IO CREDO – NOI CREDIAMO Questa è la nostra fede

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Transcript della presentazione:

IO CREDO – NOI CREDIAMO Questa è la nostra fede SIMBOLI: Professione e preghiera

TRINITA’ DI MASACCIO TRINITA’ DI RUBLEV

Da dove ha avuto origine il Credo? Come e quando si è formato? Perché il Credo?

L'ORIGINE DELLA NOSTRA FEDE: evento storico di Gesù di Nazaret 1Gv 1,1-4: «“Ciò che era fin da principio, ciò che … abbiamo udito, abbiamo veduto, …abbiamo contemplato, … le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita … noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.»

le formule di fede: Credere e professare la fede: Rm 10, 8-10: " se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza ". Che cosa è la professione di fede? E’ un gesto pubblico con cui una persona manifesta la sua fede davanti alla comunità cristiana radunata in assemblea. Durante la messa festiva si pronuncia la professione di fede: è il credo.

Formula (o simbolo) = esposizione sintetica e ordinata delle verità cristiane fondamentali in unità con la Chiesa che le proclama come ‘simbolo’ di identità comune. Formula Primo T. : Dt 6,4-9 :“Ascolta, Israele. Il Signore è l’unico Signore … Formule N. T. incentrate sul nome di Gesù: ad un elemento:: "Gesù è il Signore" (Rm 10,9); a due elementi: "Costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo nostro Signore" (Rm 1,4);

c) a tre elementi: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2Cor 13,13); "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ..." (Mt 28,19). Simbolo Apostolico: per evitare confusione e frantumazione, dalle varie formule elaborate dai ‘Padri apostolici’ si giunse al primo Simbolo degli Apostoli verso il 150 d. C. ( erroneamente attribuito agli Apostoli).

Patristica o Patrologia Patristica o Patrologia. La patrologia è una scienza teologica che studia la vita e le opere dei Padri della Chiesa da un punto di vista storico, dottrinale ed ecclesiastico. Con il termine patrologia si sottolinea l’aspetto letterario, con il termine patristica l’aspetto dottrinale, contenutistico. Padri della Chiesa = i principali scrittori cristiani, il cui insegnamento e la cui dottrina sono ritenuti fondamentali per la fede e la vita della Chiesa. Il nome “padre” è l’espressione dell’amore e della venerazione delle comunità cristiane verso i loro vescovi e i loro dottori.

I “Padri apostolici”.: scrittori tra il II e il III secolo ( Clemente Romano, Ignazio di Antiochia, Policarpo di Smirne, Ireneo di Lione, ecc. ) che sono l’anello di collegamento con gli apostoli e i cui scritti testimoniano la dottrina, la prassi liturgica e l’organizzazione ecclesiastica della Chiesa delle origini. La Scuola di Alessandria. Il centro più fecondo dell’esegesi antica. I primi grandi esegeti cristiani: Clemente di Alessandria, ma soprattutto Origene, il più grande esegeta della chiesa antica. Con Origene si stabilisce il metodo esegetico, basato su due livelli interpretativi:

Senso letterale e senso spirituale (al cui interno ci sono letture cristologiche, ecclesiologiche, tipologiche e allegoriche). La duplicità corrisponde alla delineazione binaria dell’economia della salvezza: AT come ombra e NT come verità. La diversità dei sensi esegetici dipende dalla diversità dei generi letterari dell’opera: l’omelia avrà applicazioni morali e spirituali, il commentario finalità filosofico-anagogiche (alla luce delle verità ultime ,il giudizio finale, la salvezza ecc.).

La Scuola di Antiochia. Contrariamente ad Alessandria, la Scuola di Antiochia riteneva necessaria la spiegazione del significato letterale, grammaticale e storico, ricercandola nei testi più fedeli a quelli originali. Pur non rigettando i significati “spirituali” e “tipici”, riteneva però che questi dovessero basarsi sul senso letterale per non cadere in spiegazioni puramente fantastiche (Giovanni Crisostomo, Nestorio).

Riassumendo: Sensi della Scrittura: letterale, allegorico, morale e anagogico. A - Scuola di Antiochia: interpretazione letterale, studio storico e grammaticale (tendenza che oggi chiameremmo storico-critica); in rapporto a Cristo dava una piena valorizzazione della sua componente umana. Realismo aristotelico. B - Scuola di Alessandria: attraverso l’allegoria, cercava di vedere figure di Cristo in ogni parola ispirata. Idealismo platonico

I grandi conflitti dottrinali del IV sec I grandi conflitti dottrinali del IV sec. : le definizioni trinitaria e cristologica. 1. Base comune: salvaguardare il monoteismo e la pluralità delle persone divine: monoteismo e culto a Cristo. 2. Padre, Figlio e Spirito Santo: è un Dio solo o sono tre dèi? Tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo quale rapporto intercorre? C’è tra loro un’unica natura che li accomuna o ognuno ha una sua natura propria?

