Crescita e Istituzioni Revisione della letteratutra e dell’evidenza empirica Corso di “Analisi del contesto macroeconomico” Leyla Vesnić Giusy spadanuda
«I wish to assert a much more fundamental role for institutions in societies; they are the underlying determinant of the long-run performance of economies.” D. North, 1990 A partire dalla fine del XIX secolo, si afferma la corrente di pensiero denominata Istituzionalismo, la quale cerca di colmare il vuoto lasciato dalla teoria tradizionale circa la rilevanza economica delle istituzioni nel processo di crescita economica dei Paesi
definizione Istituzionalismo s. m. [dall’ingl. institutionalism, der. di institution «istituzione»]. – 1.Corrente di pensiero economico sviluppatasi negli anni ’20 del Novecento negli Stati Uniti d’America, che, in reazione alla scienza economica classica e neoclassica, studia l’uomo non come entità astratta ma nel complesso delle abitudini, delle tradizioni e dei costumi che ne limitano l’attività istintiva degli uomini formando il cosidetto ambiente istituzionale. 2. L’istituzionalismo è un approccio teorico che sorge in contrapposizione alle impostazioni che affrontano lo studio dei sistemi economici, come il prodotto dell’azione di soggetti razionalmente orientati al perseguimento dei propri obiettivi.
Evoluzione storica I modelli neoclassici tradizionali suggeriscono che, nelle economie di mercato, la crescita economica è dovuta all’accumulazione dei fattori di produzione – capitale fisico e umano – all’aumento della forza lavoro e, in misura preponderante, all’aumento della produttività legato all’utilizzo di tecnologia e processi produttivi più avanzati. Tali modelli, sebbene non escludano l’esistenza delle istituzioni alla base del funzionamento delle economie di mercato, non riescono a spiegare le divergenze nel reddito e nella crescita come differenze istituzionali. Gli Istituzionalisti invece, dimostrano attraverso nuovi modelli, che la mancanza di tali istituzioni, o il loro cattivo funzionamento, costituisce un ostacolo severo agli investimenti, allo sviluppo delle capacità imprenditoriali e all’innovazione: in sintesi, alla crescita economica.
In particolare, gli elementi che danno autonomia a questa corrente di studi sono essenzialmente tre: L’impiego nella ricerca storica delle teorie economiche più avanzate, dall’analisi delle scelte collettive, alla teoria dei diritti di proprietà; L’applicazione al metodo storico delle tecniche quantitative dell’econometria. Il ricorso all’analisi controfattuale, che deriva direttamente dal secondo, è il tentativo di prendere in considerazione e valutare alternative artificiali, ma significativamente attendibili al corso degli eventi storici. Gli individui sono costretti ad operare in mercati in cui domina l’imperfezione e l’asimmetria informativa. I costi di transazione sono elevati, derivanti dalla necessità di misurare ciò che viene scambiato. Questione di base, a questo punto, diventa quindi quella di costruire e dotarsi di istituzioni efficienti che abbassino i costi di transazione e diano certezza agli scambi. Lo sviluppo di istituzioni che creano un ambiente favorevole a situazioni cooperative in un complesso contesto di scambio è alla base della crescita economica. 2. Ciò consente di verificare empiricamente una teoria, di ricostruire vicende storiche secondo l’impianto formale e logico deduttivo dei modelli economici e di simulare la sequenza degli eventi in modo da poter opporre alla narrazione storica reale gli sviluppi previsti dal modello. Le istituzioni nascono e perdurano quando i vantaggi che offrono superano i costi di transazione necessari per crearle e conservarle, vale a dire i costi di negoziazione, esecuzione ed attuazione. Il neoistituzionalismo considera la transazione come la prima unità di analisi. Le parti coinvolte in uno scambio desiderano risparmiare sui costi di transazione in un mondo in cui l’informazione è costosa, i soggetti si comportano in modo opportunistico e la razionalità è limitata. Le istituzioni riducono l’incertezza offrendo modelli di scambio economico adattabili ed efficienti. La teoria delle istituzioni di North appare costruita attorno alla teoria del comportamento e alla teoria dei costi di transazione.
