I RAGAZZI DELLA VIA PAAL

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Transcript della presentazione:

I RAGAZZI DELLA VIA PAAL di Ferenc Molnàr

La storia si svolge a Budapest, capitale dell’Ungheria, nei primi anni del 1900 e tratta di due “bande” di ragazzi (“I ragazzi della via Paal” e le “camicie rosse” dell’orto botanico) in lotta tra di loro per il predominio nel centro della città sull’unica area libera, adiacente ad una segheria e sede della banda dei ragazzi della via Paal, nella quale potere giocare.

Capitolo I Nel primo capitolo si narra della vita scolastica di tutti i giorni che vedeva i ragazzini di nome Gereb, Csele, Boka, Csonakos, Nemecsek, i fratelli Pasztor ed altri impegnati, quasi prigionieri della scuola, più che ad ascoltare il “signor professore” nelle sue spiegazioni, ad attendere il campanello che annunciava la fine delle lezioni per poter correre fuori e tornare a casa.

Capitolo II Nel successivo secondo capitolo viene descritta la vita all’interno del “campo” (così veniva chiamata l’area interessata) e come si erano organizzati i ragazzi; tutti ufficiali, tenenti, capitani, colonnelli ed un unico soldato semplice: il piccolo e biondino Nemecsek che doveva salutare tutti sull’attenti ed obbedire a tutti, ma che comunque era felice di tutto ciò.

E proprio Nemecsek un giorno per caso scoprì un ragazzo della banda delle Camicie rosse, il terribile Feri Ats, all’interno del loro campo intento a rubare la loro bandiera rossa e verde che precedentemente loro avevano issato su di una catasta di legna della segheria.

A questo punto i ragazzi decisero di rifare una bandiera bianca e rossa (la stoffa verde era finita) e di eleggere un Presidente che potesse guidarli nella battaglia che si preannunciava a seguito dell’offesa subita del furto della bandiera. Presidente fu eletto Boka, con malumore di Gereb, e si decise di dimostrare ai ragazzi dell’orto botanico il loro coraggio andando a riprendere la loro bandiera nel campo delle camicie rosse.

Capitolo III Il terzo capitolo tratta quindi dell’incursione dei ragazzi della via Paal nell’orto botanico sede delle camicie rosse e delle numerose difficoltà incontrate, oltre che del primo bagno cui è costretto Nemecsek in una vasca per pesciolini per nascondersi ai ragazzi delle camicie rosse.

Viene inoltre scoperto dal trio degli incursionisti - Boka, Csonakos e Nemecsek – il “tradimento” di Gereb.

Capitolo IV Nel quarto capitolo, tralasciando la battaglia, si ritorna a parlare della vita nella scuola ed in particolare della “Associazione dello stucco”. Tale associazione, tra i ragazzi della via Paal, prevedeva che i ragazzi rubacchiassero dello stucco dalle finestre di scuola e delle case (allora i vetri delle finestre venivano fermati appunto con lo stucco) e che per mantenerlo morbido i ragazzi provvedessero a masticarlo continuamente.

Il maestro sequestrò tutto e vietò la continuazione. Ma prima di uscire, quel giorno stesso, Nemecsek riuscì a prendere dell’altro stucco per proseguire nell’associazione.

Inoltre, lo stesso Nemecsek riuscì a sentire Gereb che proponeva al guardiano della segheria di togliere i ragazzi della via Paal e far venire le camicie rosse con compenso in denaro per lui.

Capitolo V Il quinto capitolo descrive quello che avviene nell’orto botanico quando si scopre che è stata rubata la bandiera e si decide di attaccare il “campo” della via Paal. Il capo delle camicie rosse, Feri Ats, chiese al “traditore” Gereb consigli su quando attaccare il campo, ma quest’ultimo disse che non c’era bisogno perché aveva corrotto il guardiano della segheria e che, comunque, i ragazzi della via Paal era tutti dei codardi non coraggiosi.

A questo punto da un albero scivolò Nemecsek, con la bandiera nemica in mano, affermando che quanto diceva Gereb non era vero perché i ragazzi della via Paal erano coraggiosi e lo dimostrava proprio lui, l’unico soldato semplice, che aveva sottratto la bandiera nemica e che non aveva potuto resistere alla vigliaccheria del traditore Gereb ed alle sue affermazioni offensive nei confronti dei suoi amici.

Il piccolo e già ammalato Nemecsek fu costretto ad un altro bagno nello stagno, anche se con il rispetto degli avversari che ammirarono il suo coraggio considerandolo un eroe, dopo aver cercato di convincere anche lui a tradire. Ma il piccolo Nemecsek preferì calarsi nelle gelide acque dello stagno piuttosto che tradire gli amici.

