LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO NAZIONALE

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Transcript della presentazione:

LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO NAZIONALE Distribuzione funzionale = ripartizione tra i fattori produttivi Il salario: remunerazione del lavoro Salario nominale = quantità di moneta; salario reale = potere d’acquisto = quantità di beni e servizi acquistabili con il salario nominale TIPI: a tempo = in base al tempo di lavoro; a cottimo = in base alla quantità prodotta La determinazione dei livelli salariali Teoria classica (Ricardo, Malthus): salario di sussistenza, per cui domanda e offerta di lavoro sono uguali; "Legge bronzea“ (Lassalle): non può mai salire oltre il livello di sussistenza, critiche al capitalismo; teoria del "Fondo salari” (Stuart Mill); la parte di capitale circolante destinata ai salari è fissa: salario = fondo salari / numero di lavoratori; se aumentano i salari diminuisce l’occupazione; La contrattazione collettiva: fra sindacati e associazioni degli imprenditori; nazionale, territoriale, aziendale

LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO NAZIONALE Il profitto: quota di reddito data all’imprenditore Profitto come reddito composito (= da lavoro e da capitale); elementi: retribuzione del lavoro organizzativo dell’imprenditore, interesse del capitale investito nell’impresa, compenso per i rischi tecnici ed economici. Profitto normale = uno dei costi d’impresa; extraprofitto, oltre quello normale, realizzato solo in condizioni favorevoli Teoria classica: profitto = differenza fra lavoro contenuto nel prodotto e lavoro impiegato per produrlo (teoria dal “valore – lavoro”). Teoria marxista: profitto = plusvalore (o plus lavoro) = differenza fra valore dei beni creati e salario di sussistenza ai lavoratori, trattenuta dal capitalista (sfruttamento dei proletari). Teoria marginalista: profitto = compenso all’attività organizzativa, dato all’imprenditore in base all’utilità e alla produttività marginale della sua attività e del capitale impiegato (legge di uguaglianza delle produttività marginali dei fattori), secondo le leggi di mercato Piero Sraffa: profitto = sovrappiù di merci prodotte, non di lavoro

LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO NAZIONALE - La rendita: parte di reddito data ai proprietari dei fattori non riproducibili (natura) - TIPI: fondiaria, mineraria, edilizia

REDDITO DI EQUILIBRIO NEL BREVE PERIODO Equilibrio = domanda = offerta Reddito (/prodotto) potenziale = ottenibile con pieno utilizzo dei fattori produttivi Reddito (/prodotto) effettivo = ottenuto in realtà in un dato anno (breve periodo) Normalmente: reddito effettivo < reddito potenziale Nel breve periodo è impossibile che: reddito effettivo > reddito potenziale Nel lungo periodo i fattori produttivi possono essere accresciuti

TEORIA CLASSICA OFFERTA GLOBALE = DOMANDA GLOBALE: l’equilibrio si raggiunge automaticamente grazie alle variazioni dei prezzi Se il prezzo è troppo alto la domanda diminuisce e l’offerta aumenta; se l’offerta supera la domanda il prezzo diminuisce VALE ANCHE PER I MERCATI DEI FATTORI PRODUTTIVI E’ sempre equilibrio di piena occupazione L’offerta ( = il reddito) determina la domanda (consumi e investimenti)

KEYNES E’ POSSIBILE UN EQUILIBRIO DI PARZIALE OCCUPAZIONE DEI FATTORI: il livello dei salari non può scendere sotto un minimo imposto dai sindacati; se scendesse al di sotto, calerebbe la domanda per consumi, quindi anche gli investimenti e l’occupazione L’OFFERTA (reddito nazionale) DIPENDE DALLA DOMANDA (domanda globale: C + I + G + X – M) La crescita dei consumi e investimenti spinge la produzione e l’occupazione Gli investimenti non dipendono dal costo del denaro (tasso d’interesse) ma dall’efficienza marginale del capitale ( = previsioni sulle prospettive di rendimento, sulla crescita della domanda per consumi ) Gli imprenditori investono solo se hanno buone prospettive future sulle vendite

KEYNES L’aumento della domanda (considerata solo come C + I ) in caso di parziale occupazione dei fattori non determina aumento dei prezzi ma un aumento del reddito nazionale Y (aumento della produzione); in caso di piena occupazione provoca l’aumento dei prezzi nel breve periodo Il calo della domanda provoca diminuzione del reddito e dell’occupazione

TEORIA DEL MOLTIPLICATORE KEYNES PROPENSIONE AL CONSUMO = C / Y Quota del reddito che viene consumata PROPENSIONE MARGINALE AL CONSUMO = ΔC / ΔY Quota di ciascun incremento del reddito che viene consumata C = c (Y) Il consumo è in funzione del reddito e della propensione al consumo ( = c): il consumo non può scendere sotto un livello minimo “k”: C = k + c (Y) TEORIA DEL MOLTIPLICATORE OGNI SPESA AGGIUNTIVA (investimento pubblico o privato) SI DISTRIBUISCE COME REDDITO TRA I FATTORI; GENERA AUMENTO DI DOMANDA PER CONSUMI, IN BASE ALLA PROPENSIONE AL CONSUMO; L’AUMENTO DI DOMANDA PROVOCA AUMENTO DEL REDDITO NAZIONALE (della produzione, che si distribuirà come reddito); L’AUMENTO DEL REDDITO PROVOCA NUOVO AUMENTO DEI CONSUMI CHE SPINGERA’ AD UN AUMENTO DEL REDDITO ….. MOLTIPLICATORE: rapporto fra aumento totale del reddito e spesa aggiuntiva iniziale Formula: 1 / 1 - c Il moltiplicatore è l’inverso della PROPENSIONE AL RISPARMIO “s” = Quota del reddito che viene risparmiata ( 1/ s) Il Moltiplicatore agisce insieme con l’Acceleratore

PRINCIPIO DELL’ACCELERATORE KEYNES PRINCIPIO DELL’ACCELERATORE UN AUMENTO DI DOMANDA PER CONSUMI SPINGE LE IMPRESE A INVESTIRE PER DOTARSI DI NUOVI MEZZI QUANDO QUELLI GIA’ ESISTENTI SONO TOTALMENTE IMPIEGATI IL VLORE COMPLESSIVO DEGLI INVESTIMENTI DI UN’IMPRESA E’ SEMPRE MAGGIORE DEL SUO FATTURATO ( = valore delle vendite annuali) ACCELERATORE: rapporto fra VARIAZIONE DELLA DOMANDA PER INVESTIMENTI E VARIAZIONE DELLA DOMANDA PER CONSUMI sul mercato Le variazioni possono essere in aumento o diminuzione Investimento aggiuntivo > moltiplicatore > crescita di domanda e di reddito > crescita di investimenti = acceleratore > crescita di domanda Il Moltiplicatore e l’Acceleratore possono agire verso un calo della produzione in caso di recessione:

CAUSE DELLE CRISI DI SOTTOCCUPAZIONE KEYNES CAUSE DELLE CRISI DI SOTTOCCUPAZIONE INSUFFICIENZA DELLA DOMANDA a causa di INSUFFICIENTE PROPENSIONE AL CONSUMO LA PROPENSIONE AL CONSUMO DIMINUISCE ALL’AUMENTARE DEL REDDITO: nei Paesi ricchi, industrializzati, è più bassa. VUOTO DEFLAZIONISTICO: differenza fra offerta globale e domanda globale; se è positiva porta al ribasso dei prezzi RIMEDI ALLE CRISI DI SOTTOCCUPAZIONE POLITICA ECONOMICA. Tramite la SPESA PUBBLICA si provoca: espansione dei consumi privati; incremento degli investimenti privati; aggiunta di investimenti e consumi pubblici.

