Lungo periodo: disocccupazione strutturale

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Transcript della presentazione:

Lungo periodo: disocccupazione strutturale Fatti stilizzati e fondamenti microeconomici della macroeconomia

Programma generale Chies Il lungo periodo La disoccupazione: ciclica e strutturale La disoccupazione involontaria e salari efficienti Il ruolo del sindacato e disoccupazione strutturale Il breve periodo: Le politiche di stabilizzazione: Perché, come e ruolo di aspettative e discrezionalità Politica fiscale Disavanzo e debito pubblico: i problemi dell’Italia Politica monetaria Il modello in economia aperta(?)

La disoccupazione Nei modelli di crescita economica l’ipotesi forte è che l’offerta di lavoro=domanda di lavoro=occupazione. La disoccupazione non esiste... Ma il tasso di disoccupazione annuo per Italia e Stati Uniti è invece sempre positivo Nel lungo periodo il trend rappresenta il tasso ”naturale” è pari a 5-7% per gli USA e 8-10 punti percentuali per l’Italia Breve periodo: le fluttuazioni intorno al tasso naturale sono talvolta elevate

Le statistiche del mercato del lavoro Le statistiche (Istat, 2018): Indagine continua sulle forze di lavoro mi fornisce le caratteristiche strutturali del mercato del lavoro italiano, che posso comparare con quello Europeo o Statunitense

La durata della disoccupazione Un indicatore che evidenzia la caratteristica strutturale della disoccupazione è la disoccupazione di lungo periodo, che è misurata dalla quota dei disoccupati alla ricerca di un’occupazione da almeno dodici mesi La presenza di una quota elevata di disoccupati di lunga durata implica un funzionamento distorto del mercato del lavoro: in Italia la media nell’ultimo decennio è del 48% e dopo la crisi è salito al 60,7% (2014) ora scesa al 57%; negli USA è del 36% Si vedano i dati Istat (Noi Italia 2017)

Il tasso di disoccupazione in Europa

La componente di genere nel medio-lungo periodo (valori medi nei 36 anni) 13.7% 9.5% 7.1%

La componente stagionale e annuale della disoccupazione in Italia Fonte: ns elaborazioni su dati Eurostat

Tasso di disoccupazione annua negli USA, 1900-2008

Tasso di variazione annuo nel tasso di crescita del PIL e nel tasso di disoccupazione. USA, 1980-2008

Ed il corrispondente andamento per l’Italia

… ed in particolare è interessante poi la composizione per età della variazione occupazionale Tratto da: nota di aggiornamento al DEF 2015, p.16

Come determinare la disoccupazione strutturale Come determinare la disoccupazione strutturale? Il concetto di disoccupazione strutturale secondo il Tesoro e la Commissione Europea

Rigidità di lungo periodo Torneremo più avanti sul modo in cui il Tesoro e la Commissione Europea calcolano il tasso di disoccupazione strutturale misurato come NAWRU (al fine di determinare il PIL potenziale per la correzione del saldo di bilancio pubblico) Ora rammentiamo solo che esistono nel mondo reale rigidità nell’aggiustamento dei prezzi non solo di breve periodo, ma anche di lungo periodo e queste si hanno per i prezzi (e i salari) in termini reali L’esistenza di rigidità di prezzi e salari nel lungo periodo comporta (per definizione) la presenza di mercati in concorrenza imperfetta con imprese e /o lavoratori con potere di contrattazione

La disoccupazione di equilibrio Per i motivi appena visti, la forza lavoro non viene utilizzata completamente nel lungo periodo, ma solo al suo tasso naturale, con un perfetto aggiustamento di prezzi e salari Per questo motivo noi osserviamo un tasso naturale di disoccupazione. In ogni periodo il PIL è determinato dall’offerta aggregata (supply side), cioè quando la quantità viene prodotta utilizzando le risorse al loro tasso naturale : dove rappresenta la forza lavoro e il tasso di disoccupazione