3. MODELLI: varie teorie più o meno congrue con la fede del N. T. Principio soteriologico ( o dello scambio): “Dio divenne uomo affinché noi diventassimo Dio” (S. Atanasio). Se il Verbo non fosse pienamente Dio e veramente uomo, con l’incarnazione non avrebbe assunto l’umanità e quindi non avrebbe salvato: «ciò che non è assunto, non è salvato» (S. Atanasio). Ortodossia = retta dottrina, termine impiegato da S. Ireneo nel suo trattato Contra haeresis (Contro le eresie) per contrastare i suoi oppositori nella Chiesa.

Dogma = (gr. Δογμα) è una verità di fede insegnata dalla Chiesa come rivelata da Dio e quindi da credere. Eresia = tesi che in tutto o in parte nega la verità della fede (gr. αἱρέω:scegliere,separare), eretico è chi aderisce all’eresia. Eresie: separazione o confusione. Confondere o separare l’unità e la trinità di Dio, confondere o separare la divinità e l’umanità di Cristo. Storicamente prima si dibatte il rapporto Padre-Figlio e poi si passerà allo Spirito Santo (teologia trinitaria).

Il Monarchianesimo, dal greco monos arché = un solo principio: affermava l'unicità di Dio e pertanto rigorosamente monoteista. E Gesù adorato come Dio accanto al Padre? (Dal Cristo rivelatore del Padre al Cristo adorato come il Padre). Risposta duplice che dette origine a due correnti: **Adozionismo = Gesù era un semplice uomo che,nel battesimo, venne adottato da Dio. Soltanto il Padre è Dio, mentre Gesù è una sorta di Dio adottato, non propriamente vero Dio, ma un secondo dio, una sorta di dio minore.

Docetismo da dokein = apparire * Docetismo da dokein = apparire. Gesù aveva solo la natura divina, umanità solo apparente; (apparenza dell’incarnazione, della crocifissione e resurrezione). *** modalismo= il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo erano modi di manifestarsi dell'unico Dio. Non un vero e proprio Padre, Figlio e Spirito Santo, ma un unico Dio che si presentava come Padre in quanto Creatore, come Figlio in quanto Redentore, come Spirito Santo in quanto ispiratore e santificatore. Così i tre nomi erano ridotti a semplici modi espressivi di Dio, una sorta di tre maschere dietro le quali si celava l’unico Dio.

***Subordinazionismo= la natura divina di Gesù, dipendeva dal Padre, mentre lo Spirito Santo era subordinato al Figlio. In tal modo veniva salvaguardata a tutti e tre la natura divina, ma per il Figlio e lo Spirito Santo la natura divina non era posseduta in proprio, cioè non era una parte essenziale e costitutiva del loro essere, ma era partecipata e dipendente da quella del Padre. Quindi l'unico e vero Dio era soltanto il Padre, gli altri due ne partecipavano in qualche modo la divinità, ma di fatto non erano Dio.

*** Arianesimo: Cristo non è solo un uomo “adottato” da Dio, ma il Figlio creato dal Padre prima della creazione del mondo. Ario, presbitero in Alessandria, venne in conflitto nel 318 con il suo vescovo, perché diceva che il Logos, cioè Gesù Cristo, non è Dio ed ha una natura completamente diversa da Lui. Egli è pur sempre il primo tra tutte le creature, di gran lunga superiore agli uomini e perciò lo si poteva definire un semi-Dio, ma non gli si poteva attribuire una natura divina vera e propria.

C – Concilio di Nicea (325). «Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza (οµοοῠσίον) del Padre». Si afferma del Figlio l’uguaglianza nel grado di essere Dio come il Padre. La “parola sintetica” o “tessera” di Nicea è οῠσία = sostanza. (Per molti anni si protrasse una diatriba se interpretare οµοοῠσίος = stessa sostanza, oppure οµοίοῠσίος = simile sostanza)

D – Concilio di Costantinopoli (381) “Padri cappadoci” (Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa) = distinzione tra οῠσία o ϕῠσίς (natura) e Υπόσταση (persona). Nella Trinità vi è una sola natura in tre Persone, quindi, un solo Dio in tre Persone (μία ϕῠσίς, τρείς Υπόστασείς) . Essi misero in chiara luce anche la divinità dello Spirito Santo, che, invece, era considerato dagli ariani solo uno spirito incaricato di un ministero, diverso dagli angeli solo per grado:

Piena divinità dello Spirito Santo,” che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre (e dal Figlio). Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti». E – Cristologia: nel V sec. saranno dibattuti aspramente i frutti estremi delle scuole patristiche di Alessandria e di Antiochia. Il Concilio di Efeso (431, “Theotòkos = Madre di Dio), e il Concilio di Calcedonia (451, unità di persona e dualità di nature) determinarono la fede della Chiesa, anche se le loro definizioni non sono entrate nel Simbolo.