KEYNES Espansione dei consumi privati; riduzione di imposte indirette e, per i meno abbienti, anche dirette; incoraggiamento delle vendite a rate …. ridistribuire il reddito ai ceti meno abbienti, che hanno più propensione al consumo; tassando di più i ceti più abbienti, essi non ridurranno i consumi ma i risparmi; Incremento degli investimenti privati; con agevolazioni creditizie, detassazione di utili reinvestiti … Aggiunta di investimenti e consumi pubblici (servizi sanitari, trasporti pubblici, istruzione, assistenza sociale) che si possono finanziare anche grazie a prestiti pubblici. Così si colma il vuoto deflazionistico

LA MONETA FUNZIONI: intermediazione negli scambi; misurazione del valore di tutti gli altri beni; riserva di valore, conservazione nel tempo; mezzo di pagamento CARATTERISTICHE: conservabilità nel tempo; trasferibilità nello spazio; stabilità di valore; divisibilità; liquidità; la capacità di essere accettata da tutti come mezzo di estinzione di qualsiasi obbligazione

TIPI DI MONETA: LA MONETA MONETA MERCE: è una fra le merci, con valore riconosciuto e accettato da tutti (sale, spezie, animali addomesticati …) MONETA METALLICA: metalli preziosi coniati, con quantità prestabilite di metallo prezioso; diritto di conio e fusione per tutti (MONETA DIVISIONARIA: “spiccioli” di metallo non prezioso, circola insieme con la moneta metallica “vera”) CARTA MONETA A CORSO FIDUCIARIO: documenti emessi da banchieri in cambio metalli preziosi depositati; potevano essere accettati o non accettati CARTA MONETA A CORSO LEGALE, CONVERTIBILE: emessa da istituti di Stato, imposta per legge, convertibile in moneta metallica preziosa CARTA MONETA A CORSO FORZOSO, INCONVERTIBILE: non più convertibile in metallo prezioso

LA MONETA “LIQUIDITA’ MONETARIA” : tutti i mezzi monetari ammessi a circolare in un sistema monetario: carta – moneta, moneta metallica, moneta bancaria (assegni bancari o circolari), moneta commerciale (cambiali) Vedere il concetto di “sistema monetario”, diapositiva successiva GLI “AGGREGATI MONETARI”:  M 1 ,“LIQUIDITA’ PRIMARIA”: tutta la moneta utilizzabile come mezzo di scambio: moneta cartacea e metallica, conti correnti bancari e postali (da cui la moneta bancaria), depositi a vista presso il Tesoro M 2 = M 1 + “LIQUIDITA’ SECONDARIA”: monete utilizzabili come riserva di valore: depositi a risparmio bancari e postali, raccolta bancaria da operazioni “pronti contro termine”, certificati di deposito bancari M 3 = M2 + B.O.T. , quote di fondi di investimento, obbligazioni a meno di 2 anni, Accettazioni Bancarie ……  Le cambiali sono titoli di credito, non mezzi di pagamento

SISTEMI METALLICI: circola moneta di metallo LA MONETA I SISTEMI MONETARI (= insiemi delle monete circolanti in un paese, delle norme giuridiche sulla circolazione e degli organi che la regolano e la controllano) SISTEMI METALLICI: circola moneta di metallo gold standard: monometallismo, di solito aureo. Parità monetaria: contenuto in metallo prezioso (oro...) dell’unità monetaria, fissato dallo Stato ( =>> c.d. “moneta perfetta”). Prezzo ufficiale dell’oro: l’inverso della parità monetaria. Diritto di coniazione e fusione ai cittadini privati: il prezzo di mercato dell’oro tende a quello ufficiale. Adottato per la prima volta nel 1816 in Gran Bretagna

BIMETALLISMO: due metalli; parità fissa tra i loro valori BIMETALLISMO: due metalli; parità fissa tra i loro valori. Se il cambio sul mercato varia di molto può diventare conveniente far coniare solo le monete di metallo più vile e far fondere il metallo più prezioso. Legge di Gresham: la moneta meno buona scaccia dal mercato quella buona BIMETALLISMO ZOPPO: le autorità vietano la coniazione del metallo deprezzato e impongono per legge il valore della moneta meno preziosa

