Siracusa 2 febbraio 2013 Dott. Antonio Cutolo MIUR

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Siracusa 2 febbraio 2013 Dott. Antonio Cutolo MIUR STRATEGIE DIDATTICO-EDUCATIVE E BUONE PRASSI NEL CONTRASTO AL DROP-OUT NEI PAESI EUROPEI Siracusa 2 febbraio 2013 Dott. Antonio Cutolo MIUR

STRATEGIE DIDATTICO-EDUCATIVE E BUONE PRASSI NEL CONTRASTO AL DROP-OUT NEI PAESI EUROPEI La dispersione è un fenomeno complesso definito da un insieme di fattori che modificano il regolare svolgimento del percorso scolastico di uno studente; si tratta di un fenomeno complesso e riunisce in sé un insieme di effetti quali ritardi, non ammissione all’anno successivo, interruzioni, irregolarità nella frequenza ecc. che possono sfociare nell’uscita anticipata dei ragazzi dal sistema scolastico.

CAUSE E DIFFICOLTÀ DEI SISTEMI EDUCATIVI IN EUROPA Alla luce di un’attenta analisi delle teorie, dei metodi e delle variabili socio-demografiche che caratterizzano la letteratura riguardante la dispersione scolastica e la motivazione allo studio, appare doveroso fare una riflessione su quelle che possono essere le cause e le difficoltà dei sistemi educativi europei. Infatti, anche tenendo in considerazione le differenze culturali, etniche e politiche tra il Nord ed il Sud del vecchio continente, è possibile individuare a questo proposito alcuni fattori comuni. Tali fattori possono essere schematicamente riassunti secondo quanto segue:

Difficoltà nel riservare/mantenere una centralità dello studente all’interno del processo scolastico. Molti autori mettono in evidenza come alla base esistano delle difficoltà nel creare degli spazi di integrazione delle credenze e delle narrazioni dei singoli attori dell’ambito scolastico. Creare questi spazi significa valorizzare i processi della narrazione, fare in modo che scuola ed allievi riconoscano e condividano i processi sociali che portano alla formazione dell’identità dell’individuo e della generazione a cui esso appartiene. Rispetto a questo, gli autori hanno sottolineato come negli ultimi anni la Scuola si sia trovata impreparata davanti ai mutamenti sociali e generazionali, senza poter far fronte ad un processo di progressiva marginalizzazione della posizione dei ragazzi.

L’appiattimento della figura dell’insegnante L’appiattimento della figura dell’insegnante. E’ questa una difficoltà tipica dei Paesi del Sud come l’Italia di oggi e la Spagna della precedente legislazione, dove il sistema tende ad appiattire sullo stesso livello (stesso compenso) profili professionali di diverso valore, impedendo di stabilire una differenza tra i docenti in base a criteri che non siano nozionistici, clientelari o, nel migliore dei casi, estremamente soggettivi. Tale difficoltà è da attribuire a cause di tipo socio-politico che influenzano l’andamento stesso dei Paesi in questione.

L’eccessiva asimmetria nella relazione tra insegnante ed allievo L’eccessiva asimmetria nella relazione tra insegnante ed allievo. E’ questa una difficoltà che è frutto di un vecchio orientamento pedagogico secondo cui disciplina equivale a virtù. E’ oggi dimostrato che la forte asimmetricità delle relazioni ostacola un flusso continuativo e bidirezionale delle informazioni tra l’allievo ed il docente indirizzando la comunicazione verso un processo sempre più unidirezionale e scevro da contenuti empatici.

Mantenere dei rapporti collaborativi (e non deleganti) con la famiglia Mantenere dei rapporti collaborativi (e non deleganti) con la famiglia. Per ragioni diverse, a prescindere dall’orientamento politico della Nazione rispetto al tema della Scuola, un grande problema è rappresentato dall’atteggiamento delegante della famiglia rispetto al buon esito del figlio nel circuito scolastico. Si tratta di una difficoltà prettamente relazionale in cui l’altro ( in questo caso la scuola e la famiglia) non viene visto come alleato ma, paradossalmente, come ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo comune (la crescita del figlio in una determinata fase del processo evolutivo).

