L’annuncio del Regno di Dio

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Transcript della presentazione:

L’annuncio del Regno di Dio

Dio regna. È questa la fede d’Israele (cf Dio regna. È questa la fede d’Israele (cf. Sal 47; 93; 96-99); regna sul mondo intero e in modo speciale sul suo popolo (cf. 1 Sam 12,12). Esercita la sua sovranità come legislatore e giudice, ma altresì come Salvatore (cf. Is 25,9; 33,22). Gesù: uomo come noi e tuttavia diverso da noi. «Gesù è un uomo reale che visse e morì su questa terra, che condivise la finitudine creaturale, le miserie e i limiti dell’esistenza umana, che conobbe di conseguenza la fame e la sete, la gioia e il dolore, il sorriso e il pianto (Eb 5,7; Gv 11,35s) […] la stanchezza, la tentazione e l’estrema angoscia della morte. In tutto quello che può colpire e tormentare gli uomini egli è perfettamente uno di noi, nostro fratello, “in tutto simile a noi”, “provato in ogni cosa” come noi e tuttavia […] “senza peccato”, cioè senza rottura con Dio (Eb 2,17; 4,15). Un uomo quindi come noi e tuttavia diverso da noi» (H. Kessler, Cristologia, Queriniana, Brescia 20052, p. 190). Gesù dà inizio alla sua missione, portando di villaggio in villaggio “il Vangelo di Dio”: una “buona notizia” che viene da Dio, l’annuncio di un evento il cui protagonista è Dio stesso. βασιλεία τοῦ θεοῦ. Il cuore del discorso/agire di Gesù è l’approssimarsi del “regno di Dio”, o della sua “signoria/sovranità”. Dietro questo termine, c’è l’espressione ebraica malkut Jhwh, indicante un’azione di Dio volta a realizzare un ideale di giustizia e di pace. Non è un concetto spaziale (regno) ne un concetto indicante uno stato di vita (per sovrano e sudditi), ma un agire dinamico di Dio.

Come intendere la “sovranità/signoria”, o il “Regno”, di Dio ? βασιλεία τοῦ θεοῦ

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,14-15). Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11«Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino» (Lc 10,1-11) 1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. 2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì. 5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni (Mt 10,1-8)

Tre connotazioni della signoria/sovranità di Dio La sua portata escatologica. «Il regno di Dio è vicino» (cf. Mc 1,15; Lc 10,9; Mt 10,7). Un’affermazione da non intendersi nel senso di un’imminenza temporale-cronologica, bensì come la durata di una realtà già compiuta, stabile, che giungerà tuttavia a pienezza. L’universalismo della Grazia. L’interessamento di Dio per gli uomini [e per tutti] – incarnato nella prassi di Gesù – rende concreta una nuova vita. E ciò diventa possibile e visibile nelle guarigioni prodigiose operate da Gesù, nel perdono dei peccati, nei pasti consumati in compagnia di persone ai margini della società civile e religiosa del tempo (interessamento per gli ultimi). Il carattere autoritativo dell’agire di Gesù. Egli rivendicò per sé il ruolo di Rivelatore e mediatore escatologico della salvezza, avanzando una pretesa molto azzardata (vista la difficoltà, per i giudei, di confermare l’identità tra Gesù e il Rivelatore della signoria/sovranità di Dio).

Nella sua vita terrena, il Figlio di Dio, si preoccupò di testimoniare il Padre e di rendere vicina a ogni uomo la sollecitudine paterna con un atteggiamento chiaramente “teocentrico”. Divenne, per gli uomini di allora, il tramite di congiunzione con l’Eterno e il portatore della bontà immensa sulla terra. Le sue azioni potenti sono qualcosa di più di semplici “segni” premonitori del futuro regno di Dio, ma fanno già parte dell’avvento dinamico attuale di questo. Egli ha valutato le proprie azioni come un evento e un adempimento escatologico, come manifestazione simbolica e irruzione iniziale della salvezza definitiva. Una pretesa, questa di Gesù, troppo audace e scandalizzante per la cultura giudaica e le diverse anime che ne contraddistinguevano la dialettica, fino a tramutarsi in un rischio reale di morte. In tal senso la situazione sembra aggravarsi con l’arrivo di Gesù a Gerusalemme; «egli dovette, in base a una presumibile valutazione realistica della situazione, tenere conto della possibilità di andare incontro a una morte violenta» [sulla croce?].

