L’ ABBAZIA DI CHIARAVALLE.

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Transcript della presentazione:

L’ ABBAZIA DI CHIARAVALLE

Chiaravalle Dalla fondazione al XVII secolo Il 10 ottobre 1134 giunsero in Lombardia i primi monaci cistercensi provenienti dalla località di Moiremont, vicino a Digione, che si stabilirono a Coronate presso Pieve di Abbiategrasso. Dalla fondazione al XVII secolo

Bernardo di Chiaravalle, giunto nella città di Milano, convinse i milanesi a sostenere papa Innocenzo II, mettendo fine alla disputa papale e alla lunga guerra che aveva contrapposto Milano al resto della Lombardia. Le autorità milanesi, per riconoscenza al Santo, si impegnarono a costruire un grande monastero; costruzione poi portata avanti proprio da Bernardo, che posizionò il complesso a cinque chilometri da Porta Romana, in una zona paludosa, poi bonificata dai monaci, a sud della città chiamata Roveniano o Rovegnano. Lasciò, quindi, sul posto un gruppo di frati con lo scopo di raccogliere fondi utili alla costruzione della chiesa.

Un altro gruppo di cistercensi, provenienti invece da Cîteaux, giunse all'inizio del 1135 a Milano, ospiti dei benedettini di Sant’Ambrogio, in sostegno di Papa Innocenzo II nella disputa contro l’antipapa Anacleto II, che allora contrapponeva anche il resto della Lombardia contro la città di Milano. Le prime costruzioni realizzate dai religiosi furono provvisorie, e solo tra il 1150 e il 1160 venne iniziata la costruzione della chiesa attuale, che poi si protrasse per circa settant'anni, fino al 1221; di quella originaria del 1135 non rimane oggi alcuna traccia.

Il 2 maggio 1221 il Vescovo di Milano Enrico I da Settala consacrò la chiesa a Santa Maria; nell’angolo nord-ovest del chiostro si può trovare, scritta in caratteri semigotici, la lapide posta in quella occasione che riporta: «Nell’anno di grazia 1135 addì 22.1, fu costruito questo monastero dal beato Bernardo abbatè di Chiaravalle: nel 1221 fu consacrata questa Chiesa dal Signor Enrico Arcivescovo milanese, il 2 maggio in onore di S. Maria di Chiaravalle.»

Durante il XIII secolo i lavori proseguirono nella realizzazione del primo Chiostro, situato a sud della chiesa. In seguito, nel XIV secolo, venne realizzato il tiburio e il refettorio. Nel 1412 venne costruita per volere dell’abate una piccola cappella, posizionata in corrispondenza del transetto meridionale, rimaneggiata nel XVII secolo e oggi utilizzata come sacrestia.

Nel 1442 l’abbazia venne mutata In commendam, affidata all’Abate Gerardo Landriani, per passare nel 1465 sotto la guida di Ascanio Maria Sforza Visconti, fratello di Ludovico il Moro. Nel 1490, il Bramante e Giovanni Antonio Amadeo, su commissione del Cardinale Ascanio Maria Sforza Visconti, iniziarono a costruire il Chiostro Grande e il Capitolo: nel periodo rinascimentale molti pittori e artisti lavorarono all'abbazia; a questo periodo risalgono anche le opere di Bernardino Luini. Più tardi, dal 1613 al 1616, i Fiammenghini ebbero l'incarico di decorare le pareti interne della chiesa, che vennero letteralmente ricoperte di affreschi visibili anche oggi.

Dal XVIII secolo a oggi La storia dell’abbazia proseguì normalmente nei secoli fino alla cacciata dei monaci da parte della Repubblica Cisalpina nell'anno 1798, già sfiorata con la politica di soppressione degli ordini monastici di Maria Teresa d’Austria, per diventare già quell’anno parrocchia del paese vicino. I beni dell’abbazia vennero venduti, e vennero avviati i lavori di demolizione del monastero: rimasero intatti soltanto la chiesa, una parte del chiostro piccolo, il refettorio e gli edifici dell’ingresso.

È solo nel 1893 che l’Ufficio per la Conservazione dei Monumenti comprò l’abbazia dai privati che l’abitavano e iniziò il restauro del complesso, prima affidandolo a Luca Beltrami, poi nel 1905 a Gaetano Moretti, a cui si deve il restauro della torre nolare, nel 1926 con il ripristino della facciata originaria eliminando le superfetazioni barocche e nel 1945 con ulteriori restauri e la ricollocazione del Coro Ligneo nella navata centrale, che era stato spostato nella Certosa di Pavia per precauzione.

