Cinquantesimo anniversario

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 La preghiera è l’elevazione dell’anima a Dio o la domanda a Dio di beni conformi alla sua volontà. Essa è sempre un dono di Dio che viene ad incontrare.
Transcript della presentazione:

Cinquantesimo anniversario della Adorazione eucarística per la vita del mondo 12/Marzo/2014 Rvdo. Don Roberto Pedrini

Dal 18 al 20 febbraio scorso a Roma presso la Pontificia università lateranense si è svolto un simposio sulla “Sacrosanctum Concilium. Gratitudine e impegno per un grande movimento di comunione ecclesiale”. La presentazione del simposio sulla Sacrosanctum Concilium è stata fatta presso la Sala stampa della Santa Sede a Roma di giovedì 13 febbraio scorso; fra i presenti è intervenuto Mons. Juan Miguel Ferrer Grenesche, sotto segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che abbiamo avuto l’onore di conoscere durante il IV convegno nazionale dell’adorazione eucaristica perpetua svoltosi qualche mese fa, in ottobre, al santuario nel Divino Amore di Roma.

Durante la conferenza stampa è stato letto un intervento del cardinale Antonio Canizares Llovera prefetto della Congregazione, testo quasi interamente pubblicato sull’organo di stampa della Santa sede, l’Osservatore Romano del 14 febbraio scorso; è su questo testo stasera vogliamo riflettere, in considerazione del fatto che nel dicembre scorso si è celebrato il 50° anniversario dell’approvazione della Sacrosanctum Concilium, la prima costituzione del concilio Vaticano II.

All’inizio del testo del cardinale si dice ciò che spesso si sente, che questa costituzione ha sostenuto il grande e autentico rinnovamento liturgico del nostro tempo e questo è vero; il cardinale spagnolo fa però una precisazione a proposito di cosa si intende per rinnovamento, perché “occorre situare tale rinnovamento nell’insieme del concilio stesso e ricordare, a tal fine, che il Vaticano II irrompe come una nuova Pentecoste, una primavera che apre una speranza di vita nuova e una feconda trasformazione interiore, secondo il proposito divino”; il concilio del nostro tempo, infatti, ha contribuito e continua a contribuire a far si che la Chiesa viva con vigore la solidarietà con l’umanità nelle sue speranze e inquietudini.

evangelizzazione che è opera di rinnovamento Questa Chiesa, che confida in Dio, da Lui guidata e per Sua glorificazione sussiste, è chiamata ad affrontare, dice il cardinale, con coraggio, allegria, gioia, libertà e decisione l’evangelizzazione dell’uomo contemporaneo, evangelizzazione che è opera di rinnovamento di una umanità nuova fatta di uomini nuovi nella novità del battesimo e della vita conforme al vangelo; per cui “conoscere bene, rileggere, approfondire e interpretare fedelmente questo concilio, nell’unità e integrità del suo insieme, costituisce oggi un compito indeclinabile per la Chiesa”.

A questo insieme e unità appartengono le finalità e gli obiettivi del concilio che si andranno determinando negli anni successivi: essi si trovano con tutta evidenza formulati precisamente nelle parole iniziali della costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, promulgata da Paolo VI il 4 dicembre 1963: “Il sacro Concilio si propone di far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli; di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; di favorire ciò che può contribuire all’unione di tutti i credenti in Cristo; di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa. Ritiene quindi di doversi occupare in modo speciale anche della riforma e della promozione della liturgia”(n.1).

Mons. Cañizares Le finalità del concilio, dice Canizares, sono interamente articolate e ordinate tra loro e tendono, nel loro complesso, a fare sì che la Chiesa e i cristiani, viva radicata in Gesù Cristo, nel presente della storia, con maggiore profondità e trasparenza la propria vocazione alla santità, per la gloria di Dio, dalla quale è inseparabile la salvezza dell’umanità; “il Vaticano II è stato ed è un concilio che guarda alla Chiesa, chiamata a essere ciò che Dio vuole per essa, per cui, ad esempio, il rinnovamento liturgico voluto dal medesimo concilio, non estrapolato da tale contesto e generalità, “tende alla celebrazione più consapevole, partecipata e attiva del mistero pasquale di Cristo, con i relativi frutti di santità, comunione e missione”.

Poi una notizia storica molto importante, ricordata nel primo volume dell’Opera Omnia di Benedetto XVI: il concilio Vaticano II iniziò i suoi lavori con la deliberazione sullo schema della sacra liturgia, che il 4 dicembre 1963 fu solennemente approvato col grado di costituzione, come primo frutto della grande assise ecclesiale (la LG è datata 21.11.1964; la DV 18.11.1965; la GS sulla Chiesa nel mondo contemporaneo 7.12.1965). Canizares dice che, a giudicare dall’esterno, è stata per certi versi, una casualità che l’argomento della liturgia si sia trovato all’inizio dei lavori conciliari e che la relativa costituzione sia stata il suo primo atto!

