27 Gennaio Giornata della Memoria

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Transcript della presentazione:

27 Gennaio Giornata della Memoria “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” Primo Levi La Shoah raccontata ai bambini

Giornata della Memoria La Repubblica Italiana riconosce Giorno della Memoria, il giorno 27 Gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, il più grande dei campi di concentramento costruiti dai nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli Italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che si sono opposti al progetto di sterminio ed, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. (Parlamento Italiano, Legge 20 luglio 2000, n. 211) Il 27 Gennaio del 1945, infatti, l’esercito sovietico varcava i cancelli di Auschwitz,. Aprendo gli occhi a un mondo che non aveva visto, costringendo alla realtà dei fatti tutti coloro che sapevano e avevano taciuto, portando i responsabili materiali del più grande omicidio di massa di sempre dinnanzi al tribunale degli uomini e della Storia. La Giornata della Memoria viene celebrata in tutta Europa per non dimenticare le vittime della Shoah e fare in modo che non accada mai più niente di simile.

Giornata della Memoria come spiegarla ai bambini Bisogna ricordare, tramandare e raccontare ai bambini la Shoah. Con bambini sotto i 6 anni è difficile parlare di barbarie, morte, terrore e persecuzione, ovvero di ciò che non vogliamo si ripeta più. Però bisogna ricordare, tramandare, raccontare loro la Shoah. Di seguito una raccolta di Poesie, Disegni, Video sul tema dell’Olocausto

Se questo è un uomo, Primo Levi, 1947 Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi.

Brano tratto da 'SHOAH' di Claude Lanzmann "Difficile da riconoscere, ma era qui. Qui bruciavano la gente. Molta gente è stata bruciata qui. Si, questo è il luogo. Nessuno ripartiva mai di qui. I camion a gas arrivavano là... C'erano due immensi forni... e dopo, gettavano i corpi in quei forni, e le fiamme salivano fino al cielo. Fino al cielo? Si. Era terribile. Questo non si può raccontare. Nessuno può immaginare quello che è successo qui. Impossibile. E nessuno può capirlo. e anche io, oggi... Non posso credere di essere qui. No, questo non posso crederlo. Qui era sempre così tranquillo. Sempre. Quando bruciavano ogni giorno 2000 persone, ebrei, era altrettanto tranquillo. Nessuno gridava. Ognuno faceva il proprio lavoro. Era silenzioso. Calmo. Come ora."

Judenrein di Sandra Bianco Da allora, senza segni premonitori, Questa lenta agonia di continuo ritorna: E fino al momento in cui non si racconta la mia terribile storia Il cuore imprigionato dentro di me brucia

Incipit di "Vizio di forma“ Primo Levi Erano cento Erano cento uomini in arme. Quando il sole sorse nel cielo, Tutti fecero un passo avanti. Ore passarono, senza suono: Le loro palpebre non battevano. Quando suonarono le campane, Tutti mossero un passo avanti. Così passò il giorno e fu sera, Ma quando fiorì in cielo la prima stella, Tutti insieme fecero un passo avanti. "Indietro, via di qui, fantasmi immondi: Ritornate alla vostra vecchia notte": Ma nessuno rispose, e invece. tutti in cerchio, fecero un passo avanti."

“Scarpette Rosse “ di Joice Lussu C'è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica Schulze Monaco c'è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buchenwald più in là c'è un mucchio di riccioli biondi di ciocche nere e castane a Buchenwald servivano a far coperte per i soldati non si sprecava nulla e i bimbi li spogliavano e li radevano prima di spingerli nelle camere a gas c'è un paio di scarpette rosse di scarpette rosse per la domenica a Buchenwald erano di un bimbo di tre anni forse di tre anni e mezzo chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni ma il suo pianto  lo possiamo immaginare si sa come piangono i bambini anche i suoi piedini li possiamo immaginare scarpa numero ventiquattro per l'eternità perché i piedini dei bambini morti non crescono  c'è un paio di scarpette rosse a Buchenwald quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole...

