Riflessi di acque chiare e scure

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Riflessi di acque chiare e scure Girolamo Tiraboschi scriveva nel Settecento: “E’ noto, che Modena è fondata sopra molti Canali, i quali prima scorrevano per la maggior parte scoperti, ma ora attesa l’insalubrità dell’aria, che cagionavano, e la deformità, che offrivano agli occhi de’ riguardanti, fabbricate sopra essi le volte, corrono comunemente sotterra… Alcuni di essi son tratti dal Panaro, altri da Secchia, altri da fonti vivi. Quando fossero essi scavati, è ignoto… E par verisimile, che la funesta sperienza, che ebbero i Modenesi, allor quando videro la lor Città circa il principio del settimo secolo quasi interamente rovinata dalle acque, li determinasse a scavare questi Canali, acciocchè esse racchiuse ne’ loro letti non potessero più innondare con tanto danno la loro patria”. Abbiamo voluto saperne di più. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Indice Modena preromana Modena romana Modena medievale Modena rinascimentale Modena capitale Modena sovrana Modena italiana 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Modena preromana L’area attorno a Modena era un’ampia palude che si colmò pian piano col materiale trasportato dai fiumi che scendevano dai monti. Il territorio, ora dominato da una vasta selva sparsa di acquitrini e di stagni, era attraversato da una fitta rete di fiumi e di ruscelli, dal corso che mutava a seconda delle stagioni. L’abbondanza di acque rendeva fertile la terra, ma favoriva le alluvioni che devastavano campi e villaggi. I primi ad occuparsi della regolamentazione delle acque e della bonifica del territorio, mediante lo scavo di una rete di canali, furono gli Etruschi. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Modena romana I Romani mantennero e potenziarono l’assetto della scacchiera di acque che si ramificavano intorno alla città. Se ne servirono, oltre che per l’irrigazione, per le comunicazioni e per la difesa militare del centro abitato, ma alla fine del periodo di colonizzazione la natura riprese il sopravvento e le acque, non più imbrigliate, inondarono la pianura, seppellendo tutto sotto cumuli di fango e di ghiaia. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Modena medievale Dal VII secolo in avanti il territorio modenese fu sconvolto da terribili alluvioni, che costrinsero gli abitanti all’esodo dalla città. Venne fondata, sulla via Emilia, Cittanova, un nuovo centro fortificato in cui emigrarono numerose famiglie. Successivamente, per iniziativa dei vescovi di Modena, col contributo dei monaci benedettini di Nonantola e di San Pietro, si diede una sistemazione definitiva alla rete idraulica, che assunse l’aspetto di un ventaglio di cavi e di canali. Quelli derivati dai fiumi Secchia e Panaro erano detti delle acque torbide o cavedali; quelli che nascevano dalle polle sorgive erano detti delle acque chiare o fontanazzi. Tutti confluivano in un punto a nord della città, in un bacino collettore, chiamato la Casa delle acque, che alimentava il fossato perimetrale di difesa del Castello Estense e dal quale usciva il Naviglio, il canale delle Navi, punto di partenza per la Bassa, Ferrara, Venezia, l’Oriente. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Modena medievale “Altra primaria funzione di queste acque fu la fornitura dell’energia motrice agli opifici del tempo, ai mulini, alle fucine, alle segherie, ai folli, ai torni, alle cartiere, ai filatoi di seta, ai frantoi di noci, alle concerie di pellami, ai pistrini per polveri da sparo. I beccai vi cavavano acque per ripulire le botteghe; le donne vi facevano il bucato; i bambini il bagno; cavalli, asini e buoi vi si abbeveravano, spesso i rifiuti vi venivano smaltiti e allora diventavano fogne a cielo aperto”. Canali, pozzi e fontane erano soggetti alla stessa sorte. Silingardi/Barbieri Approfondimento 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