Difficoltà di aggiornamento del sistema scolastico Difficoltà di aggiornamento del sistema scolastico. Sono queste difficoltà di natura eterogenea che possono riguardare indifferentemente: il passaggio da un sistema formativo nozionistico ed orientato al perseguimento della performance ad uno centrato su principi “umanistici”, che ponga al centro dell’apprendimento potenzialità quali la motivazione, le competenze emotive, socio-affettive e relazionali. La scarsa attenzione per quello che è l’attinenza dei programmi formativi rispetto a quelle che sono le oggettive richieste del mercato del lavoro. L’aggiornamento del corpo docente in senso pratico, effettivo e tangibile. Spesso le buone pratiche apprese dagli insegnanti durante i corsi di aggiornamento non trovano, a loro conclusione, degli spazi di replica e consolidamento nell’attività quotidiana. E’ interessante notare come nei diversi Paesi siano state adottate diverse soluzioni rispetto a tali difficoltà di aggiornamento.

Difficoltà nel consolidare il cambiamento Difficoltà nel consolidare il cambiamento. Facendo qui riferimento specifico alla realtà italiana, è possibile notare come, sempre più spesso, i progetti contro la dispersione scolastica rimangano esperienze isolate e senza possibilità di replica. Infatti, molti dei progetti che vengono applicati nelle scuole italiane dalle numerose associazioni, prevedono esclusivamente una valutazione degli effetti ex-post, senza fornire un sistema di auto-alimentazione che abbia lo scopo di consolidare il cambiamento (come potrebbe essere un programma di mentoring).

Difficoltà a far fronte alle esigenze della nuova popolazione immigrata. Nei progetti che hanno come obiettivo il contrasto alla dispersione scolastica ed il potenziamento della motivazione, l’integrazione fra diverse etnie è considerata, come avviene per l’empowerment, al tempo stesso obiettivo e strumento. In tal senso, alcuni Paesi europei come la Spagna e la Germania, si trovano ad affrontare difficoltà d’integrazione di ordine più complesso e che riguarda ormai la terza generazione di immigrati. Diversa è invece la posizione dell’Italia che, solo in epoca attuale si trova a far fronte a problemi d’integrazione che riguardano la prima e, da poco tempo, la seconda generazione. Le cause di tale difficoltà sono varie e complesse e riguardano prevalentemente tutti quei meccanismi psico-sociali che s’innescano nel momento in cui due differenti realtà culturali entrano in contatto ed iniziano a convivere.

Difficoltà Politico-economiche Difficoltà Politico-economiche. Per alcuni Paesi dell’Est Europeo, le difficili condizioni economiche dello Stato influiscono inesorabilmente anche sulla possibilità di offrire un’offerta formativa valida ed innovativa. Là dove la motivazione maggiore dello studente ad andare a scuola è rappresentata dalla possibilità di fare merenda, è difficile che si possano sviluppare motivazioni di altro ordine.

Per raggiungere risultati in tal senso è necessario considerare la scuola come luogo di inclusione e integrazione sociale e culturale rafforzando il suo ruolo nelle politiche destinate allo sviluppo locale, alla sicurezza, al contrasto dell’emarginazione dei gruppi più deboli, alla valorizzazione delle aree più periferiche e isolate; aprire la scuola all’ascolto delle differenze, da quelle di genere a quelle culturali, linguistiche, religiose attraverso l’educazione interculturale e il riconoscimento del valore delle altre culture;

Per raggiungere risultati in tal senso è necessario rendere l’apprendimento attraente sia attenuando, con il concorso delle istituzioni nazionali, regionali e locali, le cause ambientali che lo ostacolano (si pensi allo stato dell’edilizia scolastica; al rapporto alunni – aule, alunni- classe e alunni –docente; alla disponibilità di laboratori e di spazi per lo studio ma anche per l’accoglienza e la socializzazione; di attrezzature sportive, di spazi verdi; all’apertura delle scuole in orario pomeridiano, alla presenza di figure professionali di supporto - per esempio, esperti in orientamento formativo, psicologi dell’età evolutiva, assistenti sociali e personale sanitario, mediatori linguistici e culturali nelle aree a forte processo immigratorio-), sia modificando le metodologie di apprendimento e sia innovando i contenuti disciplinari e gli strumenti della conoscenza;

