Potere e sistema politico Lezione 19 Sociologia Generale Cap. 5, P. Donati, Sociologia. Un’introduzione allo studio della società, (pp.165-193)
Cos’è il potere? Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
Cosa si intende per politica Dimensione dei rapporti umani che ha a che fare con quel particolare mezzo comunicativo e relazionale che è il “potere”, inteso come possibilità di far valere la propria volontà su altri malgrado la loro resistenza. Il punto di vista sociologico consente di evidenziare specifici rapporti tra istituzioni politiche e l’intero sistema sociale
Politica e società Nei rapporti interpersonali ciascuno prende coscienza del suo grado di “potere”. Nelle situazioni complesse si rende evidente l’esistente: dei vincoli esercitati dall’ambiente su sistemi ed attori sociali del limitato raggio di influenza sugli altri delle relazioni asimmetriche tra individui, gruppi, ruoli funzionalmente differenziati e integrati Il problema del potere e della politica consiste nella necessità di garantire le condizioni per l’esercizio efficace dei ruoli di comando dei solidi limiti alla prepotenza nei confronti dei deboli
Politica nella cultura contemporanea Rappresentazioni della politica che ne accentuano il carattere pragmatico, particolaristico, emozionale, tribale Elevata dose di realismo Interesse nell’esplorare le nuove rappresentazioni collettive della politica nella sua dimensione “ideale” e “reale”. In questo filone analitico si inseriscono anche i nuovi interessi per la comunicazione politica Pragmatica, disincantata, secolarizzata
APPROCCIO INDIVIDUALISTA Sviluppato dagli scienziati della politica basandosi sui lavori di Hobbes, Locke e Hume. La formulazione formale piu’ significativa del concetto di potere si deve a DAHL (1957): “A ha potere su B nella misura in cui può far si che B faccia qualcosa che diversamente non avrebbe fatto” Il potere di A su B ha origine nelle risorse che A possiede e che B desidera o teme. L’intensità del potere dipende dalla quantità di risorse, quindi ci sono diversi gradi di potere in diversi ambiti, non esiste dunque una elite di potere ma piuttosto degli ambiti entro i quali un individuo può avere più o meno potere. La distribuzione del potere è pluralista perché le risorse,m seppure non distribuite in maniera paritaria tra gli individui, non penalizzano sempre gli stessi individui. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
APPROCCIO INDIVIDUALISTA 2 WEBER: “il potere designa qualsiasi possibilità di far valere entro una relazione sociale, anche di fronte ad un’opposizione, la propria volontà, quale che sia la base di questa possibilità”. Come tale il potere esiste in ogni relazione, non solo nell’ambito politico Weber usa il termine MACHT (forza) per indicare il concetto di potere. CRITICA (M. Archer): la struttura, ossia il modo in cui le relazioni si dispongono, è data, non c’è attenzione per la struttura ma solamente per l’individuo. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
APPROCCIO STRUTTURALISTA A possiede più risorse di B perché la distribuzione delle risorse nella società non è casuale ma conseguente ad una disuguaglianza strutturale tra gli individui. Dalla posizione di classe (origine strutturale) dipende la quantità di potere a disposizione. Approccio di K.Marx CRITICA (M. Archer): L’unico potere causale è quello del sistema stesso, gli individui non hanno volontarietà ma sono esecutori di uno schema necessario, completamente determinati dalla struttura. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
APPROCCIO STRUTTURALISTA DURKHEIM Norme e valori formano una coscienza collettiva attraverso la quale la societa’ si impone sull’individuo Le relazioni di potere tra individui non esprimono la volontà dei singoli ma piuttosto la normatività della società Il pensiero di D. viene ripreso negli anni 70 (1976) da Focault, che introduce l’espressione “regime di verità” per indicare che il processo di produzione di conoscenza e costruzione di pratiche d’azione sono in verità completamente determinati dal potere della società e dalle forma che il potere assume in quel momento. Il potere CREA il soggetto, i suoi modi di pensare e di agire. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
