Noi e gli altri [Roma e il mondo] appunti di storia medievale (IV-XV secolo) Lez.1 b Un’invasione anomala, il cristianesimo Prof. Marco Bartoli
Un’invasione anomala Nell’anno 753 dalla fondazione di Roma (almeno secondo il calcolo fatto nel VI secolo da Dionigi il piccolo) nasceva, in Palestina, Gesù, figlio di Maria, della tribù di David Trent’anni dopo veniva condannato (a morte per crocifissione) come sedizioso da un governatore romano.
Nel 70 e.v. i romani decidono di farla finita con la resistenza giudaica La caduta di Gerusalemme segna l’inizio della diaspora Qualche anno più tardi, nel 135, con la vittoria sulla rivolta di Simone bar Kokhva, i romani sconfiggono definitivamente ogni ipotesi di indipendenza politica giudaica.
La setta dei discepoli di Cristo non si disperde L’importanza di Paolo di Tarso La sua lettera ai Romani Anche Pietro va a Roma La “grande prostituta”
Lettera ai romani Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio … A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo … Dio … mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi, chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi … Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili. Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti: sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma.
La 1° lettera di Pietro “Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio. Salutatevi l`un l`altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo!”
L’Apocalisse L`angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d`oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d`oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: «Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra». E vidi che quella donna era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. [Ap. 17,3-6] Perché il successo dei cristiani? Diffusione presso le donne e presso gli strati deboli della popolazione (anche schiavi) Un’idea di Dio: non il motore immobile aristotelico né gli dei capricciosi, ma un unico Dio misericordioso Un’idea dell’uomo (tutti gli uomini, anche gli schiavi, possono essere cristiani)
I cristiani nel mondo pagano Lettera a Diogneto, cap. V: I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri.
Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio. Inserire fonti sulle persecuzioni
la svolta di Costantino (313 d.C.) Eusebio di Cesarea: “Dio stesso, Re di tutto, dona all’amato sovrano l’aumento di anni e di figli e stabilisce per lui un potere fiorente e vigoroso sui popoli della terra … Dio celebra la festa con l’imperatore, che ha reso vittorioso su tutti i suoi nemici e che ha mostrato come un modello di pietà e di verità per tutti sulla terra. L’imperatore, come la luce del sole, illumina, attraverso i raggi di cui risplendono i cesari, coloro che abitano i luoghi più remoti con i bagliori emanati a distanza da esso”. Elogio di Costantino, p. 117
27 febbraio 380 L'imperatore d'Oriente Teodosio I, con l'Editto di Tessalonica, firmato anche dagli imperatori Graziano e Valentiniano II (che all'epoca aveva solo nove anni), dichiara il credo niceno religione ufficiale dell'impero e proibisce l'arianesimo e i culti pagani. Contro gli eretici, esige da tutti i cristiani la confessione di fede conforme alle deliberazioni del concilio di Nicea. Il testo venne preparato dalla cancelleria di Teodosio I. Succes-sivamente venne incluso nel codice Teodosiano da Teodosio II. La nuova legge riconosceva alle due sedi episcopali di Roma e Alessandria il primato in materia di teologia.
«Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto nostro dominio, grazie alla nostra carità, rimangano fedeli a questa religione, che è stata trasmessa da Dio a Pietro apostolo, e che egli ha trasmesso personalmente ai Romani, e che ovviamente (questa religione) è mantenuta dal Papa Damaso e da Pietro, vescovo di Alessandria, persona con la santità apostolica; cioè dobbiamo credere conformemente con l'insegnamento apostolico e del Vangelo nell’unità della natura divina di Padre, Figlio e Spirito Santo, che sono uguali nella maestà e nella Santa Trinità. Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno coloro i quali non violino le affermazioni di questa legge. Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e ordiniamo di condannarli alla pena dell’infamia come eretici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo stati autorizzati dal Giudice Celeste.»