Tra il 1970 ed il 1972 si effettuarono i restauri degli affreschi del tiburio e, dal 2004, sono in corso i restauri degli affreschi della torre nolare e degli edifici dell’ingresso. Nel 1952, grazie all’intervento del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, i cistercensi tornarono nell’abbazia, riprendendo il possesso del monastero a patto di riuscire a terminare i restauri entro 9 anni e ottenendo quindi l’uso dell’abbazia e delle terre a essa adiacenti per i successivi ventinove anni, rinnovabili.

Architettura del monastero di Chiaravalle

LA CHIESA La facciata della chiesa è stata restaurata prima nel ‘600 circa, poi nel 1926 per riportare alla luce il progetto originario, i segni del rifacimento si vedono ancora. I fratelli: Giovanni Battista e Giovanni Mauro della Rovere detti Fiammenghi, si dedicarono alla decorazione di gran parte della chiesa, in particolare il transetto e il presbiterio.

PROBLEMI DELLA CHIESA Uno dei tanti problemi della chiesa è stato quello della ferrovia Milano - Genova  che passando a causa delle vibrazioni della ferrovia, facevano tremare l’abbazia di Chiaravalle e distrussero un pezzo dell’abbazia Così aggiunsero delle cinture alle colonne della chiesa perché si rischiava che la chiesa cadesse; più tardi spostarono la ferrovia. Un altro problema fu che c’erano tanti briganti nei boschi nel ‘600 . Così fecero le mura attorno all’abbazia, adesso rimane poco o nulla delle mura. La colonna qua sopra e protetta da un rinforzo (due cinture) per evitare la caduta della colonna causata dalle vibrazioni della ferrovia Milano-Genova

CORO LIGNEO Stupendo esempio di arte lignea è il coro, appoggiato ai muri della navata centrale, intagliato da Carlo Garavaglia, a cavallo degli anni 1640-1645. Interamente in noce  è composto da due file disposte parallelamente su due livelli: il primo composto da ventidue stalli per i monaci, il secondo livello, più in basso, da 17 posti. I pannelli intagliati rappresentano episodi della vita di San Bernardo, accompagnati da puttini, lesene e incastonati in piccoli scompartimenti.

COLONNE Accanto all’abbazia passavano dei treni, che facevano “tremare” la chiesa, le colonne rischiavano di crollare per la loro antichità, allora i monaci decisero di applicare dei supplementi per evitare che esse crollassero. Poi spostarono la ferrovia e tolsero alcuni supplementi. Alle pareti c’erano colonne differenti: a sinistra erano un po’ arrotondate e a destra, rettangolari.

Gli affreschi di Chiaravalle sono distribuiti su tre zone sovrapposte: in alto, sulla calotta a otto spicchi sul fondo oltremarino, nella fascia sottostante del tamburo e tra le finestre, dove sono visibili otto coppie di Santi, figure dipinte con senso di plasticità a rivelare la mano di un pittore lombardo della metà del Trecento circa. Infine, arriva il vero ciclo, importante per la pittura trecentesca lombarda, che si stende sulle quattro pareti del quadrato di base. Vengono rappresentati, a partire dal lato destro, L’Annuncio alla Vergine della sua prossima morte, i Funerali della Vergine e l’Apoteosi dell’Assunta presentata dal Figlio. GLI AFFRESCHI

Storie della Vergine Nell’Abbazia di Chiaravalle, si possono ammirare gli affreschi della Torre Nolare: si tratta delle "Storie della Vergine", un ciclo eseguito verso la metà del Trecento sulla fonte della "Legenda Aurea" scritta dal frate domenicano Jacopo da Varagine, testo fondamentale per l’iconografia dell’arte medievale. Nella prima scena dipinta, sulla parete sud, ovvero a destra per chi guarda le altre, si trova la scena dell’"Annuncio della morte", in cui la Vergine viene informata della sua fine vicina da un Angelo che le offre un ramo di palma, simbolo per difendere il suo corpo dai giudei.

