Morfologia La morfologia studia la struttura delle parole.

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PROGETTATO DA: ALBANESE ALESSIO, DE PACE SARA, DI PUNZIO MARCO.
Transcript della presentazione:

Morfologia La morfologia studia la struttura delle parole. I morfemi sono le unità più piccole in cui possono essere divise le parole, rimanendo ancora dotate di significato. Es. Il verbo italiano canto è formato da due morfemi: cant- (morfema lessicale), -o (morfema grammaticale che esprime numero, persona, tempo, modo).

Classificazione morfologica delle lingue Lingue analitiche o isolanti: le parole sono invariabili e i rapporti grammaticali sono espressi mediante l’ordine delle parole (es. cinese) Lingue agglutinanti: le parole sono costituite da una serie di morfemi, ognuno dei quali ha un solo significato grammaticale (es. finlandese: kirja = libro > kirjani = il mio libro > kirjassa = nel libro > kirjassani = nel mio libro) Lingue sintetiche o flessive: i rapporti grammaticali sono espressi mediante la modifica della struttura delle parole (aggiunta di desinenze) (es. greco, latino) L’evoluzione morfologica dal latino alle lingue romanze rassomiglia grossomodo al passaggio da una lingua sintetica a una lingua analitica. Va ricordato tuttavia che il latino non è una lingua sintentica pura (fa ad esempio uso di preposizioni), né le lingue romanze sono lingue analitiche pure (hanno ad esempio desinenze verbali e nominali).

Sostantivi In latino esistevano: 5 declinazioni (classi); 3 generi (maschile, femminile, neutro); 2 numeri (singolare, plurale); 6 casi (per esprimere la funzione logica all’interno della frase): nominativo: soggetto genitivo: compl. di specificazione dativo: compl. di termine accusativo: compl. oggetto (anche con preposizione) vocativo: invocazione ablativo: principalmente mezzo/modo/strumento (anche con preposizione)

Evoluzione del sistema nominale nelle lingue romanze 1/2 Riduzione delle declinazioni (IV > II); (V > I, III) Es. PORTUS, US > PORTUS, I > it. pg. porto, fr. cat. occ. port, sp. puerto Es. FACIES, EI > FACIA, FACIAE > it. faccia, fr. face, occ. facia Riduzione dei casi: da 6 a 3 (nom., acc, abl.) poi a 2 (nom., acc.) infine ad 1 (in genere l’acc., da cui derivano le parole romanze); oggi i casi sopravvivono in parte in romeno (genitivo e dativo) e retoromanzo. Persistenza di una declinazione bicasuale in area galloromanza (fino al XIV secolo): retto (dal nom). /obliquo (dall’acc.)

Evoluzione del sistema nominale nelle lingue romanze 2/2 Riduzione dei generi: il neutro confluisce nel maschile o, al plurale, nel femminile, creando talvolta dei doppioni (es. FOLIUM > foglio, FOLIA > foglia; LIGNUM > legno, LIGNA > legna). Il neutro sopravvive, inoltre, in alcuni plurali collettivi (es.: ossa, dita, frutta), e in alcuni sostantivi ambigeneri (es.: l’uovo <OVUM, le uova < OVA; il braccio < BRACHIUM, le braccia < BRACHIA). Cambiamenti di genere: i nomi astratti uscenti in -OR in area galloromanza diventano femminili (es. FLOREM > fr. la fleur; DOLOREM > fr. la douleur); i nomi di albero, in latino femminili, diventano maschili (es. PINUS > il pino; ARBOREM > l’albero).

Sistema bicasuale in occitano: sostantivi maschili 1/4 Sostantivi maschili di prima classe (da II declinazione e III declinazione parisillabi, ossia che hanno uguale numero di sillabe al nom. e al gen.) SING. PLUR. retto MURUS > murs MURI> mur obliquo MURUM >mur MUROS> murs

Sistema bicasuale in occitano: sostantivi maschili 2/4 Sostantivi maschili di seconda classe (da II e III declinazione senza la desinenza –s al nom.) SINGOLARE retto LIBER > libre(s) obliquo LIBREM > libre PLURALE retto LIBRI > libre obliquo LIBROS > libres