Il cambiamento istituzionale è influenzato dal comportamento razionale delle organizzazioni economiche attraverso la conseguente domanda di investimenti in ogni tipo di conoscenza. In questo contesto l’attività imprenditoriale è il risultato di un processo di apprendimento sulla base dell’esperienza e dell’investimento in competenze e conoscenze in grado di offrire vantaggi futuri. Le istituzioni sono una costruzione della mente umana, tuttavia esse, secondo North, costituiscono le ragioni determinanti dello sviluppo economico di lungo periodo. Insieme alla tecnologia impiegata, esse determinano i costi di transazione e di trasformazione e quindi la redditività e le opportunità di chi si impegna in attività economiche. L’evoluzione, per North, è una sequenza coerente di cambiamenti graduali stimolati dai guadagni privati realizzati dalle organizzazioni e dalle trasformazioni istituzionali che aumentano la produttività. La struttura istituzionale che più si avvicina al raggiungimento di tali condizioni è, però, quella della moderna società democratica con suffragio universale.
1) Chi sono le Istituzioni: problemi di definizione Secondo North (1990), “The specification of exactly what institutions are, how they differ from organizations, and how they influence transaction and production costs is the key to much of the analysis.” Nonostante numerosi studiosi abbiano riconosciuto nella recente letteratura l’importanza delle istituzioni, come ci suggerisce l’autore, non si possiede ancora un quadro utile per pensare come tali istituzioni vengano determinate e come queste influiscano sulle differenze economiche tra Paesi. Lo stesso autore, a questo proposito, tenta di fornire una definizione delle istituzioni: «Le istituzioni sono le regole del gioco in una società o, in modo più convenzionale, sono i limiti formali e informali concepiti dall’uomo per delineare le interazioni umane. Esse strutturano gli incentivi agli scambi umani, siano essi politici, sociali o economici.»
Classificazione delle istituzioni
Istituzioni economiche Secondo Rodrick (1999), le istituzioni che agiscono nell’ambito economico e che consentono ai mercati di funzionare sono: I diritti di proprietà (e di controllo) Le istituzioni che regolamentano i mercati (l’Antitrust) Le istituzioni che consentono la stabilizzazione macroeconomica (le banche centrali) Le istituzioni che provvedono a fornire l’assicurazione sociale (le famiglie e i sistemi di welfare) Le istituzioni, tipicamente politiche, che consentono la risoluzione pacifica delle controversie all’interno di un Paese (Corte di Giustizia, Parlamento, sistema legislativo, …) Lo studio di queste istituzioni avviene attraverso l’analisi di alcuni indicatori, i quali cercano di unire fattori qualitativi ad altri quantitativi, includendo la qualità delle istituzioni, l’instabilità politica di un Paese, il capitale sociale, le caratteristiche di un regime politico e sociali.
la classificazione nazionale dell’ istat Le unità istituzionali sono classificate nei diversi settori istituzionali in relazione al loro comportamento economico, alla loro funzione principale e al tipo prevalente di risorse utilizzate. I principali settori sono: le Società e quasi società non finanziarie le Società e quasi società finanziarie le Famiglie le Istituzioni sociali private al servizio delle famiglie (ISP) Amministrazioni pubbliche il settore del Resto del mondo
2) «misurare» le istituzioni: Problemi metodologici Oltre ai problemi di definizione citati prima, emergono anche quelli di ordine metodologico inerenti ai dati e ai modelli statistici da utilizzare nell’analisi. Sebbene molti studiosi siano riusciti a trovare risultati statisticamente significativi sull’importanza del ruolo delle istituzioni nel processo di crescita dei Paesi, frequentemente non sono riusciti a testare una sensitività dei loro risultati con quelli ottenuti da differenti modelli, ad identificare l’entità degli errori, a stabilire una causalità reciproca tra i regressori e crescita (variabile dipendente), e ad evitare possibili distorsioni derivanti dall’omissione di variabili.
