Pitagora di Samo 575 a.C.- Metaponto 490 circa a.C. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia Vita Ben poco si sa della vita di Pitagora. Nato a Samo intorno al 570 a.C., dopo aver compiuto diversi viaggi, a quarant’anni si trasferisce nella Magna Grecia, dove muore intorno al 496 a.C. Qui costituisce una comunità le cui finalità sono originariamente etico-religiose e scientifiche, ma che diviene ben presto anche un’associazione politica schierata a favore del partito aristocratico e in forte espansione nel resto della Magna Grecia. Pare ce solo agli iniziati, anche donne, potessero far parte della comunità e accedere così alla rivelazione delle verità fondamentali del Pitagorismo. Anche per questo aspetto, quelle pitagoriche appaiono comunità di stampo religioso, esoteriche e non essoteriche. A Crotone l’esperienza comunitaria dei Pitagorici viene bruscamente troncata da una rivolta cruenta che scoppia verso la fine del VI secolo. Nelle altre città della Magna Grecia i circoli pitagorici restano operanti per qualche tempo, ma vengono poi chiusi e gruppi di adepti tornano nella madrepatria greca. Qui opererà Filolao fuggito da Crotone. Nella Magna Grecia, a Taranto, un sodalizio risulterà fiorente ancora nel VI secolo a.C. e il suo maggiore esponente, Archita, avrà stretti rapporti di amicizia con Platone, influendo probabilmente su alcuni aspetti del suo pensiero; a Locri, opera di Timeo, che Platone trasforma in protagonista di un suo dialogo. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia Pitagorici Ai pitagorici viene attribuito il merito di avere dato un notevole impulso allo sviluppo della scienza e, in particolare, alla matematica. E’ tuttavia difficile, allo stato attuale, dire con precisione quale sia stato il contributo specifico che essi hanno dato a questa scienza. Quella di Pitagora è una figura avvolta nel mistero, a cui la leggenda attribuisce le caratteristiche del santo, più che dello scienziato, compresa la capacità di fare miracoli. Non è un caso che il nome stesso di Pitagora significhi “annunciatore del Pizio”, cioè del Dio Apollo che parla attraverso l’oracolo dei Delfi. Se ne può parlare come un mistico, mago e sciamono, cioè di un individuo capace di “comunicare” con il metodo degli spiriti e che, quando ciò avviene, cade in estasi, uscendo con l’anima fuori di sé, abbandonando temporaneamente il corpo. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia Metempsicosi A quest’ultimo aspetto si ricollega la sua dottrina della reincarnazione, la metempsicosi o “viaggio” dell’anima da un corpo all’altro. Egli intendeva forse l’anima come un principio astrale, un essere di origine divina che, in seguito ad una “caduta”, deve espiare con la vicenda della reincarnazioni, questa colpa “originaria”. L’anima si trova imprigionata in un corpo, che è come la sua tomba. Affermerà Filolao: “è per essere punita che l’anima viene associata al corpo e vi viene sepolta come in una tomba”. Così, come la morte, l’anima si libera dalla prigione del corpo e raggiunge nuovamente la ragione astrale che costituisce la sua “sede”, prima di essere nuovamente soggetta alla reincarnazione. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
Purificazione dell’anima Secondo Pitagora e il Pitagorismo si può preparare l’anima, quando è imprigionata nel corpo, al suo destino futuro. Essa può purificarsi mediante l’esercizio ascetico, che mira a distaccarla dal corpo già durante la vita corporea. A questo scopo sono quindi dirette le pratiche purificatorie e ascetiche di elevazione morale e di “igiene” alimentare: le prime, purificando o preservando l’anima da ciò che è impuro, mediante la musica della concezione dell’armonia dell’universo, quindi attraverso lo studio della matematica e dell’astronomia; le seconde, con la proibizione di consumare carni, perché, in base alla teoria della reincarnazione, l’animale macellato potrebbe contenere un’anima. Per i purificati, secondo una tradizione, vi sarebbe la beatitudine divina, intesa sia come liberazione del ciclo della reincarnazione, sia come raggiungimento delle Isole dei Beati. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
