Processo di ellenizzazione a Roma

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Processo di ellenizzazione a Roma

« Il carattere della Roma antica è tutto in un inevitabile equivoco [ « Il carattere della Roma antica è tutto in un inevitabile equivoco [...]. Non ci sono incertezze né ambiguità se diciamo ‘storia di Parigi’ o ‘di Londra’, o di qualunque altra città del mondo. Ma se diciamo ‘storia di Roma’, non sappiamo bene di quale storia esattamente si tratti: se della città intesa in senso stretto, o anche di quella parte cospicua della superficie e della popolazione terrestre che per molti secoli fu sottoposta al suo dominio.» (Andrea Giardina, Roma Antica, 2000)

La storia romana, o storia di Roma antica, espone le vicende storiche che videro protagonista la città di Roma, dalle origini dell'Urbe (nel 753 a.C.) fino alla costruzione ed alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (nel 476, anno in cui si colloca convenzionalmente l'inizio dell'epoca medievale). Anche la struttura originale della famiglia, delle relazioni sociali e della cultura romana subirono profondi sconvolgimenti: il contatto con la civiltà greca e l'arrivo nella città di moltissimi schiavi ellenici generò nel popolo romano, specialmente tra la classe dirigente, sentimenti e passioni ambivalenti. I Romani si divisero infatti tra chi voleva conservare e chi invece desiderava innovare i costumi rurali romani, mos maiorum, introducendo usanze e conoscenze provenienti dall'Oriente. L'accettazione della cultura ellenistica fece sì effettivamente che il livello culturale dei Romani, almeno dei patrizi, crescesse significativamente - basti pensare all'introduzione della filosofia, della retorica, della letteratura e della scienza greca -, ma indubbiamente generò altresì una decadenza dei valori morali, testimoniata dalla diffusione di costumi e abitudini moralmente discutibili perfino oggi.

Tutto ciò naturalmente non accadde senza provocare una strenua opposizione e resistenza da parte degli ambienti più conservatori, reazionari e anche retrivi della comunità romana. Costoro si scagliarono contro le culture extra-romane, tacciate di corruzione dei costumi, di indecenza, di immoralità, di sacrilegio nei confronti delle abitudini religiose romane. Questi due opposti schieramenti furono ben rappresentati da due gruppi di potere di eguale importanza, ma di radicalmente opposta visione: il circolo culturale degli Scipioni e il circolo di Catone. Questo scontro tra nuovo e antico, come è facile immaginare, non si placò fino alla fine della repubblica, anzi possiamo dire che lo scontro tra "conservatori" e "progressisti" è stato presente in tutta la storia romana, anche nel periodo imperiale, a testimonianza di quale trauma deve essere stato la scoperta, il contatto e il confronto con civiltà al di fuori dei brulli paesaggi laziali.

La locuzione latina ‘Graecia capta ferum victorem cepit’, tradotta letteralmente significa ‘La Grecia, conquistata [dai Romani], conquistò il feroce vincitore’, (Orazio, Epist.. Il, 1, 156). La locuzione prosegue con ‘Et artes intulit agresti Latio’, cioè  ‘E le arti portò nel Lazio agreste’. Roma conquistò la Grecia con le armi, ma questa con le sue lettere ed arti riuscì ad incivilire il feroce conquistatore, rozzo e incolto. La locuzione si cita per esaltare la potenza ed efficacia delle belle lettere, dell'arte, degli studi nella civilizzazione dei popoli.

Le opere greche Dopo la conquista di Taranto, e ancor più dopo l’occupazione della Sicilia, in particolare di Siracusa, decine di statue e altre opere d’arte greche avevano fatto il loro ingresso a Roma. L’arte ellenistica era già nota ai romani grazie alla produzione della Magna Grecia. Fu però, dopo le conquiste del secolo successivo che Roma divenne una sorta di museo a cielo aperto per le opere d’arte razziate in Oriente, che spesso ci sono note solo attraverso le loro copie romane.

La letteratura La nascita della letteratura a Roma s'inquadra nel fenomeno generale della progressiva ellenizzazione della cultura latina, divenuto più intenso nel III secolo, in seguito alla conquista romana dell'Italia meridionale. Giunse al suo massimo sviluppo durante la seconda guerra punica (218-201 a. C.) e a seguito della conquista della Macedonia e della Siria nel II secolo.  I contatti sempre più frequenti rendevano necessaria ai Romani la conoscenza della lingua greca; inoltre si diffondeva il desiderio di conoscere l'arte e il pensiero ellenici.  A Roma incominciarono ad affluire molti Greci e da un certo momento, tutti i Romani di media cultura furono bilingui; i ceti più elevati apprendevano il greco sin dall'infanzia da precettori Greci.

