FRANCESCO E IL CROCIFISSO

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FRANCESCO E IL CROCIFISSO

«Vidi un palazzo pieno di armi contrassegnate con la Croce di Cristo» Un cavaliere di nome Gualtiero de Brienne cercava nuovi compagni d’avventura. Francesco prende al volo questa occasione e vuole andare con lui in guerra verso la Puglia. Mentre si trova a Spoleto si ammala. Una febbre altissima lo costringe a letto. Nella notte, in sogno, Francesco sente una voce: “Francesco, per te conta di più il servo o il padrone? Chi vuoi servire?”

«Cristo dalla Croce gli parlò» Quando infatti, all'inizio della sua conversione, aveva deciso di abbandonare ogni vanità di questa vita, Cristo dalla Croce gli parlò mentre era intento a pregare; e dalla bocca della stessa immagine scendono a lui queste parole: «Va, Francesco, e ripara la mia casa che, come vedi, va tutta in rovina». Da allora gli fu impresso nel cuore, a tratti profondi, il ricordo della passione del Signore, e, attuata in pieno la sua conversione interiore, la sua anima cominciò a struggersi per le parole del Diletto.

L’abito penitenziale Proprio perché si era racchiuso nella stessa Croce, indossò anche un abito di penitenza fatto a forma di Croce. Quell'abito, se, in quanto lo rendeva più emulo della povertà, era molto conveniente al suo proposito, tuttavia in esso il Santo testimoniò soprattutto il mistero della Croce, in quanto che, come la sua mente si era rivestita del Signore crocifisso, così tutto il suo corpo si rivestiva esteriormente della Croce di Cristo, e, nel segno col quale Dio aveva debellato le potestà ribelli, in quello stesso poteva militare al servizio di Dio il suo esercito.

La Croce è un simbolo dell’evangelizzazione Vide infatti frate Silvestro, uno dei suoi primi frati, e uomo d'ogni virtù, uscire dalla sua bocca una Croce dorata, che abbracciava mirabilmente con l'estensione delle sue braccia tutto l'universo. È stato scritto e provato da sicura fonte, come quel frate Monaldo, famoso per i suoi costumi e le opere di pietà, vide con gli occhi del corpo il beato Francesco crocifisso, mentre il beato Antonio predicava della Croce. Era usanza imposta con pio mandato ai primi figli, che ovunque scorgessero un'immagine della Croce, manifestassero con un segno la dovuta riverenza.

La Verna: le Stimmate

Il beato Francesco due anni prima della sua morte fece nel ‘luogo’ della Verna una Quaresima a onore della Beata Vergine Madre di Dio e del Beato Michele Arcangelo, dalla festa dell’Assunzione di Santa Maria Vergine fino alla festa di San Michele di settembre; e scese su di lui la mano del Signore”

L'uomo nuovo Francesco si rese famoso per un nuovo e stupendo miracolo, quando apparve insignito di un singolare privilegio, mai concesso nei secoli precedenti, quando cioè fu decorato delle sacre stimmate e reso somigliante in questo corpo mortale al corpo del Crocifisso. Qualunque cosa si possa umanamente dire di lui sarà sempre inferiore alla lode di cui è degno. Non c'è da chiedersi la ragione di tanto evento, perché fu cosa miracolosa, né da ricercare altro esempio, perché unico. Tutto lo zelo dell'uomo di Dio, sia verso gli altri che nel segreto della sua vita interiore, era centrato attorno alla Croce del Signore e, fin dal primo istante in cui cominciò a militare sotto il Crocifisso, diversi misteri della Croce risplendettero attorno a lui.

Anche Francesco ebbe quindi il suo Getsemani Anche Francesco ebbe quindi il suo Getsemani. Come tutti i grandi mistici, dopo essere asceso alle vette vertiginose dell’unione con Dio, gli fu chiesto di attraversare la notte buia dello spirito, durante la quale gli sembrò che il Signore tacesse, che non rispondesse al suo grido di angoscia. Al termine di quel cammino scarnificante, egli ottenne sulla Verna la risposta definitiva ai propri dubbi: nell’esperienza straordinaria che lo avrebbe unito profondamente a quel Dio che tanto aveva patito per lui, comprese definitivamente che solo la croce poteva caratterizzarlo in modo totale e definitivo come vero seguace del Cristo.