Modelli di crescita strutturali in forma ridotta I modelli di crescita si distinguono principalmente in: strutturali in forma ridotta 2 equazioni (crescita corrente e investimenti correnti) variabili endogene espresse solo in funzione delle variabili esogene e dei parametri casualità inversa eliminazione della casualità inversa rischio di sovrastima e possibile distorsione nei risultati rischio di non quantificare l’effetto di ciascuna variabile endogena sulla variabile obiettivo
COSTRUZIONE DEGLI INDICI: problemi di ENDOGENEITà L’aspettativa è che le variabili relative alle istituzioni possano essere considerate esogene all'interno del modello. Nella realtà, però, non è così! La qualità delle istituzioni, per esempio nei paesi "sviluppati", può deteriorarsi nel tempo (cause: instabilità politica, cambiamenti climatici, programmi di austerità…). Ciò significa che le variabili istituzionali non possono essere prese come date, perché determinate all’interno del modello. Il problema di endogeneità si trasferisce quindi nell’elaborazione degli indici, che trova ostacoli di tipo metodologico dovuti al mutamento delle misure di crescita considerate e soprattutto agli eventi politici del momento. Una possibile soluzione è misurare la qualità delle istituzioni all'inizio dell'arco di tempo considerato nel modello (per esempio, se si considera la crescita media di un decennio, la variabile istituzionale dovrà essere riferita al primo anno del periodo esaminato).
COSTRUZIONE DEGLI INDICI: PROBLEMI DI ORDINALITà Gli indici sono "ordinali". Sono quindi rappresentati da numeri ordinati in classifiche in cui ogni paese occupa una posizione. Gli indici, così concepiti, non riescono a tener conto della diversa distanza fra i paesi classificati. Affinché gli indici risultino significativi è necessario trasformarli in indici "cardinali", in cui non conta solamente l'ordine bensì il grado di differenze (distanza) fra i paesi. Vi sono diverse tecniche per procedere alla trasformazione necessaria, specie per quanto riguarda il sistema di ponderazione delle diverse componenti facenti parte dell’indicatore finale.
Come le istituzioni entrano nel modello di crescita di solow? Il modello di Solow prevede che il livello di output sia funzione di lavoro (L) e capitale (K), ma anche del livello di efficienza (A) degli input considerati: Y=Af(L;K) Il tasso di crescita dell’economia, assunte le ipotesi base del modello (rendimenti di scala costanti e prodotto marginale del capitale decrescente), è quindi dato dalla somma ponderata di 𝑔 𝐴 (progresso tecnico), 𝑔 𝐿 (forza lavoro) e 𝑔 𝐾 (stock di capitale): 𝑔 𝑌 = 𝑔 𝐴 + 𝑎 𝐿 𝑔 𝐿 + 𝑎 𝐾 𝑔 𝐾 Il modello di Solow fa dipendere l’accelerazione della crescita dall’innovazione tecnica, tuttavia non vengono spiegate le cause del progresso tecnologico, che resta sostanzialmente un fenomeno esogeno (dato e non spiegato), accessibile a tutti i Paesi in egual misura.
Teoria della crescita endogena Le moderne teorie della crescita endogena cercano quindi di spiegare il tasso di progresso tecnologico, offrendo una spiegazione del progressivo e continuo miglioramento del tenore di vita che si osserva in molte parti del mondo. Tali teorie criticano la «legge della produttività marginale decrescente del capitale», presupponendo una crescita indefinita della conoscenza (bene non rivale e non escludibile) legata all’accumulazione di K, capitale. Quindi se la conoscenza è incorporata in K, l’investimento da parte di una singola impresa dà luogo ad un’esternalità positiva che rende il suo rendimento sociale superiore a quello privato.