Le prime scuole pubbliche sorsero a Roma verso la metà del III secolo e la prima scuola elementare venne aperta da Spurio Carvilio. 

Nella seconda metà del terzo secolo nacque la letteratura latina, la quale si ispirava ai primi modelli greci. Le trame delle tragedie e delle commedie rappresentate nei teatri erano greche. Perfino l’alfabeto latino era l’adattamento di quello usato in alcune colonie della Magna Grecia. Livio Andronìco fu invece il primo grammatico che impartiva lezioni di greco e latino e fu proprio lui ad inaugurare ufficialmente la letteratura latina, con la messa in scena nel 240 di una fabula , cioè di un dramma di autore greco volto in latino. 

La letteratura di Roma nacque dunque all'insegna dell'imitazione di quella greca. Tuttavia il processo d'ellenizzazione non avvenne senza resistenze e conflitti. 

Periodo della commedia greca A differenza della tragedia greca, che iniziò il suo declino negli anni immediatamente successivi alla morte di Euripide, il genere comico continuò successivamente a mantenere per molto tempo la propria vitalità, sopravvivendo fino alla metà del III secolo a.C., adattandosi ai cambiamenti politici, culturali e sociali. I commentatori antichi distinsero perciò tre fasi della commedia greca: - commedia antica, nel periodo che va dalle origini fino al IV secolo a.C.; - commedia di mezzo, fino all'inizio dell'Ellenismo (323 a.C.); - commedia nuova, che coincide con l'età ellenistica. Dopo quest'ultima fase il genere comico non scomparve, ma si trasferì a Roma all'interno della cultura latina.

Rivoluzionari e conservatori Durante il processo di ellenizzazione a Roma, vi erano due principali correnti filosofiche: quella dei rivoluzionari e quella dei conservatori. La prospettiva dello stretto contatto con la cultura greca affascinava molti esponenti della classe dirigente romana. Fra questi Publio Cornelio Scipione Emiliano, primo in assoluto a ricevere a Roma un’educazione tutta impartita da maestri greci. La famiglia aristocratica degli Scipioni fu infatti tra le più attive nel sostenere che l’acquisizione della cultura greca rappresentava un’occasione da non perdere per svecchiare la tradizione romana e per impadronirsi di un’eredità prestigiosa. Tra coloro che temevano di veder messi in crisi i valori tradizionali della società romana spiccava l’importante generale, uomo politico e storico Marco Porcio Catone, detto il Censore, acerrimo nemico degli Scipioni e del loro progetto politico-culturale.

Catone si oppose inoltre al diffondersi della cultura ellenistica, che egli riteneva minacciasse di distruggere la sobrietà dei costumi del vero romano. Revisionò con inflessibile severità la lista dei senatori e degli equites, cacciando da ogni ordine coloro che riteneva indegni, sia per quanto riguarda la moralità sia per la mancanza dei requisiti economici previsti. I conservatori temevano soprattutto il pensiero filosofico e la retorica e riuscirono, nella prima metà del secondo secolo a.C. a cacciare da Roma filosofi e retori greci.

L’istruzione Nella cultura romana di quest’epoca, uno dei terreni di scontro fra sostenitori e oppositori della cultura greca divenne il tema dell’educazione dei figli. Il diffondersi delle prime scuole pubbliche tolsero al pater familias il monopolio dell'istruzione, fondata fino ad allora sul più rigido tradizionalismo e contribuì al diffondersi della cultura ellenica a Roma, in quanto l'insegnamento pubblico fu affidato principalmente a maestri greci. Lo stato non aveva ancora nessun interesse per l' istruzione pubblica e si limitava essenzialmente ad un controllo sporadico per mezzo dei censori. I maestri erano stipendiati direttamente dai genitori dei ragazzi che partecipavano alle lezioni. Questo disinteresse da parte dello stato romano deriva principalmente dalla cattiva considerazione che si aveva della cultura ellenizzante.

Catone era uno dei principali sostenitori di questa battaglia in onore delle antiche tradizioni che avevano fino ad allora contraddistinto la vita romana. Questo evolversi della cultura greca si ebbe grazie anche ad una carenza di opere letterarie in lingua latina, in contrapposizione all' enorme quantitativo di opere che avevano caratterizzato la cultura ellenica e di questo. I maestri di origine greca ne erano ben lieti in quanto potevano diffondere con orgoglio le opere dei più famosi scrittori, poeti della patria natia. Occorre anche ricordare che i migliori libri di medicina erano scritti in greco e che i medici greci godevano di un' eccellente reputazione a Roma. La diffusione delle opere letterarie elleniche era però legata al problema della lingua, in quanto gli studenti imparavano si la lingua greca ma dovevano naturalmente iniziare con testi in lingua latina.

Realizzato da: Lisi Federica; Giannotta Laura; Gulli Claudia; Pezzino Agnese.