Polibio Nozioni fondamentali
Polibio - Vita Nasce in Arcadia attorno al 200 a.C. da famiglia aristocratica aderente alla Lega Achea antiromana. Aderisce egli stesso alla Lega Achea, in essa percorre la sua carriera politica. 148 - Battaglia di Pidna: la Macedonia diventa provincia romana; nella Lega Achea prevale la fazione filoromana: vennero deportati a Roma mille cittadini del partito avverso, tra cui Polibio. Esilio a Roma di 17 anni: ospitato del vincitore di Pidna, il console Emilio Paolo; fece amicizia con il figlio Scipione Emiliano; fu introdotto nel circolo culturale degli Scipioni: inizia la composizione della sua opera storiografica. 150 – torna per breve tempo in Grecia, poi numerosi viaggi per visitare i luoghi che descriveva nelle Storie. 146 - segue Scipione Emiliano nella III guerra punica e assiste alla caduta di Cartagine Muore in Grecia ad 82 anni per una caduta da cavallo.
Le Storie Importanza dell’esilio a Roma: svolta importantissima nella sua vita e nel suo pensiero Circolo degli Scipioni: contatto con il pensiero politico, culturale e filosofico (lo stoicismo stava allora diventando l'ideologia della classe dirigente) della Roma del tempo, Polibio modifica la sua ostilità di cittadino acheo e inizia a ricercare le cause dell’ascesa della potenza romana. Si convertì alla causa di Roma e si convinse che il suo dominio era voluto dalla τύχη. Opera storiografica annalistica: 40 libri: eventi d’Oriente e d’Occidente dal 264 (inizio della prima guerra punica); al 144 (due anni dopo la distruzione di Cartagine e di Corinto); Ne resta solo un terzo.
Storia universale e pragmatica Può essere definita con due aggettivi: Universale: Polibio considera la storia di Roma e vi pone in relazione la storia di tutte le altre popolazioni: le altre storie sono degne di essere raccontate solo in funzione dell'unica grande storia, quella romana;. la stessa τύχη ha voluto creare con la potenza romana "la più bella delle sue opere“: è necessario perciò superare il particolarismo delle storie dei singoli popoli in una visione unitaria d'insieme. Pragmatica: Polibio si basa solo su fatti realmente accaduti (πράγματα), "imprese compiute dai popoli, dalle città e dai monarchi".
Metodo a confronto con Erodoto e Tucidide Come Erodoto: persegue l’oggettività, ricorrendo a più fonti, verificandole per quanto gli è possibile, cerca di visitare di persona tutti i luoghi di cui narra per rendere le sue descrizioni il più precise possibile. Come Tucidide: è prevalente l'interesse per la politica; l’indagine storica mette in evidenza la complessità delle interrelazioni tra gli eventi e gli interessi in campo; fine della storia è il μάθημα: la storia magistra vitae fornisce un insegnamento a livello pratico e materiale (PRAGMATISMO). Le cause attentamente indagate sono divise in tre tipi: αἰτία = causa vera del fatto storico (accettata universalmente); πρόφασις = pretesto ufficiale, causa apparente (non la vera motivazione); ἀρχή = causa iniziale, scintilla, causa scatenante.
Gli excursus Tre dei 40 libri delle Storie interrompono la trattazione in rigoroso ordine annalistico e costituiscono degli excursus: libro VI: la costituzione romana; libro XII: la storiografia precedente; libro XXXIV: la geografia del mondo mediterraneo. La più nota e importante è la digressione del libro VI, in gran parte conservato, che contiene l'esposizione della teoria dell'ἀναϰύκλωσις, ovvero del ritorno ciclico delle costituzioni.
Le tre forme di governo e l’ἀναϰύκλωσις Sei sono le forme di governo possibili, tre valide e tre deteriori, in cui le buone inevitabilmente degenerano: ἀναϰύκλωσις Monarchia (stato che nasce perché uno si impone sugli altri). Tirannide (degenerazione della monarchia: da ereditaria diventa elettiva per l'incapacità dei successori). Aristocrazia (i migliori, per potenza e virtù morali, s'impa- droniscono del potere). Oligarchia (degenerazione dell'aristocrazia: i migliori si rivelano incapaci e si fa avanti la corruzione). Democrazia (il popolo prende il potere). Oclocrazia (da ὅχλος = folla) Cicerone riprendendo la teoria di Polibio usa il termine anarchia per indicare il caos derivante dalla degenerazione della democrazia). Forma di governo Monarchia Aristocrazia Degenerazione Tirannide Oligarchia
La costituzione mista e la potenza di Roma Ogni stato, per immutabile legge naturale, deve percorrere le sei fasi del ciclo, alla cui fine se ne instaura uno nuovo. Vi è tuttavia una particolare costituzione, la costituzione mista, che è riesce a includere in se stessa le tre forme di governo positive. Solo due stati, la Sparta di Licurgo e Roma, hanno adottato questa costituzione, in cui la monarchia è rappresentata dai due consoli (in quanto ciascuno dei due esercita il diritto di veto e può bloccare le decisioni), l'aristocrazia dal senato e la democrazia dai tribuni della plebe, che garantiscono la rappresentanza del popolo nel governo dello Stato Il segreto di Roma è nella costituzione, la più perfetta, che le ha permesso di evitare l'anakyklosis, il ciclo ripetuto. Ogni stato è tuttavia destinato alla decadenza, anche Roma, e ciò avverrà quando il popolo, avido di potere, avrà aumentato il proprio potere oltre ogni misura.
La religione instrumentum regni Per Polibio la religione non è altro che un'abile invenzione di chi esercita il potere, allo scopo di tenere a freno le masse e a garantire l'ordine sociale. L'intervento divino può forse spiegare avvenimenti straordinari, come carestie e pestilenze, ma in genere i fatti umani hanno spiegazioni naturali. A questa concezione atea si contrappone in parte la presenza della τύχη nella storia, che non costituisce tuttavia in alcun modo un’istanza divina.
Lingua e stile Il lessico e la sintassi di Polibio sono quelli della koinè propria dei documenti delle cancellerie ellenistiche. Anche lo stile rispecchia il linguaggio burocratico antico: Polibio, p.es., evita di ripetere il soggetto ricorrendo spesso a perifrasi come «il summenzionato», come farebbe chi redige un verbale d'ufficio; Il suo stile è dunque rigido e poco elegante, ma non sciatto o trascurato, come dimostra la cura posta ad evitare lo iato. Il periodo è complesso ed ipotattico, ma ordinato con chiarezza, con frequente uso di costrutti participiali e di perifrasi. Il periodare è pacato, razionale ed uniforme, non finalizzato a dilettare o a commuovere, ma a comunicare la verità oggettiva che scaturisce dallo studio dei fatti.