I matematici e gli uditori Per un’altra, vi sarebbe invece come premio la rinascita di una condizione superiore, quasi divina. il Pitagorismo avrebbe proposto per la cura dell’anima un duplice insegnamento: per i pochi che ne erano capaci, ovvero i Matematici, seguaci veri e propri della “scuola”, erano previste le matematiche; per gli altri, gli uditori o acusmatici, le diete, le prescrizioni alimentari e l’indicazione di una vita austera. La dottrina più autentica rivelata ai pochi, avrebbe avuto più il segno e le caratteristiche del naturalismo ionico che non una matrice mistica. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
Influenza di Anassimandro Pitagora, proveniente dall’ambiente e dalla cultura ionica avrebbe ripreso da Anassimandro il tema del’illimitato-limitato riferito dal Milesio alla materia originaria indeterminata, ripensandolo in termini di punti e numeri. Da Anassimene avrebbe ripreso il tema dell’aria, parlando di un “respiro dell’universo”, cioè di una regolazione dei processi cosmici attraverso due moti contrapposti-l’immissione e l’emissione dell’aria – simili a quelli della respirazione : il soffio vitale sarebbe stato, dunque, dappertutto e l’equilibrio di quei due moti contrapposti avrebbe espresso la presenza di un principio di armonia. Quando negli uomini l’equilibrio dell’anima fosse venuto meno, si sarebbe avuta la malattia; sarebbe stata allora necessaria la cura sia del corpo che dell’anima, per ristabilire la salute e l’armonia con approfondimenti e purificazione. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia L’astronomia Ai Pitagorici viene attribuita l’elaborazione di una compiuta teoria astronomica, in cui si affermano l’esistenza del vuoto e quella di un vero e proprio respiro dell’universo. A Filolao è in particolare attribuita l’ipotesi dell’esistenza di di un fuoco centrale, intorno a cui ruotano dieci corpi celesti: la Terra, la Luna, Il Sole, i cinque pianeti allora conosciuti, il cielo delle stelle fisse e l’Antiterra (che però è invisibile). Questi corpi celesti nel loro movimento intorno al fuoco cosmico producono un’armonia meravigliosa, che per noi è inavvertibile perché si traduce in un suono continuo. E’ da rilevare che, partendo dall’ipotesi del fuoco centrale, nel iii secolo a.C. Aristarco di Samo elaborerà una teoria eliocentrica, basata sull’idea che il sole sia al centro dell’universo e che intorno ad esso ruotino i pianeti. Al di la della leggenda e dell’alone mistico che circonda il lavoro scientifico dei Pitagorici, resta il fatto che ad esso si ispirirà la ricerca di alcuni fra i maggiori esponenti della scienza astronimica-moderna, da Keplero a Galileo, soprattutto l’idea-base che la struttura fondamentale dell’universo sia ricostruibile attraverso formule matematiche e modelli geometrici. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia L’armonia Il termine, derivante dal greco Harmonia e utilizzato particolarmente dai Pitagorici, designa essenzialmente un’idea di misura, ordine, equilibrio, simmetria, proporzione fra gli elementi e le parti di un tutto. In tal senso, pur avendo una matrice ed un fondamento di tipo matematico-geometrico, esso è stato utilizzato in vari contesti: cosmologico ed estetico. I Pitagorici hanno fatto dell’armonia espressione stessa della razionalità. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia
a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia Il numero E’ il principio primo del Pitagorismo, considerato l’essenza di tutta le cose perché ogni cosa è riconducibile a un numero. La scienza che studia la realtà è l’aritmo-geometria che si basa sulla coincidenza fra un numero finito e una data grandezza geometrica e fra quella grandezza e un determinato tipo di cose. L’identificazione fra numero e grandezza geometrica urterà contro una difficoltà insormontabile, perché i Pitagorici, quando con la scoperta di grandezze incommensurabili metterà in discussione il concetto di numero intero. 16/02/2019 a cura della prof.ssa Maria Elena Auxilia