Per raggiungere risultati in tal senso è necessario valorizzare nelle attività curricolari le attitudini, le abilità e le conoscenze dei giovani acquisite in modo informale e non formale attraverso la diversificazione dell’offerta formativa con l’intento di restituire a ciascuno/a un modello di scuola capace di offrire risposte a interessi e aspettative, a capacità e competenze possedute, ma non utilizzate; creare le condizioni, nei diversi territori, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di istruzione e formazione, ma anche tra domanda e offerta di occupazione;

Per raggiungere risultati in tal senso è necessario favorire l’integrazione degli alunni stranieri con iniziative volte anche ai genitori per favorire l’inclusione linguistica e culturale; promuovere e sostenere la continuità, in verticale e orizzontale, tra il primo e il secondo ciclo dell’istruzione per superare il gap del passaggio dalla scuola media di primo e secondo grado; promuovere, nelle scuole secondarie di 1° grado situate nelle aree dove è più alto il numero degli abbandoni, l’orientamento formativo, fondamentale per accompagnare il processo di crescita di ragazze e ragazzi, a livello cognitivo, emotivo e sociale e per facilitare la scelta dell’indirizzo di studio;

Per raggiungere risultati in tal senso è necessario sensibilizzare i genitori per accrescere le loro aspettative nei confronti della scuola e dei risultati scolastici dei propri figli e orientarli rispetto alle opportunità di istruzione superiore, nonché di lavoro. promuovere una consistente azione di formazione dei docenti sulle problematiche connesse alla dispersione scolastica, al disagio giovanile, all’integrazione di alunni stranieri e diversamente abili.

Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo. Uno sguardo all’Italia In un mondo globale che continua a correre, è necessario comprendere che bisogna fare uno sforzo comune e orientare il nostro sguardo verso le sfide che ci attendono entro il 2020. Un orizzonte che indica al sistema educativo e formativo una nuova sfida: formare consapevolmente giovani come suggerisce Edgar Morin con una “testa ben fatta” e non invece con una “testa ben piena”. Secondo Angel Gurria (Segretario generale Ocse) il miglioramento dei sistemi educativi nell’area Ocse rappresenta sempre più un impegno e una sfida formidabile per i governi e le loro politiche pubbliche. Infatti, con la crisi economica, molti Paesi fronteggiano la doppia sfida di mantenere finanze pubbliche sostenibili supportando la crescita economica e in quest’ambito l’istruzione rappresenta un grosso capitolo della spesa pubblica, ma anche un investimento essenziale per sviluppare il potenziale di crescita a lungo termine dei Paesi e rispondere così ai cambiamenti tecnologici e demografici che stanno rimodellando i mercati del lavoro internazionali.

Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo. Uno sguardo all’Italia L’Italia spende il 4.5% del Pil nelle istituzioni scolastiche , contro una media Ocse del 5.7%. Solo la Repubblica Slovacca spende meno tra i Paesi industrializzati. Persino il Brasile – con il 5.2% – e l’Estonia (5%) spendono di più. Gli Usa – tra i pochi ad aver incrementato la spesa negli anni presi in considerazione – spendono il 7.6%. Nel suo insieme, la spesa pubblica nella scuola (inclusi sussidi alle famiglie e prestiti agli studenti) è pari al 9% della spesa pubblica totale, il livello più basso tra i Paesi industrializzati (13.3% la media Ocse). L’80% di tale spesa però è spesa corrente: assorbita dalle retribuzioni del personale, docente e non, contro il 70% medio nell’Ocse. La spesa media annua complessiva per studente è peraltro di 7.950 dollari, non molto lontana dalla media (8.200), ma focalizzata sulla scuola primaria e secondaria a scapito dell’università dove la spesa media per studente inclusa l’attività di ricerca è 8.600 dollari contro i quasi 13mila Ocse.

Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo. Uno sguardo all’Italia Cresce il livello di istruzione: la percentuale di diplomati, ormai, supera la media Ocse dell’80%, poiché da noi sono l’85% – erano il 78% nel 2000. Restiamo, invece, su livelli più bassi per quanto riguarda i laureati: da noi sono il 32.8% (si tratta soprattutto di donne), contro una media Ocse del 38%. Da rilevare anche che tra la popolazione tra i 24 e i 64 anni le persone che si sono fermate alla licenza media sono il 47%. Scarsa l’attrattiva della scuola italiana per gli studenti stranieri, principalmente perché ci sono pochi corsi offerti in inglese: nel 2008, 3.3 milioni di studenti universitari hanno scelto di andare all’estero per i loro studi, ma solo il 2% ha scelto l’Italia. Tra le mete più ambite figurano gli Stati Uniti (scelti dal 18.7% degli studenti stranieri), il Regno Unito (10%), la Germania e la Francia (7.3%).

Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo. Uno sguardo all’Italia I risultati dell’indagine Ocse e di altri autorevoli istituti di ricerca nazionali e internazionali mettono in evidenzia cinque fenomeni verso i quali è necessario orientare i nostri sforzi: 1. la spesa complessiva per l’istruzione in Italia non è di molto inferiore dalla media Ocse, ma è impiegata male (costi fissi elevati) o in maniera poco efficace ed efficiente. Si evidenziano due elementi critici principali: pochissimi investimenti e una mancanza di visione strategica e di progetto culturale a sostegno delle politiche educative; 2. scarso utilizzo dei principi dell’autonomia conferita alle istituzioni scolastiche e prevalenza di una cultura spesso burocratica e autoreferenziale, inefficace dialogo con le famiglie e inadeguato interscambio con il mondo economico, sociale e produttivo, delle professioni e della cultura presenti nel territorio. Si tratta di puntare ad una maggiore diffusione della cultura dell’autonomia e alla creazione di reti di scuole, così come all’istituzione di un sistema di valutazione delle performance da parte di un organismo indipendente

Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo Le nuove sfide del sistema educativo a sostegno dello sviluppo. Uno sguardo all’Italia 3. il numero di ore passate a scuola dagli studenti è anche troppo rispetto ad altri Paesi, ma i risultati sono scarsi. Occorre migliorare i risultati apprendimenti (vedi risultati parametri Ocse Pisa) e progettare e pianificare una revisione di obiettivi/programmi e metodologie didattiche; 4. il lavoro degli insegnanti (e dei docenti universitari) è poco remunerato, per nulla stimolato, perché non esistono efficaci sistemi di valutazione del merito e di incentivazione; 5. la percentuale di abbandoni del percorso scolastico è ancora troppo alta (19.7%) e l’investimento per contrastare questo fenomeno è decisamente sotto la media Ocse. Questo dato, ormai strutturale evidenzia una scarsa attenzione verso gli studenti appartenenti alle fasce deboli, compresa la popolazione immigrata, e al ruolo della formazione tecnica e professionale.

COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT Education and Training Monitor 2012 March Con la crescente domanda di competenze elevate, l'istruzione secondaria superiore è ormai saldamente radicata come un livello di preparazione minimo per tutti i cittadini europei che lasciano l'istruzione e il sistema di formazione. I giovani che abbandonano la scuola e la formazione prematuramente non dispongono delle competenze fondamentali e corrono il rischio di affrontare gravi, persistenti problemi sul mercato del lavoro. In effetti, il problema dell'abbandono precoce degli studi è meglio definito dalle sue conseguenze All’interno della UE,il 54,8% di chi ha abbandonato gli studi prematuramente è disoccupato o inattivo Di questi circa il 70% vorrebbe lavorare. La disoccupazione giovanile globale, comparativamente, è del 21,3% in tutta la EU. e il rischio di disoccupazione per abbandono scolastico rischia di aumentare.

COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT Education and Training Monitor 2012 March Secondo le più recenti previsioni del Cedefop il numero di posti di lavoro disponibili in tutta l'UE per gli individui con la sola istruzione secondaria inferiore è probabile che diminuisca di un ulteriore 18,9% tra il 2010 e il 2020. Coloro che abbandonano la scuola e riescono a entrare nel mercato del lavoro, hanno più probabilità di essere in posti di lavoro precari e a bassa retribuzione e attingere a programmi di recupero sociale in tutta la loro vita. Inoltre, hanno meno probabilità di essere 'cittadini attivi' o di impegnarsi in apprendimento continuo lungo la loro vita. Per la società in generale, ESL è un ostacolo alla crescita economica e all’impiego.. Esso frena la produttività e la competitività, e aumenta povertà ed esclusione sociale. Con la sua forza lavoro in diminuzione, l'Europa deve fare pieno uso delle proprie risorse umane. Affrontare ESL è un trampolino di lancio verso il miglioramento e migliori opportunità per i giovani, nonché una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT Education and Training Monitor 2012 March Nel 2011, l’ESL in tutta l'UE è stato pari, in media, al 13,5%. Ciò significa che 5.600.000 individui dai 18 ai 24 ha lasciato gli studi e la formazione precoce, con il solo diploma di istruzione secondaria inferiore.,I nati all'estero sono gli studenti a rischio molto più elevato di abbandono scolastico. I sistemi scolastici spesso non riescono a integrare in modo adeguato gli studenti di origine straniera, a volte in modo drammatico (Grecia, Italia, Spagna) Il rischio di lasciare prematuramente la scuola è strettamente legata allo status socio-economico inferiore degli studenti nati all'estero. Allo stesso tempo, in tutti gli Stati membri, ad eccezione della Bulgaria i sistemi di istruzione si rivelano meno in grado di portare i ragazzi al diploma secondario superiore rispetto alle ragazze. In media, la dispersione scolastica è oltre il 30% superiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze tra, con punte per la Slovenia, Lituania, Lettonia e Polonia.

Abbandono prematuro di istruzione e formazione per sesso e paese di nascita (%) - 2006 2011 Target Austria 9.8 Finland 9.7 Latvia 14.8 Romania 17.9 Belgium 12.6 France 12.4 Lithuania 8.2 Slovakia 6.6 Bulgaria 17.3 Germany 13.7 Luxembourg 14.0 Slovenia 5.6 Croatia 4.7 Greece 15.5 Malta 39.9 Spain 30.5 Cyprus 14.9 Hungary 12.6 Netherlands 12.6 Sweden 8.6 Czech Rep. 5.1 Iceland 25.6 Norway 17.8 Turkey 48.8 Denmark 9.1 Ireland 12.1 Poland 5.4 United Kingdom 11.3 Estonia 13.5 Italy 20.6 Portugal 39.1

La strada da percorrere per gli Stati membri Gli obiettivi nazionali degli Stati membri ', come indicato nei rispettivi programmi nazionali di riforma, sono molto prudenti (cfr. tabella 3.1) e suggeriscono anche che l'Europa potrebbe cadere al di sotto dell'obiettivo del 10% per il 2020. Il 30 maggio 2012 la Commissione europea ha presentato una serie di specifiche per paese raccomandazioni agli Stati membri sulle riforme per aumentare la stabilità, la crescita e l'occupazione in tutta l'UE. Sei paesi (Danimarca, Ungheria, Italia, Lettonia, Malta e Spagna) hanno ricevuto raccomandazioni per affrontare ESL.

La strada da percorrere per gli Stati membri Mentre i fattori che portano a variare ESL da paese a paese, le cause di politiche inefficaci possono essere ridotte a tre tipici indicatori: La mancanza di una strategia globale: molti paesi adottano un mosaico di diverse misure per affrontare vari aspetti della ESL, ma queste non riescono necessariamente a comporre una strategia globale. Il cambiamento del sistema sarà più possibile se gli Stati membri passeranno dai progetti alle politiche, collegando iniziative intersettoriali in un approccio più "olistico".

La strada da percorrere per gli Stati membri La mancanza di evidence-based policy-making con alcune eccezioni, gli Stati membri non hanno informazioni dettagliate sullo sfondo dell’ abbandono scolastico e l'analisi delle cause, l'incidenza di ESL e una raccolta sistematica, l'analisi e la diffusione di elementi di prova sulle pratiche efficaci per contrastare l'APS. Particolari punti ciechi sono l’ESL derivante da non iniziali ed incisive politiche di orientamento ( VET- Vocational Educational Training ) e le disaggregazioni per status socio-economico.