I Disegni di Helga Weissova Helga Weissova è nata a Praga il 10 novembre 1929. Fu deportata con i genitori a Terezín il 10 dicembre 1941. In seguito fu deportata ad Auschwitz, Freiberg e Mauthausen. Durante la sua permanenza a Theresienstadt tenne un diario e realizzò numerosi disegni, capaci di documentare la realtà del ghetto. E infatti, Disegna ciò che vedi fu il rigido imperativo morale che suo padre l’esortò a seguire e che dà il titolo alla raccolta dei suoi disegni di Terezín, nascosti nel 1944 (al momento della partenza per Auschwitz) e poi recuperati dopo la guerra.

Disegna ciò che vedi "Disegna ciò che vedi", furono le parole di mio padre dopo che gli avevo portato di nascosto, all´interno del campo maschile, il disegno di un pupazzo di neve. Era il dicembre 1941, poco dopo il nostro arrivo a Terezin. Il pupazzo di neve sarebbe rimasto il mio ultimo disegno veramente infantile. Spinta dalle parole di mio padre mi sentii chiamata, da quel momento in poi, a rappresentare nei miei disegni la vita quotidiana del Ghetto. Queste immagini, che mi avrebbero profondamente segnato, hanno posto fine alla mia infanzia. Quasi tutti i miei disegni li ho realizzati nell´ "alloggio delle ragazze" L410, dove avevo un posto nel piano di mezzo di un letto a castello di tre piani, proprio di fianco alla finestra, da cui vedevo la strada. Tenendo un blocco sulle ginocchia disegnavo dal mio letto tutto quello che vedevo e vivevo. Solo alcuni disegni li ho fatti all´aperto, per strada e nei cortili delle baracche. Nel trasporto verso Terezin avevo portato con me un blocco da disegno, una cassetta di acquerelli, pastelli e matite colorate. I colori mi durarono per quasi tre anni. Il prezioso blocco da disegno che avevo portato da casa era finito presto e in seguito ho usato qualsiasi tipo di carta mi fosse possibile trovare. In questo modo ho realizzato quasi 100 disegni. Accanto alle immagini che documentavano la vita quotidiana del Ghetto, annotavo le mie esperienze personali. Quando nel 1944 fui deportata ad Auschwitz con mia madre, tre giorni dopo la partenza di mio padre per la stessa meta , lasciai i disegni e il diario in custodia a mio zio, che li nascose e riuscì a salvarli. Subito dopo la Liberazione, nell´estate del 1945, quando i ricordi erano ancora vivissimi nella mia mente, ho completato i miei ricordi di Terezin e ho descritto ciò che sperimentai nei Lager successivi, dove non ebbi più la possibilità di disegnare o scrivere. Non c´è nessuna fotografia relativa a quei giorni, pertanto i disegni ne sono l´unico documento visivo. Spero di avere fornito in questo modo una viva, convincente e durevole testimonianza, che possa contribuire a non far cadere il passato nell´oblio e a impedire il ripetersi di qualcosa di simile!

1. Lista degli averi Prima di essere deportati gli ebrei dovevano consegnare un inventario di tutti i loro averi. Il disegno mostra mia madre che conta i capi di biancheria nel cassettone, mentre mio padre annota le quantità. 1

2. Il pupazzo di neve Il mio primo disegno a Terezìn Io feci arrivare di nascosto a mio padre nelle baracche degli uomini. Egli mi scrisse di rimando : "Disegna ciò che vedi". 2

3. Arrivo a Terezin Ad ogni persona era concesso un bagaglio di 50 kg 3. Arrivo a Terezin Ad ogni persona era concesso un bagaglio di 50 kg. Una valigia poteva essere spedita, mentre il resto doveva essere portato a mano. 3

4. Il dormitorio nelle baracche All´inizio, dovevamo dormire sul pavimento e ogni persona aveva circa 1 metro quadrato e mezzo a disposizione. Più tardi furono costruiti dei letti a castello a 3 piani. 4

5. Le persone in barella erano comprese nel convoglio

6. I lavatori C´era solo l´acqua fredda e dovevamo usarla con moderazione

7. L´esposizione all´aria dei materassi di piuma

8. Concerto nel dormitorio Anche nelle situazioni tristi si poteva sempre trovare un posto e un po´ di tempo per lo svago. Questo ci aiutava ad evadere, per un momento, dalla dura realtà. 8

