è uguale a ieri, e ogni anno è l’esatta copia del precedente e del prossimo”. Vita dei lavoratori della città di Coketown (Charles Dickens, Tempi difficili, 1854)

 Povertà a “banda larga” o del “ceto medio”  Non esiste più la “povertà” ma i poveri: è difficile estrapolare modelli e percorsi generali: carriere di povertà veloci, complesse, multidimensionali  Povertà a “banda larga” o del “ceto medio” Il raggio di azione della povertà si sta progressivamente allargando, e coinvolge un numero crescente di persone e famiglie tradizionalmente estranee al fenomeno: forte aumento dell’afflusso di cittadini italiani ai servizi Caritas numero crescente di persone in possesso di elevati titoli di studio, con buone capacità professionali.

 Povertà oscillanti e famiglie dell’elastico corto Si tratta di nuclei familiari che, anche nella fasi di vita più favorevoli, possono contare su un reddito che non si posiziona molto al di sopra della soglia di povertà; Non tutti gli utenti sono cronici: per le nuove famiglie povere, la povertà non è sempre cronica, ma può rappresentare una situazione episodica del proprio percorso biografico: in media, solo il 23,4% è di lungo periodo (seguito dai CdA da almeno sei anni)

Il “Poverty Cycle” di Seebohm Rowntree, 1901

Incidenza povertà assoluta per età della persona di riferimento Anni 2007-2016 (su 100 persone della stessa età%) Istat, 2017

LA CONDIZIONE GIOVANILE IN ITALIA 2,3 milioni poveri assoluti tra minori e giovani (48,7% dei poveri d’Italia) (Istat) 3,2 milioni Neet 15-34 anni (Italia: 26%; UE: 15,5%) (Eurostat) Disoccupazione giovanile (15-24): 37,8% (media UE 18,7%) (Eurostat) Svantaggio negli stipendi di ingresso e nelle carriere lavorative, a partire dagli anni ‘90 (Banca d’Italia) La ricchezza media delle famiglie di giovani: -50% di quella dei giovani degli anni ‘90 (Banca d’Italia) Abbandono scolastico (18-24 anni): 14,7% (UE:11%) (Eurostat) Anno 2030: i giovani diventeranno autonomi a 48 anni! (Fondazione Bruno Visentini) Età media in cui si lascia la famiglia di origine: 30,1 (UE: 26,1) (Eurostat) Figli più poveri dei propri genitori! (Ocse)

La povertà letta attraverso i dati dei Centri di ascolto Caritas in Italia 205 mila persone incontrate nel 2016 in 1.801 CdA (collocati in 180 diocesi pari all’82,5% delle Caritas diocesane)  molti sono gli stranieri (56,2%)  prevalgono le persone nelle classi di età centrali (35-44 e 45-54)  sostanziale parità di presenza di uomini (49,2%) e donne (50,8%)  medio-bassi livelli di istruzione: il 67% ha un titolo uguale o inferiore alla licenza media inferiore  grave il disagio occupazionale (il 64,4% cerca un lavoro)  prevalgono i coniugati (47,4%) e le persone con figli (il 64,4% è genitore)

La povertà letta attraverso i dati dei Centri di ascolto Caritas in Italia 205 mila persone incontrate nel 2016 in 1.801 CdA (collocati in 180 diocesi pari all’82,5% delle Caritas) Quanti giovani (18-34 anni)? Il 22,5% In termini assoluti oltre 42 mila (di cui 32,3 mila stranieri e 8,2 mila italiani)

Le dimensioni del disagio: i bisogni intercettati -Anno 2016 (% sulle persone 18-34 anni)

Chi sono i giovani che si rivolgono ai Cda GLI ITALIANI (18-34) Peso sul totale degli utenti italiani: 10,5% Genere prevalente: donna (62,6%) Localizzazione geografica: Mezzogiorno (39,1%) o Nord Italia (34,7%) Classe d’età: 30-34 (47,6%)- 25-29 (33,7%) Istruzione: uguale o inferiore alla licenza media inferiore (68,5%) Stato civile: celibi/nubili (50,3%) o coniugati (32,2%) Condizione professionale: disoccupati (70,5%) Genitorialità: con figli (60,6%) Grave marginalità: senza dimora (13,9%) Bisogni prevalenti: problemi economici, lavoro, casa

Chi sono i giovani che si rivolgono ai Cda GLI STRANIERI (18-34) Peso sul totale degli utenti stranieri: 31,5% Genere prevalente: uomo (54,1%) Nazionalità: Marocco, Romania, Nigeria, Pakistan, Senegal Localizzazione geografica: Nord (52,2%) Fascia d’età: 30-34 (43,6%)-25-29 (32,8%) Stato civile: celibi (49,2%) e coniugati (44,3%) Istruzione: uguale o inferiore alla licenza media inferiore (65,1%) Permesso di soggiorno: in regola (69,2%) Condizione professionale: disoccupati (70,5%) Genitorialità: con figli (51,6%) Grave marginalità: senza dimora (26,4%) Bisogni prevalenti: problemi economici, lavoro, casa, problemi connessi allo status di profugo/richiedente asilo, povertà educativa/formativa.