LA MONETA SISTEMI A CAMBIO AUREO: l’oro non circola, ma le monete sono legate all’oro, moneta ideale gold bullion standard: circolano solo biglietti convertibili in verghe d’oro a prezzo fissato dalla legge. Adottato dai Paesi più colpiti dalla svalutazione dopo la I Guerra Mondiale. gold exchange standard: solo biglietti convertibili in altre valute straniere, convertibili in oro. Inconveniente: dipendenza dalle vicende di Paesi stranieri

misto: combinazione dei due precedenti: riserve fatte da oro e valute estere convertibili (adottato in Italia nel 1927) SISTEMI A CARTA MONETA INCONVERTIBILE: il valore della carta moneta è dato dall’insieme dei beni e servizi scambiati nel sistema economico. Se il potere d’acquisto è stabile gli operatori economici la accettano

IL VALORE DELLA MONETA 4 criteri di stima: Valore intrinseco = valore del metallo nobile contenuto nel conio (singola moneta) ; teoria metallista, XVIII secolo; non più valida. Valore nominale = valore impresso sul conio della moneta metallica o sulla filigrana della carta – moneta; teoria cartalista, XVIII secolo; non più valida. Valore esterno = prezzo di acquisto delle monete estere in valuta nazionale Potere d’acquisto = quantità di beni e servizi acquistabile con un’unità di moneta in un determinato momento; è l’inverso del livello dei prezzi Vm (valore della moneta o potere d’acquisto) = 1 / P (indice dei prezzi)

Teorie sul valore della moneta Teoria quantitativa, Irving Fisher (1867 – 1947) M * V = P * Q M = quantità di moneta nel sistema economico V = velocità di circolazione = numero di scambi fatti con la moneta nell’unità di tempo P = livello generale dei prezzi Q = quantità di beni e servizi prodotti e scambiati in un Paese PRESUPPOSTI della teoria di Fisher: il sistema economico è sempre in equilibrio di piena occupazione dei fattori nel breve periodo V e Q non possono cambiare: V è legata alle abitudini dei compratori; Q, in piena occupazione non può aumentare; aumentando M aumenterà P Livello dei prezzi: P = M * V / Q Potere d’acquisto: Vm = Q / M * V

Teorie sul valore della moneta Teoria quantitativa corretta dalla Scuola di Cambridge Sostituisce la velocità di circolazione della moneta con la preferenza per la liquidità: K = 1/V M * 1/K = P * Q  M = K * P * Q Sostituisce Y a P * Q perché il Prodotto Nazionale Lordo Y è calcolato tenendo conto solo dei beni finali e non anche di quelli intermedi FORMULA DI CAMBRIDGE: M * 1/K = Y  M = K * Y Critiche a Fisher a) Q non è costante nel breve periodo; varia in base a investimenti e propensione al consumo; b) la preferenza per la liquidità, K, varia in base a reddito e saggio di interesse; un aumento di M non genera necessariamente aumento di P (già avanzate dalla scuola di Cambridge, ampliate poi da Keynes)

MERCATO MONETARIO. DOMANDA E OFFERTA DI MONETA DOMANDA DI MONETA: la parte di reddito che un soggetto tiene presso di sé in forma liquida (è una delle forme di detenzione del risparmio) DOMANDA GLOBALE DI MONETA: la parte di reddito nazionale detenuta in forma liquida da tutti i soggetti della collettività. MERCATO DELLA MONETA, composto da: - MERCATO MONETARIO: luogo di incontro fra domanda e offerta di moneta, assegni, cambiali; raccolta e impiego del risparmio a breve termine (nelle banche) - MERCATO FINANZIARIO: luogo d’incontro fra domanda e offerta di titoli, es. azioni e obbligazioni; raccolta e impiego del risparmio a medio - lungo termine (nelle Borse valori)