L’annuncio della morte Nell’Annuncio della Morte la scena si svolge in un ambiente chiuso – di tipo “fiorentino” – con scorci particolari delle pareti e del pavimento che lo fanno sembrare quasi chiuso in una cornice. Alcuni Angeli si volgono verso la scena seguente a marcare la continuità del racconto. Il fascino di questi affreschi dell’Abbazia di Chiaravalle è riconducibile proprio all’innesto “toscano” sulla pittura ancora romanica lombarda nel periodo appena seguente l’arrivo di Giotto a Milano. E, forse, gli affreschi perduti di Giotto nel Palazzo Ducale sono serviti da ispirazione.

I Pittori Molti studiosi hanno concordato nell’attribuirlo allo stesso artista che aveva affrescato una Assunta una scomparsa nel Camposanto di Pisa. Per alcuni si tratterebbe di Giottino, per altri di un ignoto pisano o di un lombardo di cultura toscana. C’è una certa probabilità però che si tratti di Stefano, allievo di Giotto, di cui si conosce il periodo nel quale aveva lavorato a Milano per i Visconti. Risultano infatti lampanti gli echi giotteschi: basti pensare a quanto le schiere di angeli ricordino quelle del Giudizio nella cappella degli Scrovegni a Padova.

Maestro Nelle altre tre composizioni la mano dello stile di questo artista si rivela in alcune figure come le schiere di Angeli e i Profeti sopra il pennacchi. Si può dire che il maestro maggiore abbia fornito un’idea generale e i disegni e che, quindi, gli affreschi siano stati eseguiti da altri – certamente allievi – non sempre all’altezza del compito. Il tratto caratteristico di questi affreschi all’Abbazia di Chiaravalle è un accentuato senso realistico che fa pensare l’intervento di maestranze lombarde.

I SIMBOLI DI CHIARAVALLE Notevole il portale d'ingresso, risalente presumibilmente agli inizi del XVI secolo, scolpito in rilievo con le figure dei Quattro Santi (San Roberto, Sant’Alberico, Santo Stefano, San Bernardo) e sormontato dallo stemma della chiesa: la cicogna con pastorale e mitra.

SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE È stato un cistercense, fondatore monaco, abate e teologo francese dell'ordine della celebre abbazia di Clairvaux e di altri monasteri. Venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica, Chiesa Anglicana e Chiesa Luterana. Canonizzato nel 1174 da Papa nella Cattedrale di Anagni, fu dichiarato Dottore della Chiesa, da Papa Pio VIII nel 1830.

LA CICOGNA Dal 1400 lo stemma è costituito da una cicogna che stringe nel becco un pastorale su cui è annodato un nastro bianco. A fianco sta una mitra abbaziale. Questi uccelli pare che avessero l'abitudine di fare compagnia ai monaci cistercensi fin dalle origini del loro insediamento e se ne fossero andate alla fine della pestilenza del 1574. È stato scelto questo stemma perché le cicogne venivano a mangiare gli animaletti che davano fastidio.

LA CIRIBICIACCOLA La data esatta di costruzione è 1329-1340 È alta 9 m. ed ha due sezioni di forma ottagonale. È di forma conica di 11,97 m. Ognuna delle zone è divisa a sua volta in due parti . La torre nolare ospita la più antica campana montata a sistema ambrosiano che ancora oggi viene azionata manualmente dai monaci cistercensi.

IL CAMPANILE Il campanile dell'abbazia è stato edificato sul finire del Settecento, anche se le sue forme moderne sono di fine Ottocento. Ospita un concerto di 5 campane ed è noto tra i campanari per la notevole pregevolezza e limpidezza del suono. I cinque bronzi sono completamente manuali.

IL CHIOSTRO Originali dell’ epoca rimangono solamente il lato settentrionale e due campate ed è abbellito dalla Vergine in trono con Bambino onorata da Cistercensi. A fianco dell'affresco vi è la lapide scritta in caratteri semigotici, posta in occasione della consacrazione della chiesa nel 1221, sormontata dalla cicogna. Nel 1861, per far spazio alla linea ferroviaria Milano - Pavia - Genova, il lato effettivamente realizzato del Chiostro Grande del Bramante o dell'Amadeo venne distrutto.

Da notare sono le colonnine "annodate" poste sul lato nord-ovest che indicano l'unione tra il Cielo e la terra e la semplicità dei capitelli delle altre colonne, decorate con foglie, aquile e volti umani.