Gesù, infine, si è opposto al fraintendimento della sua messianicità in senso politico e rifiuta il tentativo della folla che voleva farlo re (cf. Gv 6,15). L’accusa, portata contro di lui davanti all’autorità romana, di voler essere il “re dei Giudei” (cf. Mc 15,1-5) è evidentemente falsa. Eppure, paradossalmente, il titolo posto sulla croce corrisponde alla realtà in un senso più alto e carico di trascendenza - non una regalità di questo mondo - come dichiara a Pilato (cf. Gv 18,36): “il mio regno non è di questo mondo

Il Regno di Dio nei Padri della Chiesa Alcuni “passaggi originali” Secondo Origene, Cristo è “il regno di Dio in persona” (Commento al Vangelo di Matteo XIV,7). “Io ho letto la Legge, ho letto i profeti, ho letto il Salterio, ma per quanto mi ricordi non vi ho mai trovato l’espressione Regno dei cieli se non nel Vangelo. Il regno di Dio infatti è stato spalancato dopo la venuta di colui del quale sta scritto: il regno di Dio è in mezzo a voi (Girolamo, Omelie sul Vangelo di Marco 2). Inoltre, nel clima ostile dei primi secoli, l’invocazione “venga il tuo regno” si fa pressante affinchè l’avvento del regno di Dio ponga fine alla persecuzione (cf. Tertulliano, De Oratione 5,2-4). Tuttavia, la tensione verso il compimento futuro è accompagnata dalla convinzione che fin dal presente il Padre regna nei suoi santi insieme con il Figlio e lo Spirito Santo …

Origene (Alessandria d'Egitto, 185 – Tiro, 254; teologo-filosofo greco) grande interprete della Parola, lasciò moltissimi scritti e commentari sui libri della Bibbia che, contro le dottrine gnostiche, difendeva nella sua interezza: Antico e Nuovo non andavano disgiunti né il secondo sostituisce il primo. Leggiamo a p. 143 …

San Cipriano di Cartagine Cipriano nacque a Cartagine intorno all’anno 210. Dopo tre anni dalla sua conversione al Cristianesimo, fu eletto vescovo della sua città. Ritiratosi in clandestinità durante la persecuzione di Valeriano, venuto a conoscenza di essere stato condannato a morte, tornò a Cartagine per dare testimonianza di fronte ai propri fedeli. Venne decapitato nel 258.

Cipriano compose numerosi trattati e lettere, sempre legati al suo ministero pastorale. Poco incline alla speculazione teologica, scriveva soprattutto per l’edificazione della comunità e per il buon comportamento dei fedeli. Di fatto, la Chiesa è il tema che gli è di gran lunga più caro. Distingue tra Chiesa visibile, gerarchica, e Chiesa invisibile, mistica, ma afferma con forza che la Chiesa è una sola, fondata su Pietro. Non si stanca di ripetere che «chi abbandona la cattedra di Pietro, su cui è fondata la Chiesa, si illude di restare nella Chiesa» (L’unità della Chiesa cattolica 4). Cipriano è convinto, e lo ha formulato con parole forti, che «fuori della Chiesa non c'è salvezza» (Epistola 4,4 e 73,21), e che «non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come Madre» (L’unità della Chiesa cattolica 4). Caratteristica irrinunciabile della Chiesa è l’unità, simboleggiata dalla tunica di Cristo senza cuciture (ibid., 7): unità della quale dice che trova il suo fondamento in Pietro (ibid., 4) e la sua perfetta realizzazione nell’Eucaristia (Epistola 63,13). «Vi è un solo Dio, un solo Cristo», ammonisce Cipriano, «una sola è la sua Chiesa, una sola fede, un solo popolo cristiano, stretto in salda unità dal cemento della concordia: e non si può separare ciò che è uno per natura» (L’unità della Chiesa cattolica 23). Mentre nel suo De bono patientiae, presenta Gesù come modello di pazienza: la sua condotta nella passione è coerente con l’atteggiamento di tutta la sua vita, fin dall’incarnazione.

