Le politiche sociali e il benessere della comunità locale.

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Transcript della presentazione:

Le politiche sociali e il benessere della comunità locale. Cologne, 7 marzo 2019 Piera Valenti Responsabile Settore Servizi Sociali Comune di Palazzolo sull’Oglio e Responsabile Ufficio di Piano Ambito Distrettuale n. 6 Monte Orfano (Comuni di Adro, Capriolo, Cologne, Erbusco, Palazzolo sull’Oglio e Pontoglio)

LA FUNZIONE SOCIALE È FORTEMENTE EVOLUTA A PARTIRE DALLA FINE DEGLI ANNI ’90; I CAMBIAMENTI SOCIOLOGI ED ECONOMICI HANNO RESO PIÙ FRAGILI LE PERSONE E LE COMUNITÀ E RESO INEVITABILE UN MAGGIOR INVESTIMENTO PUBBLICO, NON SOLO IN TERMINI DI RISORSE ECONOMICHE, MA DI REGIA – PROMOZIONE – CONNESSIONE.

Di cosa si occupano oggi le politiche sociali? LA LEGGE QUADRO N. 328 DEL 8 NOVEMBRE 2000; SI PARLA DI INTERVENTI E SERVIZI PERCHE’ E’ UN SISTEMA FATTO PREVALENTEMENTE DI INTERVENTI, ATTIVITA’, PROGETTI E SERVIZI

CHI SONO GLI ATTORI DELLE POLITICHE SOCIALI? attori istituzionali: COMUNI SINGOLI O ASSOCIATI; AZIENDE PUBBLICHE DI SERVIZI; COOPERAZIONE; FONDAZIONI PRIVATE; ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO FORMALI E RICONOSCIUTE; ASSOCIAZIONI INFORMALI E/O RETI DI CITTADINI E/O DI FAMIGLIE.

Figure/profili professionali tipici delle politiche sociali: ASSISTENTE SOCIALE; EDUCATORI/ANIMATORI; AUSILIARI SOCIO ASSISTENZIALI (ASA); OPERATORI SOCIO ASSISTENZIALI (OSS); OPERATORI DI SUPPORTO (OPERATORE DI SPORTELLO, AUTISTA, ACCOMPAGNATORE, ….); ASSISTENTI FAMILIARI; VOLONTARI; CARE GIVER (PROFESSIONALI E NON).

Di CHI si prendono cura le politiche sociali? 1. DELLE PERSONE – GLI UTENTI (COLORO CHE USUFRUISCONO) - - FRAGILI IN CONDIZIONI DI CRONICITA’(ma la fragilità sociale non ha a che fare solo con il concetto di salute e di assenza di malattia); - CHE NEL PERCORSO DI VITA INCONTRANO MOMENTI DI FRAGILITA’ (CURA DEI FIGLI, DEGLI ANZIANI, SPERIMENTAZIONE DI CONDIZIONI DI DISAGIO DI VARIA NATURA, ECC.); 2. DELLE ORGANIZZAZIONI E DELLE COMUNITA’ (favorisce lo sviluppo di sinergie e connessioni).

QUALI SONO LE PRESTAZIONI/I SERVIZI/LE ATTIVITA/I PROGETTI GESTITI/PROMOSSI/OFFERTI DALLE POLITICHE SOCIALI E FRUIBILI DAGLI UTENTI? SAD; PASTI A DOMICILIO; PASTI PRESSO MENSE SOCIALI; TRASPORTO SOCIALE (ANCHE ASSISTITO); TELESOCCORSO/TELEASSISTENZA; ORGANIZZAZIONE E FREQUENZA A CENTRI DIURNI RICREATIVI;

SOSTEGNI ECONOMICI PER L’ATTIVITA’ DI CURA SVOLTA DAI CAR GIVER O DA ASSISTENTE PERSONALE (BUONI SOCIALI/VOUCHER SOCIALI); SOSTEGNI ECONOMICI SPECIFICI (PER LA LOCAZIONE, LE SPESE CONNESSE ALLE UTENZE DOMESTICHE, LE SPESE SANITARIE, L’ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE, ECC.) E INDISTINTI (STRAORDINARI); SOSTEGNO NEL PAGAMENTO DI RETTE PER RICOVERO IN STRUTTURE (quali ad esempio CDI, RSA, COMUNITA’ ASSISTENZIALI, MINI ALLOGGI PROTETTI, ECC.);