Sistema bicasuale in occitano: sostantivi maschili 3/4 Sostantivi maschili di terza classe (da III declinazione imparisillabi ad accento costante, ossia che hanno una sillaba in più al gen. rispetto al nom., ma non spostano l’accento durante la flessione) SINGOLARE retto HOMO > (h)óm obliquo HOMINEM > (h)óme PLURALE retto *HOMINI > (h)óme obliquo HOMINES > (h)ómes

Sistema bicasuale in occitano: sostantivi maschili 4/4 Sostantivi maschili di terza classe bis (da III declinazione imparisillabi ad accento variabile, ossia hanno una sillaba in più al gen. rispetto al nom. e spostano l’accento durante la flessione) SINGOLARE retto IMPERÁTOR > emperáire obliquo IMPERATÓREM > emperadór PLURALE retto *IMPERATÓRI > emperadór obliquo IMPERATÓRES > emperadórs

Sistema bicasuale occitano: sostantivi femminili 1/4 Sostantivi femminili di prima classe (da I declinazione) SINGOLARE retto DOMINA > domna obliquo DOMINAM > domna PLURALE retto DOMINAS > domnas obliquo DOMINAS > domnas

Sistema bicasuale occitano: sostantivi femminili 2/4 Sostantivi femminili di prima classe bis (da III declinazione senza uscita -s al nom.) SINGOLARE retto MATER > maire obliquo MATREM > maire PLURALE retto MATRES > maires obliquo MATRES > maires

Sistema bicasuale in occitano: sostantivi femminili 3/4 Sostantivi femminili di seconda classe (da III declinazione con uscita -s al nom.) SINGOLARE retto NAVIS > naus obliquo NAVEM > nau PLURALE retto NAVES > naus obliquo NAVES > naus

Sistema bicasuale in occitano: sostantivi femminili 4/4 Sostantivi femminili di terza classe (da III declinazione imparisillabi) SINGOLARE retto MÚLIER > mólher obliquo MULIÉREM > molhér PLURALE retto MULIÉRES > molhérs obliquo MULIÉRES > molhérs

L’aggettivo: grado comparativo in latino 1) ha forma sintetica a partire dal tema del grado positivo cui si aggiungono opportune desinenze: Grado positivo > Comparativo di maggioranza altus (alto) > alt-ior (più alto) 2) ha forma analitica in presenza di aggettivi uscenti in –EUS, -IUS, -UUS. arduus (arduo) > magis arduus (più arduo)

L’aggettivo: grado comparativo nelle lingue romanze Nelle lingue romanze si preferisce la forma analitica PLUS/MAGIS + grado positivo dell’aggettivo Il tipo PLUS si ritrova in: italoromanzo (più forte); galloromamzo (plus fort) Il tipo MAGIS si ritrova in: iberoromanzo (mas fuerte etc.); romeno (mai foarte)

Sopravvivenza del comparativo sintetico Nelle lingue romanze sopravvivono poche tracce della forma sintetica. Es: MELIOREM (comp. di MELIUS) > it. migliore, fr. meilleur, sp. mejor. PEIOREM (comp. di PEIUS) > it. peggiore, sp. peor MAIOREM (comp. di MAIUS) > it. maggiore, sp. major In occitano sopravvivono forme risalenti al periodo medievale: GENITIOR (nom.) > génser; GENITIOREM (acc.) > gensór BELLATIOR (nom.)> belláire; BELLATIOREM (acc.) > bellazór

L’aggettivo: grado superlativo In latino il superlativo si forma con l’aggiunta del suffisso –ISSIMUS e ha significato sia relativo sia assoluto. Questa forma è stata sostituita nella lingue romanze da perifrasi: In senso relativo il superlativo si forma con una perifrasi composta da articolo + comparativo Es: it. il più bello, fr. le plus grand, sp. el más grande In senso assoluto il superlativo si forma con una perifrasi composta da avverbio (MULTUM, TRANS, FORTE) + agg. Es: it. molto buono, fr. très bon, sp. muy bueno, rom. foarte bun

L’avverbio in latino e nelle lingue romanze Gli aggettivi di I classe (-US, -A, -UM) formano l’avverbio aggiungendo il suffisso –E CERTUS > CERTE Gli aggettivi di II classe (-IS, -E) lo formano aggiungendo il suffisso –ITER BREVIS > BREVITER Un terzo modo di formare l’avverbio è dato dalla prerifrasi agg. all’abl. + MŎDO LENTUS > LENTO MŎDO Il suffisso MŎDO ha tuttavia l’inconveniente di essere atono (per le regole dell’accento l’avverbio si pronuncia LENTÓMODO) e viene gradualmente sostituito da MĒNTE, suffisso tonico che non fa arretrare l’accento sull’agg. LENTUS > LENTA MĒNTE (si pronuncia LENTAMÉNTE) Tale forma è alla base dell’avverbio nelle lingue romanze.