La strada da percorrere per gli Stati membri Insufficiente prevenzione e l'intervento precoce: alcuni Stati membri dedicano scarsa attenzione alla prevenzione. Una maggiore attenzione alla prevenzione e misure di intervento precoce è necessaria sia a livello di sistema che a livello di istruzione e di formazione individuale. Misure compensative (come seconda possibilità di istruzione), anche se importanti, non sono sufficienti per affrontare le cause alla radice del problema. Un'altra sfida di primaria importanza è quello di garantire che l'IFP sia una opportunità realistica e di alta qualità per i giovani.

La strada da percorrere per gli Stati membri In seguito alla raccomandazione del Consiglio sulle politiche di riduzione dell'abbandono scolastico, adottata nel giugno 2011, la Commissione europea ha istituito un gruppo di lavoro tematico di esperti degli Stati membri per scambio di esperienze e di buone pratiche e lo sviluppo di linee guida per l'attuazione delle politiche per ridurre l'abbandono scolastico. Inoltre, finanziamenti europei - entrambi i Fondi strutturali europei di istruzione e programmi di ricerca - saranno mirati a supportare al meglio lo sviluppo della politiche comprensive contro l'abbandono scolastico.

La dispersione scolastica: un problema sociale complesso La dispersione pone un problema di giustizia e di equità sociale, poiché, come ricordava “profeticamente” Don Lorenzo Milani, nella sua Lettera a una professoressa (1967): “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Se la scuola respinge “i ragazzi più difficili”, coloro che abbandonano precocemente il sistema scolastico, allora la scuola non svolge più la sua attività sociale – istituzionale e di conseguenza dà una risposta inadeguata al funzionamento del nostro sistema educativo e formativo e non contribuisce positivamente all’evoluzione dello sviluppo economico, sociale e civile del Paese.

La dispersione scolastica: un problema sociale complesso Infatti, l’urgenza di affrontare il fenomeno Early School Leavers non deriva solo da una questione etica, di giustizia e di equità sociale, ma anche da almeno cinque ragioni di carattere economico e strutturali, poiché esso mette in evidenza le seguenti criticità: a) Uno spreco di risorse umane e di intelligenze enorme: abbiamo oltre 2 milioni di giovani che non lavorano e non studiano e vengono identificati come soggetti Neet (Non in education, employment or training).

La dispersione scolastica: un problema sociale complesso b) I tre tristi primati conquistati dall’Italia in questi ultimi decenni, che peseranno sempre più sul futuro delle giovani generazioni: - il primo primato riguarda il debito pubblico enorme rispetto al Pil; - il secondo primato è relativo ad un tasso di evasione scolastica, fiscale, previdenziale e contributiva insopportabile per un Paese dotato di un sufficiente senso civico; - il terzo primato riguarda una politica scolastica non sempre orientata ad una logica social inclusive.

La dispersione scolastica: un problema sociale complesso c) L’assunto che gli ultimi 4 anni di crisi hanno trasformato il sistema economico e il ciclo produttivo globale, sulla base della quale l’allocazione dei siti produttivi delle imprese multinazionali privilegeranno quei Paesi dove vi sono competenze più adeguate a far fronte all’innovazione tecnologica ed organizzativa continua, una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e un costo del lavoro competitivo. d) A seguito di questa crisi si è creata una situazione molto difficoltosa, che come si sostiene nel Documento preparatorio dell’Assemblea di Confindustria (2011): “Lo sviluppo è frenato dalla bassa istruzione”.

La dispersione scolastica: un problema sociale complesso e) Come ha sostenuto Mario Draghi il riavvio del processo di crescita passa attraverso un aumento dei tassi di occupazione, soprattutto giovanile e femminile, da realizzarsi attraverso maggiori investimenti in capitale umano e in infrastrutture f) Il vero problema che abbiamo non riguarda solo l’enorme tasso di disoccupazione di Neet ma è dato soprattutto dalla struttura occupazionale, che è deficitaria di giovani e di donne, cioè di quei soggetti che a livello globale contribuiscono all’innovazione. Questo dato comporta che il nostro sistema industriale non può contare su un efficace ed efficiente grado di innovazione.