Sulla scia dei modelli della crescita endogena, gli Istituzionalisti pongono l’attenzione sull’accumulazione di capitale e sul progresso tecnologico per spiegare le differenze nei livelli di produttività tra Paesi. Essi individuano nella qualità delle istituzioni una delle determinanti principali del progresso tecnologico di ogni Paese. Un ruolo di primaria importanza è assunto dalla protezione dei diritti di proprietà. Nelle economie moderne, la maggior parte del progresso tecnologico è il risultato dell’attività di ricerca e sviluppo (R&S) svolta dalle imprese. Le imprese infatti investono in ricerca e sviluppo per aumentare i loro profitti attesi attraverso la scoperta di prodotti o processi nuovi, ma necessitano di avere un’adeguata protezione ( legge sui brevetti). I diritti sulla proprietà intellettuale devono contemperare due obiettivi: da un lato, la protezione è necessaria per fornire alle imprese gli incentivi ad investire in R&S (molta protezione) dall’altro lato, una volta che le imprese hanno scoperto nuovi prodotti, sarebbe meglio per la società diffondere le conoscenze (poca protezione).
Efficienza degli investimenti COSTI DI TRASFORMAZIONE QUALITÀ DELLE ISTITUZIONI PROGRESSO TECNOLOGICO influenza Efficienza degli investimenti Le misure della qualità delle istituzioni formali e informali indicano come effettivamente l’esistenza di regole e norme istituzionali sono implementate. Ad esempio, le misure della qualità delle istituzioni formali, includono classifiche soggettive dell’efficacia dei diritti di proprietà e della burocrazia, spesso create da sondaggi cross-country condotte da agenzia di rating di rischio. Alcune misure sono delle proxy per i COSTI DI TRASNAZIONE E DI TRASFORMAZIONE che potrebbero influenzare il volume e l’efficienza degli INVESTIMENTI a quindi della crescita (è importante notare come potrebbe esserci anche una casualità inversa dalla crescita agli investimenti e alle istituzioni problema dei modelli in forma ridotta). COSTI DI TRANSAZIONE COSTI DI TRASFORMAZIONE
Misura della qualità delle istituzioni indici proposti dalla letteratura e correlazioni con le variabili quantitative della crescita economica nei Paesi Nel tentativo di valutare il contributo “esogeno” delle istituzioni alla crescita economica, una ricerca condotta dal World Economic Outlook (IMF) ha studiato l’impatto delle istituzioni sul settore privato. In particolare, l’analisi empirica ha utilizzato 3 misure delle istituzioni: la qualità della governance, includendo il grado di corruzione, i diritti politici e l’efficienza del settore pubblico; il grado di estensione della protezione legale sulla proprietà privata e quanto tali leggi sono rinforzate; il livello delle istituzioni e altri limiti imposti ai leader politici
Il lavoro nasce dalla rinnovata attenzione che negli ultimi anni che è stata posta relativamente alla polarizzazione sempre più sensibile delle differenze reddituali cross-country. Tab. 1 Sviluppo economico Not only are the extremes of this global income distribution striking—GDP per capita ranging from about $100 a year in Ethiopia, for example, to over $43,000 in Switzerland—but so also is the uneven dispersion of incomes. It is notable, for example, how few countries have what could be viewed as an “intermediate” level of income, between about $6,000 and $16,000 per capita, and how many—including most of sub-Saharan Africa—have incomes of well under $1,000 per capita.
Fig. 1 Relazione tra reddito e qualità delle istituzioni In un contesto così eterogeneo di distribuzione della ricchezza, la “possible” correlazione tra gli indicatori della qualità delle istituzioni e le differenze nei redditi appare di rilevante importanza. 1 Questo indice misura la qualità totale della governance, includendo il grado di corruzione, diritti i politici, efficienza del settore pubblico e limiti regolatori. Il termine governance qui si riferisce alle influenze politiche e alla percezione dell’efficienza e dell’efficacia del governo, più che alla ristretta interpretazione che spesso viene utilizzata che si focalizza principalmente sull’estensione della corruzione.
