Un modo tutto divino di comunicare Gesù e i miracoli Un modo tutto divino di comunicare A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
CCC 156 (…) Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua Rivelazione” [Concilio Vaticano I: Denz.- Schönm., 3009]. Così i miracoli di Cristo e dei santi [Cf Mc 16,20; Eb 2,4 ] le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità “sono segni certissimi della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza”, sono “motivi di credibilità” i quali mostrano che l'assenso della fede non è “affatto un cieco moto dello spirito” [Concilio Vaticano I: Denz.-Schönm., 3008-3010]. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
I miracoli Una seconda forma comunicativa di Gesù sono i miracoli, questi gesti potenti che risuonano come parole forti del Vangelo. Ne sono ricordati una quarantina. Tralasciando le questioni del fatto, chiediamoci che linguaggio siano e quindi quale potenziale comunicativo abbiano i miracoli di Gesù. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
Il significato del miracolo, della comunicazione tramite miracoli, è evidente: il regno di Dio è qui, la misericordia di Dio esplode letteralmente sotto la dura scorza del male, e investe la totalità della persona, nel suo corpo e nella sua anima, come è nel caso del paralitico guarito e perdonato (Marco 2, 1-12), dell’indemoniato sano e libero (Marco 5, 1-19), di Bartimeo cieco fuori (Marco 10, 46-52) e di Zaccheo cieco dentro (Luca 19, 1-10), di Lazzaro, morto nel corpo (Giovanni 11) e della peccatrice, spenta nell’anima (Luca 7, 36-50), entrambi riportati alla vita. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
Ogni comunicazione di potenza ha senso per Gesù, se tocca l’uomo e lo realizza nella globalità dei suoi bisogni, e più ancora se riporta al regno di Dio come a vera radice. Ma i miracoli, come le parabole, sono un genere di comunicazione che esige certe condizioni. Il chiarissimo parlare di Gesù non è tale da non chiamare a responsabilità chi ascolta. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
Marco 10, 46-52 Il cieco di Gerico 46 E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Costui, al sentire che c`era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". 48 Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". 49 Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!". 50 Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51 Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!". 52 E Gesù gli disse: "Và, la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
Si noterà una dinamica interessante Si noterà una dinamica interessante. Si dà una bipolarità di protagonista: da un lato Bartimeo che grida (comunica a suo modo) la sua indigenza: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”; dall’altro lato il benefattore, taumaturgo, Gesù: “Che vuoi che io ti faccia?”. Comunicazione-domanda paradossale. Per Gesù il livello di sintonizzazione non è adeguato. “Rabbunì, che io riabbia la vista”: qui ormai è la piena ammissione di aver bisogno di Gesù; più in profondità, è la confessione che si fida di lui. Vuole il miracolo, così come lo pensa Gesù. Certamente Gesù vuole che Bartimeo abbia la vista (dire i bisogni a Dio è onorare Dio, come buono e capace di risolvere i bisogni), ma vuole anche – lo dice tutto il contesto – che Bartimeo abbia fede in lui, passi dai miracoli di Gesù al Gesù dei miracoli. Così è: “Gesù gli disse: Va’ la tua fede ti ha salvato. E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada”, quella diretta a Gerusalemme, al mistero pasquale. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
Qui appare un tratto essenziale della comunicazione di Gesù, tanto importante quanto sono i miracoli rispetto alle semplici, pur valide, parole: essi rivelano la volontà di Dio di aver cura dell’uomo povero (nel corpo e nell’anima), hanno una finalità squisitamente religiosa di amore che salva, e per questo si distinguono da ogni altra forma di ‘miracolo’ o prodigio di cui si parla; ma insieme richiedono una altrettanto totale disponibilità a tale dono di amore, a riconoscere che Dio – in Gesù – non ha volontà di ordinaria amministrazione, ma è sempre in stato di miracolo, anche sotto l’ordinaria amministrazione, anzi nel momento più cupo dell’antimiracolo, quello della croce. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
Il miracolo è divina comunicazione: Dio è veramente capace di volere il bene e lo vuole di fatto secondo le scadenze sue, di Dio, così come si manifestano nella vita di Gesù: anni oscuri, anni di successo, tempo di sconfitta, tempo di definitiva risurrezione. Forse nulla di più della comunicazione del miracolo indica la comunicazione di Gesù nel suo senso intimo e profondo. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
Miracolo beninteso che rimanda, come a suo vertice, al mistero pasquale, quando la risurrezione gloriosa fa il miracolo supremo di far morire la morte e il male; e tutto questo in ragione di quell’amore infinito che sta nella croce, in quell’offrirsi gratuito e totale a chi fa il mostruoso miracolo di inchiodarlo sulla croce… A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
La croce, così appesa tra i due miracoli di segno opposto: dono che fa Cristo di sé per amore e tradimento dell’uomo, sarà per questo la più grande, inesauribile comunicazione di Cristo. La sua ostensione in alto “attira a sé tutti gli sguardi” (Giovanni 12, 32). A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione
preghiera Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione