Costituzione italiana (in vigore dal 1° gennaio 1948)

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Transcript della presentazione:

Costituzione italiana (in vigore dal 1° gennaio 1948) Articolo 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Angelina Merlin, eletta nell’Assemblea costituente per il Partito socialista, a proposito dell’art. 3 Alcuni colleghi osservarono che con le parole "tutti i cittadini" si indicavano uomini e donne e dunque il mio emendamento era superfluo. Onorevoli colleghi - interloquii- molti di voi sono insigni giuristi e io no, però conosco la storia. Nel 1789 furono solennemente proclamati in Francia i diritti dell'uomo e dei cittadini, e le costituzioni degli altri paesi si uniformarono a quella proclamazione che, in pratica, fu solo platonica, perché cittadino è considerato solo l'uomo con i calzoni e non le donne, anche se oggi la moda consente loro di portare i calzoni Lina Merlin, La mia vita, a cura di E. Marinucci, Firenze, Giunti, 1989

Anna Maria Mozzoni nel 1864, in occasione della discussione sul codice civile La donna, per vieto costume esclusa dai consigli delle nazioni, ha sempre subito la legge senza concorrere a farla, ha sempre, colla sua proprietà e col suo lavoro contribuito alla pubblica bisogna, e sempre senza compenso. Per lei le imposte, ma non per lei l'istruzione; per lei i sacrificii, ma non per lei gli impieghi; per lei la severa virtù, ma non per lei gli onori; per lei la concorrenza alle spese di famiglia, ma non per lei neppure il possesso di sé medesima; per lei la capacità che la fa punire, ma non per lei la capacità che la fa indipendente; forte abbastanza per essere oppressa sotto un cumulo di penosi doveri, abbastanza debole per non poter reggersi da se stessa. (A. M. Mozzoni, La donna e i suoi rapporti sociali, Milano,1864)

Codice civile del Regno d’Italia (1866) 131. Il marito è capo della famiglia : la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome, ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli creda opportuno di fissare residenza. 134. La moglie non può donare, alienare beni immobili, sottoporli ad ipoteca, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali, costituirsi sicurtà, né transigere o stare in giudizio relativamente a tali atti, senza l’autorizzazione del marito. Il marito può con atto pubblico dare alla moglie l’autorizzazione in genere per tutti o per alcuni dei detti atti, salvo a lui il diritto di revocarla. 135. L’autorizzazione del marito non è necessaria : quando egli sia minore, interdetto, assente o condannato a più di un anno di carcere, durante l’espiazione della pena ; quando la moglie sia legalmente separata per colpa del marito ; quando la moglie eserciti la mercatura

Anna Maria Mozzoni, Petizione per il voto politico alle donne (1877) Una classe innumerevole di cittadini trovasi avviluppata in una veste giuridica, la quale emanazione di tempi disparati, reliquia di tradizioni antiquate [...] astrae dalla realtà presente e si afferma come un atto isolato nel corpo delle istituzioni moderne. Ora questa massa di cittadini che ha diritti e doveri, bisogni e interessi, censo e capacità, non ha presso il corpo legislativo nessuna legale rappresentanza, sicché l'eco della sua vita non vi penetra che di straforo e vi è ascoltata a mala pena. Noi italiane ci rivolgiamo perciò a quel parlamento [...] affinché considerandoci nei nostri soli rapporti con lo stato, riguardarci per quello che siamo veramente: cittadine, contribuenti e capaci, epperò non passibili, davanti al diritto di voto, che di quelle limitazioni che sono o verranno sancite per gli altri elettori.

SUFFRAGIO UNIVERSALE Suffragio Universale Maschile e Femminile

Percentuale delle donne sul totale degli addetti AGRICOLTURA INDUSTRIA TERZIARIO 1911 43,2 43,9 39.5 1921 44.7 39.0 38.5 1931 40.5 34.4 40.0 1936 41.3 33.1 42.8 1951 32.6 28.0 42.7

Percentuale delle donne addette AGRICOLTURA INDUSTRIA TERZIARIO 58.8 24.2 17.0 52.2 23.6 18.2 53.3 24.1 22.6 51.1 24.1 24.8 1951 41.4 28.0 30.6

Politica del fascismo: antifemminile: - discriminazione delle donne - esclusione dalla vita pubblica e sociale “femminile”: - affidati alle donne importanti obiettivi demografici e sociali - ricerca del consenso

Ruolo delle donne nella politica fascista Espansione demografica Conservazione della pace sociale attraverso: - contenimento della disoccupazione - svolgimento dei ruoli familiari e domestici in assenza di servizi sociali - restituzione dell’autorità ai lavoratori maschi