SOGGETTI DEL MERCATO MONETARIO: Stato: regola il comportamento degli altri soggetti; Istituto di emissione: emette la carta moneta a corso forzoso e fa i controlli sulla circolazione della moneta a sul credito Sistema bancario: esercita il credito raccogliendo il risparmio Imprese: finanziano i propri investimenti ricorrendo alle banche o emettendo obbligazioni

LA DOMANDA DI MONETA SECONDO KEYNES: i motivi della “preferenza per la liquidità” delle transazioni: per gli acquisti indispensabili (consumi o investimenti) nei consumatori dipende dal reddito nelle imprese dipende dall’entità delle loro attività precauzionale: per eventuali spese impreviste nelle famiglie dipende dal reddito e da fattori psicologici nelle imprese dipende dal reddito e dal settore in cui operano (più o meno rischioso) speculativo: detenzione di moneta liquida o acquisto di titoli; è inversamente proporzionale al tasso d’interesse N.B.: va considerato il tasso effettivo d’interesse (saggio di rendimento) = valore nominale ☓ tasso nominale d’interesse quotazione (prezzo) del titolo

L = L1(Y) + L2(i) L = L1 (Y,i) + L2 (i) La “trappola della liquidità”: quando il tasso d’interesse scende fino a raggiungere un determinato limite, la domanda di moneta liquida diventa teoricamente infinita. FORMULA DELLA DOMANDA DI MONETA PER KEYNES: per motivi transazionali e precauzionali è funzione diretta del reddito; per motivi speculativi è funzione inversa del tasso d’interesse L = L1(Y) + L2(i) L = domanda di moneta; L1 = domanda per motivi transazionali e precauzionali; L2 = domanda per motivi speculativi; Y = reddito; i = tasso d’interesse CORREZIONE RECENTE DELLA FORMULA: L = L1 (Y,i) + L2 (i) Anche L1 può essere influenzata dal tasso d’interesse oltreché dal reddito

TEORIE SUCCESSIVE A KEYNES Teoria delle “scelte di portafoglio”: ogni operatore ha diversi possibili impieghi per il proprio denaro; non solo le obbligazioni, ma anche azioni, acquisto di immobili … (J. Tobin) Teoria monetarista (Milton Friedman): riprende la teoria di Fisher apportando importanti modifiche. La velocità di circolazione V nel breve periodo varia ma in modo molto limitato: aumentando l’offerta di moneta si provoca l’inflazione (riprendono la teoria classica; il sistema economico è in equilibrio di piena occupazione) L’offerta di moneta deve adeguarsi alla capacità produttiva del sistema: le autorità monetarie devono fissare un tasso programmato di aumento dell’offerta.

OFFERTA DI MONETA: offerta globale = quantità di moneta circolante in un Paese in un dato momento. Immessa attraverso 3 canali: Rapporti fra Banca Centrale e Ministero del Tesoro (Oggi la Banca centrale è la BCE nei Paesi U.E.): in caso di disavanzo dello Stato finanziato con titoli del debito pubblico, se per comprarli la Banca centrale emette nuova carta moneta (il Trattato di Maastricht proibisce alle banche centrali di farlo) si ha un aumento dell’offerta di moneta, altrimenti si ha solo trasferimento di moneta esistente. Rapporti fra Banca Centrale e sistema delle banche private: cambiando il tasso ufficiale di sconto la Banca centrale può modificare l’offerta di moneta; le banche cambieranno il tasso libero di sconto ai loro clienti. Rapporti fra operatori nazionali e “resto del mondo”: importazioni  diminuzione di moneta circolante nel sistema economico; esportazioni  aumento di moneta circolante nel sistema economico “Base monetaria” = offerta di moneta, creata attraverso i 3 canali già detti. Formata dai 3 tipi di liquidità (M1, M2, M3)

