Il mito di Er Il filosofo greco Platone inserisce questo mito all’interno di una delle sue opere più celebri: “La Repubblica”.

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Transcript della presentazione:

Il mito di Er Il filosofo greco Platone inserisce questo mito all’interno di una delle sue opere più celebri: “La Repubblica”.

Il mito narra di ciò che vide l’anima di Er, nel percorso ultraterreno che intraprese dopo la morte, fino al ritorno alla vita.

Il guerriero Er, morto in battaglia, dopo diversi giorni stava per essere cremato insieme agli altri cadaveri. Improvvisamente si risvegliò ed iniziò il suo racconto, poiché gli era stato dato il compito di testimoniare ciò che aveva visto nell’aldilà.

Al centro risiedevano dei giudici, che Dopo la morte, la sua anima intraprese un lungo cammino, al termine del quale giunse in un luogo meraviglioso, dove si aprivano due voragini verso il cielo e due verso la terra. Al centro risiedevano dei giudici, che stabilivano quale fosse il giusto percorso che ciascuna anima avrebbe dovuto intraprendere.

Le anime dei giusti venivano indirizzate verso la voragine destra, che conduceva verso il cielo; quelle dei peccaminosi, invece, verso la voragine sinistra che portava alle viscere della terra.

I peccatori venivano puniti in modo tale che la loro sofferenza corrispondesse a dieci volte l’ingiustizia commessa. Allo stesso modo i giusti venivano ricompensati secondo la medesima proporzione.

Concluso il percorso prestabilito, le anime ritornavano al prato da cui erano partite, attraversando le altre due voragini. Rimanevano in questo luogo per sette giorni, durante i quali condividevano le proprie esperienze.

Lachesi rappresentava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro. L’ottavo giorno si mettevano in cammino, arrivando così al cospetto della Dea Ananke, la personificazione del Destino, e delle sue tre sorelle: le Moire. Lachesi rappresentava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro.

A quel punto un araldo depose a terra i diversi destini possibili, in numero maggiore rispetto alla anime presenti e, secondo un ordine prestabilito, ogni anima era chiamata a scegliere il proprio.

I primi erano ritenuti avvantaggiati, poiché avevano più possibilità di scelta, ma dovevano prestare ugualmente attenzione nel valutare le diverse opzioni; agli ultimi, invece, veniva suggerito di non scoraggiarsi, dato che anche loro potevano sperare in una buona opportunità.

Solitamente, le anime provenienti dal percorso celeste effettuavano scelte avventate, poiché erano inesperte di sofferenza.

Le anime provenienti dall’Ade, invece, non effettuavano le loro scelte in modo precipitoso, perché avevano conosciuto il male e la sofferenza sulla propria pelle.

E’ quindi necessario praticare una sana filosofia, così che, giunti alla scelta del nostro destino, saremo in grado di scegliere quello più virtuoso per la nostra anima.

Dopo aver effettuato la scelta, le anime erano obbligate a bere l’acqua del fiume Amelete, così da dimenticare l’accaduto. Ad Er, invece, era stato posto il divieto di bere, in modo tale che, una volta ritornato tra gli uomini, avrebbe potuto riferire agli altri, ciò che li attende dopo la morte.

Se ciascuno presterà fede alle sue parole, mirando a vivere in modo giusto e virtuoso, allora sarà felice sia sulla terra che nell’Aldilà.