Instituzioni e redditi: alcune semplici correlazioni Analizzando altre misure della qualità istituzionale, emerge un’alta correlazione tra di esse. Tali misure appaiono strettamente connesse alle differenze cross-country nel GDP per capita, al pari delle altre misure della performance economica come il tasso di crescita e la volatilità della crescita. Tab. 2 Correlazione tra istituzioni e performance economica
Fig. 2 Reddito per capita e alcune misure di istituzioni (Logaritmo di GDP per capita sull’asse y; asse x come indicato) I grafici illustrano la relazione tra il livello dei redditi e il livello della qualità istituzioni, quest’ultimo misurato attraverso alcune componenti dell’indice di qualità della governance (fig.1) e con l’utilizzo di un rating del livello di protezione dei diritti di proprietà e dei limiti all’esecutivo.
evidenze: dalla distribuzione delle misure nei grafici precedenti, notiamo che in generale ISTITUZIONI “FORTI” Paesi ad alto reddito Paesi a basso reddito ISTITUZIONI “DEBOLI”
Interazione tra le istituzioni e le politiche Cercando di costruire una stretta correlazione tra la qualità delle istituzioni e lo sviluppo economico, lo studio, come la maggior parte della recente letteratura, si è concentrato sulla possibile presenza della «casualità inversa» dallo sviluppo alle istituzioni e viceversa, e sulla relativa significatività delle istituzioni comparate alle altre variabili che influenzano lo sviluppo, come il grado di apertura commerciale, i fattori geografici, la maggiore concorrenza e un migliore livello di trasparenza. Dall’analisi si evince che tali politiche di incoraggiamento della crescita sono più efficienti nei Paesi con istituzioni «più forti». Inoltre, gli effetti di politiche macroeconomiche e strutturali sulla performance economica sono compromessi in presenza di istituzioni «deboli». La casualità inversa anche qui rende difficile indentificare il contributo delle politiche alle istituzioni e alla crescita. esiste casualità inversa anche tra le istituzioni e le politiche
Fig. Effetti delle istituzioni e delle politiche sulla crescita e sulla volatilità (cambio in punti percentuali per anno) I recenti lavori hanno valutato positivamente il ruolo delle istituzioni e delle politiche nel processo di crescita economica, ma l’evidenza dello studio ha dimostrato che qualora le istituzioni vengano prese in considerazione unitamente alle variabili delle politiche, le prime risultano essere il fattore determinante del livello di reddito. Alcuni risultati positivi delle politiche però sono rintracciabili nel modello che spiega la crescita e la volatilità. I risultati per la crescita sono basati su un modello di crescita stimato utilizzando la media annuale del tasso di crescita del GDP per capita variabile dipendente nel periodo 1960-98 come. Nella regressione le variabile della governance e dello sviluppo finanziario sono trattate come endogene. I risultati per la volatilità sono basati sullo stesso modello trattando solo la variabile di governance come endogena. Il miglioramento nella qualità istituzionale è dato da un aumento pari alla deviazione standard della misura dell’aggregate governance, quello nello sviluppo finanziario dall’incremento di una deviazione standard della misura definite come total private credit come porzione del GDP. La riduzione della sopravvalutazione del tasso di cambio proviene invece dalla misura definita come il grado di tasso di cambio basato sulla parità del potere d’acquisto. In the case of growth, the financial development variable, which can be importantly influenced by policy, is found to have a significant impact (Table 3.3). Exchange rate overvaluation is found to increase the volatility of growth (Table 3.3).
Grafici fig. 3.7.
L’importanza delle Istituzioni Il ruolo delle istituzioni nell’economia Il perché dell’esistenza di istituzioni diverse Il contributo delle istituzioni sulla produttività L’esistenza di istituzioni efficienti I meccanismi del cambiamento istituzionale