9. Le lezioni dei bambini La scuola era proibita 9. Le lezioni dei bambini La scuola era proibita. Erano permesse solo lezioni di disegno e di abilità manuali. Tuttavia i bambini seguivano in segreto lezioni in tutte le materie. Prima che venissero costituiti i cosiddetti "Alloggi per bambini", i ragazzi dovevano portarsi dietro le loro panche e si riunivano insieme in qualunque angolo per ascoltare 9

10. In fila di fronte alla cucina Ad ogni pasto, tre volte al giorno, si stava in piedi in una fila senza fine. 10

11. Corridoio nelle baracche Dresda La bambina nel letto di fortuna è malata di tubercolosi. Le hanno fatto un letto nel corridoio nel tentativo di procurarle aria fresca. Ma non c´era aria fresca in nessun luogo. La cittadina stipata di persone era infestata di malattie. 11

12. La distribuzione del cibo nelle baracche degli uomini Il disegno mostra il "menù", che era molto scarso e monotono. Mattino: surrogato di caffè. Mezzogiorno: patate con salsa. Sera: caffè o minestra, 20 gr. di margarina o un cucchiaino di marmellata, qualche volta n pezzo di impasto di carne. 12

13. La distribuzione del cibo nel cortile delle baracche Le aperture della cucina da cui si serviva il cibo non potevano far fronte al gran numero di persone, così il cibo era distribuito anche nel cortile. 13

14. Pane sui carri funebri Tutto era trasportato su vecchi carri funebri: bagagli, pane e persone anziane. "Jugendfürsorge" (Benessere per i giovani) è scritto su questo carro. Le bare, invece, erano trasportate su tavole con le ruote 14

15. La distribuzione del cibo Il cibo era cucinato nelle cucine delle baracche, poi veniva distribuito nei dormitori. Tutti i carretti erano tirati dalle persone. 15

16. L´ospedale Chi era malato seriamente veniva messo in una zona particolare del dormitorio o all´ospedale. Non era sempre possibile isolare i malati dai sani. In condizioni igieniche così precarie le malattie e le epidemie si diffondevano rapidamente: scarlattina, itterizia, dissenteria, tubercolosi, meningite e tifo. Il tasso di mortalità era altissimo. 16

17. Catturare le pulci Nei dormitori affollati cimici e pulci si moltiplicavano ad altissima velocità e rendevano la vita estremamente difficile, specialmente di notte. I tentativi di eliminarle che furono fatti si rivelarono vani. 17

18. Rovistare nell´immondizia Gli affamati cercavano da mangiare nei mucchi di bucce marce e degli avanzi di cucina. 18

19. La strada ariana I confini del Ghetto di Terezìn erano limitati da alti terrapieni e da fossati. I contatti con il mondo esterno erano severamente sorvegliati. Attraverso il Ghetto passava una strada divisa da una staccionata. Nell´unico punto in cui c´era un passaggio, c´era una barriera che veniva alzata ogni volta che un "ariano" passava per questa strada. Perciò questa era chiamata la "Strada Ariana". 19

20. Putzkilonne - La squadra delle pulizie A coloro che lavoravano nella squadra di fatica come pulitori, pelapatate, ecc. era permesso entrare nelle baracche degli altri blocchi: alle donne di entrare nelle baracche degli uomini e viceversa. Quando non era ancora permesso di muoversi liberamente nella città, poichè gli abitanti originari non erano ancora stati allontanati, questa era l´unica opportunità per uomini e donne di incontrarsi o almeno vedersi l´un l´altro da lontano. 20

21. Nel cortile Non esisteva la privacy 21. Nel cortile Non esisteva la privacy. Ogni piccolo spazio negli alloggi e all´esterno era utilizzato. Le strade non potevano contenere così tante persone, e per questo motivo i muri tra i cortili venivano demoliti e usati come passaggi. 21