Capitolo VI Il sesto capitolo illustra i preparativi dei ragazzi alla battaglia in difesa del campo. Infatti quando i ragazzi arrivarono al campo il giorno successivo trovarono il seguente proclama: ORA TUTTI DEVONO ESSERE PRONTI! La nostra Terra è minacciata da un grave pericolo e, se non ci mostreremo coraggiosi, ci prenderanno tutto il CAMPO! IL CAMPO E’ IN PERICOLO! Le camicie rosse vogliono assalirci ma noi saremo presenti e, se sarà necessario, difenderemo questa Terra con la nostra vita. TUTTI FACCIANO IL LORO DOVERE IL PRESIDENTE

Mentre predisponevano il piano e preparavano le bombe di sabbia arrivò al campo Gereb chiedendo di essere perdonato e di poter combattere con loro. Fu respinto da tutti come traditore e se ne andò piangendo. Ma quando, poco dopo, giunse al campo il padre di Gereb per chiedere se fosse vero che il figlio era un traditore, il piccolo Nemecsek, nel frattempo nominato da Boka suo aiutante in campo, per aiutare Gereb, nonostante tutto quello che aveva subito, rispose che non era vero. Infine Boka accompagnò a casa Nemecsek, sempre più ammalato e con una grande febbre a causa dei due bagni che aveva fatto, perché si riposasse e curasse bene in attesa della battaglia.

Capitolo VII Nel settimo capitolo vengono descritti i preparativi della battaglia che sarebbe stata il giorno successivo. I ragazzi, tutti presenti ad eccezione dell’unico “soldato semplice” Nemecsek (a letto ammalato), erano molto agitati e il presidente Boka, che per l’occasione aveva assunto il titolo di generale, spiegò l’ultima volta il piano di battaglia.

Il “traditore” Gereb mandò tramite la madre una lettera al “Presidente Boka” con la quale chiedeva di poter essere riammesso a combattere con loro come soldato semplice al posto di Nemecsek ammalato. I ragazzi accettarono il rientro di Gereb.

Le Camicie Rosse inviarono i fratelli Pasztor come ambasciatori per consegnare la dichiarazione di guerra, che venne accettata dai Ragazzi della Via Paal con la fissazione di precise regole di battaglia. I fratelli Pasztor chiesero a Boka l’indirizzo di Nemecsek ed andarono a trovarlo per chiedergli perdono e stringergli la mano, rifiutando una cioccolata che aveva loro offerto la madre perché convinti di non meritarla.

Capitolo VIII Il capitolo ottavo descrive LA BATTAGLIA. Già molto prima dell’orario fissato i ragazzi erano sul “campo”; Boka comunicò qualche cambiamento nel piano, dal momento che il guardiano della segheria aveva scavato un trincea per nascondersi meglio e concordarono che era necessario chiudere metà degli avversari nella segheria per essere in maggioranza. A Gereb fu concesso di occupare il posto sulla fortezza 3, la più pericolosa e dove mancava la bandiera sottratta dai ragazzi dell’Orto Botanico. Dopo un violento scambio di bombe di sabbia l’intero battaglione dei Pasztor fu chiuso prigioniero nella baracca ed i ragazzi della via Paal si diressero verso gli altri nemici.

Feri Ats, sfuggendo al controllo, stava per liberare il battaglione dei fratelli Pasztor quando si trovò a sbarrargli la strada il piccolo Nemecsek: il piccolo e febbricitante biondino riuscì a fermarlo buttandolo a terra e subito dopo svenne. I ragazzi avevano vinto la battaglia grazie all’intervento del soldato Nemecsek ed al suo coraggio!

Giunse la mamma di Nemecsek che lo portò a casa avvolto in uno scialle accompagnato da tutti i suoi compagni, non senza che prima il soldato semplice avesse ricevuto sul campo i gradi di capitano. Solo Boka rimase nel buio davanti a quella casa triste perché il piccolo Nemecsek stava molto male e sembrava stesse per morire. Ben presto però si accorse di non essere solo; anche Feri Ats era li, silenzioso e nel buio. I due capi rendevano onore al piccolo biondino: uno guidato dal cuore e dai sentimenti, l’altro guidato dalla sua coscienza che gli imponeva di rendere onore alla lealtà ed al coraggio del piccolo avversario.

Capitolo IX Nel nono capitolo si narra della prima assemblea della Società dello Stucco dopo la battaglia. In tale riunione si decise di riscrivere il nome di Nemecsek con le lettere maiuscole (precedentemente scritto tutto in minuscole), per rendere onore al valore ed all’eroismo dimostrati dallo stesso in battaglia.

