Euripide Lezione sintetica elaborata dalla prof. Carla Vetere Ad usum discipularum discipulorumque 24 gennaio 2019 www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati
La vita Forse nacque intorno al 485/84. Le fonti indicano la data del 480 il giorno stesso della battaglia di Salamina Il padre si chiamava Mnesarco o Mnesarchide ed era un proprietario terriero – nella commedia è presentato come un bottegaio La madre si chiamava Clito ed era di nobile origine –nella commedia diventa un’erbivendola La commedia attica inoltre ci parla ampiamente dei suoi presunti problemi coniugali e ne esalta una famigerata misoginia In giovane età si dedicò al culto di Apollo Zosterio. Ebbe dalla famiglia, evidentemente più che benestante, una ottima educazione poetica e musicale. Euripide è il primo poeta dell’antichità di cui è noto il possesso di una biblioteca privata. www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati
La vita Probabilmente fu allievo dei sofisti e conobbe Socrate. Queste conoscenze non giovarono alla sua fama: non dimentichiamo che Protagora dovette abbandonare Atene e le opere di Anassagora furono bruciate. Pare che il demagogo Cleone gli avesse intentato un processo per empietà, ma il dato è controverso Sembra invece certo che lo stesso Cleone lo abbia accusato di irreligiosità in una causa privata. La sua prima trilogia è del 455, ma ottenne la prima vittoria solo nel 441 (non si sa con certezza quale fu la trilogia premiata). Non si dedicò alla vita pubblica e, anche per questo, i suoi concittadini non lo apprezzarono. Nel 408 si trasferì a Pella presso la corte di Archelao ed a lui dedicò una tragedia. In Macedonia morì verso il 407 o il 406. Il giorno successivo alla sua morte, Sofocle fece vestire a lutto i coreuti di una sua tragedia: questa notizia testimonia la stima del suo avversario sulla scena. www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati
Le opere: la tradizione In età antica si conoscevano 92 tragedie; in età alessandrina se ne conservavano 68 di cui 3 spurie. Oggi sono conservate in tutto 19 opere teatrali, delle quali il ‘Reso’ è sicuramente un’opera spuria. Inoltre tra di esse si deve annoverare l’unico dramma satiresco integro giuntoci dall’antichità: il Ciclope. Si noti inoltre la singolarità dell’Alcesti, che non era inclusa in una trilogia ma stava al posto di un dramma satiresco, pur essendo priva del coro dei satiri. Le opere ci sono giunte in due blocchi. Dall’età alessandrina ci vengono: Alcesti, Andromaca, Ecuba, Ippolito, Medea, Oreste, Reso, Troiane, Fenicie e Baccanti. Nel XIV secolo (ante 1320) è riaffiorato un altro filone della tradizione in cui i drammi erano in ordine alfabetico dalla epsilon alla kappa: Ecuba, Elena, Elettra, Eracle, Eraclidi, Ciclope, Ione, Supplici, Ifigenia in Aulide, Ifigenia in Tauride. Essi si trovano nel codice Laurenziano 82, di proprietà del dotto bizantino Demetrio Triclinio. I codici più importanti per le tragedie cosiddette alfabetiche sono il Laurentianus plut.32.2, custodito nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, ed il Palatinus Graecus 287 (dipendente in parte dal manoscritto di Demetrio Triclinio e copiato alla fine del sec.XIV), custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana. La tradizione alessandrina comincia nel 330 a.C. quando Licurgo, politico ed oratore ateniese (390-324 a.C) decise di creare ad Atene degli archivi di stato in cui conservare copia di tutte le opere tragiche e comiche in modo da avere testi non più modificabili, come in genere avveniva, da parte degli attori. Questa copia fu richiesta in prestito da Tolomeo III e non più restituita; fu poi conservata nella grande Biblioteca di Alessandria d’Egitto. www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati
Le opere: cronologia e criteri di datazione Dobbiamo ad Aristofane di Bisanzio (257-180 a.C.) la divisione in strutture colometriche e la redazione di Hypotheseis, cioè brevi prefazioni con cenni sulla vita dell’autore, trama, data dell’agone e nome del corego. La cronologia è sicura per le seguenti tragedie: Alcesti (438); Medea (431); Ippolito (428); Troiane (415); Elena (412); Oreste (408). La datazione delle altre è dubbia ma si tende a ritenere che la metrica euripidea, ed in particolare il trimetro giambico, approdi progressivamente a soluzioni sempre più complesse. Sembra che nelle prime tragedie abbia privilegiato il ricorso ad un’azione unica; in seguito gli intrecci si fanno sempre più intricati. A partire dal III secolo d.C. le tragedie più lette nelle scuole erano Ecuba, Oreste, Fenicie (NB: di Eschilo si studiavano Persiani, Sette contro Tebe e Prometeo incatenato; di Sofocle erano in uso Aiace, Elettra ed Edipo Re) www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati
Innovazioni drammaturgiche Il prologo è espositivo: l’attenzione si sposta dalla trama, già anticipata, al dibattito di idee sull’esempio dei ‘Discorsi contrapposti’ dei Sofisti. Frequente è il ricorso al Deus ex machina Le parti corali diventano dei semplici intermezzi musicali, autentiche opere d’arte in cui lo stile si eleva, che commentano le azioni dei personaggi ed alleggeriscono la tensione. Dario Del Corno scrive: «il canto scenico diviene metafora della funzione stessa della poesia, la rasserenante verità ultima che l’immaginazione degli uomini ha scoperto per sottrarsi alla precarietà dell’esistenza». Moltissimo spazio hanno gli agoni verbali tra personaggi. Grazie ai dibattiti ogni affermazione può essere confutata ; nulla è inoppugnabile. In Euripide è molto forte il relativismo. Le trame sono di sua invenzione; Euripide tende ad accentuare gli aspetti spettacolari della costruzione teatrale (noi diremmo che fa frequente ricorso agli ‘effetti speciali’) ed ad enfatizzare gli aspetti umani e realistici dell’azione scenica. Spesso si ha il ‘lieto fine’ a seguito di una agnizione. La lingua è tratta dal lessico quotidiano ed il registro stilistico varia frequentemente www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati
Aspetti della produzione teatrale Euripide pone al centro l’uomo (antropocentrismo), con le sue debolezze e fragilità, e non l’eroe. Esercita un’indagine psicologica accurata che mette a nudo la mutevolezza dei personaggi. Frequenti sono le μεταβολαί (trasformazioni / mutamenti /cambiamenti). Scardina il mito (nell’Eracle definisce i miti ‘vane ciance dei poeti’, v. 1346); per questa ragione Nietzsche (1844-1900) afferma che con Euripide muore lo spirito dionisiaco e, perciò, la tragedia stessa. Il carattere dei personaggi è determinato dall’ ἦθος (il carattere) e dal θυμός (anima irrazionale). Medea dice che il θυμός è più forte dei suoi buoni propositi (βουλεύματα = risoluzioni dettate dall’anima razionale) e che esso è causa di molte sventure per gli uomini (vv. 1078-1080) www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati
Aspetti della produzione teatrale Influsso della sofistica nei temi (il rapporto tra νόμος e φύσις, il confronto tra i sistemi di governo, la dialettica tra l’utilità e la giustizia, l’educazione del cittadino) ed anche nelle tecniche della retorica con cui sono costruite le ῥήσεις e le sticomitie. La buona educazione (παιδεία) soprattutto grazie alla retorica (ῥητορική τέχνη) può portare alla vittoria del male sul bene; il sapere mostra il proprio lato oscuro quando viene adoperato per fini malvagi. Nonostante la pretesa misoginia, grande è l’importanza attribuita alle figure femminili. Esse sono frequentemente dotate, oltre che di straordinaria sensibilità, anche di superiore intelligenza, e talora sono eticamente luminose e prevalgono su figure maschili tutt’altro che eroiche. Molta importanza ha la τύχη (sorte da intendersi come vox media) che determina lo svolgimento di molte vicende e consente di raggiungere l’agnizione finale dei personaggi. www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati
Aspetti della produzione teatrale In politica Euripide non si espose mai. Dai suoi drammi e dalla loro presunta datazione, deduciamo che inizialmente aderì alla politica imperialistica ateniese che diffondeva il miglior sistema politico esistente: la democrazia (Eraclidi e Supplici) . In un secondo momento (Troiane) egli sembra condannare aspramente la guerra con gli inutili lutti e le umiliazioni che procura. Euripide mette in discussione l’idea che l’accecamento (ἄτη) sia necessariamente dovuto alla volontà divina e attribuisce le azioni degli uomini alla loro indole o alle loro passioni che degenerano, appunto, in tragedia. Questa degenerazione è spesso consapevole. Gli dei, quando e se sono presenti, sono spesso ingiusti. Nelle Troiane, rivolgendosi a Zeus dice che è: ‘εἴτε ἀνάγκη φύσεως εἴτε νούς βροτῶν’’ (o necessità di natura o intelligenza dei mortali). Nell’Eracle, Euripide fa dire ad Anfitrione che Zeus è un ignorante o un ingiusto per natura ( ‘ἀμαθής τις εἶ θεός, ἤ δίκαιος οὐκ ἔφυς’). Nell’Oreste, il protagonista, in fuga ad Argo presso Menelao, afferma che suo padre non trarrà il minimo vantaggio dall’omicidio di Clitennestra, non sarà certo questa morte a riportare in vita il padre, e, d’altra parte, Oreste stesso sarà costretto a scontare molte sventure, ma Apollo ha voluto questo gesto estremo perché è ‘completamente ignaro di giustizia’ (ἀμαθέστερος τῆς δίκης v. 417). www.profcarlavetere.com - tutti i diritti riservati