LIMITI DELLO STRUTTURALISMO 1- Determinismo: le libertà individuali vengono negate. 2- Difficoltà a spiegare il cambiamento che è a volte evidentemente indotto da soggetti sociali esclusi dal potere Si può controbattere alla seconda obiezione con l’osservazione che la struttura sociale è intrinsecamente contraddittoria (porta con se i germi che provocheranno la sua rovina), quindi il cambiamento sociale E’ INEVITABILE, anche se la causa non dipende dall’azione dei singoli ma piuttosto dalle caratteristiche stesse della struttura. Mentre il primo punto è più difficilmente contestabile: lo strutturalismo infatti ipotizza un uomo “ultrasocializzato”, condizione che, come quella dell’uomo completamente libero, sembra abbastanza irrealistica. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
COLLEGARE AGIRE E STRUTTURA Chi detiene il potere nella comunità locale? Bachrach e Baratz (1962): Gli individui hanno un potere limitato dalla struttura, che impedisce che vengano prese delle decisioni riguardo alcuni temi (che sarebbero problematici per la sua stessa esistenza) Secondo i due attori esiste un potere negativo che limita l’ambito decisionale ed un potere attivo che regola i conflitti tra gruppi ed individui. Più il potere negativo è forte, meno si decide. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
IL POTERE COME MEZZO SIMBOLICO GENERALIZZATO PARSONS Critica la genericità della definizione di potere, perché: 1- Non si specifica quale mezzo si impiega per conseguire fini e scopi, ne’ se chi esercita potere è autorizzato. 2- Difficoltà a tenere assieme gli aspetti consensuali e coercitivi del potere 3- Critica l’idea che il potere sia un gioco a somma zero. L’unico potere che interessa a Parsons e’ quello legittimato dal consenso! Analogia tra denaro e potere: il valore del denaro non corrisponde alla quantità di oro depositato presso le banche centrali. Il valore del denaro dipende soprattutto dalla fiducia nel sistema monetario nazionale ed internazionale. In modo analogo il potere da la possibilità che gli individui adempiano obblighi perché si fidano che gli obblighi imposti sono rilevanti per l’ottenimento di fini comuni. Quando questa fiducia viene meno, il potere usa mezzi più forti per ottenere l’obbedienza. MA, il potere instaura una specifica forma di disuguaglianza (A vincola le decisioni di B), mentre lo stesso non vale per il denaro. Chi occupa una posizione di potere legittimo è in una posizione di AUTORITA’, ossia ha dei diritti all’uso del potere. Il livello gerarchicamente più alto di autorità spetta allo STATO, che può esercitare la sua autorità sugli individui solo se esiste un sistema normativo comune che fa riferimento ad un sistema di valori condivisi – che per gli USA sono rappresentati dall’universalismo (ossia: 1.i cittadini controllano il potere tramite il suffragio universale, 2. Esiste una uguaglianza delle opportunità) 3. Il potere, come il denaro, può essere un gioco a somma positiva. Infatti la leadership politica può usare il potere che le è sttao affidato dagli elettori e aumentare il prestigio internazionale (a scopo di altri!!!!!!!!) La distribuzione del potere nella società dipende dalla struttura della società, ma c’è possibilità di agire liberamente grazie ai valori universalistici su cui si fonda la società moderna. Quindi la congiunzione tra STRUTTURA ed AGIRE avviene tramite i valori condivisi. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
LUKES: LA CONCEZIONE TRIDIMENSIONALE DEL POTERE 3 modi per definire cosa siano gli interessi: 1- Per liberalismo sono le preferenze e coincidono con quello che le persone scelgono 2- Per il riformismo non tutti possono esprimere le proprie preferenze in ugual modo: alcune preferenze rimangono nascoste. 3- Un approccio radicale sostiene che le preferenze sono un prodotto del sistema e possono essere contrarie ai veri interessi degli individui. 1974. Il potere esiste solamente quando gli individui sono AUTONOMI e possono quindi agire come soggetti morali, scegliendo o meno di perseguire i propri interessi egoistici piuttosto che un qualche fine comune. Lukes presenta i due casi estremi del prevalere della struttura e del prevalere dell’agire ma non spiega come le due dimensioni sono in relazione – offre piuttosto una gamma di possibili relazioni ma non analizza un modo tipico in cui le due dimensioni si mettono in relazione. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
