MARTEDI 15 OTTOBRE 2013 COHERENCE 2013 PROGRESSI SULLE FRONTIERE DELLA SCIENZA: NUOVE FRONTIERE PER LA RETINITE PIGMENTOSA RELATORE PROF.DOTT FRANCESCO DARIO LABATE
Attualmente la retinite pigmentosa colpisce approssimativamente 3 persone su 10.000 nel mondo ed è quindi ampiamente sotto la soglia di malattia orfana.
La retinite pigmentosa è una distrofia che colpisce le strutture periferiche di conduzione dell’impulso nervoso nelle vie ottiche: i fotorecettori coni e bastoncelli. Questo comporta ad una progressiva perdita del campo visivo.
Bastoncello Cono Maggior quantità di pigmento Minor quantità di pigmento Risposta lenta: tempo di integrazione lungo Risposta rapida tempo di integrazione breve In grado di rilevare singoli quanti Non in grado di rilevare singoli quanti Risposta che tende a saturarsi Risposta che non tende a saturarsi, eccetto che nel caso dei coni S Non selettivo rispetto alla direzione dello stimolo Selettivo rispetto alla direzione dello stimolo Vie retiniche ad alta convergenza Vie retiniche a bassa convergenza Sensibilità elevata Sensibilità bassa Bassa acuità visiva Acuità visiva elevata Un solo tipo di pigmento, per cui la visione è acromatica 3 tipi di pigmenti, visione cromatica
Si tratta di una oftalmopatia nella quale i fotorecettori sono portatori di alterazioni strutturali che si traducono in una abolizione della loro funzione nervosa. Secondo gli studi genetici è stato osservato che nei bastoncelli e nei coni sono presenti mutazioni in più di 30 geni pero quelli che principalmente hanno chiamato la nostra attenzione nello studio di una terapia efficace sono Cnga1 e Cnga2.
Una volta che la molecola di rodopsina viene colpita da un fotone, cambia di conformazione e si isomerizza portando all’attivazione di una via di trasmissione intracellulare proteina G- dipendente che causa l’apertura di questi canali per il calcio e quindi alla depolarizzazione della cellula fotorecettrice.
FOTORECETTORE CELLULE BIPOLARI DELLA RETINA CELLULE MULTIPOLARI GANGLIARI DELLA RETINA nascono le FIBRE OTTICHE che danno origine al NERVO OTTICO.
La maggior parte delle fibre del nervo ottico vi termina nel CORPO GENICOLATO CORTECIA VISIVA e in minor parte nella LAMINA QUADRIGEMINA DEL MESENCEFALO
Le mutazioni di geni come Cnga1 e Cnga2 comportano un assenza di canali per il calcio nella membrana dei fotorecettori per cui la capacità della cellula a depolarizzarsi in seguito allo stimolo fotonico è nullo.
Questi fotorecettori non svolgendo la propria funzione si trasformano in strutture deficitarie e di dispendio energetico, per cui i stimoli per la loro sopravvivenza si riducono e la cellula viene inviata verso una morte programmata.
In questo modo avviene una degenerazione tale che porta inizialmente ad una perdita dei recettori e poi successivamente la degenerazione che si estende anche nei tratti ottici e cosi via.
Dopo questa visione generale possiamo ben dedurre la problematica di questa patologia: 1- macchina di riparo di danno genetico non risulta efficace nel riparo della mutazione 2- la mutazione si traduce in alterazioni strutturali di membrana, canali per il calcio che impediscono la depolarizzazione dei fotorecettori 3- circolo vizioso che si instaura e che porta verso l’apoptosi, in quanto vi è una mancanza di segnali di sopravvivenza alle cellule foto recettrici per ridurre il dispendio energetico;
Vari studi hanno messo a luce l’azione di CITICOLINA nella sintesi dei fosfolipidi di membrana, metabolismo proteico, sul pattern neurotrasmettitoriale e sullo stato energetico della cellula. Ciò che è più importante in questi studi è l’intervento della CITICOLINA nel meccanismo di riparo del DNA e che rappresenta anche l’origine della retinite pigmentosa.
Mediante l’utilizzo della CITICOLINA come elemento principale nel trattamento della retinite pigmentosa, andiamo ad interferire sia a livello genetico offrendo al meccanismo di riparo cellulare la possibilità di correggere la mutazione avvenutasi tramite le basi nucleotidiche che originano dal metabolismo della CITICOLINA, ma interveniamo anche a livello metabolico stesso della cellula fotorecettore.
A seconda del caso clinico, andiamo a stabilire fino a quale livello della via nervosa si è esteso l’abolizione della funzione nervosa e quindi applicare una terapia topica oppure topica in associazione con la terapia sistemica.
L’idea di utilizzare una terapia sistemica per riparare i danni che avvengono a lungo andare nella retinite come ad esempio l’attenuazione dei vasi retinici oppure l’edema maculare cistoide ha avuto spunto anche dall’applicazione della CITICOLINA in altre malattie quali le cerebrovasculopatie croniche o la malattia di Alzheimer.
La terapia topica invece è stata ideata in base agli studi sul meccanismo del metabolismo e sulla funzionalità dei fotorecettori; per cui il principio su cui la nostra terapia si basa è quello di stimolare il meccanismo di riparo del DNA e di fornire gli stimoli di sopravvivenza alla cellula foto recettrice evitando cosi che non vada incontro all’apoptosi.
Il decorso della patologia durante la terapia con CITICOLINA integrata anche con antiossidanti e vitamina A, cosi necessaria per la sintesi di rodopsina, sarà un percorso all’inverso di tutti quei episodi degenerativi che portano alla perdita della vista durante la retinite.
Durante la terapia l’attività della CITICOLINA viene coadiuvata dalla vitamina A. In questo modo integriamo l’attività riparatrice di membrana e di DNA della CITICOLINA con l’intervento della vitamina A sulla costituzione della rodopsina.
Utilizzando queste conoscenze ci si può andare a costituire una terapia tale da poter offrire alla cellula ciò che le manca: lo stimolo per la sopravvivenza; la capacità di svolgere la propria funzionalità e che nel depolarizzarsi possa inviare impulsi che vengono tradotti in immagini a livello centrale.
Cosi il primo intervento si ritrova al livello dei bastoncelli contenenti una più alta quantità di rodopsina ma inoltre essendo anche più abbondanti nella retina, si osserverà un graduale recupero della visione notturna per poi essere accompagnata dal ripristino della funzionalità dei coni.
In questo modo riprende la funzionalità delle cellule fotto recettori e anche la stimolazione per la sopravvivenza di tale cellula. Il campo visivo si estende e si guadagna il campo visivo periferico precedentemente perso o alterato. Le immagini inizieranno ad essere più definite e nitide e inoltre una meglio definizione dei colori dopo 3 settimane di terapia topica accompagnata anche da quella sistemica.
CONCLUSIONI: In questo modo riprende la funzionalità delle cellule fotto recettori e anche la stimolazione per la sopravvivenza di tale cellula. Il campo visivo si estende e si guadagna il campo visivo periferico precedentemente perso o alterato. Le immagini inizieranno ad essere più definite e nitide e inoltre una meglio definizione dei colori dopo 3 settimane di terapia topica accompagnata anche da quella sistemica.
La terapia che viene somministrata al paziente si basa su un lavoro di squadra con il medico oculista il quale testimonia lo stato della malattia: in base ai dati ricevuti si decide il tipo di terapia da seguire, la durata e anche eventuali integrazioni della terapia topica con quella sistemica.