Il cristianesimo in un’epoca di cambiamenti Altra notizia storica molto interessante: papa Giovanni XXIII aveva convocato il concilio anzitutto con la volontà, condivisa da tutti, di ri-attualizzare il cristianesimo in un’epoca di cambiamenti, senza tuttavia senza dotarla di un programma pre-ordinato. Tante bozze furono presentate dalle commissioni preparatorie, soltanto che mancava una chiave per individuare un cammino all’interno dell’insieme di proposte pervenute. Poniamo attenzione a questo punto: il testo sulla sacra liturgia sembrava essere il meno controverso e così, “è parso come quello più adeguato per costituire una base di partenza per il concilio, quasi come un rodaggio che permettesse ai padri conciliari di testare un metodo per i lavori. Ciò che all’esterno non sembrava essere che una mera casualità risultò come lo strumento più adeguato in rapporto all’importanza degli argomenti trattati e alla metodologia dei lavori del concilio”.

Prima di tutto Dio Con questo inizio, dice il cardinale prefetto del culto divino, vertente sul tema della liturgia “si metteva inequivocabilmente in evidenza il primato di Dio nella vita della Chiesa: prima di tutto Dio; è questo lo slogan che si manifesta affidando l’inizio di tutti i lavori alla liturgia. Quando lo sguardo a Dio non è al primo posto, tutto il resto perde il proprio orientamento”.

(Regula Benedicti, 43,3) A questo punto il cardinale Canizares nel suo testo, cita Benedetto XVI: “ la sentenza della regola benedettina Nulla deve anteporsi al culto divino (Regula Benedicti, 43,3) vale in modo speciale per il monachesimo, ma ha anche importanza rispetto all’ordine delle priorità per la vita stessa della Chiesa e per quella di ciascuno in particolare secondo il proprio stato”.

Primo dovere siamo tenuti ad innalzare preghiere a Dio Al riguardo papa Paolo VI fu altrettanto chiaro nel discorso di promulgazione della Sacrosantum Concilium il 4.12 1963, disse: “……Ravvisiamo infatti che è stato rispettato il giusto ordine dei valori e dei doveri: in questo modo abbiamo riconosciuto che il posto d’onore va riservato a Dio; che noi come primo dovere siamo tenuti ad innalzare preghiere a Dio; che la sacra Liturgia è la fonte primaria di quel divino scambio nel quale ci viene comunicata la vita di Dio, è la prima scuola del nostro animo, è il primo dono che da noi dev’essere fatto al popolo cristiano, unito a noi nella fede e nell’assiduità alla preghiera; infine, il primo invito all’umanità a sciogliere la sua lingua muta in preghiere sante e sincere ed a sentire quell’ineffabile forza rigeneratrice dell’animo che è insita nel cantare con noi le lodi di Dio e nella speranza degli uomini, per Gesù Cristo e nello Spirito Santo;………Sarà dunque utile far tesoro di questo risultato del nostro concilio, come di quello che deve animare e in un certo senso caratterizzare la vita della Chiesa” (EV 1, 212*, 214*).

Davanti all’allontanamento della fede, alla perdita del senso di Dio, continua Canizares, al fallimento dell’umanità a causa dell’emarginazione di Dio, già incombenti negli anni a ridosso del concilio, la cui pace era in qualche modo minacciata e il futuro incerto, la risposta più efficace della Chiesa, allora come adesso, altro non potevano essere che condurre gli uomini a Dio, a quel Dio che parla nella Bibbia e rivelato nel volto umano del suo Figlio, Gesù Cristo: “la Chiesa trae, così, essa stessa vita da Dio, dalla sua fedeltà e obbedienza a Lui, dall’incentrarsi in Lui, dal lasciarsi condurre da lui, dall’entrare in comunione con Lui e dal mettersi in adorazione di Lui. Tale priorità e tale risposta sono state date e manifestate dai padri del concilio Vaticano II, approvando per prima la costituzione Sacrosantum Concilium”.

L’adorazione: Dio anzitutto. Sta qui il centro vitale del concilio Vaticano II e mi sentirei di dire del testo del cardinale Canizares che viene rimarcato dallo stesso con le seguenti parole: “rimaneva così, chiaro, letteralmente, incluso nell’architettura del concilio, che prima di tutto è l’adorazione: Dio anzitutto. Iniziando, dunque, con il tema della liturgia, tutto il concilio si è messo esplicitamente sotto la luce del primato di Dio e lo ha indicato al contempo come sicuro punto d’orientamento, il cammino da seguire nel futuro”.