LUHMANN: POTERE COME MEZZO DI COMUNICAZIONE Potere è la “limitazione dello spazio selettivo di cui dispone il partner”, ossia riduzione della complessità per conto di un altro. L’aumento della complessità nelle società moderne richiede una maggiore quantità di potere (c’è dunque il rischio di un deficit di potere) In modo simile a Parsons Luhman definisce il potere come mezzo di comunicazione, solo che per L. i sistemi sociali sono fondati sulla comunicazione, e non sui valori condivisi (Parsons). Basando i sistemi sociali sulla comunicazione, è implicita la possibilità che il messaggio inviato venga rifiutato da chi lo riceve. Il rifiuto del messaggio comporta conflitto, e diversi sistemi hanno diversi gradi di conflittualità. Le istituzioni (I MEZZI DI COMUNICAZIONE) garantiscono la comprensione intersoggettiva ed inoltre hanno una funzione di motivazione – suggeriscono l’accettazione del messaggio e dunque sono di freno alla conflittualità. Nelle società moderne il POTERE è il mezzo di comunicazione del sistema politico, il potere implica la possibilità di agire diversamente e dunque è tanto più grande quanto maggiore è questa possibilità di agire diversamente, e tutti e due gli attori hanno potere e lo esercitano reciprocamente. Rischi del potere, per L. il rischio non è l’abuso di potere ma piuttosto un deficit di potere: quando la complessità aumenta (e quindi aumentano le alternative possibili), è richiesta una attivazione di maggiore potere. QUINDI: La struttura trasmette decisioni vincolanti tramite il potere, non annulla però il potere degli individui. Ricordare che qui il potere è comunicazione e per questo non ha le caratteristiche di durezza e stabilità che caratterizzano la struttura. Inoltre il potere come comunicazione si separa da ogni riferimento normativo. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
GIDDENS: POTERE COME STRUMENTO DI EMANCIPAZIONE Potere è “la capacità di ottenere risultati”, mezzo e non ostacolo, per ottenere la libertà. La natura della struttura è duale, struttura ed agire si compenetrano: l’agire umano produce strutture che servono come condizioni all’agire ed è strettamente legato al potere senza il quale non esisterebbe. La definizione che G. da del potere è positiva: viene messa in evidenza la sua caratteristica di possibile scelta per ottenere dei risultati, senza implicare che questi debbano essere sempre conflittuali. L’uomo costruisce delle strutture (come ad esempio il codice della strada) che a loro volta costituiscono l’agire umano. Infatti è nella scelta che si rivela il potere, e la scelta può avvenire solamente dove il possibile è limitato dalla struttura: dunque la struttura permette la scelta che è poi il potere (vincolandola). La struttura è un insieme di regole e una distribuzione di risorse che esistono nel momento in cui gli attori sociali le mettono in pratica. CRITICA: un’attenzione forse troppo forte per l’agire che potrebbe sottovalutare l’oggettività della struttura. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
VERSO UN APPROCCIO RELAZIONALE Per evitare riduzionismi, M. Archer propone di adottare un paradigma definito di “realismo critico”: 1- Esiste una realtà oggettiva indipendente dall’osservatore, 2- La realtà è composta da oggetti fisici, azioni, individui, e da fatti sociali (istituzioni, ruoli…che sono forme durevoli di relazioni ed esistono come proprietà emergenti) I fatti sociali (organizzazioni, istituzioni…) sono forme durevoli di relazione che dipendono dalle persone e che esercitano sulle persone un’influenza. Sono proprietà emergenti perché hanno un potere che non si può ricondurre alle parti che li costituiscono, hanno una identità di livello superiore a quella dei singoli anche se sono creati dalle relazioni tra i singoli. Come si può dimostrare che le strutture esistono: Perché hanno la capacità di PRODURRE EFFETTI (PER Giddens la struttura esiste solo nel momento della relazione!). Bisogna però notare che gli effetti prodotti dai fatti sociali non sono deterministici: si possono produrre solo in certe condizioni dell’ambiente Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
IL DUALISMO ANALITICO Mentre Giddens considera inseparabili agire e struttura, il dualismo analitico intende le due realtà come diverse e separate, anche se in continua relazione. Archer utilizza la dimensione temporale per capire il rapporto tra le due: la struttura esiste prima delle persone che la utilizzano perché è l’esito non intenzionale di persone vissute prima. Per Giddens la struttura esiste in potenza fintanto che gli attori non la utilizzano, mentre per M. Archer azione e struttura sono entità diverse. L’esito è non intenzionale perché ogni progetto di un singolo interagisce con altri soggetti e per questo cambia in modo non prevedibile. Quindi ogbni struttura è proprietà emergente perché esito di interazioni complesse. I soggetti che in un certo momento si trovano a vivere una struttura non sono i responsabili della sua nascita ma la possono riprodurre o trasformare. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