IL PAESE DEL "NI" Gianni Rodari, 1973 Giovannino Perdigiorno, viaggiando da qui a lì, capitò per combinazione nel paese del "ni". In quel paese la gente era timida un bel po' e non diceva mai chiaro né di sì né di no. "Volete il pesce?" "Ni". "Volete la carne?" "Ni". A tutte le domande rispondevano così. "Ma che razza di indecisi, - Giovannino si stupì - Volete la pace?" "Ni". "Volete la guerra?" "Ni". "Ditemi per lo meno se vi piace vivere qui…" E quelli abbassano gli occhi e sospirano: "Ni". Giovannino Perdigiorno ben presto si stancò: "A questo insulso paese io dico tre volte no". Gianni Rodari, 1973

I Neet nei Centri di Ascolto Caritas Nel corso di un trimestre campione (15 settembre-15 dicembre 2015), si sono rivolti ai Centri di Ascolto Caritas di 80 diocesi italiane 1.749 giovani appartenenti alla categoria dei Neet. Sono: giovani che hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni; - disoccupati/inoccupati; non frequentano nessun tipo di percorso formativo (scuola, università, corsi di formazione professionale, ecc.). La maggioranza dei Neet transitati presso i CdA nel periodo considerato è di cittadinanza straniera: si tratta di 1.354 persone, pari al 77,4% del totale, composte in prevalenza da soggetti di sesso maschile (56,2%). Gli italiani sono pari al 21,6%, prevalgono le donne (poco oltre il 60%) Neet stranieri: celibi/nubili (56,7%); coniugati (37,4%); in situazioni di “nido spezzato” (3,1% di Neet separati o divorziati). Neet italiani: celibi/nubili italiani (47,4%); coniugati (32,7%); separati/divorziati (7,2%).

I Neet nei Centri di Ascolto Caritas Nel mondo Caritas, un numero cospicuo di Neet vive con i propri genitori (27,7% degli stranieri, 28,2% degli italiani). Seguono, per gli stranieri, i giovani soli (23,8%), mentre nel caso degli italiani il secondo modello di convivenza è quello della famiglia mono-genitoriale (25,9%) -> questo dato, associato alla forte incidenza dei separati/divorziati tra gli italiani, lascia intuire una connotazione di maggior disagio sociale per i giovani italiani rispetto a quello degli stranieri. Il livello di formazione dei giovani Neet appare basso: quasi la metà ha soltanto la licenza di scuola media inferiore e una quota pari all’8,6% risulta addirittura analfabeta o privo di titolo. Scarsi i laureati e i giovani in possesso di un titolo conseguito in ambito universitario (4,9%). I ragazzi italiani presentano un livello formativo più basso rispetto a quello dei ragazzi stranieri: l’85,3% dei Neet italiani ha un titolo di studio inferiore a quello della maturità, mentre i ragazzi stranieri con bassi livelli di istruzione sono meno numerosi (74,9%). Colpisce la presenza di un certo numero di laureati tra gli stranieri (4%), aspetto irrilevante tra gli italiani (0,9%).

LE PROGETTUALITÀ DELLE CARITAS DIOCESANE PER MINORI E GIOVANI Progetto Policoro (da circa 20 anni) Contrasto alla dispersione scolastica (Messina-L-SL ) Promozione di percorsi innovativi di inserimento lavorativo/ strumenti di politica attiva del lavoro (tirocini, borse lavoro stage) (Brescia) Attività di formazione e riqualificazione professionale (Porto Santa Rufina) Progetti per minori a rischio, provenienti da famiglie povere e vulnerabili (Molfetta-R.G.) Attività di supporto ai disturbi mentali (Lamezia-Terme) Promozione del volontariato, formazione, animazione (Faenza-Modigliana) Programmi interculturali, per favorire lo scambio e il dialogo (Pescara-Penne) Servizi dedicati a vecchie e/o nuove dipendenze (Sorrento-C. di S.) Percorsi di inclusione per giovani rifugiati (Biella) Servizio civile

Approccio multistakeholder e Governance multilivello Da un sistema tolemaico ad un sistema copernicano: contesti programmatori e di operatività con risorse umane, tecniche ed economiche a geometria variabile, in cui la presenza di una pluralità di attori riesce a garantire meglio efficacia, durata e sostenibilità nel tempo delle azioni Volontariato Impresa sociale Rimesse pubbliche Donors Imprese Cittadini 

CAMBIAMENTO DI PARADIGMA E NUOVI MODELLI DI PROGRAMMAZIONE E AZIONE → non coinvolgere solo singole persone in difficoltà, ma interi sistemi territoriali (azioni di sistema); → accanto ad azioni puntuali rivolte a persone e famiglie, è necessario attivare sinergie multilivello che cerchino soluzioni a problemi complessi; → rafforzare la capacità dei servizi sociali territoriali di operare in rete con altri soggetti pubblici, privati e del terzo settore. → superare la logica dell’assistenzialismo attraverso servizi innovativi e interventi multidisciplinari; → andare oltre la prospettiva dell’assistenza, riattivando pratiche di reciprocità che producano contemporaneamente valore sociale e valore economico, generando sviluppo; → rafforzare i progetti e le misure di promozione dell’autonomia