Capitolo X Il decimo ed ultimo capitolo è certamente il più triste. Si parla infatti della visita del dottore al piccolo Nemecsek,

degli ultimi momenti di vita dello stesso e della sua contentezza per aver salvato il campo dagli avversari, della sua gioia per aver appreso della riscrittura del suo nome sul libro della loro società e della sua nomina a capitano.

Tutti i ragazzi della Via Paal arrivarono a casa di Nemecsek ma, purtroppo, troppo tardi; fecero solo in tempo a sentire i singhiozzi e le urla dei genitori che piangevano il figlio morto e quindi se ne tornarono tristemente alle loro case.

Il solo Boka, volendo ricordare l’amico, tornò al campo; fu preso da grande dolore quando apprese dal guardiano che ben presto su quel pezzo di terra sarebbe nato un grande palazzone! Aveva però una altrettanto grande consolazione: il piccolo grande Nemecsek non aveva dovuto subire il colpo doloroso che gli avrebbe provocato quella incredibile notizia: niente più campo! Il racconto si conclude con l’invito del professore a trovarsi tutti il giorno dopo davanti la casa di Nemecsek, vestiti di nero.

Considerazioni finali La morte del piccolo Nemecsek non può non commuovere e nella mente rimangono impressi il suo sorriso malinconico ed il suo fisico troppo debole per reggere il confronto con la sua grande volontà di essere qualcuno, di far qualcosa per la sua banda, di difendere a tutti i costi la sua “PATRIA”, come egli chiama il pezzo di terra ancora sgombro di costruzioni, dove i ragazzi potevano inventare assalti di indiani, praterie sterminate o montagne altissime. Tuttavia, se la conclusione è triste (e lo è ancor di più per il fatto che nelle ultime pagine veniamo a sapere che sul prezioso campo per il quale si sono battuti i ragazzi verranno costruite nuove case), non ci sembra affatto che il racconto di Molnàr intenda trasmetterci un messaggio negativo. Anzi è proprio il contrario.

Prendiamo la figura del piccolo Nemecsek: l’unico soldato semplice in un esercito di graduati, troppo timido per far valere le proprie ragioni perfino con i compagni, si dimostra il più forte di tutti. Affronta con coraggio, da solo, la banda rivale, non protesta e non chiede compassione quando i nemici lo immergono nello stagno per punizione, ferma da solo il loro attacco quando già i suoi stanno cedendo.

Grazie a lui emergono in ognuno i lati più positivi: Boka dimentica di essere un capo e torna ad essere un ragazzino disperato per la morte imminente dell’amico; Feri Ats riconosce la forza morale del piccolo avversario ed impedisce che i suoi ragazzi infieriscano su di lui; entrambi poi, Boka e Feri Ats, si ritrovano insieme accomunati dal dolore davanti al portone dell’amico.

Inoltre Nemecsek viene apprezzato per ciò che effettivamente è e muore orgoglioso di ciò che ha fatto; ben diverse sarebbero state le sue ultime ore se fosse stato circondato da ragazzi violenti e stupidi, in grado di comprendere solo le ragioni della forza fisica. Il mondo dei “Ragazzi della via Paal” è fatto di ragazzini più adulti degli stessi adulti. Per loro sono importanti: la solidarietà e l’orgoglio di appartenere al gruppo, mentre il tradimento è ritenuto un atto vile da suscitare anche il disprezzo nella banda rivale, che rifiuta Gereb e lo rimanda ai vecchi compagni.

Inoltre nel racconto si nota con quanta lealtà si combattono i rivali, attenti a non infrangere mai le regole stabilite. Fa riflettere il senso di responsabilità dei due gruppi ed il loro impegno incondizionato che può certo insegnare qualcosa a tutti noi. Ma la lezione più importante ci sembra venire dalla conclusione:

se per combattere e vincere occorrono coraggio e slancio, per accettare la sconfitta e rinunciare ai propri sogni occorrono saggezza, maturità ed umiltà.

Insegnante C. Albamonte A cura della 4 E – Anno scolastico 2009/2010 Insegnante C. Albamonte

Gli alunni della 4 E Giuseppe Abbruzzese – Gerardo Avellinese Eugenio Benedetto – Alessio Buonofiglio Martina Chiurco – Claudia Citera Pietro Coppola – Alessia Durante Carmen Durante – Lorenzo Fino Giovanni Malavolta – Isabella Malvasi

Alessio Manfredi – Michele Matranga Gianmaria Miceli – Francesca Pugliese Carla Russo – Lucrezia Soranno Jessica Taranto – Domiziano Vitale Vincenzo Zampino

.……………..