IL MOLTIPLICATORE DEI DEPOSITI: modo con cui le banche private possono aumentare l’offerta di moneta Massa iniziale di depositi (D)  una parte va versata alla Banca centrale ( coefficiente di riserva obbligatoria, r); il resto (1 – r) è impiegato per dare prestiti  Il denaro prestato rientra nelle banche come nuovi depositi: una parte di essi andrà alla riserva obbligatorie, il resto (1 – r) sarà nuovamente impiegato in operazioni attive, ecc. … Alla fine si genererà una massa di depositi multipla di quella iniziale D + (1 – r) * D + (1 - r)2 * D + (1 - r)3 * D + (1 - r)4 * D …… + (1 - r)n * D Moltiplicatore dei depositi: 1/r = reciproco del coefficiente di riserva obbligatoria Risultato finale: D * 1/r (es.: se r = 0,25 si avrà D * 1/0,25 = D * 4)

EQUILIBRIO FRA DOMANDA E OFFERTA DI MONETA Tasso d’interesse Se il reddito aumenta, la curva si sposta verso l’alto e verso destra: nuovo tasso d’interesse di equilibrio tra domanda e offerta di moneta Tasso d’interesse di equilibrio tra domanda e offerta di moneta Offerta di moneta fissata dalle autorità monetarie Tasso d’interesse troppo alto: domanda di moneta inferiore all’offerta; cresce la domanda di obbligazioni e il loro prezzo, quindi cala il tasso d’interesse effettivo, fino a tornare al tasso di equilibrio Tasso d’interesse troppo basso: domanda di moneta superiore all’offerta; diminuisce la domanda di obbligazioni e il loro prezzo, quindi cresce il tasso d’interesse effettivo, fino a tornare al tasso di equilibrio EQUILIBRIO FRA DOMANDA E OFFERTA DI MONETA Domanda di moneta L = ( Y, i) funzione diretta del reddito, inversa del tasso d’interesse. Offerta di moneta; fissata dalle autorità monetarie.

LA POLITICA MONETARIA POLITICA MONETARIA: insieme dei provvedimenti delle autorità monetarie volti a modificare le variabili monetarie per influire sulle variabili reali. (Variabili monetarie  quantità di moneta; variabili reali  beni e servizi) POLITICA ECONOMICA: insieme di provvedimenti pubblici volti a migliorare le variabili reali (aumentare il reddito nazionale, aumentare l’occupazione …) La politica monetaria è uno strumento per raggiungere obiettivi di politica economica e di politica sociale (es.: migliore distribuzione del reddito nazionale) . Spesso gli obiettivi di politica economica e monetaria sono contrastanti fra loro. Es.: contrasto fra piena occupazione ed equilibrio dei conti con l’estero; contrasto fra redistribuzione del reddito nazionale e stabilità del valore della moneta Politiche economiche keynesiane: tendono a raggiungere piena occupazione ed equa distribuzione del reddito. Politiche economiche monetariste: privilegiano la stabilità del valore della moneta. DA COMPLETARE

L’INFLAZIONE DEFINIZIONI: Inflazione = aumento continuo e generale del livello dei prezzi; diminuzione prolungata del potere d’acquisto della moneta Deflazione = l’inverso dell’inflazione. E’ altrettanto dannosa Tasso d’inflazione: variazione percentuale del livello dei prezzi in un periodo TIPI: strisciante = inferiore al 5% annuo; palese = tra il 5% e il 20% annuo; galoppante = superiore al 20% (o al 30%) annuo; iperinflazione = incontrollata, oltre il 50% o il 100% annuo MISURA DELL’INFLAZIONE: indice dei prezzi all’ingrosso = fra imprese; indice dei prezzi al consumo = tra imprese e famiglie; indice del costo della vita = come il precedente ma con diversa composizione del gruppo di beni, per tener conto del tipo di consumi della famiglia media; deflatore del P.I.L. o indice dei prezzi impliciti della contabilità nazionale = rapporto fra P.I.L. a prezzi correnti e P.I.L. calcolato a prezzi costanti (quelli di un anno – base). Quello più usato è l’indice dei prezzi al consumo

CAUSE DELL’INFLAZIONE In generale: squilibrio fra flussi monetari e flussi reali (troppa moneta rispetto alle necessità) Nei sistemi economici moderni: lotta crescente fra gruppi sociali per aumentare la propria quota di P.N. crescenti deficit pubblici per politiche keynesiane a sostegno della domanda accentuarsi degli oligopoli (le imprese trasferiscono aumenti di costi sui prezzi dei prodotti)

consumi investimenti spesa pubblica esportazioni  eccesso di moneta: errore delle banche centrali =>> eccesso di emissione rispetto al volume delle transazioni (monetaristi; teoria quantitativa) inflazione da domanda (keynesiani): eccesso di domanda rispetto all’offerta globale, in situazione di piena occupazione (le imprese offrono salari più alti e aumentano i prezzi); “vuoto inflazionistico” per eccesso di moneta rispetto ai beni prodotti; può essere causato da uno degli elementi della domanda globale: consumi investimenti spesa pubblica esportazioni inflazione da costi: conflitto fra gruppi sociali per la distribuzione del reddito. Dipende dal tipo di mercato; in libera concorrenza le imprese non possono aumentare i prezzi all’aumento dei costi, in oligopolio sì ( =>> spirale salari – prezzi – salari)

Inflazione importata: l’aumento di costi deriva dall’estero (es Inflazione importata: l’aumento di costi deriva dall’estero (es. aumento del prezzo del petrolio) inflazione da profitti: gli imprenditori anticipano gli aumenti di costi (salari, tributi) aumentando i prezzi; indice di tensioni sociali inflazione da squilibri settoriali: i sindacati vogliono estendere gli aumenti dei salari dei settori più produttivi e innovativi a quelli più arretrati; i gusti dei consumatori spostano la domanda da un settore all’altro

EFFETTI DELL’INFLAZIONE: danni per i lavoratori: i prezzi aumentano in modi diversi fra loro; i salari vengono aumentati solo a scadenze fisse (riduzione dei salari reali); danneggiati in genere i redditi fissi senza meccanismi di copertura dall’inflazione danni per risparmiatori e creditori: vantaggi per i debitori. Gli interessi vengono pagati in moneta che vale di meno: sono redditi fissi, nominalmente invariati, realmente diminuiti danni per le imprese: iniziale apparente vantaggio =>> restituzione prestiti in moneta svalutata; in seguito i tassi d’interesse crescono, portando a costi crescenti. Impossibile fare previsioni e calcoli economici validi per le incertezze nel sistema =>> ostacolo agli investimenti. Distorsione nella allocazione delle risorse: investimenti in produzioni solo momentaneamente redditizie per l’aumento del prezzo =>> niente ammortamenti di impianti, utili solo nominali: finita l’inflazione quei prodotti non reggeranno il mercato Scoraggiamento del risparmio, rallentamento di investimenti e formazione capitali sviluppo eccessivo di alcune industrie, decadenza di interi altri settori

danni per le finanze pubbliche: iniziale apparente vantaggio =>> restituzione prestiti in moneta svalutata; in seguito i tassi d’interesse crescono anche oltre il tasso di inflazione, portando a costi crescenti; l’apparato fiscale non riesce subito a coprirli ingiusta distribuzione del carico fiscale: nei redditi fissi, aumento solo nominale, che fa scattare l’aliquota fiscale superiore nei sistemi progressivi tentativo di rimedio con l’indicizzazione di salari, interessi, ecc... =>> rende più difficile combattere l’inflazione ( =>> spirale salari – prezzi – salari) danni per l’intero sistema economico: problemi sociali, ingiusta redistribuzione del reddito, riduzione di competitività delle esportazioni (le imprese hanno costi alti) tentativo di rimedio con la svalutazione monetaria =>> aumento dei costi per materie prime ed energia importate =>> aumento di prezzi dei prodotti; nuova inflazione    In Italia negli anni ’70 l’inflazione non ha scoraggiato il risparmio: risparmio precauzionale e desiderio di ricostituire la ricchezza reale di fronte alle incertezze Oggi, in regime di libera circolazione, i risparmi non protetti contro l’inflazione andrebbero in attività estere; per impedirlo, tassi d’interesse più alti per attrarli =>> maggio debito pubblico e maggiori costi per le imprese  