II – Termini ricorrenti: Simbolo. (gr. Σύμβολον= "tessera“, segno di riconoscimento"; o da συμβολή = "contributo”. 1. I “Padri” preferirono la prima derivazione, per designare la professione di fede per il battesimo. 2. Con σύμβολον si indicava la metà di un oggetto spezzato (per es. un sigillo), che veniva presentato come un segno di riconoscimento, ricomponendo le parti rotte per verificare l'identità di chi le portava; in tale senso il Simbolo della fede è un segno di riconoscimento e di comunione. 3. "raccolta", "collezione" o "sommario”.

IO CREDO. Il simbolo della nostra fede si apre con un'affermazione perentoria: Credo, che si ripete quattro volte, e si chiude con Professo e Aspetto. Vuol dire : la fede interpella il cuore (cor-dare), e la mente; la totalità della persona (professione pubblica),e movimento dell’esistenza umana, conversione di rotta di tutto l’uomo. Tendens in : questa è la parola più importante, cioè il movimento, lo slancio della fede).

Io credo – noi crediamo. a) Elemento dialogico. Nel processo di conversione (rinuncia e credo) s’intrecciano l’’io’ e il ‘tu’, l’’io’ e il ‘noi’. Si tratta di un avvenimento personale: ‘io rinuncio’, ‘io credo’. C’è poi un secondo elemento, quello dialogico. Rispondo ‘io credo’ a una domanda: ’credi tu?’. Dal binomio domanda-risposta si passa poi al ‘noi’: è la fede della Chiesa.

b)«La fede è un atto personale, ma non un atto isolato b)«La fede è un atto personale, ma non un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza” (CCC 166). «La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria” (Papa Benedetto). Si è educati alla fede e si vive la fede nella comunità dei credenti, una delle più antiche autodefinizioni della Chiesa. La fede non è privata, bensì pubblica e comunitaria.

d) Sintesi: Nella ‘Porta fidei’, il Papa dice: ” ’Io credo’ è la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente, ‘noi crediamo’ è la fede della Chiesa confessata dai Vescovi riuniti in Concilio, o più generalmente, dall’assemblea liturgica dei fedeli. ‘Io credo’ è anche la Chiesa nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire ‘io credo’, ‘noi crediamo’ “. La tendenza, oggi diffusa, a relegare la fede nella sfera del privato contraddice la sua stessa natura. Abbiamo bisogno della Chiesa per avere conferma della nostra fede.

Credere: 1.fidarsi,’Io ti credo’, affidare la propria persona a Dio, risposta esistenziale a Dio che si rivela, atto di fede = fides qua (fede con la quale si aderisce a Dio); 2. oggetto della fede in cui si crede, che richiede un atto intellettivo e razionale, aprendoci in tal modo alla comprensione di ciò che crediamo (fides quae = il contenuto), ‘Io credo che’ .

Triplice modulazione: credere Deum = credere che Dio esista; credere Deo = credere a Dio nel senso che il lui si ripone fiducia; credere in Deum = andare verso Dio, a lui affidarsi, su lui poggiare la propria esistenza. Queste espressioni da S. Agostino sono applicate a Cristo: credere Christum, credere Christo, credere in Christum.

4. In. Il latino in, come il gr 4. In. Il latino in, come il gr. eis , esprime non uno stato in luogo, quindi uno stato di quiete, bensì un moto a luogo. Questa particella contiene in sé un dinamismo proprio che qualifica il movimento. "Credere in" non è un semplice e passivo riporre la nostra fiducia in Dio, ma esprime soprattutto il nostro andare verso Dio con tutto il nostro essere. Il credere esprime non solo un atto dell’intelletto che ritiene vere certe cose, o della volontà e del sentimento che ha fiducia, ma un progetto di vita che coinvolge tutte queste energie, il cammino della nostra vita, orientata a Dio e pronta a soddisfare le sue esigenze, rivelateci in Cristo.

Amen. Viene tradotto con “Sì, così è”, nel senso di una conferma, oppure con “Sì, così sia”, nel senso di un desiderio e di una speranza. Amen deriva dall’ebraico ‘aman = essere saldo, essere fondato. Credere è dire Amen a Dio. Questa parola ebraica, che la nostra liturgia cristiana ha conservato, è il sigillo di ogni preghiera della Chiesa, di ogni suo atto di fede, di ogni suo gesto. L’Amen è un affidamento a Dio che coinvolge l’intera persona, colta nell’atto in cui decide fondamentalmente di sé in rapporto a Dio: l’uomo intero e Dio soltanto!