MORFOSTASI E MORFOGENESI Ciclo morfostatico: quando gli attori riproducono la struttura sociale, rendendola più stabile. Ciclo morfogenetico: gli attori agendo trasformano la società creando una forma nuova, che è una nuova struttura. L’analisi del potere secondo la prospettiva morfogenetica avviene in tre fasi: 1- condizionamento strutturale. La struttura del sistema condiziona le interazioni presenti, anche condizionando gli interessi degli individui. La struttura dunque crea dei veri e propri contesti che possono risultare gratificanti o frustranti, a seconda della posizione sociale che occupa il gruppo cui si appartiene. La diversa posizione sociale si riflette in una diversificazione degli interessi acquisiti – è tramite questa diversificazione degli interessi che le strutture esercitano il potere di condizionamento delle azioni future. 2- interazione sociale. La gratificazione o frustrazione condiziona i corsi di azione degli individui perché condiziona la percezione da parte dei gruppi: i gruppi che percepiscono una situazione di svantaggio cercheranno di cambiarla, quelli che percepiscono un vantaggio vorranno mantenerla (non è una visione deterministica, si intende che nella maggior parte dei casi persone e gruppi tendono a perseguire i propri interessi, ma l’azione deriva da “poteri propri”: l’individuo decide per una condotta di azione in un modo che è discrezionale ma non assolutamente tale perché limitato dal contesto culturale in cui si trova). La autonomia parziale tra condizionamento strutturale e condizionamento culturale origina la possibilità di scelta 3- elaborazione sociale. Il meccanismo che connette l’interazione sociale con l’elaborazione di una nuova forma di società, o con la conferma di quella gia esistente. La struttura fornisce quantità diverse di risorse ai diversi attori, da questa distribuzione di risorse dipende il numero degli agenti che possono entrare nel gioco con delle posizioni negoziali e quindi anche le richieste che possono avanzare – le risorse sono differenziate, per cui ogni gruppo ha dotazioni diverse di ogni risorsa. Queste dotazioni di risorse (POTERE NEGOZIALE) cambiano continuamente durante l’interazione ed il cambiamento dell’ambiente, cambiando di conseguenza le interazioni tra i gruppi. Il potere negoziale diventa FORZA EFFETTIVA solo se le risorse di cui è dotato un gruppo sono interessanti per un altro gruppo, quindi il potere negoziale diventa forza effettiva solo nella relazione (A ha potere tanto più potere quante più risorse possiede che B non possiede ma che desidera). Se, nella relazione, chi aveva un potenziale negoziale basso aumenta il suo potere, si osserva un processo di trasformazione sociale. Tale trasformazione PUO’ PRODURRE UNA MORFOGENESI DELLA SOCIETA’, solo se cambia la struttura, la cultura, e le relazioni tra i gruppi. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
MORFOGENESI: ANALISI DEL POTERE Tre dimensioni per l’analisi del potere: Condizionamento culturale, Interazione sociale, Elaborazione sociale. L’analisi del potere secondo la prospettiva morfogenetica avviene in tre fasi: 1- condizionamento strutturale. La struttura del sistema condiziona le interazioni presenti, anche condizionando gli interessi degli individui. La struttura dunque crea dei veri e propri contesti che possono risultare gratificanti o frustranti, a seconda della posizione sociale che occupa il gruppo cui si appartiene. La diversa posizione sociale si riflette in una diversificazione degli interessi acquisiti – è tramite questa diversificazione degli interessi che le strutture esercitano il potere di condizionamento delle azioni future. 2- interazione sociale. La gratificazione o frustrazione condiziona i corsi di azione degli individui perché condiziona la percezione da parte dei gruppi: i gruppi che percepiscono una situazione di svantaggio cercheranno di cambiarla, quelli che percepiscono un vantaggio vorranno mantenerla (non è una visione deterministica, si intende che nella maggior parte dei casi persone e gruppi tendono a perseguire i propri interessi, ma l’azione deriva da “poteri propri”: l’individuo decide per una condotta di azione in un modo che è discrezionale ma non assolutamente tale perché limitato dal contesto culturale in cui si trova). La autonomia parziale tra condizionamento strutturale e condizionamento culturale origina la possibilità di scelta 3- elaborazione sociale. Il meccanismo che connette l’interazione sociale con l’elaborazione di una nuova forma di società, o con la conferma di quella gia esistente. La struttura fornisce quantità diverse di risorse ai diversi attori, da questa distribuzione di risorse dipende il numero degli agenti che possono entrare nel gioco con delle posizioni negoziali e