Matteo 22, Tempo Ordinario –A-. Comementi e presentazione Asun Gutiérrez. Musica: Albinoni. Concerto nº8. Largo La Parola di Dio invita alla conoscenza e all’amicizia con Lui, all’intimità del banchetto. In definitiva, invita a “entrare nel Regno”, e cioé, a credere solo nel “Abbá”, comportarsi come figlio, pensare “noi” pià che “io”. L’invito è a gustare il Vangelo, a vivere nel Regno, non nelle tenebre, non esprimendo giudizi, non nel timore, non sul Sinaí, ma sul monte delle Beatitudini. José Enrique Galarreta
Gesù riprese la parola e disse loro questa parabola: Gesù continua a denunciare i capi religiosi. Con la parabola degli invitati che non vogliono partecipare al banchetto del Re e vengono sostituiti da altri che all’inizio non erano stati invitati, insiste nella stessa posizione dele domeniche precedenti. Una nuova comunità sustituisce quella che non produce frutti, quella che rifiuta l’invito. Gesù parla del “Regno”, della relazione con Dio e con gli altri, e non presentando contenuti teorici ma l’invito a cambiare valori e atteggiamenti, un modo nuovo di vivere. “Gesù “è” parabola e narra parabole” (E.Schillebeeck), e lo fa in modo magistrale.
Nel Regno dei cieli avviene come presso quel re che celebrava le nozze di suo figlio: mandò i suoi ambasciatori per chiamare gli invitati alle nozze, ma non vollero venire. Di nuovo invió altri ambasciatori perché dicessero agli invitati: «Il banchetto è pronto, ho già macellato buoi e animali ingrassati: tutto è stato preparato; venite alle nozze». Essi, invece, non se ne diedero per intesi e andarono o nella loro campagna o alle loro attività. Altri, misero le mani sugli ambasciatori, ne ammazzarono e ne maltrattarono. Il re allora si adirò e inviò le sue milizie perché distruggessero quegli assassini e incendiassero le loro città. Gesù presenta il Regno come un banchetto, come una festa di nozze. Simboli di amicizia, di comunione, di amore e di felicità. Quando gli interessi di Dio non sono i nostri interessi, Dio interessa poco, e per poco, con qualche scusa, lo si lascia ai margini. Al Regno si giunge per invito, come a un matrimonio, come a una festa. Chi ci convoca al Banchetto non comanda: invita. Ciò che è più grande di Dio lo si ottiene e lo si accoglie come invito. Le cose più profonde ed essenziali non si fanno da obbligati né per dovere, ma per libera scelta, per libera risposta a un invito, a una proposta, a uno sguardo, a un sussurro...
Disse allora ai suoi servi: «Il banchetto di nozze è pronto, ma gli invitati non ne furono degni. Andate, perciò, ai crocicchi delle strade e invitate alle nozze quanti trovate». I servi percorsero le strade e radunarono quanti incontrarono, buoni e cattivi; e la sala fu piena di commensali. Le scuse e le rinunce non hanno spazio nel piano di Dio. Il Signore non sospende il banchetto. L’invito si estende a “tutti coloro che incontrerete”. E’ universale! Non per merito nostro ma per amore gratuito e incondizionato del Padre. Gesù distrugge ogni privilegio e ogni barriera. I “buoni e i cattivi”, i “poveri e gli storpi” (Lc 14,21), formano la nuova comunità. Presento il cristianesimo come in modo di vita più positivo e gioioso? Come una festa degna di essere celebrata? L’ho trasformato in una serie di verità da credere o di norme da compiere o di strutture da rispettare? La mia vita comunica l’accoglienza, la gioia, la festa, la tenerezza, l’amore di Dio?
E sentirsi invitato. Sentirsi entusiasmato con Dio e con la gente. Sentirsi nella Creazione come in casa propria. Sentire che tutto quello di tutti è mio e mi importa. Sapere che tutto sta per finire, ma che cresce, dentro e fuori, e giungerà. Saper che verrá: sognare. Sapere che c’è quanto serve per costruirlo. E saperlo, sentire… per Gessù, il Figlio, nel quale conosciamo il Padre e noi stessi. José Enrique Ruiz de Galarreta
Quando il re entrò per vedere i commensali, vide che uno di loro non aveva la veste nuziale. Gli disse: «Amico, come mai sei entrato qui senza la veste nuziale?». Quello ammutolì. Logicamente, non si tratta di un costoso percorso di ceremonie né di etichette, ma di atteggiamenti e di azioni. Gesù vuole che gli invitati siamo abbigliati per la festa: che ci sia coerenza tra quanto afferiamo di credere e la nostra vita. Cambiare vestito (=conversione), chiede il cambiamento di mentalità, sentire la gioia e la sicurezza di di sapersi figli e figlie del Padre e condurre lo stile di vita, tra gioie e dolori, salute o malattia, serenità o difficoltà, che Gesú ci insegna con la sua vita. Quali atteggiamenti mi mancano per completare l’aspetto adatto al Banchetto?
Allora il re disse ai suoi servi: «Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori, nelle tenebre; lì ci sarà pianto e stridore di denti». Perchè molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Il nostro Dio è un Dio di vita, e non può permettere che le sue creature abbiano la morte o l’infelicità come destino definitivo. E’ una costante nel Vangelo che quanti si credono privilegiati, in possesso della verità, migliori degli altri, si autoescludono, si chiudono la porta della Festa. Non basta essere chiamati (=battezzati), bisogna essere “eletti”, rendendo vita il messaggio di Gesù con gioia, senza paure, perché, benché sia esigente, come la libertà, l’amicizia, l’amore... È la chiamata che conduce alla Festa, alla Pienezza e alla Vita.
Quando venite, non dimenticatevi la vita, mantenuta calda fra le braccia. Non siate spettatori. Al ritorno non disperdetela lungo la strada. Aportatela con voi così com’è, vita vissuta: sbattuta dal vento e artigliata graffiata; eppure stesa con lacci di pace, di amore, sollevata dal giubilo. Venite senza maschere. Portate i dubbi, il disincanto, il grido di protesta. Vestiti con tutto quello che oggi si porta. Ma portate la vostra anima libera, con fame di banchetto, ansia di festa, Spalancati ad una nuova vita. Jorge Blajot