L’articolo romanzo Non esisteva in latino, è una formazione risalente al V secolo. Deriva dal dimostrativo ILLE: ACC. SING. ILLUM/ILLAM > it. lo, la; fr. le, la; sp. el, la ACC. PLUR. ILLOS/ILLAS > it. gli, le; fr. les; sp. los, las Il sardo e il catalano derivano l’articolo dal dimostrativo IPSE: ACC. SING. IPSUM/IPSAM > sardo su, sa; ca. es, sa ACC. PLUR. IPSOS/IPSAS > sardo sa, sas; ca. ets, ses

L’articolo italiano il Secondo alcuni deriva dalla prima sillaba di ILLUM: ILLUM > ILLUM > il Secondo altri deriva dal nominativo ILLE incrociato col relativo QUI: ILLE + QUI > *ILLI > il Secondo altri ancora deriva da un’elisione di lo: in italiano antico l’articolo lo, se preceduto da parola che finiva per vocale, si scriveva ‘l; col tempo questa forma avrebbe dato origine a il: lo > ‘l > il

L’articolo in romeno Il romeno presenta una caratteristica particolare: colloca l’articolo in posizione enclitica (in fine di parola, aggregato al nome cui si riferisce), declinato ai due casi superstiti (nominativo e genitivo/dativo). Es. m. sing. lup ‘lupo’; lupul ‘il lupo’; lupului ‘del lupo’ m. pl. lupi; ‘lupi’; lupii ‘i lupi’; lupilor ‘dei lupi’ f. sing. casă ‘casa’; casa ‘la casa’; casei ‘della casa’ f. pl. case ‘case’; casele ‘le case’; caselor ‘delle case’

I dimostrativi 1/3 Il latino possedeva una serie di pronomi dimostrativi (che indicano la collocazione di qualcosa o qualcuno nello spazio o nel tempo): HIC, HAEC, HOC, ‘questo’ (vicino a chi parla) ISTE, ISTA, ISTUD, ‘codesto’ (vicino a chi ascolta) ILLE, ILLA, ILLUD, ‘quello’ (lontano da chi parla e da chi ascolta) e una serie di pronomi anaforici (pronomi personali o dimostrativi usati per richiamare qualcuno o qualcosa già menzionato in precedenza): IS, EA, ID, ‘esso, ciò’ IDEM, EADEM, IDEM, ‘medesimo’ IPSE, IPSA, IPSUM, ‘stesso’

I dimostrativi 2/3 Nell’evoluzione latino > lingue romanze la serie dimostrativa si sostituisce progressivamente a quella anaforica: IS è sostituito da ILLE, IPSE IDEM è sostituito da IPSE HIC, che è un dimostrativo, è sostituito da ISTE (sopravvivono le forme: HOC > occ. oc; HOC ILLE > a.fr. oil, fr. oui; ECCE HOC > it. ciò) Poiché i pronomi dimostrativi latini hanno dato vita, come abbiamo visto, agli articoli, per indicare i dimostrativi veri e propri si ricorre a forme rafforzate dai prefissi ECCE, ECCU o ACCE, ACCU (questi ultimi derivati da ATQUE + ECCE/ECCU)

I dimostrativi 3/3 Da ECCU + ILLUM deriva: it. quello Da ECCU + istum deriva: it. questo DA ACCU + ILLUM derivano: sp. aquel, port. aquele, cat. aquel, occ. aquel Da ACCU + ISTUM derivano: car. aquest, occ. aquest Da ECCE + illum deriva: fr. celui (pronome dimostrativo), occ. cel Da ECCE + istum deriva: fr. ce, cet, occ. cest Da ISTE derivano: sp. este, port. este