La disoccupazione involontaria La teoria della crescita considera il lungo periodo, quindi il lavoro è pari a L: possiamo interpretare Lt nel nostro modello come se L fosse pari al 95% della forza lavoro, lasciando tutto il resto invariato. Il tasso di disoccupazione naturale è molto importante nelle società moderne (5% o 9/10%?) tra gli altri motivi, perchè: La disoccupazione involontaria comporta spreco sociale: Disoccupazione involontaria ci sono disuccupati per i quali: Massimizzazione dei profitti per l’occupato marginale vale: Quindi Disoccupazione involontaria+ Massimizzazione dei profitti ci sono disoccupati per i quali Ecco lo spreco sociale! Far lavorare i disoccupati al margine produrrebbe una maggiore quantità di beni di quelli necessari per retribuirli. La disoccupazione di breve periodo e quella di lungo periodo sono spiegate da modelli diversi. Ora consideriamo: la disoccupazione strutturale, di lungo periodo o naturale

Disoccupazione ciclica e strutturale Si definisce disoccupazione involontaria l’eccesso di offerta di lavoro. Si consideri il seguente mercato del lavoro: Il salario è fissato ad un livello troppo elevato ( ). Perchè non c’è una pressione sui salari che elimina la disoccupazione? Questa è la domanda chiave nella teoria della disoccupazione.

La rigidità salariale In una situazione di concorrenza perfetta la flessibilità salariale assicura il pieno impiego (cioè quando i salari nominali si aggiustano per raggiungere il tasso di salario reale al quale domanda e offerta di lavoro sono in equilibrio): la disoccupazione non esiste. Detto altrimenti: Perchè esista disoccupazione devono esserci alcuni fattori che impediscono al salario reale di raggiungere il livello di equilibrio (wage taking) tra domanda e offerta di lavoro. Questo fattore è detto ”rigidità salariale”. Perchè sussista disoccupazione i salari devono essere rigidi. Perchè questo avviene e come fa ad esistere la rigidità salariale?

Tipologie di rigidità salariale: Rigidità nominale dei salari di breve periodo e disoccupazione ciclica La disoccupazione esercita una pressione verso il basso sui salari nominali, , (e quindi sull tasso di salario reale, ), ma gli aggiustamenti hanno bisogno di tempo, ad es. Perchè i salari vengono contrattati nel periodo successivo. Ci possono essere periodi nei quali i salari nominali non hanno tempo sufficiente per aggiustarsi e ciò può produrre disoccupazione: disoccupazione ciclica o di breve periodo. Con il trascorrere del tempo la disoccupazione può scomparire a causa delle forze di mercato, ma questo può richiedere molto tempo e nuovi shock possono succedersi nel tempo. Il saggio salariale reale, , può essere flessibile rispetto a salari nominali rigidi di breve periodo a causa degli aggiustamenti in , ma non sufficiente ad eliminare la disoccupazione, perchè non viene determinato nel mercato del lavoro.

RIGIDITÀ SALARIALE DI LUNGO PERIODO E DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE Si assuma che non ci siano nuovi shock e che l’orizzonte temporale sia sufficientemente lungo da rendere irrilevanti le rigidità nominali dei salari. Come può esserci disoccupazione? Solo se la disoccupazione per qualche ragione non implica una pressione al ribasso sui salari reali c’è rigidità salariale di lungo periodo. La rigidità salariale reale di lungo termine implica che il sistema di equilibrio economico generale che stabilisce i prezzi relativi/reali non può essere caratterizzato da concorrenza perfetta. La disoccupazione che deriva dalla rigidità salariale reale di lungo termine è detta disoccupazione di lungo termine, strutturale o naturale. La rigidità salariale di lungo termine è un fattore che può spiegare come possano coesistere sia disoccupazione che prezzi e salari perfettamente aggiustati.

LE CAUSE DI DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE Le cause della rigidità di lungo periodo sono al contempo le spiegazioni della disoccupazione Perchè possiamo registrare tassi di disoccupazioni importanti, 5-7% negli USA e addirittura 8-10% in Italia? A causa di: Disoccupazione frizionale: lo spostarsi da un posto di lavoro ad un altro richiede tempo, così come trovarlo. Disoccupazione da ricerca: si registra un certo grado di incertezza sulle possibilità di occupazione e perciò i disoccupati scelgono di rimanere disoccupati in alcuni periodi mentre stanno cercando un lavoro. Salari efficienti: il mercato del lavoro è competitivo, ma la produttività del lavoro dipende dai salari. Sindacati: il mercato del lavoro non è concorrenziale.

