Lavoro realizzato da Antonella Cottone IV D a.s. 2016/2017 LEIBNIZ Lavoro realizzato da Antonella Cottone IV D a.s. 2016/2017
LA VITA E LE OPERE Leibniz nacque a Lipsia il 21 giugno 1646. Si laureò in giurisprudenza, divenne consigliere del principe elettore di Magonza, compose vari scritti politici e giuridici. Si occupò di logica, fisica, matematica e storia. Viaggiò per tre anni in Germania e in Italia, nel 1700 fondò a Berlino l’Accademia prussiana delle scienze. Morì ad Hannover il 14 novembre 1716. I più notevoli scritti filosofici sono: Discorso di metafisica; Monadologia; Nuovi saggi sull’intelletto umano; Saggi di teodicea.
L’UNIVERSO MONADISTICO Leibniz nel 1696 introduce il concetto di monade ovvero un atomo spirituale, una sostanza semplice, senza parti, priva di estensione. Ogni monade differisce dall’altra in quanto in natura non vi sono due esseri perfettamente uguali, questo principio si chiama identità degli indiscernibili. Le monadi non possono influenzarsi a vicenda ma sussistono come mondi chiusi senza nessuna «apertura» attraverso cui qualcosa possa entrare o uscire, per questo motivo si parla di autosufficienza e incomunicabilità delle monadi. Le altre monadi sono presenti alla singola monade in maniera ideale cioè sotto forma di rappresentazione, inoltre ogni monade si configura come uno specchio vivente dell’universo.
Ogni monade consta di due attività fondamentali: percezione cioè la stessa attività rappresentativa; appetizione cioè tendere da una percezione all’altra. Con il termine «appercezione» Leibniz intende la consapevolezza delle proprie percezioni invece con «piccole percezioni» o «percezioni insensibili» intende che essa pensa sempre anche quando non si accorge di pensare. Le monadi formano una gerarchia in cui al vertice c’è Dio, monade perfetta, onnisciente e creante.
LA MATERIA La materia prima è la potenza passiva, data dall’insieme delle percezioni confuse, che è nella monade. La materia seconda è la materia intesa come aggregato di monadi diretto da una monade superiore che è l’anima vera e propria. Il rapporto tra le monadi avviene attraverso l’armonia prestabilita che è stata stabilita da Dio fin dall’eternità. Il filosofo sostiene un innatismo totale in cui le monadi devono trarre da s tutto ciò che possiedono giacché nulla può ricevere dall’esterno. «Nihil est in entellectu, quod non fuerit in sensu, excipe: nisi ipse intellectus» ovvero «Non vi è nulla nell’intelletto, che non sia stato nel senso, eccepisci: se non l’intelletto stesso». Liebniz con questa frase intende dire che l’anima dispone di categorie che i sensi non potrebbero fornirle.
DIO E I PROBLEMI DELLA «TEODICEA» Leibniz elabora una prova dell’esistenza di Dio che egli definisce a posteriori. Ricorre al principio di ragion sufficiente dicendo che le cose limitate non hanno in sé nulla che renda necessaria la loro esistenza, bisogna cercarla nella sostanza necessaria ed eterna cioè in Dio. Con il termine teodicea si indica il tentativo di scagionare Dio dall’accusa di essere responsabile dell’esistenza del male nel mondo. Dio ammette il libero arbitrio e permette il male e il peccato come mezzi per raggiungere il meglio.