Pronomi personali Derivano direttamente dalle forme latine: EGO > it. io, fr. je, sp. yo TU > it. tu, fr. tu, sp. tu NOS > it. noi, fr. nous, sp. nos VOS > it. voi, fr. vous, sp. vos Il pronome di 3a persona non esisteva in latino e deriva da ILLE (o *ILLI) > it. egli, fr. il, sp. él In italiano il pronome di 3a persona plur. deriva da ILLORUM > loro; le forme lui, lei derivano da ILLUI /ILLAEI (combinazione di ILLE + QUI). Si conservano anche i pronomi personali complemento. Es.: ME > it. mi, fr. me, sp. mi; TE > it. te, fr. te, sp. ti

Sistema verbale Il latino ha 4 coniugazioni verbali: I -ARE: CANTARE II -ĒRE: HABĒRE III -ĔRE: VENDĔRE IV -IRE: DORMIRE Le 4 coniugazioni latine si riducono generalmente a 3 (per es. in italiano -ARE, -ERE, -IRE), poiché l’evoluzione fonetica genera confusione fra -ĒRE/-ĔRE. Modi e tempi del latino sono generalmente continuati nelle lingue romanze, salvo mutazioni di funzione/significato e alcune modifiche che vedremo di seguito.

Formazioni nuove: futuro Il futuro latino sintetico (CANTABO, CANTABIS, CANTABIT etc.) non sopravvive nelle lingue romanze a causa della confusione che si genera con le desinenze dell’imperfetto per l’evoluzione fonetica. Per esprimere il futuro nelle lingue romanze: si ricorre all’uso del presente accompagnato da un avverbio temporale (Es. domani vengo); si impiega una perifrasi composta da un verbo modale all’indicativo presente (VOLEO, DEBEO, HABEO) + l’infinito del verbo latino. La perifrasi con VOLEO è alla base del futuro romeno: Es. VOLEO + CANTARE > voi cinta La perifrasi con DEBEO si ritrova in alcuni dialetti sardi: Es. DEBEO + CANTARE > deppo cantare La perifrasi maggiormente usata è quella con HABEO, posposto al verbo all’infinito. Es. CANTARE + HABEO (*AYO) > cantare ho > it. canterò, fr. chanterai, sp. cantaré Nota: HABEO perde il suo significato e diventa un morfema grammaticale; si ritorna, dunque, a una forma sintetica.

Formazioni nuove: condizionale Una perifrasi simile a quella del futuro è alla base della formazione del condizionale: 1) infinito del verbo latino + HABEBAM, imperfetto ind. di HABĒRE: CANTARE + HABEBAM > it. merid. e sp. cantaria, fr. chanterais 2) infinito del verbo latino + HABUI, perfetto ind. di HABĒRE: CANTARE + HABUI (*HEBUI) > it. canterei

Formazioni nuove: passato perifrastico Il passato perifrastico non esiste in latino; nelle lingue romanze si forma con HABERE (anche SUM in it. e fr. nei verbi intransitivi) + il participio passato del verbo. L’origine di questa perifrasi è da ricercarsi nelle espressioni latine del tipo HABEO EPISTULAM SCRIPTAM, dove HABEO in origine indica possesso (‘ho una lettera scritta’) e in seguito assume ruolo di ausiliare: la funzione di verbo viene allora assunta dal participio, provocando un cambio nell’ordine della frase. HABEO SCRIPTAM EPISTULAM: in questa nuova costruzione HABEO esprime la persona, il modo e il tempo, mentre il significato del verbo è espresso dal participio. Su questa base è possibile formare una serie di nuove forme come il trapassato prossimo (‘avevo scritto’), il futuro anteriore (‘avrò scritto’) etc.

Formazioni nuove: passivo perifrastico Il passivo latino sintetico viene sostiuito da forme perifrastiche composte dal verbo ‘essere’ + participio passato. Es. AMOR > sono amato AMABOR > sarò amato AMABAR > ero amato

Cambio di funzione e scomparsa di forme Il congiuntivo piuccheperfetto passa al significato di congiuntivo imperfetto Es. CANTAVISSEM ("avessi cantato") > it. cantassi, fr. chantasse, sp. cantase Fra le forme scomparse e non sostituite da altre formazioni nelle lingue romanze si annoverano il participio futuro (es. CANTATURUM ESSE), l’infinito perfetto (es. CANTAVISSE), l’infinito passivo (es. CANTARI).