Il cardinale prefetto poi ha parlato del simposio che avrebbe avuto inizio cinque giorni dopo, dal 18 al 20 febbraio, organizzato dalla Congregazione per il culto divino, dalla pontificia università Lateranense con il supporto dell’università cattolica S. Antonio di Murcia in Spagna, dicendo che due sono le parole chiave dell’incontro: gratitudine e impegno. “Dobbiamo ringraziare Dio per questo primo frutto del concilio, di tanta portata in vista del successivo rinnovamento della Chiesa e dell’umanità; e non soltanto per la costituzione in se stessa, ma per il dinamismo rinnovatore della Chiesa che da essa è promanato e continuerà a promanare” (cioè diffondere). Allo stesso tempo, continua Canizares, ciò richiede oggi, da parte nostra, l’urgente impegno di continuare ad approfondire il rinnovamento liturgico voluto dal concilio Vaticano II, nel quale si è fatto molto – è vero – ma molto resta ancora da fare. Di lì scaturiranno frutti di rinnovamento ecclesiale, di nuova evangelizzazione, di edificazione di un’umanità nuova.

Un incontro con Cristo che è anche adorazione, parola poco usata: A proposito di nuova evangelizzazione, in questo contesto, mi avvio verso la conclusione di questa riflrssione con quanto detto da papa Francesco il 14.10.2013 ai partecipanti alla plenaria del pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione: “Lo Spirito ci spinge ad uscire dal nostro recinto e ci guida fino alle periferie dell’umanità. Tutto questo, però, nella Chiesa non è lasciato al caso, all’improvvisazione;…..Non serve disperdersi in tante cose secondarie o superflue, ma concentrarsi sulla realtà fondamentale, che è l’incontro con Cristo, con la sua misericordia, con il suo amore e l’amare i fratelli come Lui ci ha amato. Un incontro con Cristo che è anche adorazione, parola poco usata: adorare Cristo”, che significa, come ha detto sempre il papa in un’altra occasione, che l’evangelizzazione si fa in ginocchio!

Primato pontificio ed episcopato Lo scorso anno è uscito un libro edito dalla Vaticana, curato da Jean Ehret, Primato pontificio ed episcopato. Dal primo millennio al concilio ecumenico Vaticano II. Studi in onore dell’arcivescovo Agostino Marchetto; questo volume di 765 pagine è stato presentato il 12 novembre scorso dal card. Kurt Kock, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani; alla presentazione sono intervenuti il card. Bagnasco presidente della Cei e anche Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati italiana.

Una Chiesa rinnovata nello spirito del messaggio della fede cristiana Kock, parlando di ermeneutica della riforma, ha detto che il concilio non ha voluto una Chiesa nuova in rottura con la tradizione, ma una Chiesa rinnovata nello spirito del messaggio della fede cristiana rivelato una volta per tutte e trasmesso nella tradizione vivente della Chiesa. Il card. Kock ha parlato della ricezione del Vaticano II e dell’interpretazione del rapporto tra primato ed episcopato, in un abbraccio tra la tradizione e il rinnovamento. Solo alla luce di questa ermeneutica della riforma, il Vaticano II, come ogni concilio, può essere inteso come anello di una lunga catena legata alla tradizione e allo stesso tempo aperta al futuro. L’aver continuamente richiamato alla memoria questa prospettiva è uno dei grandi meriti di monsignor Marchetto. Il concilio non ha voluto o promosso neppure una nuova dottrina della fede, ma un rinnovamento di quella dottrina tramandata nei secoli e permanentemente valida.

Anni settanta Joseph Ratzinger Poniamo ora molta attenzione a quanto segue, perché il card. Kock ha aggiunto che il suo lavoro (quello dell’arcivescovo Agostino Marchetto) è particolarmente significativo poiché ci ricorda che i motivi degli sviluppi negativi e delle correnti pericolose diffusesi dopo il Vaticano II non devono essere ricercati nel concilio stesso, ma nella sua recezione sbagliata o mal interpretata, come osservava già negli anni settanta Joseph Ratzinger, che parlava di Chiesa devastata: “ciò che ha devastato la Chiesa dell’ultimo decennio non è stato il concilio, ma il rifiuto di accoglierlo”;

Impegno per una solida e organica iniziazione e formazione liturgica, tanto nei fedeli laici quanto del clero e delle persone consacrate Dice Kock che dalla chiara diagnosi di Ratzinger deve derivare l’altrettanto chiara terapia secondo cui non si deve invalidare il concilio ma, al contrario, “fare il possibile per scoprirne il vero concilio e attuare nuovamente il suo vero intento”, concetto questo che verrà successivamente ripreso da papa Francesco nel messaggio inviato al cardinale Canizares il 18 febbraio scorso in occasione del simposio cui abbiamo fatto riferimento all’inizio: “al rendimento di grazie a Dio per quanto è stato possibile compiere, è necessario unire una rinnovata volontà di andare avanti nel cammino indicato dai Padri conciliari, perché rimane ancora molto da fare per una corretta assimilazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia da parte dei battezzati e delle comunità ecclesiali. Mi riferisco in particolare all’impegno per una solida e organica iniziazione e formazione liturgica, tanto nei fedeli laici quanto del clero e delle persone consacrate”.

Dove trovarci? www.opera-eucharistica.org www.adorazioneperpetua.it www.evangelizaciondigital.org