Modena rinascimentale Da Silingardi e Barbieri apprendiamo che “Nel secolo XVI i canali cittadini erano ancora scoperti, erano fiancheggiati da muretti, talvolta da filari di pioppi, sormontati da ponti ognuno col proprio nome...; in questo secolo per ragioni di igiene pubblica ed anche di estetica urbanistica si iniziò la copertura dei canali e la loro trasformazione in strade; «i canali vengono voltati» si legge a più riprese nelle cronache cittadine; i lavori durarono a lungo…” 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Modena capitale Il Seicento vede la conclusione dei lavori di “voltatura” del Canalgrande, ormai noto come il canale di S. Pietro, e del canal Chiaro, entrambi probabilmente scavati nell’ultimo decennio del IX secolo, durante i lavori, promossi dal vescovo feudatario Leodoino, per la ricostruzione della città e la sistemazione idraulica del territorio circostante. Il Canalgrande, che appartiene alla categoria delle acque torbide, in quanto arriva dal Panaro, nel suo tratto rettilineo divenne una delle più belle strade della città. Il canal Chiaro, che nasce dai cosiddetti “Funtanàzz”, località non lontana dalla chiesa di S. Faustino, dopo che fu coperto, per evitare i miasmi malsani, e soprattutto le disastrose tracimazioni delle acque fetide, diventò una lunga strada sinuosa, fiancheggiata da edifici importanti. Modena, con il duca Cesare d’Este, da città dall’aspetto medioevale si stava trasformando in un moderno centro abitato. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Modena sovrana Sappiamo che il canale Cerca, coperto in altri tratti da più di duecento anni, venne “voltato” e coperto nel tratto davanti alla chiesa di San Domenico nel 1725. La decisione fu presa dal duca Rinaldo, per il decoro della chiesa appena ricostruita. La vecchia Modena stava ormai scomparendo. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Modena italiana Solo nel 1858, alla vigilia dell’annessione del ducato di Modena al regno di Sardegna, sparì l’ultimo dei canali della città: il NAVIGLIO NAVIGLIO Fu interrato e trasformato nel corso, prima detto Estense, poi Vittorio Emanuele II, diventando la strada, se non più bella, senz’altro più larga del centro urbano. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

Modena medievale: pozzi e fontane Prima della costruzione dell’acquedotto cittadino, all’inizio del XX secolo, l’acqua potabile si è attinta per secoli da fontane e pozzi pubblici, presenti numerosissimi in città. Già negli Statuti medievali ci si preoccupava della loro manutenzione e si prevedevano disposizioni severe perché le acque restassero pulite. Era vietato lavarvi panni, carni, interiora di animali. La situazione igienico-sanitaria comunque creò sempre, anche in seguito, dei problemi. Nel Settecento si parlava di acqua verminosa, ma solo alla fine del XIX secolo si rese indispensabile una risistemazione di tutta la rete fognaria. L’incuria, la cattiva manutenzione erano come sempre tra le cause principali dei malanni della città. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

Modena medievale: la manutenzione dei canali Silingardi e Barbieri precisano che “i lavori periodici di scavo, di spurgo, di ripulitura, di rifacimento degli argini, dei muretti, dei ponti erano costosi. Nei secoli le spese erano diventate insostenibili, i problemi posti dalla manutenzione irresolubili”, tanto che della questione, a partire dal 1259, dovettero occuparsi spesso le autorità. Si arrivò al compromesso che lo scavo dei canali fosse compito del comune, l’espurgo dei frontisti. Con molta fermezza e ripetutamente venne “proibito gettare nelle acque del canale zoccoli, corna, peli di bovini, ossa di animali, scarti di macellazione, calce brumata e foglie usate nella concia delle pelli ed altri rifiuti della lavorazione eseguita negli opifici; proibito lavarvi pelli di animali prima di conciarle…”. Possiamo appurarlo consultando gli Statuti delle acque, le raccolte, cioè, delle disposizioni che regolamentano la materia a partire dal secolo XIV. 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

Indice: Modena preromana Storia in filigrana Raccontare i rifiuti: ritratto di una città Un porco per ambasciatore 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni Indice: Modena romana Storia in filigrana Raccontare i rifiuti: ritratto di una città Un porco per ambasciatore 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

Indice: Modena medievale Storia tra passioni ed interessi Raccontare i rifiuti: ritratto di una città Un porco per ambasciatore Disarmonie di voci 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

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Indice: Modena capitale Storia in filigrana Raccontare i rifiuti: ritratto di una città Un porco per ambasciatore Disarmonie di voci 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

Indice: Modena sovrana Storia in filigrana Raccontare i rifiuti: ritratto di una città Un porco per ambasciatore Disarmonie di voci 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni

Indice: Modena italiana Storia in filigrana Raccontare i rifiuti: ritratto di una città Un porco per ambasciatore Disarmonie di voci Autori 1997-98 cl. seconda A I.G.E.A. prof.ssa Laura Bortolani Fregni