10 MAGGIO 2018 GIOVEDÌ - VI SETTIMANA DI PASQUA UFFICIO DELLE LETTURE

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V. O Dio, vieni a salvarmi. R. Signore, vieni presto in mio aiuto
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Transcript della presentazione:

10 MAGGIO 2018 GIOVEDÌ - VI SETTIMANA DI PASQUA UFFICIO DELLE LETTURE INVITATORIO V. Signore, apri le mie labbra R. e la mia bocca proclami la tua lode.   Antifona Il Signore è veramente risorto, alleluia. SALMO  66  Tutti i popoli glorifichino il Signore Sia noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani (At 28, 28) Dio abbia pietà di noi e ci benedica, * su di noi faccia splendere il suo volto;  perché si conosca sulla terra la tua via, * fra tutte le genti la tua salvezza.  Ti lodino i popoli, Dio, * ti lodino i popoli tutti.  Esultino le genti e si rallegrino, † perché giudichi i popoli con giustizia, * governi le nazioni sulla terra.  Ti lodino i popoli, Dio, * ti lodino i popoli tutti.  La terra ha dato il suo frutto. * Ci benedica Dio, il nostro Dio,  ci benedica Dio * e lo temano tutti i confini della terra. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo.  Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. Antifona Il Signore è veramente risorto, alleluia.

Inno Ecco il gran giorno di Dio, splendente di santa luce: nasce nel sangue di Cristo l'aurora di un mondo nuovo. Torna alla casa il prodigo, splende la luce al cieco; il buon ladrone graziato dissolve l'antica paura. Gli angeli guardano attoniti il supplizio della croce, da cui l'innocente e il reo salgono uniti al trionfo. O mistero insondabile dell'umana redenzione: morendo sopra il patibolo Cristo sconfigge la morte. Giorno di grandi prodigi! La colpa cerca il perdono, l'amore vince il timore, la morte dona la vita. Irradia sulla tua Chiesa la gioia pasquale, o Signore, unisci alla tua vittoria i rinati nel battesimo. Sia lode e onore a Cristo, vincitore della morte, al Padre e al Santo Spirito ora e nei secoli eterni. Amen.

1^ Antifona Tu ci salvi, Signore: celebriamo il tuo nome per sempre, alleluia. SALMO 43, 2-9   (I) Il popolo di Dio nella sventura In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37). Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, † i nostri padri ci hanno raccontato  l'opera che hai compiuto ai loro giorni, * nei tempi antichi.  Tu, per piantarli, con la tua mano  hai sradicato le genti, * per far loro posto, hai distrutto i popoli.  Poiché non con la spada conquistarono la terra, * né fu il loro braccio a salvarli;  ma il tuo braccio e la tua destra  e la luce del tuo volto, * perché tu li amavi.  Sei tu il mio re, Dio mio, * che decidi vittorie per Giacobbe.  Per te abbiamo respinto i nostri avversari, * nel tuo nome abbiamo annientato  i nostri aggressori.  Infatti nel mio arco non ho confidato * e non la mia spada mi ha salvato,  ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, * hai confuso i nostri nemici.  In Dio ci gloriamo ogni giorno, * celebrando senza fine il tuo nome. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo.  Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 1^ Antifona Tu ci salvi, Signore: celebriamo il tuo nome per sempre, alleluia.

2^ Antifona Perdona il tuo popolo, Signore; non ci esporre alla vergogna. SALMO 43, 10-17 (II) Il popolo di Dio nella sventura In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37). Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, * e più non esci con le nostre schiere.  Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari * e i nostri nemici ci hanno spogliati.  Ci hai consegnato come pecore da macello, * ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.  Hai venduto il tuo popolo per niente, * sul loro prezzo non hai guadagnato.  Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini, * scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.  Ci hai resi la favola dei popoli, * su di noi le nazioni scuotono il capo.  L'infamia mi sta sempre davanti * e la vergogna copre il mio volto  per la voce di chi insulta e bestemmia, * davanti al nemico che brama vendetta. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo.  Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 2^ Antifona Perdona il tuo popolo, Signore; non ci esporre alla vergogna.

3^ Antifona Sorgi, Signore, salvaci nella tua misericordia, alleluia 3^ Antifona Sorgi, Signore, salvaci nella tua misericordia, alleluia. SALMO 43, 18-27 (III) Il popolo di Dio nella sventura In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37). Tutto questo ci è accaduto † e non ti avevamo dimenticato, * non avevamo tradito la tua alleanza.  Non si era volto indietro il nostro cuore, * i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;  ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli * e ci hai avvolti di ombre tenebrose.  Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio * e teso le mani verso un dio straniero,  forse che Dio non lo avrebbe scoperto, * lui che conosce i segreti del cuore?  Per te ogni giorno siamo messi a morte, * stimati come pecore da macello.  Svegliati, perché dormi, Signore? * Destati, non ci respingere per sempre.  Perché nascondi il tuo volto, * dimentichi la nostra miseria e oppressione?  Poiché siamo prostrati nella polvere, * il nostro corpo è steso a terra.  Sorgi, vieni in nostro aiuto; * salvaci per la tua misericordia. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo.  Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 3^ Antifona Sorgi, Signore, salvaci nella tua misericordia, alleluia.