22. Il recupero degli anziani Gli anziani erano allo stremo delle forze. Ricevevano razioni di cibo molto scarse 22

23. Il tifo L´epidemia di tifo si diffuse rapidamente 23. Il tifo L´epidemia di tifo si diffuse rapidamente. Non c´erano a sufficienza né acqua né medicine. Molte persone morirono. 23

24. Nella toilette Le spaventose condizioni dei servizi igienici e il gran numero di persone costantemente sofferenti di diarrea aveva come conseguenza una perenne sporcizia dei gabinetti.Le porte non si potevano chiudere e fuori c´erano sempre persone che cercavano di entrare. Il disegno cattura questa situazione con un umorismo nero. 24

25. Il dormitorio L 410 L410 era il dormitorio delle ragazze dove vivevo io. Dormivamo in letti a castello a 3 piani, circa 35 persone per stanza. 25

26. La partenza di un convoglio La "Ghettowache" (Polizia del ghetto) forma una catena per dividere quelli che partono e per evitare che gli altri li raggiungano 26

27. Gli anziani aspettan in fila per la razione del pranzo Immagini tragicomiche di persone provenienti dalla Germania, che ingenuamente credevano a chi aveva promesso di mandarli alle terme. Avevano persino pagato anticipatamente per una buona sistemazione e, dopo il loro arrivo a Terezìn, non erano in grado di capire la situazione. Pensavano di essere le vittime di un errore. "Se solo il nostro Führer sapesse", dicevano con smarrimento. Le signore arrivavano in guanti e cappello, non si erano portate niente di pratico, nemmeno un piatto o un cucchiaio per il pasto. I cappelli sulle teste delle donne anziane erano un triste ricordo di giorni passati. Facevano una ridicola impressione, anche se la realtà era estremamente seria 27

28. Alla pompa Anche qui si riconoscono i poveri vecchi ebrei tedeschi 28. Alla pompa Anche qui si riconoscono i poveri vecchi ebrei tedeschi. Invece dei giardini delle terme in cui si aspettavano di andare, si ritrovarono in sudici cortili. 28

29. Andare a prendere l´acqua "Nie vergessen, Hände waschen 29. Andare a prendere l´acqua "Nie vergessen, Hände waschen!" (Mai dimenticare di lavarti le mani!) I cartelli erano in mostra da tutte le parti vicino ai rubinetti, anche se non c´era mai acqua corrente. 29

30. La chiamata per raggiungere il convoglio La chiamata per raggiungere il convoglio veniva fatta generalmente di notte. Il luogo e l´ora del raduno erano scritti su un pezzo di carta. 30

31. Alla ricerca dei pidocchi "Eine Laus - Dein Tod" ("Un pidocchio, la tua morte") minacciavano gli avvisi. In una tale situazione i pidocchi, così come le cimici e le pulci, si moltiplicavano abbondantemente. Rendevano la vita insopportabile e trasmettevano le malattie. Nel tentativo di prevenire c´erano ispezioni e disinfezioni obbligatorie dei capelli. 31

32. L´abbattimento dei letti Prima dell´arrivo della Commissione della Croce Rossa Internazionale, ebbe luogo una così definita "Verschönerung der Stadt" ("un abbellimento della città"). Uno di questi progetti includeva lo smantellamento del terzo piano dei letti a castello nelle stanze a pianterreno dove la Commissione avrebbe potuto vedere i dormitori sovraffollati 32

33. L´arrivo della commissione della Croce Rossa Internazionale Per dare l´impressione che gli ebrei a Terezìn erano trattati bene, ogni cosa fu pulita a fondo, ravvivata e sistemata come in una scenografia teatrale. 33

34. Visita all´ospedale Nel periodo dell´epidemia di meningite fu allestito un ospedale nel "Sokol" che era stato l´edificio di educazione fisica. Qui è ritratto un reparto infettivo, e ai visitatori era permesso di affacciarsi solo fino alla porta. ("Sokol" era un club nazionale cecoslovacco di ginnastica. Durante il Nazismo e il governo comunista era proibito. Oggi è ancora esistente). 34

35. La sala d´aspetto della stanza per le emergenze A causa delle pessime condizioni di vita molte persone erano malate. La sala d´aspetto della stanza per le emergenze era sempre piena. 35

