il racconto di Giovanni Il giorno dopo il racconto di Giovanni
Il giorno dopo la sepoltura del Maestro, Maria di Magdala ci svegliò con una notizia sconvolgente: nel sepolcro non c’era più il corpo di Gesù.
Quell’annuncio ci sconvolse, ci riempì di rabbia Quell’annuncio ci sconvolse, ci riempì di rabbia. Gesù era stato un uomo giusto, da lui “noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” eppure era stato umiliato e tolto di mezzo.
Maria poteva anche essersi sbagliata, aver confuso il sepolcro con un altro lì vicino ancora vuoto. Nessuno disse niente, ma in ciascuno c’era la speranza, scacciata via, perché in fondo, assurda, che tutto quello che avevamo visto fino a quel momento fosse stato solo un incubo.
Ma bisognava stare con i piedi per terra e cominciare a verificare le parole di Maria.
Pietro e io uscimmo in fretta dalla casa che era nella parte bassa della città, vicino alla porta degli Esseni. Ci guardammo negli occhi e cominciammo a correre per le stradine strette e ripide.
Uscimmo dalla porta di Damasco. Volevamo vedere e verificare Uscimmo dalla porta di Damasco. Volevamo vedere e verificare. Non potevamo crederci o, meglio, volevamo credere in qualcosa d’altro.
Dentro di me tutto era in subbuglio: il dolore si mischiava allo scoraggiamento, la rabbia alla voglia che non ci fosse niente di vero nella storia di quegli ultimi giorni.
Correvamo insieme verso una verità che avrebbe cambiato il mondo.
Arrivai per primo e, senza nemmeno prendere fiato, guardai dentro la tomba aperta e vidi per terra le bende che avvolgevano il corpo di Gesù. La toma era vuota. Io sconcertato.
Giunse anche Pietro ed entrò, io lo seguii. Non avevamo parole Giunse anche Pietro ed entrò, io lo seguii. Non avevamo parole. Ci guardammo in silenzio.
Gesù aveva mantenuto la promessa. Era Risorto Gesù aveva mantenuto la promessa. Era Risorto. Avevamo visto il segno, mancava solo la nostra fede.
Ci credemmo. Ci abbracciammo. Gesù era risorto. Ma dov’era adesso Ci credemmo. Ci abbracciammo. Gesù era risorto. Ma dov’era adesso? Lì non c’era più, ma no può bastare un vuoto a riempire di fede il cuore di un uomo.
Un segno da solo non basta ad alimentare la fede Un segno da solo non basta ad alimentare la fede. Bisognava cercare ancora e occorreva riconoscere una presenza che non sta prigioniera in un cadavere.
Il mare, davanti ad Efeso, è calmo e morbido Il mare, davanti ad Efeso, è calmo e morbido. Questa notte la pesca è stata abbondante. Invece qui, su questo scoglio, sbattuto soltanto dalla marea e dal vento, i discepoli ascoltano il mio racconto della Pasqua.
Gesù era vivo ed era apparso due volte, a porte chiuse, nel luogo dove abitavamo, riempiendoci di di gioia e donandoci la pace, ma facevamo fatica a riconoscere la sua presenza in mezzo a noi.
La fede non è pensare soltanto che Dio esiste, ma imparare a riconoscerlo dentro la propria vita.
Io ho visto e ho creduto!
Ad Efeso prende forma una piccola comunità attorno a Gesù e alla sua Parola. Dovrà camminare a lungo, a volte lentamente, a volte addirittura nella direzione sbagliata. Questa comunità dovrà navigare nella notte e nella tempesta portando con sé la certezza e l’esempio di Gesù che ama e che salva.
I fratelli dovranno imparare a volersi bene e a prendersi cura gli uni degli altri, senza che nessuno vada perduto.
Sr. Alba Vernazza fma