V. Per la tua risurrezione, o Cristo alleluia, R V. Per la tua risurrezione, o Cristo alleluia, R. gioiscono i cieli e la terra, alleluia. Prima Lettura: Dalla prima lettera di san Giovanni, apostolo 3, 1-11 Siamo figli di Dio   Carissimi, quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto. Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio. Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Responsorio R. Quale grande amore ci ha dato il Padre: * siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente, alleluia. V. Quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. R. Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente, alleluia.

Seconda Lettura: Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc Seconda Lettura: Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc. 2 sull'Ascensione 1, 4; PL 54, 397-399) L'Ascensione del Signore accresce la nostra fede Nella festa di Pasqua la risurrezione del Signore è stata per noi motivo di grande letizia. Così ora è causa di ineffabile gioia la sua ascensione al cielo. Oggi infatti ricordiamo e celebriamo il giorno in cui la nostra povera natura è stata elevata in Cristo fino al trono di Dio Padre, al di sopra di tutte le milizie celesti, sopra tutte le gerarchie angeliche, sopra l'altezza di tutte le potestà. L'intera esistenza cristiana si fonda e si eleva su una arcana serie di azioni divine per le quali l'amore di Dio rivela maggiormente tutti i suoi prodigi. Pur trattandosi di misteri che trascendono la percezione umana e che ispirano un profondo timore riverenziale, non per questo vien meno la fede, vacilla la speranza e si raffredda la carità. Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde. Del resto, come potrebbe nascere nei nostri cuori la carità, come potrebbe l'uomo essere giustificato per mezzo della fede, se il mondo della salvezza dovesse consistere solo in quelle cose che cadono sotto i nostri sensi? Perciò quello che era visibile del nostro Redentore è passato nei riti sacramentali. Perché poi la fede risultasse più autentica e ferma, alla osservazione diretta è succeduto il magistero, la cui autorità avrebbero ormai seguito i cuori dei fedeli, rischiarati dalla luce suprema. Questa fede si accrebbe con l'ascensione del Signore e fu resa ancor più salda dal dono dello Spirito Santo. Non riuscirono ad eliminarla con il loro spavento né le catene, né il carcere, né l'esilio, né la fame o il fuoco, né i morsi delle fiere, né i supplizi più raffinati, escogitati dalla crudeltà dei persecutori. Per questa fede in ogni parte del mondo hanno combattuto fino a versare il sangue, non solo uomini, ma anche donne; non solo fanciulli, ma anche tenere fanciulle. Questa fede ha messo in fuga i demoni, ha vinto le malattie, ha risuscitato i morti. Gli stessi santi apostoli, nonostante la conferma di numerosi miracoli e benché istruiti da tanti discorsi, s'erano lasciati atterrire dalla tremenda passione del Signore ed avevano accolto, non senza esitazione, la realtà della sua risurrezione. Però dopo seppero trarre tanto vantaggio dall'ascensione del Signore, da mutare in letizia tutto ciò che prima aveva causato loro timore. La loro anima era tutta rivolta a contemplare la divinità del Cristo, assiso alla destra del Padre. Non erano più impediti, per la presenza visibile del suo corpo, dal fissare lo sguardo della mente nel Verbo, che, pur discendendo dal Padre, non l'aveva mai lasciato, e, pur risalendo al Padre, non si era allontanato dai discepoli. Proprio allora, o dilettissimi, il Figlio dell'uomo si diede a conoscere nella maniera più sublime e più santa come Figlio di Dio, quando rientrò nella gloria della maestà del Padre, e cominciò in modo ineffabile a farsi più presente per la sua divinità, lui che, nella sua umanità visibile, si era fatto più distante da noi. Allora la fede, più illuminata, fu in condizione di percepire in misura sempre maggiore l'identità del Figlio con il Padre, e cominciò a non aver più bisogno di toccare nel Cristo quella sostanza corporea, secondo la quale è inferiore al Padre. Infatti, pur rimanendo nel Cristo glorificato la natura del corpo, la fede dei credenti era condotta in quella sfera in cui avrebbe potuto toccare l'Unigenito uguale al Padre, non più per contatto fisico, ma per la contemplazione dello spirito. Responsorio R. Noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra dell'Onnipotente nei cieli. * Accostiamoci a lui con cuore sincero, nella pienezza della fede, alleluia. V. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso. R. Accostiamoci a lui con cuore sincero, nella pienezza della fede, alleluia.

Orazione O Dio, che ci hai reso partecipi dei doni della redenzione, fa' che viviamo sempre la gioia della risurrezione del tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen. Benediciamo il Signore. R. Rendiamo grazie a Dio.