Mercato del lavoro “dinamico”: un primo motivo William Beveridge (1879-1963) ricavò una relazione empirica tra tasso di disoccupazione (U) e tasso di posti vacanti (V), cioè tra flusso di posti di lavoro vacanti e di lavoratori in cerca di occupazione È quello in cui esistono continui flussi in entrata e in uscita, rispettivamente, nel e dal sistema occupazionale Quando flussi di entrata = flussi di uscita nel m.d.l. si ha l’invarianza degli stock (tasso di disoccupazione = tasso di vacancies); il mercato del lavoro si trova allora in La curva di Beveridge rappresenta i punti in cui ci si può trovare in “stato stazionario”, delimitando così i confini tra la disoccupazione congiunturale e quella strutturale e/o frizionale e/o da ricerca, ciascuna da contrastare con le politiche più appropriate (occupazionali, del lavoro, formative, ecc…) equilibrio di stato stazionario

Con le parole di Beveridge (1944) Full employment=“more vacancy jobs than unemployed men.” “Full employment means that unemployment is reduced to short intervals of standing by, with the certainty that very soon one will be wanted in one's old job again or will be wanted in a new job that is within one's powers”. Secondo Dicks e Mireaux (1958), invece, la linea che individua flussi uguali di entrata e uscita dalla disoccupazione, divide il MdL in periodi di elevata domanda o di bassa domanda di lavoro

Aspetti strutturali e ciclici per Dicks-Mireaux (1958) Componente ciclica Disoccupazione strutturale

La funzione di MATCHING Il processo di incontro tra disoccupati e posti vacanti può essere espresso dalla funzione dove: M= numero di passaggi dalla disoccupazione all’occupazione; U = disoccupati; V = posti vacanti Dividendo le variabili per L (Forze di lavoro) si ottengono i tassi: Il “flusso” di passaggi (tasso di matching = m) aumenta col crescere del tasso di vacancies; se il valore di m  allora  la disoccupazione strutturale M = M (U,V) m = m (u,v)

Probabilita’ media di trovare lavoro Dividendo il tasso di matching e le singole determinanti per il tasso di disoccupazione si ha stock di posti vacanti V su stock di disoccupati U Grado di tensione sul mercato del lavoro

FLUSSO DI INGRESSO nell’occupazione Moltiplicando la probabilità di trovare lavoro per il tasso di disoccupazione si ottiene il flusso di ingresso nella occupazione o di “creazione di occupazione” FLUSSO DI INGRESSO nell’occupazione

Probabilità media di perdere il lavoro (1-u) rappresenta la frazione di forza lavoro che risulta occupata (in termini di stock), indicando con s la percentuale di posti di lavoro distrutti - che indica perciò la probabilità di perdere il posto di lavoro- e moltiplicando per (1-u) si ha: FLUSSO DI USCITA dall’occupazione

EQUILIBRIO TRA FLUSSI Può definirsi “equilibrio di stato stazionario” sul mercato del lavoro quando il flusso di ingressi nell’occupazione è uguale al flusso in uscita dalla medesima Da cui si ottiene il tasso di disoccupazione di equilibrio u*

In generale considerando una funzione Cobb-Douglas che mi definisce il sistema economico Quindi: dati i valori per α d s, la funzione di matching è determinata dal valore della Tecnologia A, che è la misura del livello di efficienza del matching

Legame tra breve e lungo periodo: Matching Theory Relazione con 𝑾𝑺−𝑷𝑺 (introduce eterogeneità tra lavoratori e posti di lavoro): Vacancies represent a pressure in the LM: 𝑣 ↑→ 𝑤 that can be bargained ↑ So here, the 𝑊𝑆 in terms of 𝑢 is: 𝑊 𝑃 𝐶 𝐸 =𝑏(𝑢,𝑣, 𝑧 𝑤 ), which shifts up with 𝑣. A

CURVA di BEVERIDGE Il tasso di disoccupazione di equilibrio dipende dal tasso di distruzione e quello di creazione dei posti di lavoro, ma vi corrispondono uguali flussi in entrata e uscita u* Tutti i punti sulla curva indicano uguaglianza tra flussi in entrata e in uscita, ma con diverse combinazioni di vacancies e disoccupazione (disoccupazione ciclica)

ESEMPIO Esistono diversi tassi di disoccupazione “di equilibrio” che assicurano l’uguaglianza tra flussi (dato il tasso di creazione e di distruzione dei posti di lavoro) 20%