INFLAZIONE E DISOCCUPAZIONE La “curva di Phillips”: relazione inversa fra tasso di disoccupazione e tasso di variazione dei salari monetari =>> di inflazione (studio statistico su G.B. dal 1861 al 1957) Critica monetarista: non esiste relazione stabile fra inflazione e disoccupazione. Verifiche statistiche: la curva di Phillips è instabile, la piena occupazione si ha solo con inflazione sempre più alta; con l’avanzare del tempo tende a spostarsi a destra e in alto (= stabilità monetaria solo a prezzo di disoccupazione più elevata) Negli anni ’60 rilevato aumento contemporaneo di inflazione e disoccupazione: i sindacati facevano aumentare i salari anche in caso di disoccupazione e le imprese oligopoliste potevano aumentare i prezzi in caso di aumenti di costi. La “STAGFLAZIONE”: (anni ’70, dopo la crisi petrolifera): stagnazione e inflazione contemporaneamente

POLITICHE ANTINFLAZIONISTICHE: variano in base alle cause di inflazione Eccesso di moneta: controllo della base monetaria e politiche monetarie restrittive. Inflazione da domanda: insieme di politiche di contenimento. Consumi: aumento del prelievo fiscale (non per i redditi bassi) Investimenti: rialzo dei tassi di interesse, stretta creditizia Spesa pubblica: contenere gli sprechi e ridurla a quella strettamente necessaria Inflazione da costi: Per il costo del lavoro: politica dei redditi Per le importazioni: limitarle e selezionarle con i dazi doganali. E’ difficile e può avere effetti negativi sul commercio internazionale. MEGLIO IL SOSTEGNO AL CAMBIO DELLA MONETA: implica il controllo dell’inflazione interna

Inflazione da profitti: blocco dei prezzi (cd. “calmiere”) Inflazione da profitti: blocco dei prezzi (cd. “calmiere”). Difficilissimo da realizzare; si rischiano forti aumenti dei prezzi appena finisce il blocco Inflazione da squilibri settoriali: migliore distribuzione delle risorse fra i diversi settori e autodisciplina dei lavoratori con accordi fra le parti sociali LA POLITICA DEI REDDITI: accordi fra le parti sociali per contenere salari e profitti e limitare l’aumento dei prezzi. Aumento dei salari agganciato all’aumento della produttività (della singola azienda o del settore produttivo): è possibile solo se le parti sociali accettano l’attuale distribuzione del reddito fra lavoratori e imprese. E’ più difficile accettarla per i sindacati e i lavoratori. Per i Sindacati va associata a: progressività delle imposte, lotta all’evasione fiscale, riduzione del carico fiscale e previdenziale sui salari, controllo delle altre forme di reddito (es. accordo di luglio 1993 in Italia), controllo sulla destinazione produttiva dei profitti. Per gli imprenditori va associata a: flessibilità del mercato del lavoro, politica fiscale favorevole agli investimenti

Tasso di inflazione programmata: per uno o più anni consecutivi; indicato dallo Stato nel “Documento di programmazione economico – finanziaria” . Va associato alla politica dei redditi Inflazione da costo delle materie prime (“importata”); accordi fra Paesi industrializzati e Paesi esportatori di materie prime. Inflazione da squilibri settoriali: accordi fra Sindacati e associazioni degli imprenditori per estendere la tecnologia ai settori più arretrati e investire nella qualificazione professionale dei lavoratori