ACCESSO AGLI ALLOGGI PUBBLICI sulla base di quote di riserva rispetto alla generalità’ dei cittadini ATTIVAZIONE PROGETTI PROMOSSI DA REGIONE LOMBARDIA (Conciliazione, GAP, Donne vittime di violenza, ecc.) SOLLIEVO (mediante ricovero residenziale o sollievo diurno o progetti di supporto specifici, ecc.); ORIENTAMENTO ALLA RETE DEL TERRITORIO, ASCOLTO, PRESA IN CARICO E VALUTAZIONE

SI PARLA DI SPERIMENTAZIONI, DI PROGETTI INNOVATIVI. C’È UN PROBLEMA DI COSTI E DI TENUTA (SOSTENIBILITA’) DELLE STRUTTURE E ANCHE PER QUESTA RAGIONE, SOPRATTUTTO A PARTIRE DAL 2008 - L.R. 3/2008), SI SONO MAN MANO PROMOSSE SPERIMENTAZIONI CHE HANNO LA CARATTERISTICA DI ESSERE PIÙ FLESSIBILI (MA SPESSO ANCHE MENO COSTOSE) DEI SERVIZI STANDARDIZZATI

I SERVIZI OFFERTI/GESTITI DAL SISTEMA SOCIALE NON SONO GRATUITI LE REGOLE DI COMPARTECIPAZIONE AL COSTO DEI SERVIZI NON SONO SEMPRE OMOGENEE SUL TERRITORIO IL D.P.C.M. 159/2013 E L’INDICATORE DELLA SITUAZIONE ECONOMICA EQUIVALENTE (ISEE) E I PROBLEMI CONNESSI

COME SI ACCEDE/SI ATTIVANO LE PRESTAZIONI DEL SISTEMA SOCIALE: CHI PRESENTA LA RICHIESTA? A CHI SI RIVOLGE L’UTENTE PER ATTIVARE UN SERVIZIO? E’ POSSIBILE ATTIVARE UN SERVIZIO IN MODO COATTO?

CHI SONO I PRINCIPALI SOGGETTI CON I QUALI IL SISTEMA SOCIALE INTERLOQUISCE NELLA PRESA IN CARICO E GESTIONE DELLE PERSONE: MMG; ASST; AUTORITA’ GIUDIZIARIA; SERVIZI SPECIALISTICI (AMBULATORIALI O OSPEDALIERI); ALTRI COMUNI; PARENTI/CITTTADINI/VICINATO/; RETE DELLE STRUTTURE RESIDENZIALI; RETI DI VOLONTARIATO

LE POLITICHE SOCIALI ASSOCIATE IL PIANO DI ZONA È LO STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE IN FORMA ASSOCIATA DELLE POLITICHE SOCIALI DI UN TERRITORIO. ATTRAVERSO LA PROGRAMMAZIONE IN FORMA ASSOCIATA SI PROMUOVE LA COSTITUZIONE ANCHE SOLO VIRTUALE DI UN “SOGGETTO PLURALE” – AMBITO DISTRETTUALE - CHE MIRA A CONTEMPERARE LE ESIGENZE DI TUTTI I SOGGETTI COINVOLTI (COMUNI SINGOLI) IN VISTA DELL’OBIETTIVO DI FAVORIRE LA FORMAZIONE DI SISTEMI LOCALI FONDATI SU SERVIZI E INTERVENTI COMPLEMENTARI E FLESSIBILI

Organi costitutivi dell’Ambito Distrettuale sono: L’Assemblea Distrettuale dei Sindaci (rappresentanti politici delle singole Amministrazioni Comunali) con funzioni di indirizzo e programmazione; L’Ufficio di Piano, costituito da figure tecniche dei singoli Comuni, integrato da referenti/rappresentanti delle istituzioni (ATS/Asst) e degli enti del territorio (Cooperative, Fondazioni, Associazioni, ecc.), con funzioni di supporto all’organo politico nella attività di programmazione delle politiche sociali.