Leggiamo dal trattato «Sul Padre nostro» di san Cipriano (Nn Leggiamo dal trattato «Sul Padre nostro» di san Cipriano (Nn. 13-15; CSEL 3, 275-278)

«Venga il tuo regno». Domandiamo che venga a noi il regno di Dio, così come chiediamo che sia santificato in noi il suo nome. Ma ci può essere un tempo in cui Dio non regna? O quando presso di lui può cominciare ciò che sempre fu e mai cessò di esistere? [NO] Non è questo che noi chiediamo, ma piuttosto che venga il nostro regno, quello che Dio ci ha promesso, e che ci è stato acquistato dal sangue e dalla passione di Cristo, perché noi, che prima siamo stati schiavi del mondo, possiamo in seguito regnare sotto la signoria di Cristo. Così egli stesso promette, dicendo: «Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25, 34). In verità, fratelli carissimi, lo stesso Cristo può essere il regno di Dio di cui ogni giorno chiediamo la venuta, di cui desideriamo vedere, al più presto, l'arrivo per noi. Egli infatti è la risurrezione, poiché in lui risorgiamo. Per questo egli può essere inteso come il regno di Dio, giacché in lui regneremo. Giustamente dunque chiediamo il regno di Dio, cioè il regno celeste, poiché vi è anche un regno terrestre. Ma chi ha ormai rinunziato al mondo del male, è superiore tanto ai suoi onori quanto al suo regno.

Il Regno di Dio secondo il Concilio Vaticano II

Il mistero della santa Chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione Il mistero della santa Chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione. Il Signore Gesù, infatti, diede inizio ad essa predicando la buona novella, cioè l'avvento del regno di Dio da secoli promesso nella Scrittura: «Poiché il tempo è compiuto, e vicino è il regno di Dio» (Mc 1,15; cfr. Mt 4,17). Questo regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo. La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato nel campo (cfr. Mc 4,14): quelli che lo ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo (cfr. Lc 12,32), hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto (cfr. Mc 4,26-29). Anche i miracoli di Gesù provano che il regno è arrivato sulla terra: « Se con il dito di Dio io scaccio i demoni, allora è già pervenuto tra voi il regno di Dio » (Lc 11,20; cfr. Mt 12,28). Ma innanzi tutto il regno si manifesta nella stessa persona di Cristo, figlio di Dio e figlio dell'uomo, il quale è venuto «a servire, e a dare la sua vita in riscatto per i molti» (Mc 10,45). Quando poi Gesù, dopo aver sofferto la morte in croce per gli uomini, risorse, apparve quale Signore e messia e sacerdote in eterno (cfr. At 2,36; Eb 5,6; 7,17-21), ed effuse sui suoi discepoli lo Spirito promesso dal Padre (cfr. At 2,33). La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l'inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi col suo re nella gloria. Lumen Gentium, 5

Ovvero … La Chiesa non si identifica con il Regno di Dio. Essa è piuttosto la comunità credete che riconosce la signoria di Gesù e la proclama a tutta l’umanità, perché tutti possano giungere ad accogliere nell’obbedienza e nell’amore Colui che, di diritto, è il loro Signore G. Barbaglio, “Regno di Dio”, in Id. (ed.), Schede bibliche pastorali, vol. II, EDB. Bologna 20143, pp. 3342-3352.