Le case Leopoldine Le origini.

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Le case Leopoldine Le origini

Nella nostra valle, ovunque si guardi anche in lontananza si possono scorgere case tipiche del ‘700: le case Leopoldine.

Queste prendono il nome dal loro ideatore, il Granduca Pietro Leopoldo il quale durante la sua visita in Valdichiana alle fattorie osservava che: “ La maggior parte delle case dei contadini delle fattorie suddette sono cattive,ristrette e male proporzionate al gran numero delle persone che sono in famiglia”.

Infatti le abitazioni di quello che veniva chiamato nel ‘700 «il basso popolo» (contadini), non dovevano essere granchè a proposito di comodità, sicurezza e salubrità.

In tanti poderi le famiglie spesso molto numerose erano costrette a dormire tra le bestie, mescolati uomini e donne, esposti a tutte le intemperie e soggetti quindi a gravi malattie e infezioni.

Questo fece decidere il Granduca a stanziare una certa somma per la costruzione di nuove abitazioni più confortevoli.

A Firenze vennero fatti dei progetti e sorsero quindi case coloniche tutte uguali. Si fece uso dei materiali più economici e in seguito anche materiali delle vecchie case

Contemporaneamente si iniziarono grandi lavori di bonifica idraulica, la valle venne risanata e la terra ampiamente coltivata.

Nella Valdichiana le case vennero ubicate presso le pubbliche strade lungo le vie interpoderali, fiancheggiate dagli immancabili gelsi, le cui foglie servivano per gli allevamenti dei bachi da seta.

Nei locali della fortezza di Montepulciano fu attivo dal 1869 al 1926, uno dei più grandi stabilimenti bacologici d’ Italia che arrivò a dare lavoro fino a 600 persone.

Regole per la costruzione della Leopoldina Le case Leopoldine Regole per la costruzione della Leopoldina

Per la costruzione della Leopoldina si devono rispettare alcune semplici regole: la Leopoldina, che era essenzialmente il podere del mezzadro, doveva essere in grado di assolvere a tutte le esigenze dei campi e quindi avere una stalla, depositi per i mezzi agricoli e dispensa per i cibi;

La Leopoldina doveva essere vicina ad acqua buona ed abbondante nell’intero anno. Particolare attenzione era riservata alle fondazioni specie quando la casa era eretta sul terreno di scarsa consistenza.

Spesso per sapere la consistenza del terreno, si ricorreva al trucco di scavare in zona un pozzo per meglio conoscere la natura del suolo. Lo spessore delle fondazioni doveva essere il doppio di quello delle strutture in elevazione.

Le fondazioni erano poi riempite da ghiaia di fiume impastate nella calcina. Le strutture in elevazione, non essendo ancora noto il cemento armato, erano in muratura di mattoni o grosse pietre.

Lo spessore dei muri non doveva essere minore a quello di un braccio fiorentino. Un muro di quello spessore, garantiva alla casa una difesa dal freddo e dal caldo.

Inoltre un muro di oltre mezzo metro garantiva anche che la struttura venisse nello stesso tempo robusta e stabile.

Struttura e funzioni delle stanze Le case Leopoldine Struttura e funzioni delle stanze

Una casa colonica tipica e dell’era della bonifica in Valdichiana era così strutturata: Al piano superiore c’erano le stanze abitate ed in alcune la colombaia,mentre sotto vi erano le stalle e la cantina;

Al secondo piano si presentava una grande cucina con un focolare posto ad un gradino più alto del pavimento della casa.

Questo perché vi potesse essere messa con facilità legna, anche a pezzi grandi, per cuocere molta roba, scaldare una gran quantità di acqua e il mangime per le bestie.Il focolare, inoltre, era l’unica fonte di riscaldamento della casa e della cucina. All’interno di quest’ ultima si trova l’ acquaio e, sopra di esso brociquèle di rame, sotto le tinozze e il catino.

Quando non c’ era la colombaia, una stanza fungeva da magazzino, dove si metteva un letto per persone di fuori che venivano a dare una mano nel lavoro dei campi.

In questa stanza- ripostiglio si tenevano gli arnesi che avevano bisogno di maggior cura:

I vagli

La pala per la farina

la macchina da cucire

La bicicletta

I prosciutti e le salcicce

Il loggiato dava luce alla cucina; vi si appendevano pomodori, granoturco e uva.

Vi si svolgeva molta parte della vita familiare: le donne a cucire o a rifare i materassi, a legare le scope…

Sotto si riparavano le bestie quando venivano staccate dal giogo; vi si depositavano arnesi, se ne costruivano di nuovi o si riparavano.

Nella parte inferiore del loggiato, si apriva la porta della stalla che serviva solo alle persone; gli animali, infatti usciva no da un’ altra parte.

Accanto alla stalla, in uno stanzino detto “segatoio” si preparava il foraggio

Non c’era stanza dove non ci fosse un altarino. S Non c’era stanza dove non ci fosse un altarino. S. Antonio per proteggere le bestie. Il crocifisso era ovunque come il patrono ed alcune Madonne.

Le stalle erano talora appoggiate alla casa o costruite intorno all’ aia. Completavano il podere il granaio, il porcile, il pollaio e le cappane costruite da pilastri in muratura con coperture di tegole per la conservazione del fieno e degli attrezzi agricoli.

Le pareti divisorie interne erano intonacate e il colore bianco era predominante sia nella tinteggiatura esterna che in quella degli interni.