36. Per il suo quattordicesimo compleanno Un disegno per la mia amica Franzi. Siamo nate entrambe in un reparto di maternità, io il 10 e Franzi il 14 novembre 1929. Ci incontrammo a Terezìn e diventammo molto amiche. Condividevamo lo stesso letto a castello e insieme facevamo piani per la nostra vita futura dopo la guerra. Ci immaginavamo come sarebbero state le cose di lì a quattordici anni. Saremmo state entrambi madri e saremmo andate a passeggio per Praga. Franzi morì ad Auschwitz prima di compiere 15 anni. 36

37. L´anniversario di matrimonio dei miei genitori Un dono per il quindicesimo anniversario di matrimonio dei miei genitori. Questo fu il loro ultimo anniversario. Mio padre morì poco dopo ad Auschwitz. 37

38. Il desiderio per il mio compleanno I Ogni cosa era trasportata in vecchi carri. Ecco perchè una enorme torta viene trasportata a Terezìn proprio sullo stesso mezzo di trasporto. Da dove veniva? Da Praga certamente. Nel disegno si può vedere il castello di Praga: lo Hradschin. 38

39. Sogno Persino mentre la gente nel Ghetto viveva o moriva tristemente, il mondo continuava a girare. 39

40. Il desiderio per il mio compleanno II La cosa che desideravo più di ogni altra: tornare a casa, a Praga. 40

41. Un biglietto di auguri Il dono più prezioso era il cibo 41. Un biglietto di auguri Il dono più prezioso era il cibo. E così io sognavo il paese della Cuccagna. 41

42. Il cieco va al lavoro Anche i ciechi erano costretti a lavorare.

43. Le donne ai fornelli nel dormitorio Qualche volta le donne potevano aumentare le scarse razioni di cibo con cose che avevano scambiato o con ciò che arrivava nei rari pacchi ricevuti dall´esterno. 43

44. Il pacco Si poteva mandare un numero limitato di pacchi a Terezìn 44. Il pacco Si poteva mandare un numero limitato di pacchi a Terezìn. Contenevano sempre provviste alimentari fondamentali e indispensabili. I passanti si giravano affamati per guardare la persona fortunata che stava portando un pacco. 44

45. Calcio Durante la visita della Commissione Internazionale della Croce Rossa, fu permesso di giocare a calcio nel cortile delle baracche. 45

46. Visita del cortile delle baracche Una veduta del cortile delle baracche dà un´idea della vita quotidiana nel ghetto. 46

47. La distribuzione dei materassi All´arrivo a Terezin a ciascuno erano assegnati due materassi o un letto di paglia. Questo era quasi due metri quadrati, che era di fatto lo spazio riservato a ogni persona. 47

48. Il lavoro agricolo Molti prigionieri, perfino i bambini, lavoravano nei campi, coltivando verdura per i tedeschi. Sebbene i prigionieri non potessero averne neanche un po´, era comunque vantaggioso farlo. Si lavorava fuori dal Ghetto all´aria aperta, e nonostante tutti i divieti si poteva riuscire a rimediare qualcosa senza farsi vedere, o almeno, a mangiare qualcosa di nascosto. 48

49. L´arrivo di un pacco Era un evento importante quando qualcuno nell´alloggio dei bambini riceveva un pacco. Il contenuto del pacco era modesto. Generalmente conteneva pane, biscotti, zucchero, un pezzo di carne secca. Questi erano veri tesori per dei bambini affamati. Alcuni si tenevano l´intero pacco per sè, altri lo dividevano coi loro migliori amici; certi davano almeno a ciascuno un pezzo di pane o un biscotto. Non è mai accaduto che qualcuno rubasse qualcosa ad un altro, sebbene ogni cosa fosse tenuta su scaffali aperti. 49

50. Channukà in soffitta La Channukà è la festa ebraica in cui vengono accese le candele della Menorà. Le feste erano celebrate in segreto. 50

