Immigrazione musulmana in Italia

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Transcript della presentazione:

Immigrazione musulmana in Italia L’Islam è la seconda religione in Europa (circa 20 milioni di aderenti) e in Italia: su circa 2.500.000 immigrati extracomunitari in Italia i musulmani sono circa 1 milione. E’ necessario definire chi siano questi musulmani anche alla luce della islamofobia dilagante e della creazione di uno stereotipo di “homo islamicus”.

Islam italiano Si tratta di un fenomeno: Recente (anni ‘80) In rapida evoluzione (in circa vent’anni si è passati ad una tipologia di immigrazione definibile “matura”) Plurale (dal punto di vista etnico, linguistico, culturale, anche religioso).

Le tipologie di islam in Italia Islam laico Ecumenico (Coreis) Apolitico (Jama’at al-da’wa wa’l tabligh) Ortodosso (Lega Musulmana Mondiale) Integralista (UCOII) Rivoluzionario (jihad)

Oltre alle problematiche che la migrazione musulmana pone in quanto migrazione (questione sociale), essa pone una specifica e inedita questione religiosa. Per la prima volta in Italia ci si pone il problema di una religione “altra” dal Cattolicesimo (le altre minoranze essendo molto ridotte numericamente). Non risultano più sufficienti i pochi riferimenti normativi presenti nella nostra Costituzione (art. 2, art. 8, art. 19) e si pone con urgenza il tema di una nuova legge sulla libertà religiosa.

La Costituzione italiana Art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Art. 8 “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulle base di intese con le relative rappresentanze.” Art. 19: “Tutti hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, in qualsiasi forma individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.”

L’associazionismo musulmano in Italia UCOII (Unione delle comunità islamiche italiane), fondata nel 1990, con sede a Milano e filiali in tutto il territorio nazionale, vicina ai Fratelli Musulmani. AMI, Associazione dei musulmani italiani, fondata nel 1982, è costituita da convertiti italiani. Il COREIS (Comunità religiosa islamica italiana) fondata nel 1997, comprende un centinaio di convertiti italiani.

Altre organizzazioni islamiche Il Centro Islamico culturale d’Italia esiste dal 1966 ed è costituito dagli ambasciatori dei vari Stati musulmani accreditati presso lo Stato italiano; gestisce la moschea di Monte Antenne a Roma, aperta nel 1995. La Lega musulmana mondiale, molto vicina all’Arabia Saudita, registrata nel 1998; Varie confraternite sufi.

Le bozze d’intesa Le più importanti associazioni hanno presentato da tempo delle bozze di intesa allo Stato italiano nelle quali vengono fatte delle richieste alle istituzioni. UCOII nel 1996 AMI nel 1993 COREIS nel 1997 Finora nessuna risposta è stata data a queste richieste, se non la recentissima proposta del ministro Pisanu di costituire una Consulta islamica.

Che cosa vogliono i musulmani presenti in Italia Luoghi di culto, moschee e sale di preghiera Spazi cimiteriali Scuole islamiche riconosciute dallo Stato e paritarie e insegnamento anche della religione musulmana nelle scuole italiane Rispetto dei tempi della salat nei luoghi di lavoro Riconoscimento delle principali festività religiose islamiche (id al-fitr e id al-adha)

Riconoscimento del venerdì come giorno della preghiera collettiva. Rispetto nelle mense pubbliche frequentate da musulmani dei divieti alimentari (maiale e suoi derivati, vino etc.). Rispetto del digiuno nel mese di ramadan. Possibilità, per le donne che ne facciano richiesta, di poter utilizzare nei documenti ufficiali foto tessera che le ritraggano a capo coperto e di vestirsi secondo le loro tradizioni religiose e culturali, fermo restando i limiti posti da questioni di sicurezza o igieniche.

Assistenza religiosa islamica nelle carceri, negli ospedali e negli altri luoghi a forte presenza musulmana. Possibilità di poter percepire, sotto forma di detrazione dell’8 per mille dei redditi dichiarati, la zakat dai fedeli che contribuirebbero così alla gestione delle organizzazioni religiose e al sostentamento dei più bisognosi.

Le questioni aperte Il diritto di famiglia solleva senza dubbio i problemi più gravi di compatibilità con il nostro ordinamento giuridico. La disuguaglianza fra i due sessi si estrinseca innanzitutto nell’istituto del matrimonio: poligamia; ripudio unilaterale; non parità fra coniugi di religione diversa; educazione e affidamento dei figli.

La questione nello specifico è quella del riconoscimento di situazioni di fatto di fronte alla quali si può trovare il nostro legislatore (“lo stato e la capacità delle persone sono regolati dalla legge dello Stato di appartenenza”) Il dibattito è comunque aperto e molto vivace sia nei Paesi di provenienza che in quelli di immigrazione e le posizioni dei musulmani stessi non sono affatto univoche.

La questione della rappresentanza Lo Stato italiano deve affrontare il problema della rappresentanza unitaria dell’Islam italiano, che non è più solo religione di “immigrati”, ma culto, a tutti gli effetti, “nazionale” perché molti sono ormai gli immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Il ruolo dei convertiti all’islam (circa 10.000 in Italia) è fondamentale per il dialogo con le istituzioni, ma comporta inevitabili rischi di conflitto con gli immigrati. La Consulta è uno strumento importante per il dialogo, ma dovrà tener conto che l’Islam non è unitario: se dovessero farne parte solo convertiti italiani o solo coloro che in qualche modo risultano “graditi” alle istituzioni si correrebbe il rischio di renderlo uno strumento vuoto e inutile