L’Ente Capofila: poiché l’Ambito Distrettuale non ha personalità giuridica, deve essere individuato un ente capofila con personalità giuridica pubblica (Comune, Comunità Montana, Azienda Speciale) che rappresenta l’Ambito Distrettuale nei rapporti giuridici verso i terzi e assicura la gestione delle attività svolte in forma associata e delle risorse finanziarie. L’ente capofila può gestire per conto dell’Ambito servizi e interventi (ruolo di gestione e non di programmazione).

Gli Ambiti Distrettuali Bresciani:

FONTI DI FINANZIAMENTO POLITICHE DI AMBITO: FONDO NAZIONALE POLITICHE SOCIALI FONDO SOCIALE REGIONALE FONDO NON AUTOSUFFICIENZA FONDO “DOPO DI NOI” FONDI CONCILIAZIONE FONDI QUOTA SERVIZI PIANO POVERTA' FONDI A SOSTEGNO PROGETTI DONNE VITTIME DI VIOLENZA FONDI PROGETTO FAMI FONDI PROGETTO G.A.P.

PROBLEMI APERTI/NODI CRITICI: ASPETTATIVE/ATTESE RISPETTO ALLA POSSIBILITA’ PER IL SERVIZIO SOCIALE DI AGIRE (IL COMUNE/IL SERVIZIO DEVE FARE QUALCOSA …..); OGNI SOGGETTO DELLA RETE ALLARGATA HA REGOLE PROPRIE CHE DEVE RISPETTARE E CHE CONDIZIONANO LA POSSIBILITA’ DI DARE RISPOSTE (RISPETTARE LA LISTA D’ATTESA, RISPETTARE IL BUDGET, RISPETTARE LA GRADUATORIA, ECC); QUALI STRATEGIE/CAPACITA’ DEVE METTERE IN CAMPO IL COMUNE (ATTRAVERSO IL PROPRIO PERSONALE) DOVENDO ATTIVARE TUTTE LE RETI, SE LE REGOLE DI FUNZIONAMENTO E LE TITOLARITA’ SONO DIVERSE

SERVONO STRUMENTI DIVERSI PER RISPONDERE A PROBLEMI DIVERSI; SERVONO NUOVI PROFILI PROFESSIONALI (LAVORO PEDAGOGICO, DI SUPPORTO, DI CAPACITAZIONE ALLE RELAZIONI, ECC.); VANNO POTENZIATE E SVILUPPATE RISPOSTE DI COMUNITÀ: LE PERSONE SONO DELLA COMUNITÀ, NON DEI SERVIZI SOCIALI. SI POSSONO ANCHE DARE SOSTEGNI ECONOMICI, ALLOGGI, MA POI LE PERSONE SONO SOLE E STANNO MALE;

COSA IMMAGINARE: LAVORO DENTRO IL TERRITORIO, VICINO ALLE PERSONE E ALLE ORGANIZZAZIONI; CONSAPEVOLEZZA DEL FATTO CHE OGNUNO HA LA RESPONSABILITA’ DI PRENDERSI IN CURA LE PERSONE; NON CI POSSONO ESSERE SOLO RISPOSTE PROFESSIONALI QUANDO IL BISOGNO E’ RELAZIONALE; A CHIUNQUE DI NOI PUO’ ACCADERE DI “AVERE BISOGNO”.  

LAVORARE CON LE ORGANIZZAZIONI SOCIALI PER PROMUOVERE “WELFARE DI COMUNITA’ CHE SIA : - COMUNITARIO E TERRITORIALE; - PROMOZIONALE E GENERATIVO; - INTEGRATO E RICOMPOSITIVO (di legami e di risorse); - REALIZZATO DA RETI TERRITORIALI PUBBLICHE E PRIVATE; E QUINDI: COINVOLGERE; - CONDIVIDERE PENSIERI; - INGAGGIARE ED INGACCIARSI; - INCONTRARSI E DISCUTERE; - SCAMBIARSI DATI, INFORMAZIONI, VISIONI; - ESSERE “CREDIBILI”