4a F – Anno scolastico 2009/2010 Insegnante O. Tangari

Sulla lettura del libro I RAGAZZI DELLA VIA PAAL LE NOSTRE RIFLESSIONI Sulla lettura del libro I RAGAZZI DELLA VIA PAAL

La morte di Nemecsek mi ha commosso molto e nella mia mente sono rimasti impressi il suo sorriso malinconico ed il suo fisico troppo debole per reggere il confronto con la sua grande volontà di essere qualcuno e di fare qualcosa per la sua banda. (Marta Zampino)

Questo grande libro mi ha insegnato tantissime cose come: rispettare le regole, non essere cattivi e prepotenti e rispettarci tra di noi. (Giovanni Iacino)

Il campo, per “I Ragazzi della via Paal”, rappresenta l’evasione da una vita povera ed economica, il parco-giochi dei loro sogni. Io mi reputo molto fortunata perché trascorro il mio tempo libero con i miei genitori, guardo la TV, gioco al computer, faccio viaggi di piacere. (Ilaria Ferraro)

Per “I Ragazzi della via Paal”, il pezzetto di terra rappresenta l’unica possibilità di sognare e volare con la fantasia. Anch’io, come loro, sto imparando a sognare … (Giusy Benvenuto)

La lettura di questo libro mi ha fatto capire il vero significato della parola amicizia. (Jessica Sposato)

Noi, attraverso la lettura, abbiamo capito che per combattere e vincere occorrono coraggio e slancio, per accettare la sconfitta e rinunciare ai propri sogni ci vogliono saggezza, umiltà e maturità. (Luigi Visciglia, Davide De Vincenzo, Giuseppe Alesina)

Questo libro insegna a difenderci senza usare la prepotenza Questo libro insegna a difenderci senza usare la prepotenza. La morte di Nemecsek non poteva non essere commovente, visto che è morto con l’orgoglio di essere qualcuno. (Alessia Modesto, Angelo De Marco, Cristiano Errico)

Per noi la solidarietà e l’orgoglio all’interno di un gruppo sono molto importanti, mentre il tradimento è ritenuto un atto vile da suscitare disprezzo. (Alessandra De Simone, Simone Longobucco, Ida Di Novi, Francesco Pagano)

Noi abbiamo capito che per combattere e vincere occorrono coraggio e slancio, per accettare la sconfitta e rinunciare ai propri sogni ci vogliono saggezza, umiltà e maturità. (Luigi Visciglia, Giuseppe Alesina)

Io ho capito che bisogna essere rispettosi, voler bene al prossimo e che nessuno debba mai sentirsi superiore all’altro. (Antonio Cozza)

Dopo aver letto il libro, abbiamo visto in classe anche il film ed io ho capito che bisogna essere coraggiosi come il piccolo Nemecsek. Secondo me nel gruppo non bisogna mai tradire nessuno, ma essere rispettosi e leali. (Ida Romanello)

La lettura del libro mi ha fatto capire che non bisogna essere prepotenti per ottenere qualcosa. All’interno di un gruppo bisogna rispettare le regole e non tradire i compagni, io ho capito una cosa, importante: il valore dell’amicizia. (Antonio Pignataro)

Il racconto di Molnàr intende trasmetterci dei messaggi positivi: Nemecsek è visto come il più insignificante della banda, ma si dimostra il più forte ed il più coraggioso perché affronta da solo la banda rivale. Nella vita, secondo me, non bisogna essere vili, ma forti e coraggiosi come si è dimostrato il piccolo Nemecsek. (Simona Pantera)

Io cercherò, nella vita, di essere come “I Ragazzi della via Paal”: molto convinto e determinato nel raggiungere un obiettivo. (Marco Romio)

Leggendo il libro ho capito che occorre spirito di amicizia e fedeltà tra i compagni. Nemecsek, il più debole della banda, con il suo coraggio ed il suo orgoglio, ha voluto dimostrare di essere qualcuno, difendendo la propria “PATRIA”, perché quel pezzetto di terra per lui significava la libertà. (Teo Pricop)

La lettura di questo libro vuole trasmetterci messaggi interessanti ed utili: prima di tutto bisogna amare e rispettare il prossimo, essere umili e rispettare sempre le regole in un gruppo. (Chiara Gallo)

Le classi quarte E ed F con le loro insegnanti BUONE VACANZE A TUTTI AL PROSSIMO ANNO!!! Le classi quarte E ed F con le loro insegnanti