quindi anche le richieste che possono avanzare – le risorse sono differenziate, per cui ogni gruppo ha dotazioni diverse di ogni risorsa. Queste dotazioni di risorse (POTERE NEGOZIALE) cambiano continuamente durante l’interazione ed il cambiamento dell’ambiente, cambiando di conseguenza le interazioni tra i gruppi. Il potere negoziale diventa FORZA EFFETTIVA solo se le risorse di cui è dotato un gruppo sono interessanti per un altro gruppo, quindi il potere negoziale diventa forza effettiva solo nella relazione (A ha potere tanto più potere quante più risorse possiede che B non possiede ma che desidera). Se, nella relazione, chi aveva un potenziale negoziale basso aumenta il suo potere, si osserva un processo di trasformazione sociale. Tale trasformazione PUO’ PRODURRE UNA MORFOGENESI DELLA SOCIETA’, solo se cambia la struttura, la cultura, e le relazioni tra i gruppi. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
IL POTERE SECONDO LO SCHEMA AGIL, LO STATO DI DIRITTO Il potere può essere studiato come potere economico (A), politico (L), culturale (I), e di socializzazione (L), o di autorità. Il potere politico è potere supremo perché si basa sul legittimo uso della forza, che è lo strumento più efficace per condizionare i comportamenti Il potere politico è caratterizzato dall’uso esclusivo della forza: ha monopolio dei mezzi (armi, ecc ecco) e criminalizza chi infrange questo diritto di monopolio. Queste caratteristiche si risocontrano nello STATO NAZIONE “..un’impresa istituzionale di carattere politico nella quale l’apparato amministrativo avanza con successo una pretesa di monopolio della coercizione fisica legittima in vista dell’attuazione degli ordinamenti” (M.Weber). Lo stato esercita il potere attraverso un codice simbolico (il diritto) che definisce la legittimità del potere e che gli permette di non applicare a se le norme per l’uso legittimo del potere…ma nello Stato Moderno, lo stato di diritto, la legittimità del potere dipende dalla sua legalità (il potere deriva da un ordinamento costituito e si esercita rispettando le regole previste da tale ordinamento), al di la dei fini che lo stato persegue. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
IL POTERE POLITICO NELLO STATO DEMOCRATICO Nascita dell’opposizione nell’Inghilterra del ‘700, che rende possibile il dissenso politico, l’opposizione alle regole. Nascono i partiti politici, che consentono la comunicazione tra il pubblico e lo Stato PROBLEMA: Nelle società moderne non c’è più competizione tra punti di vista diversi tra i quali gli attori possono scegliere: i partiti non presentano più programmi diversi fra cui i cittadini possono scegliere e convergono al centro per attrarre i “voti volabili”. Le decisioni vengono prese tramite la mediazione di interessi di lobbies e gruppi di pressione. I cittadini da attori si sono trasformati in consumatori, mentre sono i media che definiscono l’agenda politica Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
PROSPETTIVE SUL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA HABERMAS: propone il passaggio dalla democrazia competitiva a quella deliberativa (partecipazione diretta a processi di decisione, nei quali prevale la forza dell’argomento migliore) Il pubblico dibattito svolto in condizioni di parità ed eguaglianza rende la sfera pubblica nuovamente politicizzata e permette di prendere delle decisioni che escono dal dialogo politico, con un processo che deve essere trasparente. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.
PROSPETTIVE SUL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA DONATI: propone il passaggio dalla democrazia procedurale ad una democrazia normativa. Il recupero di una concezione normativa della democrazia è in atto tramite una morfogenesi. Nella modernità la democrazia è diventata un metodo di governo, codice solamente funzionale: è il riflesso della crisi profonda in cui si trova la società- crisi del welfare state dovuta ad un azzeramento delle relazioni sociali che sopravvivono solo ai margini del sistema politico nelle associazioni, movimenti e gruppi. La cittadinanza rimanda ad una appartenenza culturale non di inclusione dei soggetti nello Stato, ma come relazione di appartenenza ad associazioni che esprimono i propri valori comuni ed affermano diritti che devono essere riconosciuti dalle associazioni politiche, tutelare e promuovere secondo la logica della sussidiarietà. La democrazia sta nel mantenere il dialogo aperto tra istituzioni politiche e mondi di vita quotidiana. Ivo Colozzi in Pierpaolo Donati (a cura di), Sociologia: una introduzione allo studio della società, CEDAM, 2006.