III – Quello che i cristiani credono. La confessione trinitaria è lo specifico della fede cristiana, modello per seguire le progressive formulazioni del Credo della Chiesa: 1)La Trinità “narrata”. Si parte dall’esperienza pasquale, la storia raccontata dalla Chiesa nascente di Gesù umiliato e crocifisso dagli uomini ma esaltato e costituito Signore e Cristo da Dio. E’ non solo storia del Figlio, che si umilia e risorge alla vita, ma anche storia del Padre, che lo consegna alla morte e gli dona la vita nuova, e storia dello Spirito che, consegnato sulla croce, è effuso in pienezza nella vittoria pasquale.

2) La Trinità “contestata” : storia delle controversie, delle eresie, delle proclamazioni dei Concili. 3) La Trinità “professata ”. Alla contestazione, la fede cristiana reagisce portando l’esperienza del mistero celebrata liturgicamente e vissuta alla esplicita professione dommatica. La motivazione di questo processo è soteriologica, riguarda cioè la salvezza. Se il Figlio non fosse Dio, croce e resurrezione sarebbero eventi umani come tanti altri, e non il luogo della salvezza; se lo Spirito non fosse Dio, la sua opera non divinizzerebbe l’uomo.

La resurrezione del Crocifisso è anzitutto storia trinitaria: La resurrezione come storia trinitaria. La resurrezione del Crocifisso è anzitutto storia trinitaria: * Storia del Padre. L’iniziativa è di Dio, del Padre. At 2,24:”Dio lo ha risuscitato”. Questa formula torna continuamente negli Atti. La resurrezione come storia del Padre è il grande “sì” che il Dio della vita dice sul Figlio suo e in Lui su di noi, prigionieri della morte: perciò essa è il tema dell’annuncio fondamentale, del Kerigma, capace di dare senso alla nostra vita (“Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede”,1 Cor 15,14).

* Storia del Figlio. E’ ampiamente attestata la tradizione che afferma: ”Cristo è risorto”(Mc 16,6). Ruolo attivo del Figlio. * Storia dello Spirito. “Questo Gesù Dio l’ha risuscitato… innalzato alla destra di Dio e dopo aver ricevuto lo Spirito Santo .”(At 2,32). Lo Spirito nell’evento pasquale costituisce il duplice legame tra Dio e il Cristo, e fra il Risorto e noi.

La croce come storia trinitaria La croce come storia trinitaria. Tema delle ‘consegne’ (παραδίδοναί, tradere). Alle consegne umane (Giuda, il sinedrio, Pilato), si contrappongono altre misteriose consegne. *Il Figlio consegna se stesso: «… ha consegnato se stesso per me»(Gal 2,20). *Consegna del Padre:« … lo ha consegnato per tutti noi»(Rm 8, 32). * Consegna dello Spirito : «Chinato il capo, consegnò lo Spirito» (Gv 19,30) . La teologia della consegna può essere compresa solo in senso trinitario.

III – Quello che i cristiani credono. SIMBOLO DEGLI APOSTOLI SIMB. NICENO-COSTANTINOP. Io credo in (Noi crediamo) Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, (Credo in) un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli; Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto; Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.

Credo niceno-costantinopolitano discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, Credo niceno-costantinopolitano La struttura del credo niceno-costantinopolitano si suddivide in quattro sezioni: a) La prima sezione è dogmatica e si presenta con una articolazione piuttosto complessa. Essa inizia con "Credo in un solo Dio" e termina con l'espressione "ha parlato per mezzo dei profeti". Questa sezione a sua volta si suddivide in tre parti: 1) la prima riguarda Dio Padre Il Padre, origine di tutto (Parte teologica) ;

la seconda Gesù Cristo (parte cristologica): La natura del Figlio contemplato nel suo rapporto con il Padre: Egli è Dio come il Padre (Nicea 325); Il passaggio dal cielo alla terra: motivazione e senso dell’incarnazione; gli eventi storici della salvezza: dalla nascita al suo ritorno. 3) la terza lo Spirito Santo (parte pneumatologica): Lo Spirito Santo, Dio insieme al Padre e al Figlio (Costantinopoli 381)

La seconda sezione è ecclesiologica, riguarda la chiesa colta nella sua quadruplice dimensione: una, santa, cattolica, apostolica. La terza sezione è confessionale o testimoniale e riguarda la professione del nostro Battesimo, che ha cambiato radicalmente la nostra vita, configurandola a Cristo. La quarta ed ultima sezione è escatologica e riguarda gli eventi ultimi in cui l'intera umanità e la sua storia saranno coinvolti: la risurrezione dei morti e l'instaurazione definitiva della vita divina in mezzo agli uomini.