Se FL = 1000 ci sono 80 posti vacanti e 150 disoccupati, di cui: Alto grado di tensione: v > u Basso grado di tensione: v < u u* Se FL = 1000 ci sono 80 posti vacanti e 150 disoccupati, di cui: 70 (150-80) disoccupati per CARENZA DI DOMANDA (dis.keynesiana) 80 per “FRIZIONI O IMPERFEZIONI”(disoccupazione frizionale e/o strutturale): questi ultimi potrebbero eliminarsi solo se politiche del lavoro adeguate riducessero le imperfezioni (spostamento a sinistra della curva fino a intersecare u*)

POLITICHE KEYNESIANE (MACRO) E STRUTTURALI (SELETTIVE) Politiche occupazionali keynesiane BREVE PERIODO LUNGO PERIODO Politiche del lavoro strutturali Le politiche occupazionali (macro) possono ridurre la disoccupazione creando nuovi posti vacanti che danno luogo ad altrettanti ingressi nell’occupazione Le politiche attive del lavoro spostano la curva verso il basso, riducendo i posti vacanti a parità di disoccupazione

CURVA DI BEVERIDGE : studi empirici (USA) Fonte: P.G. Ghirardini

CURVA DI BEVERIDGE : studi empirici (ITALIA) Fonte: P.G. Ghirardini

E con la crisi in Italia Posti vacanti Tasso di disoccupazione

… e l’Europa

E i singoli paesi Italia (0,8;10,6)

Variazione dei posti vacanti nella crisi (ITALIA) 2017.III=0.8 Fonte: P.G. Ghirardini

Componenti strutturale e congiunturali della disoccupazione in Italia

I diversi valori del NAIRU tra paesi Fonte: Nostre elaborazioni su dati OCSE, 2015

Perché valori diversi di Nairu tra paesi e perché si interpretano con problemi strutturali? Innanzi tutto i fattori demografici: i giovani si spostano di più degli anziani da un lavoro all’altro, inoltre i lavoratori anziani che vengono licenziati durante la crisi si ritirano dal lavoro I livelli di mismatch possono essere diversi tra industrie, regioni e professioni e l’aumento del mismatch è un indice di cambiamento strutturale Altri indicatori sono ad es. il trend dello sviluppo tecnologico e quello del commercio internazionale che variano la componente di trend della disoccupazione Stimare che sia cambiato nel tempo il livello di occupazione di pieno impiego e osservare che la disoccupazione ciclica continui ad aumentare implica attivare innanzitutto politiche di stimolo (fiscale/monetario) Le analisi mettono infatti in evidenza che la disoccupazione ciclica continua ad essere una componente importante del totale

Effetti della crisi sul matching: le vacances Quello che si osserva è che a livelli più alti di disoccupazione corrispondono livelli inferiori o uguali di vacancies, questo avviene perché: Le condizioni del mercato non spingono a variare la produzione Perché ci sono difficoltà nell’effettuare nuovi investimenti a causa dei mancati finanziamenti (bancari) Perché i costi di produzione sono aumentati Perché le prospettive dell’intervento pubblico sono valutate insufficienti (riduzione della spesa, tassazione, incentivi)

Effetti della crisi sul matching: disoccupazione e non partecipazione L’aumento della disoccupazione nasconde anche una componente diversa che è quella della non partecipazione: essa può aumentare o diminuire a seconda dei contesti e influisce su u Perché può emergere un effetto “lavoratore scoraggiato” Oppure perché vi è l’effetto noto come “lavoratore aggiuntivo” In definitiva l’aumento della disoccupazione strutturale può essere individuata: Con spostamento della curva di Beveridge Con la diminuzione dell’efficienza della funzione di matching (per una diversa velocità di copertura dei posti nei settori, regioni o professioni o per il diverso peso dei flussi nel MdL – vedi grafici)

Uno sguardo ai flussi attuali (Eurostat: Q2-Q3/2017) http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Labour_market_flow_statistics_in_the_EU

Dall’analisi metodologica alla teoria Nell’analisi dei modelli teorici si evince che la differenza principale tra ciclo e trend viene interpretata nel modo seguente : La disoccupazione strutturale si studia con una funzione di produzione di Solow La disoccupazione ciclica è spiegata dalla legge di Okun (Ball, Leigh, and Loungani, 2012).

Disoccupazione strutturale Gli approfondimenti che faremo riguarderanno quindi due aspetti che incidono sullo spostamento della curva di Beveridge: Il ruolo dell’efficienza contrattuale nel determinare i livelli di disoccupazione di equilibrio Il ruolo del sindacato nel fissare i livelli salariali di equilibrio