51. L´opera in soffitta Nonostante le condizioni inumane, a Terezìn la vita culturale era ricca. Serate letterarie, concerti, recite e conferenze si svolgevano nei dormitori, nelle soffitte e nei cortili. C´erano molti artisti e scienziati a Terezìn; la cultura era ad un livello alto e la gente, compresi i bambini, ne erano profondamente interessati. Era una fonte di speranza e dava alla gente la forza di sopravvivere. 51

52. La "chiusa" nel cortile I La gente che faceva parte dei convogli all´arrivo e alla partenza era ammassata in quelle che venivano chiamate "Chiuse". La parola ceca "Slojska" era molto usata solo nel gergo di Terezìn e derivava dalla parola tedesca "Schleuse". Qui le persone venivano registrate e controllate. Dovevano aspettare per ore o per giorni al caldo o al freddo fino a quando non erano chiamate. 52

53. La "chiusa" nel cortile II Le persone con la banda rossa sul braccio svolgevano lavori ausiliari nel luogo di adunata per il trasporto prima della deportazione da Terezin 53

54. Un convoglio di bambini polacchi Questi ragazzi arrivarono in pessime condizioni. Durante l´intera permanenza a Terezìn furono tenuti in quarantena. Per qualche motivo dovevano essere inviati in Svizzera. Questo però non accadde mai e così finirono ad Auschwitz. Quando dovettero entrare nelle docce tentarono di resistere e gridarono "GAS". 54

55. Un convoglio in partenza A quelli che non erano inclusi nel trasporto era proibito avvicinarsi a quelli che stavano partendo. 55

56. L´ultimo saluto Ogni giorno morivano molte persone 56. L´ultimo saluto Ogni giorno morivano molte persone. Dopo una breve cerimonia le bare venivano caricate su dei carri e portate al crematorio, al di fuori del Ghetto. Le ceneri dei morti erano poste in urne di carta. Poco prima della fine della guerra tutte le ceneri furono scaricate nel vicino fiume Ohre 56

57. Il conteggio delle gambe C´erano lunghi appelli ogni giorno e i prigionieri dovevano stare in piedi all´aperto con qualsiasi tempo. Qualche volta ci contavano solo le gambe. Era uno spettacolo orribile. 57

58. Nelle baracche ad Auschwitz Ad Auschwitz, dei nudi tavolacci servivano da letti. Dieci persone dormivano su una tavola dove normalmente ci sarebbe stato posto per quattro. C´era una sola scodella di ministra per tutti e dieci e nessun cucchiaio 58

59. Suicidio sul filo spinato I fili erano elettrificati 59. Suicidio sul filo spinato I fili erano elettrificati. Certe volte i prigionieri ponevano fine alle loro sofferenze su questi fili. 59

60. La selezione Ad Auschwitz i prigionieri erano selezionati immediatamente all´arrivo e, in seguito, a cadenza periodica. Era stabilito che i giovani e quelli forti avrebbero lavorato, mentre i vecchi, i deboli e i bambini erano mandati alle camere a gas. I ragazzi sotto ai quindici anni non avevano nessuna possibilità di sopravvivere. 60

61. La marcia della morte Alla fine della guerra alcuni campi di concentramento furono chiusi per l´avanzata del fronte alleato. I prigionieri furono trasferiti in altri campi. Erano costretti a marciare a piedi, nel freddo gelido, nella neve con abiti leggeri e senza cibo. Quelli che restavano indietro o cadevano lungo la strada venivano fucilati sul posto. 61

62. Mauthausen Negli ultimi giorni il campo era disseminato di montagne di cadaveri che non erano ancora stati cremati. 62

Giornata della memoria Raccontata da alunni di 3 media Video da Youtube Shoah Cartoon sulla Shoah Giornata della memoria Raccontata da alunni di 3 media

Prima vennero per gli ebrei " Prima vennero per gli ebrei e io non dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero per i comunisti e io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi vennero per i sindacalisti  e io non dissi nulla perché non ero sindacalista.  Poi vennero a prendere me.  E non era rimasto più nessuno  che potesse dire qualcosa."

2° Circolo Didattico di Quarto -Na Presentazione a cura della Funzione Strumentale Area Informatica D. Maurelli 2° Circolo Didattico di Quarto -Na