Il «beneficio» ricevuto consiste non solo e non tanto nell’impressione delle sacre ferite sul suo corpo, ma nel dono di una pace interiore ritrovata, che gli faceva accettare con serenità anche situazioni che prima erano state causa di tentazione. È per Francesco una vera rinascita. Le stimmate restituiscono a Francesco un cuore liberato.

Il Tau Familiare gli era la lettera Tau, fra le altre lettere, con la quale soltanto firmava i biglietti e decorava le pareti delle celle. Infatti anche l'uomo di Dio, Pacifico, contemplatore di celesti visioni, scorse con gli occhi della carne sulla fronte del beato padre, una grande lettera Tau, che risplendeva di aureo fulgore. Per convincimento razionale e per fede cattolica appare giusto che chi era così preso da ammirabile amore della Croce, sia divenuto anche mirabile per causa della Croce. Nulla pertanto è, più veramente consono a lui, quanto ciò che si predica delle stimmate della Croce.

Il Tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico Il Tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico. Esso venne adoperato con valore simbolico sin dall’Antico Testamento; se ne parla già nel libro di Ezechiele: “Il Signore disse: Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono...” (Ez 9, 4). Esso è il segno che posto sulla fronte dei poveri di Israele, li salva dallo sterminio.

Per via della somiglianza che il Tau ha con la Croce, Francesco ebbe carissimo questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita come pure nei gesti. Il Tau è segno di redenzione. È segno esteriore di quella novità di vita cristiana, più interiormente segnata dal Sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo (Ef 1, 13).

La pregheria alla Croce nel testamento di Francesco E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa Croce hai redento il mondo. (Test 4-5)

Questa preghiera è una formula liturgica del tempo che veniva recitata nelle feste dell’esaltazione e del ritrovamento della Croce (14 settembre e 5 maggio), come pure nei canti del Venerdì Santo. Francesco si appropria della tradizione e la fa sua. L ’aggiunta più importante è la seguente: “e in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero”.

Grazie al suo spirito universalista, Francesco supera i confini della sua regione umbra per estendere la sua adorazione a tutte le chiese del mondo. Qui incontriamo l’indole caratteristica di Francesco, il suo coinvolgente modo di pensare, l’ampiezza del suo cuore e della sua preghiera. Quando egli guarda una chiesa, una Croce, oppure entra in un edificio sacro, viene riempito da una tale fede da essere portato ad abbracciare con il suo pensiero tutte le altre chiese del mondo.

Il Tau, segno di appartenenza I Francescani portano il Tau come segno distintivo di riconoscimento della loro appartenenza alla famiglia o alla spiritualità francescana. Il Tau non è un feticcio, è il segno concreto di una devozione cristiana, ma soprattutto un impegno di vita nella sequela del Cristo povero e crocifisso. Ricevere il Tau, portarlo sul proprio cuore, è l’impegno per un cammino, per una scuola di vita.

Il cristiano segnato con il Segno della Croce al momento del suo Battesimo, deve diventare, portando la Croce, attraverso le immancabili sofferenze che comporta la vita, imitatore e seguace del Cristo povero e crocifisso. Quel Tau deve ricordarci una grande verità cristiana, la vita nostra associata a quella del Cristo nella Croce come insostituibile mezzo di salvezza. È simbolo della dignità dei figli di Dio, perché è la Croce che ha sorretto Cristo. È un segno che mi ricorda che devo essere anch’io forte nelle prove, pronto all’obbedienza del Padre e docile nella sottomissione, come è stato Gesù davanti alla volontà del Padre.

Solitamente è in legno di ulivo, perché? Il legno è un materiale molto povero e duttile; i figli di Dio sono chiamati a vivere in modo semplice e in povertà di spirito. Il legno è un materiale duttile, cioè si lavora facilmente; anche il cristiano battezzato, deve lasciarsi plasmare nella vita di tutti i giorni, dalla Parola di Dio, essere Volontario del Suo Vangelo. Portare il TAU significa avere risposto il mio SI alla volontà di Dio di salvarmi, accettare la sua proposta di salvezza.

Significa essere portatore di pace, perché l’ulivo è simbolo della PACE. Francesco, con il TAU benediceva e otteneva molte grazie. Anche noi possiamo benedire. Benedire significa dire bene, volere il bene per qualcuno.

Preghiera davanti al Crocifisso O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda. Dammi, Signore, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà. Amen.