Si può parlare di EGOCENTRISMO nell’adolescenza? Per Piaget ogni stadio si accompagna ad una forma di egocentrismo cognitivo, dovuta al fatto che durante la transizione la persona non si è ancora impadronita a sufficienza delle nuove strutture mentali e riesce solo ad applicarle al proprio modo di vedere. Nell’adolescente questo fenomeno si articola in tre modalità: 1 – forma ingenua di idealismo, sopravvalutando le conseguenze del proprio pensiero.
In questo caso l’adolescente cerca di ottenere un inserimento sociale non solo adattandosi alla società, ma anche cercando di modificare la società in base ai propri bisogni, teorizzazioni e punti di vista. 2 – sui concetti astratti il pensiero ipotetico-deduttivo riflette solo per categorie assolute (bianco/nero). 3 – è inizialmente in grado di riunire i propri pensieri in un sistema, ma è incapace di includere nelle proprie riflessioni il pensiero degli altri.
Egocentrismo adolescenziale Il primato del possibile sul reale si manifesta anche nella tendenza a costruire con il pensiero delle realtà diverse da quelle che vivono, da queste essi ricavano delle conseguenze coerenti e disegnano così dei mondi possibili. A questi mondi confrontano quello in cui vivono, ricavandone il desiderio di agire per la sua trasformazione = quindi l’adolescente cerca non solo di adattare il suo io all’ambiente ma questo’ultimo al suo io. E’ quindi portato a riflettere sulla sua attività futura nel corpo sociale e sui mezzi di cui può disporre per trasformarlo. Sopravvalutando però la forza e il potere del suo pensiero, senza tener conto della complessa articolazione della realtà e dei molteplici moventi delle azioni umane. La trasformazione del mondo, le innovazioni sociali e politiche possono sembrare obiettivi di facile raggiungimento in cui impegnarsi con un’ambizione tanto ingenua quanto smisurata.
Pubblico immaginario e fiaba personale La riflessione, resa possibile dalle operazioni formali, viene esercitata sul proprio stesso pensiero e su quello altrui, ma (egocentricamente) si ha difficoltà a differenziarli, dando così per scontato che ciò che si trova al centro delle nostre preoccupazioni sia altrettanto interessante anche per gli altri. Gli adolescenti si creano così un pubblico immaginario dal quale pensano di essere rimproverati o ammirati, ed al quale attribuiscono in questo modo amplificando, lo stesso atteggiamento che essi stessi hanno nei propri confronti.
-Alla convinzione di essere al centro di tanta attenzione è da ricondursi anche la fiaba personale = l’idea, presente in molti adolescenti, di essere diversi da tutte le altre persone, con interessi e sentimenti che pochi sono in grado si comprendere. la convinzione della propria unicità però può alimentare l’idea di essere immuni dai rischi che incombono sui comuni mortali (rimanere incinta, vittime di incidenti..)
Cambiamenti nell’immagine di sé Nell’adolescenza si riscontra una proliferazione dei Sé, cioè se si chiede di descrivere se stessi in rapporto con le altre persone emergono caratteristiche diverse e talora contrastanti a seconda dei contesti relazionali a cui si riferiscono -A 15 anni questa percezione è massima e si accompagna a un senso di confusione e di malessere, a interrogativi su quale sia il vero Sé, e a un bisogno di coerenza = è questo il periodo in cui cominciano a preoccuparsi molto di quello che gli altri pensano di loro (fenomeni pubblico immaginario e favola personale)
-A 17 anni c’è una minore percezione sia di attributi contrastanti sia di conflitti e di emozioni negative. Conciliano caratteristiche opposte mediante concetti che consentono di integrarle (utilizzando per la descrizione termini come flessibile, adattabile, di umore variabile) oppure affermando che è naturale essere diversi nel contesto di relazioni diverse o nella stessa. l’immagine di sé è influenzata anche dai processi di socializzazione: nelle situazioni interpersonali hanno modo di sperimentare ruoli diversi, scoprire aspetti diversi si sé, e ricevere di rimando una varietà di informazioni circa il loro modo di apparire agli occhi degli altri
Come può essere superato l’egocentrismo adolescenziale? Nel confronto con i compagni, ove spesso scopre, criticando le teorie dei compagni, la fragilità delle sue (Piaget, 1932). Il lavoro e l’esperienza: da riformatore a realizzatore (Inhelder e Paiget, 1955).
Sperimentazione, differenziazione e identificazione rappresentano quindi quegli “strumenti del mestiere” attraverso cui i giovani, sulla scia dei processi maturativi fisici, cognitivi, morali e sociali che caratterizzano questa fase di vita, ricercano e danno coerenza al sé, definendo il proprio sistema di scopi e credenze, che guiderà le scelte di vita futura.